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Gli NFT salveranno i musicisti?

Da qualche tempo l’attenzione del mondo musicale si è focalizzata sugli NFT (Token Non Fungibili), che nella pratica non sono altro che attestati di proprietà su opere digitali come appunto lo è la musica quando non è su supporto fisico.

La musica ai tempi degli NFT
courtesy by pexels.com

Gli NFT si basano sulla tecnologia blockchain, che offre la possibilità di distribuire beni digitali in modo peer-to-peer senza intermediari finanziari. E’ la tecnologia che muove il mercato delle criptovalute, come il celebre Bitcoin, che permette di trasferire denaro senza bisogno di una banca che certifichi le transazioni, in quanto è la rete stessa che le verifica. Gli NFT hanno già trovato un grande interesse nel mercato dell’arte digitale, ora sembra proprio sia il momento del musica.

In Italia si è parlato molto dell’inedito che Morgan ha lanciato sulla piattaforma NFT Opensea, molto più interessante è però il caso dei Belladonna che non solo hanno venduto il loro brano come copia inedita originale, tramite NFT, ma anche i suoi diritti di copyright su eventuali utilizzi futuri. Questo perché la produzione della band romana ha trovato fortuna nel mercato della sincronizzazione e hanno legato al NFT un pre-contratto con le clausole di utilizzo.

Proprio l’esperienza dei Belladonna ha evidenziato alcuni limiti di questa tecnologia, legati soprattutto alla gestione dei vari diritti di utilizzo, dato che la proprietà del NFT resta nelle mani di chi lo ha emesso. Enzo Massa, presidente della FIMI fa notare infatti che

L’opera rimane comunque di chi l’ha realizzata. L’acquirente non ne diventa proprietario, quindi ne avrà una disponibilità parziale. Nel diritto comunitario non esiste il diritto di seguito: è esclusa la rivendita di un mp3, per esempio. Quindi diventi proprietario di un’opera che potenzialmente potresti anche non rivendere se non con il consenso dell’artista originario.

Attualmente, i guadagni degli artisti musicisti che hanno rilasciato musiche NFT sono di gran lunga superiori di quelli rilasciati dalle app di streaming ed è innegabile che questo settore stia vivendo un momento di crescita verticale, tanto che la stessa SIAE ha chiuso un accordo per creazione di 4 milioni di NFT su blockchain Algorand per la gestione dei diritti di 95mila autori. In Italia, case discografiche grandi e piccole stanno seguendo l’evolversi della situazione, tuttavia, un loro diretto coinvolgimento nel futuro prossimo è dato pressoché certo. Un futuro discografico dove gli NFT saranno uno strumento utilizzato come uno dei modelli di business dell’industria.

Come già detto, gli NFT musicali stanno offrendo agli autori cifre molto più consistenti rispetto quelle offerte dai canali tradizionali, ma non è detto che questo duri per sempre. E’ vero che esiste un ampio mercato alla ricerca di prodotti unici ed esclusivi, come in effetti sono gli NFT, ma è anche vero che il rischio è che si giunga molto rapidamente alla saturazione di questo nuovo mercato, se non a una vera e propria bolla speculativa, così come accade nelle blockchain delle criptovalute. La considerazione di Enzo Mazza su questo tema la trovo molto sensata e realista.

Sono anni che si parla della blockchain nel settore musicale. Ma è ancora un prodotto di nicchia. Non possiamo immaginare che questa bolla continui in questo modo. In questa fase ci sono dei numeri che sono completamente fuori mercato. Magari alla fine ti ritrovi in mano qualcosa che non vale più niente. Tornerà poi a una più normale dinamica, e a quel punto si svilupperà un mercato di lungo termine.

A questo punto ti lascio questo link che ti introduce al mondo degli NFT ed al loro utilizzo pratico, vale la pena di dargli almeno una sbirciata, anche perché affronta il tema dei diritti d’autore.
Guida Pratica agli NFT


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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