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Melody Rights allarga gli orizzonti.

Il 2025 ci porta una novità importante nella distribuzione musicale, una nuova piattaforma che si propone di gestire le royalty generate dalla musica come nessun DPS ha mai fatto, promettendo di conseguenza una maggiore e più equa remunerazione.

Melody Rights allarga gli orizzonti.

Sto parlando di Melody Rights, piattaforma fondata nel Regno Unito dal musicista Bobby Cole che si propone di offrire un servizio completo nella distribuzione e nella gestione dei diritti musicali. Un progetto che ha destato molto interesse perché concentra le sue attività in quei canali dove le creazioni musicali generano flussi di reddito più sostanziosi rispetto i normali DPS come Spotify, Amazon, Apple, ecc. che d’altro canto Melody Rights ignora per concentrarsi su altri canali più remunerativi.

Per questo motivo, Melody Rights di fatto non entra nemmeno in competizione con altri DPS come Tunecore o Distrokids, proponendo all’artista musicale un canale parallelo per la gestione delle royalties e delle registrazioni.

Con questa formula, che definirei ibrida, Melody Rights entra nel mercato musicale come distributore e come società di collecting curando, per conto degli artisti musicali:

  • Diritti d’autore: il denaro guadagnato come autore di canzoni.
  • Royalties di pubblicazione: assicurano che il tuo editore o tu stesso riceva ciò vi spetta.
  • Diritti di prossimità: che vengono pagati quando la vostra musica viene eseguita pubblicamente o trasmessa.
  • Diritti meccanici tradizionali: relativi alla stampa di copie fisiche come vinili o CD.
  • Diritti Meccanici digitali: generati da download o streaming.
  • Content ID: per generare entrate quando la tua musica viene utilizzata su YouTube o altre piattaforme.
  • Siti di micro stock: Piattaforme come Pond5 e DepositPhotos che concedono in licenza musica per video e contenuti.
  • Videogame: vendere musica da utilizzare nei giochi su piattaforme come Itch.io e Game Dev Marketplace.

In pratica, Melody Rights consente gli artisti musicali di accedere a nuovi marketplace in estrema libertà, offrendogli la possibilità di scegliere su quali canali distribuire la sua musica.

Con tre fasce di prezzo dedicate ad artisti ed etichette, Melody Rights opera secondo un modello di condivisione dei ricavi. A seconda del pacchetto scelto, Melody Rights prende una piccola parte delle royalties che ti aiuta a guadagnare, mentre il resto va a te.

Melody Rights ha creato un sistema di gestione dei diritti che funziona sia per artisti esordienti, sia per le piccole etichette, sia per gli editori con un grande catalogo, assicurando pagamenti equi in un settore in cui anche i più piccoli dettagli possono fare un’enorme differenza.

Per il futuro Melody Rights è alla costante ricerca di nuovi endpoint, con l’intenzione di includere piattaforme come Unity e Unreal per la musica dei videogiochi, oltre a espandere le partnership con librerie di sincronizzazione e altre piattaforme di contenuti. Sta inoltre valutando l’integrazione completa con le API, che consentirebbe ad altre aziende di collegarsi alla sua tecnologia senza soluzione di continuità; rimanendo fedele alla propria missione di affiancarsi ai distributori tradizionali per offrire all’artista una porta a quei canali di vendita difficili da gestire.

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Questo è il marketing: Non puoi essere visto finché non impari a vedere

di Seth Godin

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Un marketing di cui andare fieri. Con i suoi libri Seth Godin ha ispirato milioni di lettori, professionisti, imprenditori e appassionati di marketing. Oggi racchiude il cuore della sua visione in un manifesto fresco, rigoroso e diretto.“Il marketing è tutto intorno a noi” dice Godin “ed è ora di farne un uso migliore.” È ora di smetterla di usare i consumatori per risolvere i problemi della propria azienda e di cominciare a usare il marketing per risolvere i problemi della gente. È ora di smetterla di raccontare frottole, inondare di spam le caselle di posta dei clienti e sentirsi in colpa per il proprio lavoro. È ora di smetterla di confondere le metriche dei social media con le autentiche relazioni. È ora di smetterla di spendere soldi per rubare un minuto di attenzione al cliente. Fare marketing vuol dire migliorare il mondo. Il vero marketing affonda le sue radici nella generosità, nell’empatia e nella partecipazione emotiva. Fare buon marketing significa identificare la più piccola nicchia di mercato capace di sostenere il proprio business. Costruire fiducia e consenso. Adottare le narrazioni già in uso tra i propri clienti. Trovare il coraggio di creare e alleviare la tensione. E soprattutto dare agli altri strumenti, storie e percorsi che li aiutino a raggiungere i propri obiettivi.

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Il 2024 visto da Chartmetric

Chartmetric è un servizio dedicato agli operatori dell’industria discografica, musicisti compresi, che raccoglie ed elabora informazioni sul mercato musicale, sulle tendenze e su i singoli artisti. Chartmetric sfrutta una vasta quantità di dati integrando miliardi di informazioni da vari servizi, fornendo analisi strutturate per aiutare gli utenti, inclusi artisti, manager e dirigenti del settore, a prendere decisioni informate.

