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business musica streaming tidal

Novità importanti in casa Tidal

La concorrenza tra le piattaforme di musica in streaming continua a riservare sorprese interessanti. Oggi vorrei rivolgere la tua attenzione verso TIDAL. Questa piattaforma ha una storia piuttosto complicata e controversa, per conoscerla ti invito a leggerla su Wikipedia.

Il Payout Direct Artist di Tidal

TIDAL è stata la prima piattaforma ad offrire in streaming musica in alta qualità (lossless) e sebbene i suoi abbonamenti siano più costosi rispetto a quelli della concorrenza, ha saputo ritagliarsi la sua quota di mercato nei servizi di streaming.

Tra le novità di questi mesi c’è il lancio di TIDAL Free che al momento interessa solo il mercato statunitense. Questo probabilmente per rispondere all’avanzata aggressiva di Amazon Music nel mercato dello streaming lossless. L’offerta di TIDAL Free non metterà a disposizione l’intero catalogo disponibile, ma solo una parte, nel tentativo di attirare e fidelizzare nuovi iscritti verso la piattaforma. Una strategia semplice già usata da Amazon Music che sta dando i suoi frutti.

Ma la novità più importante su TIDAL per gli artisti musicisti è il lancio del Payout Direct Artist, ovvero il riconoscimento fino al 10% delle commissioni di un abbonato HiFi Plus direttamente all’artista in streaming più ascoltato da quell’account.

Con il programma Direct Artist Payouts, TIDAL offre agli artisti un supporto supplementare, in modo da consentire loro di creare e promuovere la loro musica in modo più efficace con l’aiuto dei loro fan.

Tutti i dettagli per poter partecipare al programma Direct Artist Payouts di TIDAL, o per verificare se ne fai già parte, li puoi trovare sulla pagina di supporto della piattaforma.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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business royalty social media You Tube

6 cosine basiche su YouTube e royalty

YouTube può essere una piattaforma redditizia e in grado di aumentare il tuo pubblico, ma tende anche a confondere anche gli utenti più esperti quando si tratta di monetizzare i video e presentare reclami sul copyright. Oggi vorrei concentrarmi su come il social media di Google si comporta con le royalty musicali, perché c’è molta confusione sull’argomento e questo porta gli artisti musicisti verso scelte non corrette.

YouTube e le royalty
courtesy by pixabay.com
1. Riscuotere royalty su video caricati da altri utenti.

In qualità di cantautore, hai il diritto di monetizzare e riscuotere royalties da qualsiasi utilizzo delle tue canzoni. Gli editori possono rivendicare qualsiasi video di YouTube che contenga musica controllata da loro e dai loro autori, sia che si tratti di una registrazione ufficiale, di un’esibizione dal vivo, di una cover o di un remix. Questo vale per qualsiasi uso, anche se non hai caricato tu stesso il video. Una volta che il tuo publisher ha avviato una rivendicazione, può scegliere di monetizzare quel video e riscuotere le royalty.

2. Monetizzare le tue composizioni su YouTube

Le canzoni guadagnano royalties in due modi : dalla registrazione principale (file audio effettivo) e dalla composizione (musica e testi sottostanti). La maggior parte delle etichette discografiche o dei distributori controllano solo le registrazioni principali e quindi possono riscuotere solo le royalty generate dalla registrazione principale su YouTube. Agli autori sono dovute anche le royalty generate dalla loro composizione; è probabile che tu non li ottenga tramite la tua etichetta o distributore. Dovrai registrare tu stesso le tue composizioni su YouTube o tramite un Music Publishing Administrator per riscuotere ciò che le tue canzoni hanno guadagnato sulla piattaforma.

