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La crisi della musica richiede un cambiamento

Non è colpa solo del lunedì
Sono nutellate di deliri
E code e colpi di tosse
E tu non piangi e non ridi
Vivi come se niente fosse
(La Crisi – Bugo)

Nel primo decennio degli anni 2000 mi occupavo dello sviluppo di siti internet per aziende. La mia area di attività era la provincia di Verona e dedicavo almeno un giorno alla settimana a presentare la mia attività presso le aziende. Prima di andare facevo una piccola selezione e il mio target erano le imprese, di qualsiasi settore, con almeno quattro dipendenti. Questo perché volevo un’azienda che avesse interesse, oltre che di un sito, ad utilizzare alcuni servizi che ero in grado di offrire.

La crisi della musica richiede un cambiamento
courtesy by pixabay.com

Ricordo che ho calcolato una media dei risultati di quel periodo: ogni dieci aziende ottenevo circa quattro responsi positivi di cui però solo due si concretizzavano in un contratto. Non era male, con molte di loro sono seguiti anni di proficua collaborazione e reciproca soddisfazione.

La cosa che meglio ricordo di quel periodo, sono le risposte ricevute da quelle 6 aziende su 10 che mi davano picche, risposte che possiamo riassumere in queste due categorie:
a) Non serve un sito internet per il mio lavoro.
b) Non credo in internet.

Ogni mia parola spesa nell’illustrare le possibilità offerte da un sito internet ben progettato non è mai riuscita a sfondare questo muro di gomma. Ricordo anche che un giorno, quando andai ad un appuntamento con il mio programmatore di fiducia, quasi certo di portar a casa il lavoro, dopo aver illustrato il progetto e le funzionalità del sito ed aver ricevuto un “devo pensarci sopra”, il mio partner se ne uscì con – Ma questo non ha bisogno di un sito web. Non lo capisce. Non sa che farsene, speriamo non faccia niente.-

Aveva ragione lui, noi stavamo cercando realtà produttive che volessero investire seriamente su internet, che volessero anche seguirci nel percorso che indicavamo. Ma soprattutto che tra noi e loro nascesse una collaborazione che ci facesse crescere e maturare professionalmente entrambi.

Le cose cambiarono improvvisamente verso il 2010, ovvero quando la crisi dei subprime era all’acme e faceva sentire i suoi effetti nefasti sul territorio. Molte aziende che avevano rifiutato i miei servizi ritornarono in scena chiedendo quello che non avevano voluto e in cui ora vedevano come una speranza: purtroppo non potevo fare molto per loro.

La loro disponibilità, in termini di budget, si era ristretta e si aspettavano che in poche settimane fossi in grado di assicurar loro quella presenza in rete che qualche anno prima non ritenevano utile. Dovetti rifiutare l’incarico nella maggior parte dei casi, come mi aveva fatto notare il mio collega “Questo internet non lo capisce”.

Credo che il settore musicale in questi anni viva condizioni simili a quello imprenditoriale/artigianale degli anni 10 del 2000. Il crollo verticale delle vendite di Cd e .mp3, l’avvento della musica in streaming hanno ridimensionato il guadagno di artisti e case discografiche. A questo aggiungiamo il blocco dei concerti e delle lezioni di musica causato dal Covid19, ecco che otteniamo un panorama del settore molto diverso da quello di soli 5 anni fa.

Sono tempi nuovi, che richiedono nuove soluzioni e nuove prospettive. Da quello che vedo, nessuno ha ancora trovato una risposta definitiva a questo. Le discussioni in corso sulla crisi del settore non trovano un’identità di vedute tra le parti e c’è comunque un clima di incertezza generalizzato. Nemmeno io ho una risposta vincente, e nemmeno credo esista una sola risposta.

Posso però invitarti a non chiuderti in te stesso e mettere in discussione le convinzioni maturate nella tua esperienza professionale. Il mondo della musica sta cambiando e ancora nessuno sa quanto inciderà questa mutazione o quanto tempo passerà prima di trovare un assestamento.

Direi che questo è il momento buono per uscire dalla zona confort ed affrontare il mutamento con nuova voglia di apprendere, migliorare, uscendo fuori dagli abituali confini, anche sopportando il disagio che ne consegue. E’ un investimento sul presente e sul tuo futuro professionale di musicista. Se in esso trovi un tua giusta dimensione, potrai solo trarne che benefici.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Cos’è un musicista senza un pubblico?