Il 2024 visto da Chartmetric

Nel suo rapporto annuale in cui tira le somme dell’appena trascorso del 2024, Chartmetric ci consegna una vista panoramica completa della discografia mondiale che posso riassumere, in parte, così:

  • Sono salite a 130.000 le tracce pubblicate ogni giorno nelle app di streaming.
  • Con 11,3 milioni di artisti mappati e oltre 25,7 milioni di brani pubblicati solo nel 2024, la realtà è chiara: la musica cresce a ritmi vertiginosi, ma l’attenzione del pubblico no;
  • Per ogni superstar che conquista le playlist, migliaia di artisti emergenti lottano per un ascolto;
  • Intere librerie musicali rimangono nel limbo del silenzio digitale.

Chartmetric analizza i dati raccolti e segmenta gli artisti creando una piramide di notorietà che ci aiuta a capire meglio lo stato delle cose:

  • 818.000 artisti emergenti: appena visibili, spesso con pochi o nessun dato di performance;
  • 61.500 artisti in sviluppo: iniziano a costruire una presenza digitale, ma sono ancora lontani dal mainstream;
  • 8.500 artisti di livello medio: mostrano una crescita costante e un pubblico più fedele;
  • 2.800 artisti mainstream: dominano piattaforme, radio e social media;
  • 308 superstar: nuovi nomi come Katseye e FloyyMenor si affermano come icone globali;
  • 65 leggende: artisti con un’eredità musicale consolidata da decenni, tra cui Ella Fitzgerald e Julio Iglesias;
  • Solo il 14% degli artisti su Spotify ha più di 10 ascoltatori mensili.

Su una base di analisi che comprende 11,3 milioni di artisti mappati e oltre 25,7 milioni di brani pubblicati solo nel 2024, il risultato dimostra che la maggior parte della musica prodotta oggi rimane nell’oblio, vittima dell’economia dell’attenzione e del sovraccarico di contenuti.

Il paradosso dello streaming: tutto e niente

La democratizzazione della musica tramite lo streaming ha eliminato molte barriere d’ingresso, ma ha anche creato un sovraffollamento. Con 1691 generi musicali identificati quest’anno, il pubblico ha accesso a una varietà senza precedenti.

Ma quanto di questa offerta viene realmente scoperta e valorizzata

La realtà è che l’industria musicale, dalle major alle indie, si muove verso una super long tail, dove la maggior parte dei contenuti rimane lontana dai riflettori.

Ma non si tratta di un fenomeno nuovo: anche prima dello streaming, solo una piccola percentuale di artisti raggiungeva il successo, mentre molti altri restavano nell’ombra. La differenza è che oggi tutto è più visibile, più misurabile. E questo rende il fallimento ancora più evidente.

Come emergere nell’oceano digitale?

La domanda che bisogna porsi in questo contesto è nota: come posso farmi notare in un mercato così saturo? In verità la risposta non è semplice. Non lo è perché non esistono formule magiche che accorcino la via per il successo; ogni artista musicale ha la sua storia, ha un suo quotidiano ed un suo pubblico: non esistono dei metodi validi per tutti.
Esistono però delle strategie che possono essere adattate alle diverse situazioni e fare la differenza:

  • Conosci il tuo pubblico.
    Non puoi piacere a tutti, ma puoi diventare essenziale per qualcuno. Usa i dati per capire chi sono i tuoi ascoltatori e cosa cercano.
  • Punta sulla narrazione.
    La musica non è solo suono, è storia. Racconta il tuo percorso, i tuoi valori, il significato dietro le tue canzoni.
  • Investi nella tua presenza digitale.
    Non basta pubblicare una canzone e sperare che diventi virale. Pianifica contenuti sui social, collabora con altri artisti, sii attivo.
  • Sfrutta i micro-nicchie.
    Con 1691 generi mappati, c’è spazio per tutti, ma devi trovare il tuo. Non aver paura di essere specifico: le comunità più piccole possono essere incredibilmente fedeli.
  • Lavora sulla fidelizzazione.
    È meglio avere 1.000 fan fedeli che ascoltano ogni tuo brano piuttosto che inseguire numeri giganteschi senza connessione.
Cosa possiamo imparare dal report di Chartmetric?

Il problema non è la sovrabbondanza di musica, ma l’incapacità di gestire e valorizzare questa abbondanza.
Forse, come suggerisce il report, il futuro sarà quello del non-genere, dove i confini tra le categorie musicali si dissolvono e l’identità artistica diventa il vero punto focale. Questo potrebbe aprire nuove opportunità per gli artisti che riescono a distinguersi non solo con la musica, ma con una presenza autentica e coerente.

Cosa può fare il musicista oggi?

Come artista musicale nel report di Chartmetric non dovresti vedere solo un’analisi: è un campanello d’allarme.
Non basta che tu sia presente, devi essere rilevante.

