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Metadata musicali vs Intelligenza Artificiale

Come ho già avuto occasione di evidenziare in questi due articoli, i metadata legati ad ogni pubblicazione digitale sono fondamentali perché ti possano essere riconosciute le giuste royalties:

metadati vs intelligenza artificiale

Queste informazioni di base, i dati su autori e interpreti, album, produttori ed editori sono solo gli elementi più visibili, in realtà ogni brano è, dovrebbe, essere accompagnato anche da altre informazioni come lingua, modo o ppm per esempio. La parte più rilevante dei metadati resta quella legata alle informazioni sui diritti che consente di attribuire i corretti copyright ai vari soggetti coinvolti.

Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale Generativa e delle sue applicazione in ambito musicale la corretta e completa compilazione dei metadata diventa ancora più importante e strategica perché i detentori dei diritti di un brano possano vederseli correttamente e regolarmente riconosciuti.

Oggi scopriamo infatti che i metadati sono funzionali nella protezione del copyright e nel riconoscimento dell’impiego di porzioni di registrazioni compiute nell’attività di raccolta, harvesting, che piattaforme come ChatGPT mettono in campo raccogliendo milioni di brani musicali per addestrare le macchine.

Senza entrare in dettagli tecnici, per altro piuttosto interessanti, devi sapere che già esiste una direttiva europea sul copyright che tutela dal Text Data Mining. Ed è in questo contesto che le Intelligenze Artificiali Generative devono operare.

Chi produce musica usando IA Generative è consapevole di questo e nel caso in cui i dati generati dalla macchina contengano opere protette da diritto d’autore, o porzioni di esse, sa che possono costituire una violazione se eseguite senza una licenza del titolare dei diritti.

E’ in questo contesto che i metadata funzionano come un completo DNA dell’opera che, se trattata in un processo di Text Data Mining da un IA, lasceranno traccia permettendo di verificare la trasparenza del processo e definire se e quali diritti sono oggetto di autorizzazione di licenza.

Sono questi motivi per cui continuerò a raccomandarti di avere grande cura dei metadati nei tuoi brani, anche quando pubblichi con un etichetta discografica. Assicurati sempre che siano precisi, completi e correttamente compilati. Il tuo futuro economico passa per la loro corretta gestione.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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10 Tips per una buona biografia su Spotify

La sezione biografia sulla pagina artista di Spotify spesso viene usata dagli artisti musicali in maniera impropria. Mettendoci un po’ di malizia mi viene da pensare che spesso, soprattutto gli emergenti, si lascino catturare dalla pigrizia e, nel migliore dei casi, si limitano a mettere qualche frase poetica d’effetto che forse descrive il loro essere ma di certo non descrive la loro figura artistica.

tips per una buona biografia su Spotify

Questa sottovalutata biografia in Spotify è uno di quegli strumenti strategici per farti conoscere da chi ti ascolta ma anche per aiutare gli algoritmi della piattaforma a classificarti meglio e quindi trovare il pubblico giusto per te e le tue creazioni.

Una buona biografia artista su Spotify dovrebbe essere efficace e coinvolgente e contenere non solo le informazioni biografiche ma anche quelle artistiche. I caratteri a disposizione non sono molti ma sono sufficienti per redigere un buon racconto biografico ricco di suggestioni.

Di seguito, alcune linee guida che possono aiutarti a scrivere un’autobiografia ricca di contenuti e che ti rappresenti: devi solo trovare il tuo stile narrativo per renderla ancora più attraente.

1. Concisa ma informativa

Per scrivere la biografia Spotify hai a disposizione 1500 caratteri, in realtà non sono molti, ma sono sufficienti per un testo abbastanza dettagliato da fornire informazioni rilevanti sul tuo conto. Lo stile deve essere chiaro e accattivante.

2.Stile coerente

Per la tua biografia dovresti trovare uno stile coerente con la tua personalità e il tuo genere musicale. Ad esempio, se la tua musica è energica e vivace, la biografia potrebbe essere scritta in modo dinamico e coinvolgente.

3.Usa parole chiave

Ti sarà utile includere parole chiave pertinenti nella biografia per rendere più facile trovarti con la funzione di ricerca di Spotify. Ad esempio, se fai parte di un genere specifico o sei associato a un movimento artistico particolare, queste informazioni dovrebbero essere menzionate nella biografia.