3. I video senza pubblicità non generano royalty

Poiché le royalty di YouTube sono essenzialmente una parte delle entrate pubblicitarie, i video di YouTube non generano royalty fino a quando un annuncio non è stato pubblicato da un titolare del copyright. Questa operazione viene eseguita quando un’etichetta, un editore o un altro proprietario di contenuti presenta una richiesta e quindi indica a YouTube di monetizzare quel video.
Se un video di YouTube non ha una pubblicità riprodotta prima, durante o accanto, non genera alcuna royalty per i titolari dei diritti associati. Un’eccezione a questa regola sono le clip di YouTube visualizzate tramite la piattaforma di contenuti a pagamento senza pubblicità YouTube Premium. Per poter monetizzare un video, il canale dove è caricato deve rispondere a dei requisiti minimi che vedremo nel punto 6.

4. C’è un tasso di royalty fisso per vista

E’ noto che i tassi di royalty su YouTube sono confusi. Dipendono dal tipo di annuncio offerto sul video, dal territorio in cui è avvenuta la visualizzazione, dal periodo dell’anno, dal servizio YouTube (gratuito o premium) e da molti altri fattori: per esempio si è notato che le pubblicità associate ai video musicali e all’intrattenimento, in genere, sono tra le meno redditizie. Per questo motivo, è molto difficile stimare esattamente quanto guadagnerà un video in termini di entrate pubblicitarie.

5. Rivendicare un video non chiude il canale di un altro utente

Un canale YouTube riceve un avvertimento sul copyright quando un titolare dei diritti invia una richiesta formale di rimozione informando YouTube che non dispone dell’autorizzazione per pubblicare i suoi contenuti. YouTube prende molto sul serio gli avvertimenti sul copyright; dopo tre di essi, tutti i video di un canale vengono rimossi e potrebbero essere soggetti a chiusura. D’altra parte, quando un titolare dei diritti presenta un reclamo su un video per monetizzarlo, non assegna al canale dell’utente che l’ha caricato un avvertimento sul copyright né lo mette in cattiva posizione con YouTube. Un buon compromesso, davvero.

6. Quando un video su YouTube può essere monetizzato

YouTube ha delle soglie minime che devono essere soddisfatte prima che un video possa essere monetizzato. Ad esempio, il canale su cui viene pubblicato il video deve avere almeno 1.000 iscritti e ha registrato 4.000 ore di visualizzazione negli ultimi 12 mesi.

Se vuoi crearti un canale artista, YouTube è un ottimo strumento per creare e condividere contenuti, promuovere la tua musica e, in definitiva, generare royalties. Ma prima di arrivare a questo devi avere i requisiti del punto 6 e, come in ogni altro social, catturare un pubblico attento e affezionato richiede metodo, pazienza e costanza.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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business musica streaming social media

Quali social pagano royalty?

Ho raccolto un po’ di informazioni su quali piattaforme riconoscano royalty per la musica presente nei contenuti pubblicati dagli utenti.

Preciso già da subito che questa guida non credo sia completa e nemmeno esauriente, ma potrebbe comunque risultare utile per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal rapporto tra musica e social. Tieni anche presente che questo articolo fotografa la situazione di questi mesi, come in qualsiasi settore, i processi cambiano e le informazioni in futuro potrebbero non essere aggiornate.

Quali social pagano royalty?
coutesy by pixabay.com
Instagram

Instagram paga le royalty di pubblicazione e master per la musica che gli viene inviata tramite i distributori. Instagram ha integrato la gestione delle licenze musicali recentemente, ma sta lavorando alla creazione di un sistema di gestione dei contenuti (CMS), simile a quello di YouTube. In questo momento, molti detentori dei diritti hanno accordi unici e licenze generali con Instagram, garantendo pagamenti ai loro cantautori e artisti. Per verificare se il tuo distributore, editore o società di raccolta ha un accordo attuale con Instagram, puoi contattare direttamente i loro team di supporto.