Inizia con questi passi:

  1. Rivedi la tua strategia di comunicazione.
    I tuoi contenuti parlano davvero al tuo pubblico?
  2. Usa i dati a tuo vantaggio.
    Analizza le piattaforme che funzionano meglio per te e concentra lì i tuoi sforzi.
  3. Collabora con altri artisti o creator.
    L’unione fa la forza, soprattutto in un mercato frammentato.

Il mio lavoro consiste proprio nell’aiutare gli artisti musicisti a muoversi in questa realtà complessa, offrendo strategie e strumenti per muovere i primi passi in una realtà così articolata.

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Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Apple Music e content marketing

Erede di iTunes, con il quale condivide l’infinito catalogo, Apple Music ha saputo ritagliarsi un ruolo unico nello streaming musicale puntando su contenuti curati e una personalizzazione che mira a distinguersi dalla concorrenza. Il focus di Apple è sempre stato mettere in primo piano la cura dei contenuti, una strategia che traspare fin dalla fase di registrazione dell’utente.

Apple Music e content marketing.

Al primo accesso, Apple Music indaga sulle tue preferenze musicali chiedendo quali artisti e generi preferisci, tutto attraverso un’interfaccia vivace e coinvolgente. Da quel momento, la sezione For You inizia a costruire playlist personalizzate, create da esperti del settore musicale che affinano le selezioni in base ai tuoi ascolti. Questo approccio umano, dove veri tastemaker creano la tua esperienza musicale, è una delle caratteristiche chiave con cui Apple Music vuole differenziarsi da Spotify.

Ma questa personalizzazione ha i suoi limiti.

Spotify offre un numero maggiore di playlist e metodi per scoprire nuovi artisti, ampliando di fatto le possibilità di trovare musica diversa. Apple, pur investendo molto nella qualità della selezione, sembra soffrire di una mancanza di varietà rispetto al concorrente. La cura del contenuto ha un prezzo: Apple Music rischia di limitare le opportunità per gli utenti di espandere i propri orizzonti musicali.

Apple Music Up Next è un’altra iniziativa interessante. Ogni mese, Apple Music promuove un nuovo artista emergente, anche attravesro gli Up Next Live, concerti dal vivo nei principali Apple Store dopo l’orario di chiusura. È un’opportunità per gli artisti di entrare in contatto diretto con i fan, portando la loro musica a un pubblico nuovo. È uno strumento di marketing intelligente che non solo aumenta l’esposizione dell’artista, ma rafforza anche il legame tra Apple e il mondo musicale.

Un aspetto poco noto ma altrettanto interessante è la funzione lyrics. Spotify l’ha introdotta più tardi, ma Apple Music ha sempre offerto la possibilità di visualizzare i testi dei brani, permettendo agli utenti di cercare una canzone digitando una frase del testo. Questo è un punto di forza per gli amanti della musica, che possono usare Apple Music come una vera e propria enciclopedia musicale.

Video musicali e contenuti extra sono un altro strumento che Apple ha aggiunto. Nella scheda Sfoglia puoi trovare video ufficiali e backstage che avvicinano i fan agli artisti, rendendo l’esperienza musicale più immersiva. Certo, non è una funzione centrale per uno streamer di musica, ma è un valore aggiunto, soprattutto per i fan più accaniti. Tuttavia, ci si potrebbe chiedere: in un mondo dove YouTube è il re dei video, serve davvero un’altra piattaforma che integra video musicali?

Il pezzo forte di Apple Music, però, è la sezione Radio.

Apple ha investito moltissimo in Beats One, la sua stazione radio live, che trasmette 24 ore su 24 con alcuni tra i migliori DJ e artisti internazionali a condurre programmi e interviste. A differenza di Spotify, che si basa su algoritmi, Apple punta sull’approccio umano per catturare l’attenzione degli utenti. Per i fan più fedeli, Beats One rappresenta un’esperienza che nessun algoritmo potrà mai replicare.

Questa attenzione alla dimensione umana può fare la differenza? Gli utenti preferiranno la quantità offerta da Spotify o la qualità curata da Apple? E tu, cosa hai scelto?

Ma sopratutto, rifletti se la tua musica possa trovare un maggior spazio tra il pubblico di Apple Music rispetto a quello di Spotify.

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La storia della Black Music.

di Roberto Caselli

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Nella storia della musica nera lo spiritual e il blues rappresentano l’inizio di tutto, nascono come elaborazione esistenziale del singolo ma anche come reazione collettiva al dramma della schiavitù. Nel corso del tempo queste musiche si sono evolute in altre e altre ancora. Ma quali sono state le realtà sociali che ne hanno determinato la nascita e la diffusione? Qual è il denominatore comune che traccia il percorso di coscienza dell’afroamericano e della sua ribellione?La storia della Black Music indaga tra le pieghe di questi momenti storici ed esplora le motivazioni etiche, sociali e religiose che hanno dato origine a tutte le musiche che dai seminali spiritual e blues si sono sviluppate, per giungere – attraverso il jazz, il soul, il funky, il reggae e il rap – fino alla trap, ultima rilevante forma di espressione musicale inventata dalla comunità di colore. Le otto sezioni del libro sono arricchite dalle storie dei personaggi, degli album e degli avvenimenti di particolare rilievo, da immagini d’epoca e da un centinaio di schede di canzoni emblematiche, ascoltabili direttamente tramite QR code. L’opera è completata da contenuti online quali video, canzoni, fotografi e e approfondimenti relativi agli argomenti trattati nei diversi capitoli. Prefazione di Ronnie Jones.