4. Storia personale

Racconta la tua storia personale. Importanti sono i momenti chiave che hanno influenzato la tua carriera musicale. Volendo puoi includere informazioni sulla tua infanzia, ma più importanti sono i primi approcci alla musica e gli eventi significativi che hanno plasmato il tuo percorso artistico.

5. Stile e genere musicale

La biografia deve anche contenere lo stile musicale e il genere in cui ti collochi. Fornisci dettagli sulle influenze musicali che ti hanno ispirato e sulle caratteristiche distintive della tua musica.

6. Successi e riconoscimenti

Elencare le tue medaglie, i successi e i riconoscimenti più significativi, come premi vinti, album di successo, brani più popolari o collaborazioni di rilievo ti aiuta ad acquisire quell’autorevolezza e credibilità che suscita interesse nei potenziali ascoltatori.

7. Esperienze live

Se hai esperienze significative di esibizioni dal vivo, come concerti importanti, tour o festival, è utile menzionarle nella biografia. Questo può suscitare l’interesse di chi cerca nuove esibizioni da vedere.

8. Aneddoti e curiosità

Ovviamente puoi arricchire la tua biografia con aneddoti o curiosità interessanti. Se ben usati questi dettagli personali possono creare un legame più intimo tra te e i fan.

9. Collegamenti e contatti

Assicurati di includere collegamenti rilevanti, come il tuo sito web ufficiale, i tuoi profili social media/network e i contatti con il management o la prenotazione dei biglietti. Facilita l’accesso a ulteriori informazioni sul tuo conto e la possibilità di mettersi in contatto con te.

10. Aggiornamenti periodici

Non dimenticare mai di aggiornare la biografia con i nuovi sviluppi e le ultime notizie sul tuo conto. Aggiungi informazioni sui nuovi album, singoli o progetti futuri. Usala per mantenere i fan informati.

Come vedi, puoi veramente usare la biografia di Spotify per creare un legame diretto, veloce e pratico con i tuoi ascoltatori e farli diventare tuoi fan. Chi si appassiona alla tua musica, puoi starne certo, si appassionerà anche alla tua figura artistica e in questa sezione di Spotify farà il primo passo perché tu diventi uno dei suoi artisti di riferimento.

Non dimenticare mai di aggiornare la biografia con i nuovi sviluppi e le ultime notizie sul tuo conto. Aggiungi informazioni sui nuovi album, singoli o progetti futuri. Usala per mantenere i fan informati.

Non dimenticare che tutto il lavoro che hai fatto per la biografia su Spotify puoi replicarlo con un semplice copia e incolla su tutti i tuoi profili artista sulle altre App, anzi, dovresti proprio farlo.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Audius: la musica in streaming ripaga in token

Audius è un servizio di streaming musicale decentralizzato, con una componente di social media, che ti consente di caricare, distribuire e monetizzare la tua musica senza dover passare attraverso intermediari tradizionali come etichette discografiche o servizi di streaming centralizzati. È alimentato da una blockchain, specificamente Ethereum, che consente una maggiore trasparenza e autonomia per gli artisti.

Audios: quando la musica in streaming ripaga in token.

A livello tecnico, è una blockchain che ti permette di pubblicare musica on line con una marca temporale per le tue opere creative, protette da una rete decentralizzata. Originariamente costruito su POA Network, una sidechain di Ethereum, in seguito ha spostato parti del suo servizio sulla blockchain Solana. A differenza della maggior parte degli altri progetti blockchain, Audius non sembra così ostico da escludere quanti siano a digiuno di blockchain e quant’altro e questo è decisamente il suo punto di forza ed il segreto del suo immediato successo.

Un punto controverso di questa piattaforma è la protezione del copyright. I contenuti Audius sono distribuiti su nodi decentralizzati, e per motivi tecnici la protezione del copyright al momento non può essere applicata, ma il protocollo sta attualmente sviluppando un sistema di arbitrato composto da membri della comunità che decideranno se rimuovere determinati contenuti. Questa mancanza di controllo centralizzato permette però di fornire un luogo sicuro per gli artisti in regimi oppressivi, che usano la musica come mezzo di dissenso e protesta.

L’interfaccia utente di Audius è simile a quella di altri servizi di streaming e permette agli utenti di cercare, scoprire e creare playlist personalizzate.

Caricare le tue tracce musicali su Audius utilizzando l’App o il sito web è gratuito e non prevede nessuna cessione di diritti sulla tua musica che viene distribuita su una rete peer-to-peer decentralizzata. Questo significa che la musica viene suddivisa in frammenti e distribuita tra i nodi della rete. Gli utenti che ascoltano la musica contribuiscono anche al processo di condivisione, consentendo un’esperienza di streaming più veloce e resiliente.