Youtube

YouTube tiene traccia e paga le royalty in diversi modi. Oltre a pagare le royalty master e di pubblicazione in base agli ISRC associati al caricamento dei video, utilizza anche un sistema chiamato Content ID per tenere traccia di altri usi. Con Content ID, YouTube è in grado di scansionare e identificare i video che utilizzano la tua canzone. Il meccanismo di calcolo delle royalty di YouTube può essere complesso, inoltre le riceverai solo se il canale dove è pubblicato il video soddisfa le loro soglie monetarie. Questo significa che, affinché YouTube possa inserire annunci e monetizzare un video, questo deve trovarsi su un canale con almeno 1.000 iscritti e 4.000 ore di visualizzazione negli ultimi 12 mesi.

Tic toc

La piattaforma di TikTok si concentra principalmente sul consentire agli utenti di abbinare la musica a brevi video clip di 15 secondi. Tuttavia, mettere semplicemente la tua musica su un video nell’app non ti farà ottenere royalties: un artista deve distribuire la propria musica tramite un distributore affinché sia ​​disponibile e monetizzabile. Devi anche essere registrato con una società di raccolta, come un PRO come SIAE, ASCAP, BMI, SESAC e avere un editore o un amministratore di pubblicazione, per riscuotere le royalty di pubblicazione. Poiché TikTok è una nuova applicazione, stanno ancora lavorando su accordi per concedere in licenza la musica con vari titolari di diritti. Dovrai verificare con il tuo distributore, società di riscossione ed editore per assicurarti che dispongano di licenze con TikTok per riscuotere le royalty per tuo conto. Se sono concessi in licenza, è lecito presumere che la tua musica riscuoterà royalties per ogni utilizzo sulla piattaforma.

Twich

Twitch è la piattaforma di livestreaming di proprietà di Amazon.com. E’ popolare tra i videogamers che trasmettono in diretta le loro giocate. Negli anni è diventato una delle piattaforme più usate per gli eventi in streaming. Attualmente, lo streaming di musica su Twitch può farti guadagnare royalty, ma limitatamente. Solo recentemente Twitch ha firmato un accordo di licenza con SACEM (la SIAE francese) e ha rilasciato il suo nuovo prodotto: Soundtrack. Con il servizio Soundtrack, uno streamer Twitch trasmetterà contemporaneamente il proprio video utilizzando le musiche presenti nel catalogo Soundtrack con relativa licenza sul servizio. Ciò significa che le royalty di pubblicazione e master saranno disponibili per coloro che hanno una licenza con Twitch. Come Instagram, ti consigliamo di verificare con il tuo distributore ed editore per vedere se hanno licenze con Soundtrack per Twitch. Puoi anche eseguire brani selezionati con l’estensione Twitch Sings, ma i brani sono concessi in licenza con un distributore di karaoke.

Splice

Questo servizio consente ai musicisti di caricare i propri campioni, ritmi ed effetti per l’uso da parte di altri. Quando carichi i tuoi beat su Splice, vieni pagato quando qualcuno li scarica e li usa. Le royalty non vengono prese in considerazione perché tutto sul sito Web di Splice è esente da royalty al 100% e autorizzato per l’uso commerciale. Ciò significa che verrai pagato da Splice per un produttore che scarica un beat che hai caricato, ma non riceverai royalties se caricano la canzone su Spotify. Piuttosto semplice, no?

BeatStars

BeatStars è un marketplace per i produttori hip-hop per connettersi con artisti e rapper in cerca di ritmi. Chiunque può iscriversi, mettere in vendita i propri beat e creare contratti unici di “beat lease”. Il produttore è in grado di stabilire determinati limiti su come l’artista può utilizzare il proprio ritmo e quali diritti sono divisi tra loro e l’artista. Come artista o produttore, è importante leggere i tuoi contratti quando stipuli un contratto di locazione beat. Nella maggior parte dei casi, un produttore e un artista si divideranno le royalty di pubblicazione e master . In una licenza esclusiva, i diritti master vengono trasferiti all’artista, ma il produttore manterrà i diritti di pubblicazione.