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musica streaming social music marketing Spotify

L’anima social di Spotify

Non puoi più pensare alla musica come un semplice flusso di note e testi. Ormai, la musica è l’anima pulsante delle interazioni social, il canale privilegiato attraverso cui i brand e le persone si connettono in modo autentico e significativo.

L'anima social di Spotify

In questo articolo mi soffermerò in alcune dinamiche che di fatto influiscono nell’esperienza di ascolto offerta da Spotify e come, di riflesso, queste dinamiche incidano nelle abitudini degli ascoltatori. Scoprirai che nel contesto attuale, la musica non è la vera protagonista assoluta, ma è un veicolo per trasmettere messaggi e intenzioni.

Nel corso dell’ultimo decennio app come Spotify hanno trasformato il mondo musicale in un hub sociale, andando ben oltre la semplice esperienza di ascolto e abbracciando una missione molto più grande: quella di creare una vera e propria comunità. Se pensi che basti creare una playlist per essere parte del gioco, ti sbagli: qui la posta in palio è la costruzione di fiducia, la trasparenza e la connessione autentica.

Il cambiamento nella fiducia degli ascoltatori

Oggi, gli ascoltatori non sono più influenzati dalle classiche campagne marketing. La fiducia è passata nelle mani del cosiddetto “fattore F”: friends, families. In un mondo dove il passaparola digitale tra pari diventa l’ago della bilancia, un brand deve fare molto di più che semplicemente mostrare un prodotto; deve raccontare una storia e inserirsi nelle conversazioni con trasparenza. Questo ha reso la musica stessa un veicolo per quei brand che desiderano avvicinarsi al loro pubblico, Spotify è diventato un ponte, uno spazio dove il dialogo tra aziende e consumatori non è solo consentito, ma anche incoraggiato.

Dalla condivisione limitata al mondo dei social

All’inizio, Spotify era esclusivo, accessibile solo su invito, un po’ come un club musicale riservato ai pochi fortunati. Ma, con il tempo, Spotify ha capito l’enorme potenziale dell’integrazione social. Ora, la piattaforma permette di creare il proprio identikit musicale, con la possibilità di seguire gli amici e scoprire in tempo reale cosa stanno ascoltando. Questa interazione sociale è diventata ancora più forte con l’integrazione di Instagram, consentendo agli utenti di condividere brani direttamente nelle proprie Stories.

Immagina quanto sia potente per un brand inserirsi in queste dinamiche: non è più pubblicità invasiva, ma è presenza naturale, quasi come un amico che consiglia una canzone. Starbucks è un caso emblematico, con la sua collaborazione con Spotify che ha portato l’esperienza musicale dentro i suoi locali e creato una playlist di riferimento che rafforza il legame emotivo con il brand.

La sfida della streaming intelligence

Spotify non è solo una piattaforma musicale; è un sistema che raccoglie dati per proporre contenuti personalizzati attraverso la streaming intelligence. Questa intelligenza permette ai brand di creare campagne pubblicitarie estremamente mirate, grazie alla piattaforma self-service Spotify Ad Studio. È qui che la differenza emerge: la pubblicità non è casuale, ma cucita su misura per un pubblico che vive la musica come parte integrante della sua identità. I marchi possono inserirsi in questo flusso, scegliendo esattamente a chi far arrivare il proprio messaggio, aumentando l’efficacia e, soprattutto, l’impatto emozionale.

il volto etico dI SPOTIFY

Spotify ha dimostrato una forte responsabilità sociale con iniziative come l’Equalizer Project, pensato per promuovere una maggiore presenza di artiste donne nel panorama musicale. Questo impegno va oltre il profitto e si traduce in un’influenza positiva sul pubblico, rendendo Spotify un punto di riferimento non solo per l’intrattenimento ma anche per l’inclusione. Grazie a collaborazioni con brand come Smirnoff, Spotify ha trasformato l’esperienza musicale in un veicolo per il cambiamento sociale, proponendo playlist bilanciate tra artisti maschili e femminili e organizzando eventi e workshop di networking per la crescita di talenti emergenti. Questo non solo migliora l’immagine di Spotify, ma rafforza la fiducia del pubblico, che riconosce il valore del suo impegno etico.

Spotify come social network

Spotify ha raggiunto un pubblico immenso e diversificato, ma non si limita a fornire musica: è uno spazio dove gli utenti possono esprimere se stessi, condividere gusti e opinioni. In questo contesto, i brand hanno la possibilità di interagire con il pubblico in modo più intimo e rilevante. Spotify, quindi, non è solo una piattaforma di streaming musicale: è un social network, un luogo di incontro virtuale dove la musica diventa il linguaggio comune.

In un’epoca in cui i consumatori cercano autenticità e dialogo, i brand devono saper cogliere l’opportunità di Spotify per stabilire una relazione reale con il pubblico. La sfida non è più solo conquistare l’attenzione, ma guadagnarsi la fiducia, costruire valore e dimostrare di essere un interlocutore affidabile.