Puoi guadagnare attraverso Audius tramite diverse modalità. Una di queste è la possibilità di stabilire tariffe per l’ascolto delle tue canzoni o di offrire contenuti esclusivi a pagamento. Audius offre un modello di monetizzazione basato su un token nativo chiamato AUDIO.

Guadagni AUDIO tramite meccanismi come la ripartizione dei ricavi delle riproduzioni e dei ticket per eventi. Anche gli utenti possono guadagnare AUDIO eseguendo determinate azioni sulla piattaforma, come ad esempio la condivisione di playlist curate. I token AUDIO possono essere scambiati su diversi exchange crittografici o utilizzati all’interno della piattaforma per accedere a funzionalità premium.

Essendo basato su una blockchain, Audius offre anche un modello di governance decentralizzato. Gli utenti possono partecipare alle decisioni relative allo sviluppo della piattaforma e proporre modifiche tramite votazioni. Ciò consente agli utenti e agli artisti di avere un maggiore controllo sul futuro della piattaforma.

Dal 2021 l’artista che carica la sua musica su Audius può distribuirla anche su TikTok Sound.

In sintesi, Audius è un servizio di streaming musicale decentralizzato che ti permette di caricare, distribuire e monetizzare la tua musica in modo autonomo. Con una blockchain come infrastruttura, offre una maggiore trasparenza, un controllo più diretto e opportunità di guadagno per gli artisti, mentre gli utenti possono scoprire e ascoltare nuova musica in un ambiente peer-to-peer.

Vai su Audius


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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La musica glocalizzata ha modificato gli equilibri.

In un articolo del Financial Times di questi giorni i due autori Ralph Simon e Chris Dalla Riva rendono noti i risultati di un’analisi che disegna una geografia musicale con dinamiche inedite e impreviste sul mercato discografico internazionale.

La glocalizzazione ha modificato gli equilibri nell'industria discografica mondiale

Nel contesto internazionale, sono solo quattro le grandi nazioni esportatrici di musica nel mondo: Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia e Corea del Sud; senza dimenticare che il predominio mondiale della musica anglosassone è durato ininterrotto dalla seconda metà del ‘900 sino ai giorni nostri. Eppure questa posizione di vantaggio è oggi messa in discussione da un’inatteso comportamento degli ascoltatori sulle app di musica in streaming.

Oggi cosa è cambiato?

Semplicemente è successo che la globalizzazione ha ceduto il passo alla glocalizzazione.

Sui servizi musicali in streaming, capaci di distribuire la musica di ogni luogo a livello globale, la musica locale prospera in ogni rispettivo paese rivelando una dinamica che non esisteva quando i negozi di dischi e le stazioni radio di quartiere controllavano l’attenzione del pubblico. Per esempio, gli artisti britannici o statunitensi possono aver dominato le rispettive classifiche lo scorso anno, ma i tedeschi, i francesi e gli italiani hanno a loro volta regnato nei loro mercati nazionali. Inoltre, i primi posti nelle classifiche locali si esibiscono sempre più nelle loro lingue native.

Le classifiche in Svezia, una delle prime nazioni ad adottare lo streaming, sempre lo scorso anno sono state dominate dagli svedesi che si sono esibiti in svedese. Un decennio fa, né gli svedesi né la loro lingua erano la maggioranza. Gli artisti polacchi ora dominano anche le classifiche polacche, anche se molti si esibiscono in hip-hop, un genere americano. Localizzazione degli artisti, ma globalizzazione del genere.

Questa è la glocalizzazione, termine coniato nel 1995 dal sociologo Roland Robertson che ipotizzò che la proliferazione di supermercati etnici in California non stesse appiattendo il mondo, ma piuttosto trasformando il globale in locale.

Questo fenomeno spontaneo nel comportamento del pubblico è stato notato anche in casa Amazon dove constatano che la tendenza alla glocalizzazione “sembra coerente con la più ampia tendenza sociale secondo cui, man mano che diventiamo più globali, stiamo anche diventando più tribali” e sue produzioni glocalizzate avere rendimenti migliori.