Come vedi, non è scontato che per ogni riproduzione on line della tua musica ti vengano riconosciuti dei corrispettivi. Per questo, sopratutto se sei un artista musicista che si autoproduce, è necessario che tu scelga bene la piattaforma e i servizi di distribuzione su cui poni le basi della tua carriera. Chi si affida ad un’etichetta discografica in genere non deve preoccuparsi di questo, ma qualsiasi caso, come vedi, essere un musicista professionista oggi più che ieri richiede una conoscenza precisa sulle dinamiche dei mercati digitali e sul valore delle opportunità offerte.


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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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bandcamp business social media

Perché Bandcamp è molto interessante.

Complice la pandemia che ha bloccato i concerti dal vivo, gli artisti musicali hanno preso consapevolezza dei grossi limiti del sistema con cui Spotify ripartisce le royalty. Un sistema di sperequazione progressiva che premia i più noti: più sei cliccato e più il margine sul singolo click aumenta. Per gli altri non restano che le briciole e la consapevolezza della mancata promessa di “consentire a un milione di creativi di vivere dei profitti della loro musica” ancora presente nello statuto della piattaforma svedese.

Perché Bandcamp è interessante

Spotify non è un paese per piccoli e non consola l’aumento annuale da 30.000 ad oltre 43.000 degli artisti che da soli generano il 90% del traffico. Se non sei in questo 3,5% non è che ti resti molto in mano. Se resti sotto una quota di visibilità, che è molto alta, non trovi modo di emergere.

Nonostante queste premesse, perché il numero di brani caricati quotidianamente su Spotify (oltre 60 milioni) continua ad aumentare? Perché c’è questo affanno per stare su Spotify?

La fama che gode la app svedese è sicuramente legata alla sua buona auto promozione ed alle funzionalità social che rendono molto facile per un’artista o un promoter diffondere il verbo nella rete. Sembra che poco importi se poi i guadagni sono ridicoli o i post sui social vengano regolarmente ignorati generando pochi streaming.

Arriviamo al punto: cosa offre Bandcamp che Spotify non offre?

Innanzitutto il motore del sito sono gli artisti, chi produce musica e non solo chi ne usufruisce. Con la sua conformazione classica la navigazione in Bandcamp può sembrare spartana e statica, in realtà è funzionale, intuitiva ed offre al fruitore il tempo per ragionare, ascoltare e scegliere le diverse proposte del catalogo.

Gli artisti musicali in Bandcamp trovano uno spazio per gestire in autonomia il proprio spazio nella piattaforma: possono fissare il prezzo del download, decidere cosa mettere in streaming gratuito e il tutto senza obblighi o intermediari.

Alcuni artisti mi confermano che l’ecosistema di Bandcamp ha loro permesso di costruire un dialogo proficuo con un pubblico veramente interessato alla loro musica e ben felice di spendere qualche euro per un Cd, un vinile o un file digitale. Il che non è poco dato che la vendita di un paio di dischi su Bandcamp corrisponde al controvalore di due anni su Spotify.

Il pubblico di Bandcamp ha un profilo diverso dall’utente medio di Spotify. E’ mediamente più curioso, più disponibile a nuove esperienze di ascolto e sopra ogni altra cosa, in genere cerca quella musica che non trova nel mainstream. E’ un pubblico esigente ed attento che cerca gratificazione nell’ascolto della musica.

Bandcamp si presenta come una strategia alternativa per poter raggiungere le comunità di ascolto. Lo è particolarmente in questo momento in cui l’industria del supporto fisico, cd e vinile, sta vivendo una nuova primavera come messo in evidenza dai dati della FIMI nell’ultimo trimestre. ​​


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bandcamp social music marketing social network Spotify

Bandcamp: quello che Spotify non ti offre

Bandcamp nasce nel 2007 come servizio servizio musicale che permette ad artisti indipendenti di promuovere e distribuire la loro musica online, recentemente i suoi servizi si sono estesi anche alle etichette discografiche che possono contare su un’ampia platea di iscritti molto interessata a nuove esperienze musicali.