In questo panorama la musica non è più un’opera d’arte, o d’ingegno fine a se stessa. Ed è una cosa che devi tenere in considerazione nel tuo percorso artistico. Dal mio punto di vista questo è uno stato delle cose che dovresti vivere con una certa serenità, senza lasciarti condizionare.

È però imperativo che tu riesca a trovare il tuo posizionamento in questo contesto. Diversamente, sarai destinato ad appartenere a quel vastissimo gruppo di musicisti che raccolgono pochi streaming all’anno.

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Spotify e Content Marketing

Se distribuisci la tua musica sulle app di streaming non puoi sperare di sfruttare al massimo le opportunità offerte se non conosci le logiche del loro funzionamento e degli algoritmi che le gestiscono. Ma non si tratta solo di questo: in questo articolo ti descriverò le dinamiche principali che muovono Spotify e che ne hanno decretato il successo.

Spotify e il content marketing

Spotify ha capito che non basta offrire musica a chi ama la musica; bisogna conoscere, coinvolgere e parlare la lingua degli ascoltatori in modo autentico. In un mercato in cui l’attenzione del pubblico si disperde tra miriadi di contenuti, Spotify ha trasformato il content marketing da semplice pubblicità a una forma di connessione profonda. Le sue playlist curate, le esperienze di ascolto personalizzate, come Discover Weekly o Your Daily Drive, non sono solo funzioni; sono esperienze costruite attorno ai gusti, agli stati d’animo e agli stili di vita delle persone.

Il cuore del successo di Spotify è lo storytelling musicale. Oggi, nel mondo del marketing digitale, raccontare una storia che rispecchi il pubblico non è un lusso, ma una necessità. Non è un caso che lo storytelling sia alla base di tutti i grandi progetti di Spotify. Ogni interazione dell’ascoltatore, che si tratti di scoprire nuova musica tramite la Discover Weekly o di seguire curiosità e retroscena sulle canzoni preferite con Behind the Lyrics, è un’opportunità per creare una connessione emotiva. L’ascoltatore diventa non solo il fruitore, ma anche il protagonista di un viaggio musicale creato su misura, grazie a un algoritmo capace di comprendere le sfumature delle sue preferenze musicali.

Spotify cerca addirittura di anticipare i bisogni e desideri dei suoi utenti attraverso la personalizzazione estrema, dalla playlist mattutina alla selezione perfetta per un allenamento o un viaggio, rappresenta la rivoluzione dell’esperienza d’ascolto. Ogni playlist è un contenuto che risuona con momenti specifici della vita di chi ascolta, diventando così un elemento fondamentale del loro quotidiano.

Ma perché tutto questo funziona così bene? La risposta risiede in un concetto chiave: Spotify sa utilizzare i dati in modo empatico. A differenza di altre piattaforme, non sfrutta i dati solo per migliorare il targeting pubblicitario, ma li trasforma in una forma di cura e attenzione per l’ascoltatore. Attraverso l’analisi delle abitudini d’ascolto, Spotify è capace di proporre non solo brani che rispecchiano i gusti dell’ascoltatore, ma anche esperienze musicali costruite in base a stati d’animo, attività quotidiane e momenti della giornata.

Un altro esempio del coinvolgimento emotivo offerto da Spotify è la campagna Spotify Wrapped. Non si tratta solo di un riepilogo annuale delle proprie abitudini d’ascolto, ma di un momento di celebrazione personale. Gli utenti dell’app, i tuoi ascoltatori, non vedono l’ora di condividere su social media i minuti trascorsi ascoltando la propria musica preferita, dimostrando l’orgoglio di appartenere alla comunità Spotify. La piattaforma sfrutta questa occasione per dar voce agli ascoltatori e ai musicisti, creando così una vera e propria famiglia musicale.

Spotify è anche al fianco dei musicisti e dei team di marketing, offrendo un supporto completo che va ben oltre la semplice pubblicazione dei brani. Tramite Spotify for Artist i musicisti e il loro staff dispongono di dati preziosi sulle abitudini d’ascolto dei fan, permettendo loro di comprendere meglio il proprio pubblico e di interagire in modo più mirato. Questa stretta connessione con i musicisti e la possibilità di monitorare in tempo reale il successo delle proprie tracce e delle proprie playlist offre agli artisti uno strumento potente per ottimizzare la propria presenza su Spotify.

Per i brand, Spotify rappresenta un’opportunità senza precedenti. La piattaforma ha individuato cinque abitudini di streaming fondamentali, scoperta, varietà, tendenza, nostalgia e ripetizione, che consentono di targetizzare il pubblico in modo estremamente preciso. In un contesto in cui il marketing tradizionale fatica a catturare l’attenzione dei consumatori, Spotify è riuscito a rendere la pubblicità parte dell’esperienza musicale. Un brand può essere ascoltato e percepito non come un’interferenza, ma come parte integrante di un momento speciale per l’utente.