Almeno per quanto concerne l’industria musicale, questa dinamica del mercato ha funzionato meglio delle politiche sovraniste di alcuni governi nazionali, la Francia per esempio, che hanno legiferato a protezione della propria industria culturale con risultati dubbi. Lo streaming di musica e video ha raggiunto il risultato politicamente auspicabile della preminenza della musica nazionale, senza l’intervento del governo. Ironia della sorte, questi mercati globali non regolamentati hanno avuto successo laddove quelli regolamentati della radio e della televisione locale hanno fallito.

In questo contesto, possiamo anche valutare che, per quanto ci riguarda, il mercato italiano è da considerarsi una nicchia di pubblico ben precisa alla quale rivolgersi sapendo toccare i giusti tasti. Ancora una volta il problema che l’artista musicale deve affrontare è identificare ed identificarsi con il suo pubblico di riferimento, risvegliandone le emozioni e coinvolgerlo con la sua musica: il fatto che si parli la stessa lingua e si condivida la stessa cultura, può ritenersi un catalizzatore da non sottovalutare.


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Conosci Noteable di Spotify?

Nel complesso e variegato ecosistema di Spotify una parte importante è composta da tutti quei servizi che la piattaforma di Daniel Ek mette a disposizione di artisti musicali ed etichette per orientarsi nelle funzionalità di Spotify e definire al meglio le strategie di marketing utili per promuovere gli artisti e le loro canzoni. Noteable è uno di questi e già da subito ti invito ad iscriverti alla sua newsletter e restare aggiornato sulle novità proposte dalla piattaforma.

Conosci Noteable di Spotify?

Noteable è un sito accessibile con le tue credenziali di Spotify for Artist in cui cantautori, produttori ed editori possono trovare una community in cui relazionarsi e ricevere aggiornamenti sull’evoluzione della piattaforma di musica in streaming.

E’ il luogo in cui lo staff di Spotify accentra tutte le risorse e i manuali utili per meglio comprenderne il funzionamento e le dinamiche, con lo scopo di offrire agli addetti del settore il maggior supporto possibile.
Attraverso guide, video e rubriche tematiche, Noteable vuol essere una fonte di ispirazione per gli artisti emergenti guidandoli nel burrascoso mare della discografia online.

Dalle pagine di Noteable è anche possibile un contatto diretto con lo staff di Spotify per la risoluzione di problemi o suggerimenti.

Servizi come Noteable si rivelano utili per comprendere le dinamiche di Spotify anche analizzando i comportamenti del pubblico sulla piattaforma, distribuendo suggerimenti per un maggiore coinvolgimento attraverso articoli e video, i gli strumenti di analisi del mercato discografico e delle tendenze del pubblico. Non solo tendenze di massa, ma anche quelle delle nicchie con casi di studio e suggerimenti da professionisti autorevoli.

Noteable ha anche un’attiva community Twitter ed Instagram.


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5 tips per una playlist musicale in streaming

Mi sorprende tuttora come gli artisti musicali sottovalutino la forza promozionale delle playlist nel loro profilo artista delle varie app di musica in streaming. E’ una mancanza che, a mio avviso, professionalmente non gli rende onore. Creare almeno una playlist in cui inserire i propri brani è il primo passo per l’auto promozione e per legare con il pubblico che può apprezzare la tua musica.

Per questo motivo vorrei darti qualche suggerimento di base per creare delle playlist solide in grado di catturare ascoltatori appassionati.

5 tips per una playlist musicale in streaming

1. Scegli un nome il nome giusto e non modificarlo

Una playlist per l’ascoltatore è un’esperienza personale. Un titolo non banale, capace di distinguersi dalla massa, è la scelta migliore che puoi fare. Metti in moto la tua creatività e trova un titolo evocativo capace di guidare l’ascoltatore al tipo di musica e di atmosfera che troverà nella selezione. Non dimenticare di creare anche una descrizione che renda bene l’idea della musica che proponi suggerendo a quali persone o per quali occasioni è più adatta. E’ il pubblico qualificato che darà alla tua selezione un pubblico di valore. E’ importante non modificare il titolo della playlist perché è strettamente legato agli algoritmi di ricerca, questo a diverso titolo su tutte le app di musica in streaming.

2. Mettiti nei panni del tuo pubblico

Nel creare la playlist, dove inserirai anche qualche tuo brano, devi innanzitutto preoccuparti di creare un mood, un’atmosfera coerente. Ma devi coniugare questa esigenza partendo dai tuoi gusti personali perché il risultato della selezione dev’essere sincero, genuino: il pubblico ha un sesto senso particolare quando cerchi di prenderlo in giro. Sii onesto con te stesso e crea quella playlist che ti soddisfa al 100%. La sincerità premia più di ogni altra cosa e nel mondo ci sono milioni di persone pronte a condividere i tuoi gusti e curiose di ascoltare la tua musica. Mettere in testa alla tua selezione quattro o cinque brani di successo servirà a rompere il ghiaccio e convincere l’ascoltatore a continuare nei brani successivi.