Bandcamp vs Spotify

Bandcamp ti permette di caricare, ascoltare e acquistare musica, in formato fisico o digitale. La sua specificità è quella di vendere musica, attraverso un’esperienza di ricerca nella quale l’utente scopre un artista o un album che gli piace e decide di acquistare i file caricati dall’artista stesso. La piattaforma californiana nasce infatti per offrire agli artisti indipendenti un grande negozio di dischi online, dove far conoscere e commercializzare le proprie opere.

Visto in questa ottica, il servizio offerto da Bandcamp è abbastanza flessibile: come artista musicale puoi vendere la tua musica sulla piattaforma scegliendo diversi tipi di formato file ed il prezzo del singolo brano o dell’album.

Questa elasticità, la praticità d’uso e una struttura di navigazione classica e solida piace molto sia ai musicisti sia ai loro fan e garantisce al sito un giro d’affari complessivo di circa 196 miliardi di dollari in progressivo aumento.

Ma ciò che più piace agli artisti che affidano la loro carriera a Bandcamp è il rapporto musicista>ascoltatore completamente diverso da quello imposto dall’ecosistema Spotify. Un rapporto più naturale e spontaneo che non impone la filosofia competitiva dell’app svedese riassunta dalla cruda e semplice dichiarazione del CEO Daniel Ek: «Non puoi registrare un disco ogni tre o quattro anni e pensare che sia sufficiente».

A differenza di Spotify, che è un app di musica in streaming, Bandcamp si presenta come «a record store and a music community». La sua mission principale è quella di mettere in contatto gli artisti musicali con il loro pubblico, ma soprattutto di garantire loro un introito adeguato per il loro lavoro: un’angolazione completamente diversa rispetto al gigante svedese che si sta rivelando incapace di mantenere le promesse della sua mission.

Nel più vasto ecosistema della fruizione della musica online questi due modelli sembrano in antitesi, quasi contrapposti, in realtà mi è stato fatto notare che non è proprio così. Sebbene la distanza tra il Sistema Spotify e il Sistema Bandcamp sia notevole, i due servizi si dimostrano complementari per garantire un’adeguata offerta al pubblico. E questa credo sia la visione più corretta per un approccio costruttivo verso le due soluzioni.

Sebbene le dimensioni del giro d’affari di Bandcamp sia molto inferiore rispetto a quello di Spotify, potresti trovare il sito californiano molto competitivo perché più appagante rispetto l’app svedese proprio per la diversa remunerazione delle opere pubblicate e ascoltate/vendute.

Con il suo complicato e sbilanciato sistema di royalty, Spotify paga da 0,0025-0,0042 euro ad ascolto e solo una parte, al netto di ciò che spetta a casa discografica e distributore, arriva effettivamente nelle tasche dell’artista. Su Bandcamp per un artista o etichetta, basta vendere un paio di dischi per portarsi a casa il controvalore di due anni di Spotify.

Conosco un paio di artisti indipendenti che hanno fatto di Bandcamp la piattaforma privilegiata per mantenere un contatto con il pubblico, raccontano che la loro esperienza è molto positiva perché raggiungono persone motivate e realmente interessate alla loro arte e si ritengono economicamente appagati dai risultati che riescono raggiungere.

L’esperienza di ricerca e di ascolto su Bandcamp è molto diversa da quella agile e veloce delle app di musica in streaming, ma proprio per questo gli utenti di questo sito sono più attenti alla musica che ascoltano e acquistano. Questo sembra premiare quegli artisti musicisti a cui vanno strette le logiche imposte dalla musica in streaming e intendono percorrere strade creative più libere.