In questo giovane blog dedicato ai musicisti, spesso uso i termini fan base o base fan riferendomi alle persone che seguono gli artisti musicali nei social e nella vita reale. A pensarci bene, il termine fan suona troppo ottimista e può sfalsare le aspettative. il termine fan è una contrazione di fanatico e non è detto che chi segue un artista musicale sia necessariamente fanatico dell’ artista; forse il più generico pubblico descrive meglio tutta la platea che segue un determinato artista, tra cui è auspicabile ci siano anche dei veri e propri fan.

Crearsi un pubblico on line
courtesy by pixabay.com

Ho scritto questa introduzione perché oggi mi concentrerò proprio sul pubblico, la materia prima essenziale per ogni artista musicale che voglia vivere con la sua musica. Qualsiasi cosa tu faccia, che sia una nuova pubblicazione o un concerto, o la promozione di una di queste due cose, senza un pubblico consolidato il rischio di raccogliere scarsi risultati è elevato.

In particolare sui social network, acquisire un nutrito pubblico sui propri profili è l’elemento indispensabile per vedere crescere gli stream o le vendite dei propri cd o mp3. E’ un passaggio obbligato che non si può aggirare con un paio di sponsorizzazioni di post o banner pubblicitari.

Anche se hai un album bellissimo o suoni con musicisti d’eccellenza, la possibilità di catturare l’attenzione di qualcuno on line resta molto bassa. Senza un nutrito pubblico qualsiasi metodo di marketing non riuscirà mai a raggiungere i risultati promessi.

Voglio farti notare che questo vale anche se svolgi attività didattica; magari hai costruito un tuo metodo di apprendimento dello strumento, che piace agli studenti e li appassiona. Nel momento in cui lo proponi in rete, come video corso o come libro, solo se avrai lavorato sulla tua figura professionale potrai raccogliere i frutti del tuo lavoro. Solo se ti sarai fatto apprezzare come un artista musicale stimabile, coerente e di cui fidarsi a una nutrita platea di persone potrai vedere risultati significativi dal tuo lavoro.

Questo lavoro di fidelizzazione e crescita del pubblico, nel marketing si chiama Personal Branding, ed è la via più sicura per ottenere risultati reali consolidati. Ovviamente non è la più facile, ma è dimostrato che è l’unico modo per ottenere risultati reali oltre i like.

Acquistare traffico, parole chiave, impression o pubblicità sono metodi facili e rapidi che, è dimostrato, non funzionano. Queste sponsorizzazioni spesso portano per lo più pubblico occasionale che, finita la promozione, si dissolve nel nulla.

Lavorare sulla tua figura di artista musicale significa impostare una strategia per individuare o definire i tuoi punti di forza e comunicare in maniera efficace cosa sai fare, come lo sai fare e perché gli altri dovrebbero sceglierti (L. Centenaro e T. Sorchiotti).

Acquistare traffico tramite sponsorizzazioni, per esempio i Mi Piace sulla pagina Facebook, può comunque essere utile per alimentare la fiducia in te e in quello che proponi. Ma devi tener presente che solo una tua coerente attività online e offline, sarà quella che ti darà il pubblico necessario per farti vivere della tua arte.


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Da artista musicale a professionista della musica: un cambio di mindset.

Nonostante i fatturati dell’industria discografica, decisamente non è un buon momento per l’artista musicale. I bassi introiti provenienti dalle app di streaming e la piaga degli introiti non riconosciuti dai social network, evidenziano degli squilibri che gli artisti musicali cercano di fronteggiare in diversi modi.

L'artista musicale deve puntare sempre più sul professionismo.
courtesy pixabay

Ai, bassi introiti dallo streaming, io aggiungerei pure il rapporto tra domanda e offerta di prodotti e servizi musicali. E’ un fatto che un’importante fetta di artisti musicali vive soprattutto sull’insegnamento. Che lo faccia in presenza o con video lezioni, anche in questo ramo la competizione si è fatta agguerrita. Insomma, la torta non basta per tutti.

Cosa deve fare un artista musicale per fronteggiare questo momento e far fronte all’evoluzione del mercato discografico?

Opinione comune è che sia necessaria un’evoluzione professionale dell’artista musicale, una ridefinizione della sua figura in cui esaltare di più le sue qualità professionali rispetto a quelle creative/artistiche: che però restano fondamentali per la sua autorevolezza.

In una realtà in cui il mercato si restringe l’importanza di emergere valorizzando le proprie qualità, le proprie unicità diventa indispensabile e i social network e i social media se usati con metodo e con criterio diventano uno strumento formidabile per questo scopo.

Questo vale per tutti i professionisti di vari campi, dal marketing all’illustrazione, perché non dovrebbe valere per l’artista musicale? Un grafico, un illustratore non sono forse figure creative che operano in un mercato con le sue regole?