3. La Copertina e la Descrizione.

Ovviamente la copertina della playlist ha la sua importanza. Grafica ed immagine devono essere accattivanti e contenere un riferimento esplicito al contenuto della selezione musicale che hai compilato, ma questo potrebbe non bastare.

Analizza le copertine delle playlist di maggior successo, scoprirai che le immagini hanno pochi dettagli e l’immagine è facilmente identificabile anche quando sono ridotte a icona, non solo, il titolo spesso è scritto con caratteri cubitali per lo stesso motivo sopra citato.

Non è male crearsi una linea grafica omogenea in modo che il pubblico riesca a riconoscere a colpo d’occhio che quella playlist è una tua playlist, qualsiasi genere musicale contenga.

La descrizione è molto importante: dev’essere invitante e magari contenere almeno 10 nomi di artisti presenti per essere notata dagli algoritmi di ricerca.

Questi sono i suggerimenti da manuale che dovresti imparare a memoria. Nonostante questo, nel mio profilo Spotify ho preferito seguire una via diversa realizzando grafiche univoche, molto omogenee ed estremamente sintetiche. Ho scoperto che se la musica è buona ed il mood ben riuscito, la selezione ha comunque un buon riscontro di pubblico, perché a conti fatti, è sempre la qualità musicale che fa la differenza. ( Seguimi su Spotify)

4. Aggiorna costantemente la playlist

E’ importante che programmi una scadenza periodica per aggiornare la tua playlist con le nuove uscite o le nuove scoperte, magari togliendo i brani che consideri superati o che ad un ascolto più attento ti sembrano meno meritevoli: la qualità di una selezione alla lunga premia più di ogni altra cosa. Personalmente ti consiglio di creare playlist di 2-4 ore di durata, ma se riesci a collezionare un buon repertorio puoi arrivare anche a 8 o 12 ore, ma dev’essere una selezione veramente ricca di roba buona. Inoltre, se ti è possibile, non mettere più di 5-6 brani per artista: la varietà paga.

5. Condividi et Impera.

Questo geniale motto creato dal brillante Rudy Bandiera è l’ultimo e determinante passo per attirare attenzione verso la tua playlist. Quando condividi la tua selezione sui social cita i nomi degli artisti coinvolti, magari taggandoli, te ne saranno grati e potrebbero decidere loro stessi di condividerla sulle loro pagine creando quel circolo virale che la farà decollare.

Conclusione

Queste regole basiche per creare e gestire playlist valgono, più o meno, per tutte le app di musica in streaming e sono la base di partenza per far conoscere la tua musica ad un pubblico più ampio. La creazione di playlist va vissuta con spontaneità e leggerezza, come un hobby gratificante. Non solo può fare del bene alla tua musica, ma può far del bene anche a te offrendoti nuovi stimoli e nuove idee per le tue composizioni.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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100.000 brani al giorno

Il titolo di questo post si riferisce all’offerta musicale disponibile ad ogni singolo individuo del pianeta connesso alla rete internet. Questa è una stima del settembre 2022 regalataci da Sir Lucian Grainge di Universal e Steve Cooper di Warner Music.

100.000 brani al giorno

La conclusione di questi due pezzi da 90 dell’establishment discografico è che questo vasto volume di musica con i relativi contenuti associati (video, presenza sui social ecc.) sta rendendo sempre più difficile per gli artisti raggiungere un pubblico consistente online e sta mettendo in crisi il rapporto tra le case discografiche e gli artisti che dovrebbero commercializzare, promuovere e sviluppare.

La verità è che nell’era dello streaming anche le major hanno difficoltà nel far emergere la loro canzone tra le altre 99.999 che giornalmente vengono rilasciate sulle piattaforme, per questo stanno puntando sulle opportunità offerte dal web3.0 (metaverso, NFT, ecc.) e poter finanziare adeguatamente la produzione musicale d’alto livello potendo investire adeguatamente in nuovi artisti. A quanto pare nemmeno più il tradizionale merchandising è sufficiente a mantenere in piedi una carriera artistica in un mondo in cui l’offerta musicale è decisamente sovrabbondante e dispersiva.