Per chi lavora nel marketing, Spotify rappresenta una lezione importante: comprendere il pubblico non è un’operazione meccanica, ma un’arte che richiede sensibilità e comprensione. In un mondo in cui le persone cercano autenticità e connessioni reali, le strategie di content marketing che si limitano alla promozione fine a sé stessa sono destinate a fallire. La vera sfida per i brand è capire che gli utenti non cercano più solo un prodotto, ma un’esperienza che li faccia sentire parte di qualcosa di più grande.

Alla fine, Spotify dimostra che per avere successo in un mercato sovraccarico di stimoli non basta solo avere una buona tecnologia; bisogna essere capaci di ascoltare, adattarsi e interagire con il proprio pubblico in modo umano.

Sei pronto a rendere il tuo contenuto più che una semplice pubblicità, trasformandolo in un’esperienza che il tuo pubblico possa amare e ricordare?

Hai almeno un’idea del percorso che dovresti intraprendere?

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La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

di Riccardo Scandellari
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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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social media social music marketing You Tube

YouTube e la musica: coppia vincente

Se usato correttamente, curandolo con attenzione e strategia, un canale YouTube può diventare una delle fonti primarie per il posizionamento di un musicista nell’ultra competitivo mercato musicale. Come per tutti i social ha le sue caratteristiche e le sue dinamiche, che vanno conosciute e sfruttate, per poter raccogliere frutti concreti e duraturi.

You Tube e la musica, una coppia vincente

L’importanza di YouTube per un musicista è evidente, in particolare alla luce dei dati recenti sull’utilizzo dei social media in Italia come riporta puntualmente Vincenzo Cosenza nel suo blog. Con un’audience di 36,9 milioni di utenti nel 2023, segnando un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente YouTube si conferma come la piattaforma più utilizzata dagli italiani.

I dati elaborati da Cosenza, sono in linea con le analisi di Andrea Girolami sul predominio di Youtube di cui ho scritto qualche settimana fa. Dati sulle abitudini del pubblico che sottolineano, non solo la popolarità della piattaforma, ma rivelano il suo potenziale come strumento di promozione e distribuzione per i musicisti.

Sebbene sia vissuta dal pubblico come una tv on demand, i musicisti dovrebbero considerareYouTube come uno dei loro social network primari non limitandosi al caricamento dei video, ma considerandolo un ambiente propizio interagire con i fan, condividere il processo creativo e costruire una comunità attorno alla loro musica.

Il tempo medio dedicato dagli utenti a YouTube è di 5 ore e 7 minuti al mese, posizionandosi come il terzo social media per tempo di utilizzo, dopo Facebook e Instagram. Questo dato è cruciale per i musicisti, poiché indica che gli utenti sono disposti a investire tempo nella fruizione di contenuti musicali. Un musicista può sfruttare questa tendenza non limitandosi ai video musicali, ma  sfruttando tutti quelle funzioni che offre la piattaforma come: Short, la troppo sottovalutata scheda Community, Live, chat e rispondendo puntualmente ai commenti in calce al video.

Non voglio dilungarmi troppo, ma vorrei che sia chiaro il concetto che caricare una sfilza di video su YouTube, magari senza curare tag, descrizione ed altri dettagli, non è assolutamente sufficiente per ottenere in un tempo ragionevolmente breve dei risultati concreti.

Anche un canale YouTube richiede un approccio strategico ritagliato su misura dell’artista e un impegno costante nel mantenere il canale interessante per incrementare iscritti e visualizzazioni.

Se vuoi approfondire la tua conoscenza sulle dinamiche di YouTube o elaborare una strategia in base alle tue disponibilità, ti invito a contattarmi. Facciamoci due chiacchiere.


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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La saturazione del mercato musicale e come uscirne

Oggi vediamo insieme un po’ di tendenze evidenziate nel rapporto Luminate di metà anno sull’industria musicale. Sebbene sia una vista dall’alto sull’intera industria discografica globale, con dei focus sul mercato americano, questo rapporto ci evidenzia alcune dinamiche che possono interessare direttamente anche i musicisti auto prodotti o esordienti ovvero tutti coloro che ancora non si sono ritagliati uno spazio apprezzabile nel mercato dello streaming.

La saturazione del mercato musicale e come uscirne.

Il rapporto Luminate evidenzia la lenta marcia verso la totale saturazione dell’offerta musicale nei paesi più sviluppati a cui i servizi di streaming musicale rispondono con un rafforzamento della redditività e sull’identificazione di modi per comprendere meglio e monetizzare il loro pubblico. Lo fanno con iniziative che includono aumenti dei prezzi degli abbonamenti e l’introduzione di nuove funzionalità al fine di aumentare il legame ed il coinvolgimento del pubblico.

Date queste condizioni e il più ampio contesto inflazionistico, è evidente come i recenti aumenti dei costi del settore abbiano avuto un impatto negativo sugli abbonamenti alle app di streaming. Ad esempio, lo studio Music 360 di Luminate ha scoperto che le donne che pagano lo streaming sono più attente ai prezzi rispetto alle loro controparti maschili. Secondo la ricerca, più del 51% del pubblico femminile sostiene di voler abbandonare le formule in abbonamento perché troppo costose.