La cantante Gospel Cheryl Porter da anni cura il suo canale YouTube dove distribuisce lezioni di canto e filma le esperienze fatte con i suoi giovani allievi. Un costante lavoro nel tempo l’ha portata ad avere oltre due milioni e mezzo di iscritti imponendosi tra i migliori vocal coach presenti in rete. Credi che questo non abbia influito sulla Disney quando l’ha scelta per interpretare la colonna sonora del Re Leone?

Curare la propria presenza in rete, professionalmente e non solo artisticamente, è oggi per l’artista musicale un imperativo e anche un’opportunità da non perdere.

Oltre le tue capacità tecnico/artistiche, puoi trarre frutto anche dalla condivisione delle tue esperienze professionali nel settore. Magari insegnando o offrendo consulenze sui diritti d’autore, sulla contrattualistica o altro; offrendo cioè tutte le tue conoscenze e consigli su come muoversi bene nel vasto mondo della musica, dal settore discografico a quello dell’intrattenimento.

Quante sono le cose, i servizi, che potresti offrire a tuoi colleghi o a giovani musicisti che hai imparato nella tua esperienza artistico/professionale? Prova a farne un elenco, credo rimarrai sorpreso delle competenze che hai acquisito nel corso degli anni e che molti non conoscono o non hanno mai approfondito.


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La musica e i social media

Impensabile fino a qualche anno fa, il rapporto interpersonale tramite social network è oramai prassi quotidiana per gran parte della popolazione attiva. Discutiamo, condividiamo passioni, ci informiamo, manteniamo contatti personali e professionali attraverso immagini, testi e link. Quanto è importante dunque per un’artista musicale essere presente online?

musica e social media
courtesy pixabay.com

La crisi scatenata dall’epidemia del Covid-19 credo abbia trovato una risposta ampiamente soddisfacente che a questo punto la domanda diventa retorica.

Questo drammatico evento ha messo in luce le differenze tra chi ha saputo costruire un rapporto tramite social con la sua fanbase e chi invece non lo ha fatto, perdendo contatto con il pubblico durante i mesi di clausura.

Voglio essere chiaro, non è che i live sui social, per esempio, abbiano potuto sostituire i concerti dal vivo, ma gli artisti con una fanbase social hanno potuto, nei mesi più difficili, mantenere un contatto stretto con i propri fan preparando le basi per una ripartenza in tempi migliori.

Tramite Facebook, Twitter e sopratutto Instagram, gli artisti musicali più avveduti si raccontano, talvolta si sfogano, spesso dialogano con il pubblico, facendo storytelling sui loro progetti, sui loro gusti e sulla loro quotidianità.

Lo fanno anche appoggiandosi ad un social media manager che confeziona i loro contenuti e pianifica l’esposizione in un vero e proprio progetto di social music marketing che copre le 24 ore della giornata, diventando un vero racconto in cui i valori dell’artista vengono condivisi con il pubblico.

Questo rapporto stretto tra artista musicale e fan, genera circoli virtuosi, in particolare durante i concerti, dove i fan fotografano o registrano l’esibizione. Questi contenuti visuali possono essere condivisi dall’artista nei suoi profili, come segno di stima verso il proprio pubblico amplificando la diffusione del suo messaggio.

Si tratta di un’esperienza mediata, in cui il mix tra online e offline garantisce il successo di una serata. L’artista documenta le sue serate live riprendendo i suoi concerti, i fan invece generano un’enorme quantità di contenuti che di riflesso potranno tornare utili all’artista. In ottica user generated content, i live possono servire per coinvolgere maggiormente i fan e per poter catturare tantissimi consensi e contenuti freschi da utilizzare per la propria strategia social.

Con contenuti opportunamente confezionati e programmati, anche le persone non presenti al live, avranno modo di parteciparvi grazie alle stories dei propri follower, in uno scambio continuo tra offline e online, dove il beneficio ricade sull’artista musicale e sul suo prodotto discografico.

Questo rapporto fondato sull’interazione, la partecipazione del pubblico, devi trattarlo con cura e attenzione. L’ errore è dietro l’angolo: una frase detta male, un passo falso, una dichiarazione sbagliata può metterti in serio imbarazzo, se non crearti veri e propri danni.

Come artista musicale ti è indispensabile lavorare sul tuo personal branding, ovvero gestire in maniera strategica la tua immagine professionale. Nota bene, non si tratta del saper vendere se stessi, ma di partire dalla tua personalità e unicità, dai tuoi punti di forza, per costruire una relazione duratura e a due vie con il tuo pubblico, capace di rafforzare e addirittura, molto spesso, migliorare il tuo essere artista e attrarre nuove opportunità.


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