I dati noti ci restituiscono la prospettiva in cui dal 2018 al 2022 i brani caricati sulle app di musica in streaming si è quintuplicato, mentre Apple Music conferma che il numero totale di brani sulla sua piattaforma ha superato i 100 milioni. Il volume di traffico generato da una tale quantità di musica (sarebbe più esatto parlare di dati), ha ovviamente messo in crisi il sistema di distribuzione in streaming. Nell’anno fiscale 2021, secondo un deposito annuale della SEC, Spotify ha speso ulteriori 33 milioni di euro rispetto all’anno precedente in “costi per la tecnologia dell’informazione” principalmente a causa di un “aumento del nostro utilizzo dei servizi di cloud computing”.

Sappiamo che le App di musica in streaming stanno seguendo delle politiche per contenere questa iperattività creativa di artisti ed etichette: per esempio Spotify ha cominciato a rifiutare cover non sorrette da un preciso piano editoriale; personalmente ho poi notato che Amazon Music e Deezer tendono a nascondere nelle ricerche i prodotti discografici meno performanti o meno popolari. Un inequivocabile segno di autodifesa delle infrastrutture informatiche messe sotto stress da questa democraticità impazzita nelle produzioni discografiche.

Ma se artisti, etichette e app di streaming sono messe in difficoltà da questo assetto del mercato, chi ci sta guadagnando?

Sicuramente a guadagnarci, in questo momento, sono i distributori di artisti indipendenti come DistroKid e TuneCore che ricevono un compenso da ogni artista fai da te la cui musica viene caricata sulle piattaforme di streaming. E’ infatti indubbio che la rapida crescita recente del volume di caricamenti di musica è stata trainata dal settore della distribuzione indipendente, dove artisti o etichette possono distribuire con semplicità la propria musica con un click su Spotify, Apple Music, YouTube Music , Amazon Music ecc.

La domanda che molti si pongono è la seguente: 100 mila tracce al giorno sono migliori per il pubblico di, diciamo, 1000 al giorno?

Personalmente credo che il sistema attuale prosperi sugli artisti immaturi vendendo l’illusione di un successo discografico facile e a portata di mano e credo che il mercato delle produzioni musicali stia vivendo una bolla che in fin dei conti non premia nessuno.

Visto da oggi non credo nemmeno che il web3.0 si rivelerà determinante per cambiare queste prospettive, lo vedo come un’artefatto che, ancora una volta, ci allontana dal focus principale che resta la musica e il musicista.

In un presente così mutevole e frammentato per l’artista musicale resta fondamentale lavorare sulla sua promozione personale affiancando il proprio sito internet ai social network con l’utilizzo di tutte quelle strategie e metodi noti come personal branding.

Ciò che distingue il musicista immaturo dal musicista maturo è proprio la consapevolezza di dover curare ogni dettaglio della propria figura professionale per poter distinguersi in questa palude sconfinata di produzioni musicali.

Il mercato discografico così come lo conosciamo oggi evolverà e certamente non tornerà all’era pre-streaming, resterà sul palcoscenico solo chi saprà vivere in un mondo dove le relazioni online e dal vivo sono interconnesse tra loro.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
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SIAE vs Meta è una questione di trasparenza

La notizia in pochi minuti ha fatto il giro del web italiano ed anche oltre: la musica italiana tra un paio di giorni sparirà dai social di Meta. Facebook e Instagram stanno per bloccare e silenziare tutti i video pubblicati dagli utenti italiani, che contengono tracce musicali provenienti dal repertorio della Società Italiana Autori ed Editori (SIAE).

Siae contro Meta è una questione di trasparenza.

Ad annunciarlo è stata Meta, proprietaria delle due piattaforme, comunicando di non essere riuscita a raggiungere un accordo con SIAE per il rinnovo delle licenze. Il colosso di Menlo Park ha sottolineato come, in tutta Europa, solo in Italia non sia riuscita a rinnovare le licenze.

SIAE ha precisato che, Meta avrebbe preso una “decisione unilaterale” per escludere il repertorio della società dal proprio catalogo, “prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”. La società ha poi accusato l’azienda di Mark Zuckerberg di aver rifiutato di condividere “informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo”, andando contro i principi della Direttiva copyright.

Le licenze della società sono scadute il primo gennaio 2023 e già prima di allora sarebbero state in corso le contrattazioni, che non hanno portato a un nulla di fatto, perché per SIAE Meta starebbe sfruttando “la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.