Per un musicista questo significa che, per fronteggiare l’andamento negativo, dovrà trovare un vantaggio aumentando la fedeltà tra gli abbonati attuali e conquistando i nomadi degli abbonamenti. Il rapporto di Luminate da la sua risposta identificando le aree che potrebbero essere più efficaci nell’aiutare alla fidelizzazione degli abbonati.

Sebbene prezzo e catalogo delle app di streaming siano ancora importanti per il pubblico, sono le funzionalità di coinvolgimento più approfondito (concerti in streaming live, contenuti esclusivi sugli artisti, notizie e contenuti aggiuntivi non correlati alla musica) a fare davvero la differenza per portare il pubblico freemium a livello premium.

Questa indagine mette in rilievo che il pubblico non vive di sola musica ed il musicista oggi più che mai deve trovare un livello di coinvolgimento e partecipazione costante alzando la posta e offrendo qualcosa di più dei semplici brani caricati in streaming.

In questo contesto per un musicista esordiente o in auto produzione sfruttare in pieno la comunicazione con micro contenuti tramite social come Instagram, Facebook e Tik Tok, nonché offrire contenuti esclusivi tramite YouTube, qualcosa come live in streaming o micro eventi domestici, diventa sempre più indispensabile per non rimanere ai margini di un panorama saturo di offerta musicale.


La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

di Riccardo Scandellari
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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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La musica e i mutamenti dei mercati digitali

Per quanto concerne il mercato musicale, la differenza fondamentale tra il passato ed il presente è l’avvento dei social media che ha profondamente ridefinito il concetto di mercato della condivisione, dove il valore di ogni contenuto è soggettivo e co-costruito. Il mercato della condivisione si contrappone al modello di mercato tradizionale che assegna un prezzo a ogni cosa.

La musica e i mutamenti dei mercati digitali

Questo fenomeno ha influenzato sia i brand che i consumatori, creando nuove modalità di interazione e partecipazione. Il concetto di Web 2.0 si basa sull’interattività e la partecipazione attraverso piattaforme gratuite e sempre accessibili, permettendo il passaggio da una pubblicazione verticale di contenuti da parte di fonti autorevoli al coinvolgimento del pubblico, noto come orizzontalità.

Il crowdsourcing, ovvero l’accesso alla conoscenza e alle risorse comuni per fini personali, è diventato una pratica diffusa, con esempi come Wikipedia, Spotify e Netflix, che rappresentano aggregazioni di prodotti culturali co-costruiti dalla comunità. Questo nuovo modo di fruire dei contenuti ha anche trasformato il marketing, con i provider delle piattaforme sociali che cercano di monetizzare attraverso l’inserimento di pubblicità durante la fruizione dei contenuti e la vendita dei dati degli utenti alle aziende.

Il social media marketing è diventato un elemento chiave nel comunicare, distribuire e scambiare offerte di valore per le aziende, alle tradizionali 4P del marketing, Prodotto, Prezzo, Promozione, Punto Vendita, si introduce la Partecipazione. Questo ha segnato un passaggio dalla comunicazione tradizionale, in cui i media distribuivano contenuti in modo unilaterale, a una logica, in cui il pubblico partecipa attivamente alla vita del brand, che nel nostro caso corrisponde all’artista.

Sono questi i cambiamenti che hanno influenzato anche l’industria musicale. Dopo una fase di pirateria digitale nel vuoto di una regolamentazione ufficiale, ora l’industria musicale sta sperimentando una ripresa grazie alla consapevolezza delle potenzialità nuovi media digitali e alle nuove strategie di fruizione e distribuzione dei contenuti.

In questo contesto l’artista musicale deve imparare le dinamiche del sistema, accumulando un bagaglio di esperienze e conoscenze che gli rendano possibile operare le scelte migliori per la sua carriera. Come già è accaduto ad altre figure professionali, anche per i musicisti è giunto il tempo di considerarsi un po’ meno artisti e più professionisti.

Lo hanno già fatto gli illustratori, i fumettisti, gli scrittori e molti altri, non mi sembra che il mondo sia crollato, no?


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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Soundcloud e le Fan Powered Royalties

Non l’ho sperimentato o visto in azione, ma il modello di pagamenti Fan Powered Royalties, messo in pratica da Soundcloud, è diventato particolarmente interessante per gli artisti musicali emergenti dopo che Spotify e Deezer hanno reso più restrittivi i loro criteri.

Soundcloud e le Fan Powered Royalties

In pratica, le royalty generate dall’ascolto dei fan dell’artista finiscono direttamente nel portafoglio dell’artista stesso senza finire nella ripartizione in percentuale che è meno equa e trasparente. Secondo le intenzioni di Soundcloud, questo modello avvantaggia gli artisti indipendenti e consente ai fan di svolgere un ruolo importante nel successo dei loro artisti preferiti.