Per spiegarmi meglio, potrei usare questa immagine: Spotify è una grande autostrada, che ti porta velocemente lontano, ma che ti costringe in un percorso obbligato con il rischio di restare intrappolato in una coda estenuante; Bandcamp è una strada di campagna che attraversa borghi e colline. Sicuramente è più lenta e richiede attenzione nel percorrerla, ma ti lascia la libertà di cambiare percorso regalandoti dei fantastici paesaggi.

Sono due esperienze diverse, che puoi scegliere in base agli obiettivi che ti poni, senza contare che il percorso della tua attività artistica non ti impone una scelta tra le due strade, puoi anche fare un percorso misto.


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I segreti della longevità artistica

Esiste un segreto, un metodo per avere una carriera artistica duratura? Nella vita di praticamente tutti gli artisti di successo esiste una costante divisa in quattro fasi: un duro inizio, l’ascesa ai vertici, la caduta, la rinascita. Nessuno è sfuggito a questo ciclo, nemmeno le superstar, quelle che giunte a veneranda età sono dei miti viventi della musica.

i segreti della longevità artistica
courtesy by pixbay.com

E’ inutile nascondere che avere una carriera duratura nella musica non è per nulla facile: i gusti del pubblico cambiano di generazione in generazione, l’artista è sottoposto a pressioni da parte di manager e discografici che condizionano il processo creativo; le idee per un buon pezzo non le trovi al banco del supermercato.

Eppure nonostante le mille difficoltà, relazioni, resilienza, collaborazione e creatività riescono ad avere la meglio e consentire all’artista musicale di cavalcare gli anni e magari anche le classifiche.

E’ un impegno quotidiano che richiede una forte fiducia in se stessi e la capacità di raccogliere gli stimoli che provengono dall’esterno, dai discografici, dai colleghi, dal pubblico, senza perdere la bussola della creatività.

Arte o intrattenimento?

Il primo nemico per una carriera duratura è la spasmodica ricerca di una hit. Sembra un paradosso, ma in realtà è il duro lavoro di ricerca e creazione artistica quello che più ripaga nel lungo periodo. C’è una grande differenza tra fare arte e fare intrattenimento.

Nei discografici c’è una forte propensione alla musica d’intrattenimento dal ritmo facile e semplice da recepire e produrre. Il più delle volte queste canzoni non durano più di qualche settimana, poche resistono all’inesorabile cambio dei gusti del pubblico o delle mode, spesso vengono facilmente rimpiazzate da una nuova hit in breve tempo.

La storia della musica però ci insegna che sono le canzoni ben scritte, arrangiate e interpretate, sono quelle che riescono ad attraversare i decenni, spesso senza risentire del trascorrere degli anni, a loro modo sempre moderne ed attuali.

Cerca la tua strada, sii unico.

Chi invece ha saputo abilmente mettere insieme Arte e Intrattenimento è la band italiana Camera Soul che, con il loro sesto album, sta conquistando le radio e le chart Soul-RnB più influenti del pianeta.

Camera Soul lavorano di cesello nella composizione e nell’arrangiamento dei loro brani, forti di una solida formazione jazz, dimostrano la capacità di attingere ispirazione dalle fonti più diverse e talvolta inusuali. Ogni loro album è il risultato di una ricerca di stile che li sta premiando del loro duro lavoro.

Ma non c’è solo questo.

Te li cito come esempio perché il Soul Jazz di Camera Soul è unico nel suo genere. La band ha una sua unicità, una sua originalità, che non ha eguali nel panorama internazionale. Questo è stato subito notato dai Dj radiofonici costantemente alla ricerca di novità interessanti e la band è stata premiata dal loro interesse e dall’interesse del loro pubblico.

La capacità di trasformare i tuoi riferimenti in uno stile personale che ti rappresenti e ti renda riconoscibile, è un altro tassello fondamentale per ottenere una longevità artistica.

Disegna il tuo mondo

Una delle regole base della scrittura creativa consiglia di scrivere ciò che si conosce. Questo perché è l’esperienza vissuta quella che ti permette di poter descrivere meglio e trasmettere le emozioni, quelle emozioni che provengono da un vissuto reale.