Ad essere esclusi da questa quarantena sono le musiche di artisti che hanno società di gestione collettiva diverse da SIAE, ad esempio quelli che si sono affidati alle cure di Soundreef o altre, ma anche tutte quelle auto produzioni che semplicemente si appoggiano a piattaforme di distribuzione senza essere iscritti a società di gestione collettiva di diritti d’autore.

Enzo Mazza, CEO della Federazione Industrie Discografiche Italiane non ha per niente gradito la notizia:

…la decisione di quest’ultima (Meta ndr) di rimuovere il contenuto musicale da FB e Instagram rischia di causare gravi danni anche all’industria discografica.
Non è accettabile che una piattaforma della rilevanza di Meta possa rimuovere un contenuto che coinvolge anche altri settori della filiera come reazione ad una divergenza su un accordo contrattuale.
La direttiva copyright del 2019 e anche le precedenti norme in materia di contenuti online hanno definito in maniera chiara il contesto ed è opportuno raggiungere un’intesa che salvaguardi la disponibilità dei repertori anche a tutela degli artisti e dei fan di musica.
La trattativa va subito riaperta e condotta in buona fede per tutelare i diritti di proprietà intellettuale delle industria creative.

Mentre scrivo è ancora presto per sapere come e se questa crisi sarà risolta. La rottura tra SIAE e META in Italia sembra simile a quella tra TikTok e le major in Australia: è evidente che ai social network il costo delle licenze per l’utilizzo della musica chiesto dall’industria discografica sia troppo elevato per i loro gusti. TikTok sta cercando di aggirare il problema creando la piattaforma di distribuzione musicale SoundOn (non disponibile in Italia), Meta vedremo cosa ha intenzione di fare.

Forse per gli artisti musicali è giunto il tempo di usare i social network e non di farsi usare da loro. Le strade ci sono, bisogna solo saperle percorrerle.


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Quanto puoi guadagnare dai servizi di musica in streaming quali Amazon Music, Spotify, YouTube, Deezer, Tidal ecc…? Qualcuno ha voluto rispondere a questa domanda creando un pratico e semplice Music Royalty Calculator. non sprecherò parole per spiegare come funziona perché è veramente semplice e intuitivo: un giochetto.

Calcola le royalty della musica in streaming

Ma prima di darti il link a questo strumento è doveroso fare alcune considerazioni sull’utilità e la validità di questo strumento.
Per questo ti consiglio di continua la lettura.

Non conosco i criteri di programmazione con cui è stato creato questo Music Royalty Calculator, ce ne sono altri in circolazione e direi che sono tutti affidabili. Ma devi tener conto che i risultati che ti restituisce sono delle medie, delle stime, ma non sono in assoluto dei dati da prendere alla lettera.

Ti faccio alcuni esempi pratici che io stesso ho potuto misurare.

Le canzoni per bambini piccoli, in particolare ninna nanne e filastrocche, rendono molto di più, anche fino a 4 volte di più su Amazon Music rispetto che su Spotify. Il motivo di questo l’ho trovato nelle abitudini di ascolto del pubblico di riferimento che chiaramente è composto da genitori con bambini piccoli che usano servizi Amazon e che magari, come molti dispongono di un dispositivo Alexa con il quale diffondo musica per far tranquillo il pupo: tra l’altro macinando ore e ore di musica da un abbonamento a pagamento (Unlimited) che è, come saprai, più redditizio in fatto di royalty.

Perciò, dalla mia esperienza, i risultati che ti restituiscono i royalties calculator per quanto riguarda Amazon Music potrebbero rivelarsi sottostimati.

D’altro canto, nel caso della Trap o del Reggaeton, non mi fa meraviglia se i proventi da Spotify per ogni singolo ascolto fossero più alti rispetto Amazon. Questo perché Spotify è abbondantemente più diffuso e apprezzato dai giovani e giovanissimi, ma anche qui c’è una piccola trappola di cui tener conto.

Quando distribuisce le royalties, Spotify premia gli artisti musicali che ricevono ascolti dalle nazioni con un alto numero di abbonati a pagamento. Per esempio, gli ascolti provenienti dalla Germania, valgono qualche centesimo in più rispetto a quelli provenienti dall’Italia: questo perché in Germania c’è una media di abbonati a pagamento superiore a quella italiana.

Il che significa che se il tuo brano diventa popolare, sempre per esempio, in Bolivia, scoprirai che le royalties per ascolto sono molto più basse rispetto a quelle provenienti dall’Italia per il motivo di cui sopra.