Le royalty generate dai fan vengono riconosciute in base alla porzione di tempo trascorso ascoltando ciascun artista. La somma totale di denaro generata da un fan ascoltando un artista si basa su alcuni fattori:

  1. Quanto il fan ascolta quell’artista rispetto a tutto il tempo di ascolto in un dato mese;
  2. Quante pubblicità ha consumato il fan;
  3. Se il fan ha un abbonamento a pagamento a SoundCloud Go+.

Per monetizzare con il modello Fan Powered l’artista deve avere un abbonamento Next Plus o Next Pro che consentono l’accesso alla dashboard di SoundCloud for Artists. Con questi due piani Soundcloud si pone come antagonista di servizi come Tunecore o Distrokid offrendo servizi agli artisti musicali che vogliono distribuire le loro creazioni a tutti i principali servizi di streaming. Non sono previsti requisiti di idoneità per monetizzare e distribuire con SoundCloud for Artists.

Il programma Fan Powered Royalties poggia anche sulla funzione Fan, tuttora in Beta Test, che permette agli artisti musicali di individuare quali sono i loro fan più appassionati e di contattarli direttamente tramite messaggi privati.

Questi strumenti hanno lo scopo di consentire agli artisti musicali di costruire relazioni dirette con il proprio pubblico sulla piattaforma, chiedere feedback su tracce private, promuovere nuove tracce e uscite, presentare tracce, identificare altri artisti e promuovere spettacoli ed eventi live e virtuali.

Dalle informazioni che ho raccolto queste nuove funzionalità di Soundcloud lo rendono uno strumento molto interessante per qualsiasi esordiente che può sperare in un maggior numero di entrate, ma ha anche uno strumento per stringere legami solidi con la sua base fan.

La visione di Tracy Chan, Chief Content Officer di Soundcloud sul mercato dello streaming musicale e perché non funziona bene con gli emergenti è piuttosto chiara:

“La promessa del modello di business dello streaming musicale è che come artista puoi portare la tua musica nel mondo e costruire una base di fan e con quella base di fan puoi fare soldi vendendo ai tuoi fan biglietti, merchandising e musica, e guadagnarti da vivere comodamente con la tua arte…Ma ecco il punto…quella promessa è vuota. Lo streaming non funziona per la stragrande maggioranza degli artisti. Perché i servizi di streaming non ti diranno chi sono i tuoi fan. Invece, gestiscono modelli di business basati sulla vendita dell’accesso ai tuoi fan. E i servizi di streaming non sono gli unici: nemmeno le piattaforme di ticketing e merchandising ti diranno chi sono i tuoi fan…Lo sporco segreto dell’industria musicale è che queste piattaforme si aspettano che tu fornisca loro contenuti e vendite per alimentare i loro profitti, ma si rifiutano di dirti chi sta ascoltando le tue canzoni (o comprando i tuoi biglietti e il tuo merchandise). Promesse fatte, promesse non mantenute”.

La strada intrapresa da Soundcloud non è certo l’unica per stringere legami forti con il pubblico, ma il servizio offerto si presta come una scorciatoia rapida e sostenibile l’artista musicale che vuole valorizzare il suo patrimonio di fan; perché è bene ricordare che il pubblico non si acquista ma si conquista.

Se vuoi saperne di più
https://help.soundcloud.com/hc/en-us/articles/1260801306810-Fan-powered-Royalties-FAQs


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Ai curatori di playlist piace la tua musica?

Prima di contattare un curatore di playlist perché inserisca il tuo brano nella sua playlist, usando servizi come Match.fy o SubmitHub o direttamente tramite social, ti sei mai fermato ad ascoltare la sua selezione per assicurarti d’essere in linea con il gusto di quella selezione?

Ai curatori di playlist piace la tua musica?

Non intendo solo di essere in linea con il genere musicale, ma anche con il testo e con le vibrazioni, con il mood, che la playlist nel suo insieme trasmette. Ti potrebbe sembrare un lavoro superfluo, magari una perdita di tempo, in realtà si tratta di un’indagine strategica per comprendere se la tua musica troverà un pubblico in grado di apprezzarla e comprenderla.

Non c’è solo questo, devi anche assicurarti che gli altri brani abbiano almeno la stessa qualità creativa e tecnica del tuo brano: la mela buona in un cesto di mele marce rischia di fare la loro stessa fine.

Ci sono alcuni curatori che creano playlist con passione e amore della musica, altri che sono mestieranti in cerca di profitto, in entrambi i casi le playlist si rivelano dei calderoni nei quali il singolo artista fatica ad emergere, ovvero, fatica raccogliere follower.

Scegliere con cura le playlist a cui proporre i tuoi brani ti aiuterà a farti conoscere da un pubblico più ricettivo al tuo sound aumentando la possibilità di raccogliere follower.

Come è stato dimostrato  dalle analisi sulle abitudini dei superfan, questo genere di pubblico è molto prezioso per un artista musicale, è il suo zoccolo duro: genera ascolti ripetuti ed è disposto a spendere tempo e denaro per live o merchandising.

Creare un ambiente più sano per i musicisti e per chi ascolta musica inizia proprio dal selezionare i curatori di playlist più responsabili e professionali.


Guida completa al Crownfunding

di Carmine La Mura
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Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.

Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:

Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria

Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.

Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.

Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.

Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.

La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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