Questo significa che, nell’era della musica in streaming, quando scrivi un brano devi tener conto non solo dei gusti e delle abitudini del pubblico al quale ti rivolgi, ma anche della sua provenienza geografica.

Sono informazioni che possono diventare un tuo punto di forza molto importante se le sai usare bene, perché se è vero che per Spotify il mercato latino è meno remunerativo, è anche vero che è uno dei più vasti del pianeta e se un tuo reggaeton (dio ce ne scampi!) sfonda in Bolivia, non è detto che il suo successo non possa espandersi dall’Argentina al Messico sino ai barrio delle metropoli nord americane: e son numeri eh, mica bruscolini.

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Il valore sono i fan e qualcuno se n’è accorto.

Il mercato della musica in streaming, ma più in generale l’industria della musica intesa come intrattenimento, sia dal vivo che in streaming non sta mai fermo ed è sempre alla ricerca di ottenere i massimi risultati per soddisfare pubblico e artisti, che comunque si sentono un po’ frastornati in questo settore così in evoluzione. Al vertice globale della musica NY:LON Connect svoltosi a Londra lo scorso 16 e 17 gennaio sono stati anticipati i temi chiave del 2023: temi che interessano molto da vicino la vita professionale degli artisti musicali.
Nella musica in streaming il valore sono i fan

Molto interessante ho trovato la notizia dello studio fatto dal ricercatore analista Daniel Johansson che usando dati acquisiti da Spotify ha scandagliato tutti gli artisti svedesi con più di 1 milione di streaming scoprendo che:

Non sono quegli artisti a cui di solito pensiamo: almeno non quelli della TV o della radio svedesi… Molti di questi stanno generando centinaia di milioni di stream, persino miliardi di stream, eppure possono andare al supermercato e comprare il latte, e nessuno li riconoscerà… Nella bolla dei fan, sanno chi sono, ma il il pubblico in generale no.

La speranza di Johansson è che questo sua analisi porti alla luce una nuova generazione di artisti che hanno chiaro come muoversi nell’attuale modello di streaming. Una consapevolezza che, rivela, è comunque presente in alcuni artisti mainstream come Abba o il compianto Avicii.

Il dibattito ha toccato anche i modelli di pagamento agli artisti utilizzati dalle diverse piattaforme e qui Johansson ha evidenziato la necessità di analizzare in profondità la qualità degli ascoltatori e di usarla come punto di forza per la crescita dell’artista identificando con chiarezza in quali nicchie di pubblico questi venga apprezzato.

Il ragionamento dell’analista parte dalla considerazione che attualmente esistono tre modelli di remunerazione dello streaming: quello incentrato sull’utente, quello alimentato dai fans e quello incentrato sul singolo artista. La proposta di Johansson è:

Potremmo aver bisogno di un quarto modello chiamato semplicemente il modello incentrato sulla musica. Quando hai un terzo dei flussi provenienti da rumore bianco, rumore marrone, cascate, ecc., questo ovviamente spalma i pagamenti per la musica.
Il primo passo potrebbe essere quello di differenziare ciò che è musica e ciò che non è musica, e creare due mercati separati. Oggi entrambi fanno parte dello stesso sistema economico, quindi il primo passo potrebbe essere quello di avere un’economia incentrata esclusivamente sulla musica vera e propria.

Questa posizione ha trovato alcune conferme nel corso del dibattito, tra cui quella di Michael Pelczynski di Soundcloud per il quale un sistema che paga in base all’ascolto di ogni singolo abbonato per definizione definirà con dati chiari chi sono gli ascoltatori di maggior valore per ogni artista: quelli con cui ci saranno più possibilità per vendere biglietti, merchandising ed altre cose.

Pelczynski ha anche citato un artista, senza farne il nome, per il quale il 72% del pagamento totale alimentato dai fan di SoundCloud è stato generato dal 6,5% degli ascoltatori.

È qui che inizi a dire ‘chi diavolo sono quei 6,5?
Voglio sapere chi sono!

Pelczynski ha promesso che quest’anno SoundCloud farà emergere quei fan: offrendo la possibilità di vedere quegli influencer che contribuiscono a far crescere un’artista.

Aggiornamento Agosto 2024
A oggi, non mi risulta che SoundCloud abbia integrato il suo For Artist con funzioni utili a identificare i superfan di un musicista. Se hai notizie più precise e documentate me lo scrivi nei commenti?


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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