Con la frase Siate affamati, rimanete folli, Steve Jobs non ha inteso buttare sul piatto un concetto rivoluzionario o di rottura, più semplicemente il suo è un invito a mantenere una visione aperta che consenta di recepire e assemblare gli stimoli dal mondo esterno in combinazioni non convenzionali: di usare e formare quella che è comunemente nota come visione trasversale.

Rompere i limiti di genere, magari esplorando nuovi percorsi compositi, è un buon metodo per non fossilizzare la tua creatività e trovare percorsi artistici ancora non battuti, una strada impegnativa che però non mancherà di raccogliere i suoi frutti.

C’è poco da fare, il pubblico ha un fiuto raffinato. Se i temi delle tue canzoni sono forzati e non autentici, se in qualche modo non senti tuo quello che stai cantando, il pubblico se ne accorgerà irrimediabilmente. La platea percepisce la mancanza di entusiasmo e di sincerità più di ogni altra cosa. Scrivi e canta solo pezzi che ti appassionano, sii coerente e onesto anche in questo.

L’ispirazione per le tue canzoni puoi trovare nei luoghi in cui hai vissuto, nelle persone che hai conosciuto, nelle vicende che hai superato o nella vita delle persone a te care. La musica è innanzitutto emozione e condividere il tuo sentire, la tua percezione delle cose dev’essere il tuo obiettivo.

L’umiltà prima di tutto

Diamo per scontato che ogni carriera artistica ha i suoi alti e bassi. E’ inevitabile, è lo scotto che devi pagare per intraprendere una professione legata alla creatività. Goditi tutte le tue vittorie e tutti i risultati raggiunti. Hai faticato molto per conseguirli ed è giusto festeggiare adeguatamente.

Ma non dimenticare mai la gratitudine verso il tuo pubblico e verso tutte le persone che ti hanno aiutato a raggiungere la vetta. Sii umile e generoso con tutti coloro che hanno lavorato intorno alla tua figura ed alla tua musica per farti emergere.

Nel contempo preparati anche ad un periodo di crisi, il successo è una bestia affamata e capricciosa mai sazia. Devi avere le spalle larghe e sangue freddo, se le cose cominciano prendere una brutta piega comincia a considerare tutta la situazione, prenditi il tuo tempo e cerca di non perdere la rotta.

Puoi comunque contare sui tuoi collaboratori, appoggiati a loro, fatti consigliare e sii onesto con te stesso. Le crisi vanno affrontate e possono rivelarsi il volano utile per intraprendere nuove direzioni creative inesplorate.

Adattati ai mutamenti

Nell’arco del tuo percorso artistico, inevitabilmente, ti capiterà di perdere per strada qualche collaboratore, un membro della tua band, il tuo fonico di fiducia, il manager o un’altra figura sulla quale fai grande affidamento.

Sono casi della vita che devi accettare e ai quali ti devi adattare cercando, ancora una volta, la strada per evolverti, per ritrovare quell’equilibrio creativo a te congeniale. Questi momenti di separazione possono essere tristi, ma come tutte le crisi sono preziose opportunità per maturare artisticamente.

Stai sereno

Con la pandemia abbiamo imparato come i live siano fondamentali non solo da un punto di vista economico, ma anche per avere quel contatto diretto con il pubblico che ti fa toccare con mano l’emozione che la tua musica è in grado di dare.

I live in streaming si sono rivelati dei surrogati, talvolta importanti, ma pur sempre dei surrogati.

Comunque, in questi mesi dovresti aver imparato quanto la serenità interiore sia fondamentale per poter affrontare anche i periodi più difficili.

Prima o poi la nuttata passa e dovrai esser pronto per risalire in sella, con il sorriso sul volto e tutta la bellezza della tua arte per incantare il pubblico.


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I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.

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L’Indispensabile musica live

Qualche anno fa, alcune compagnie di analisi finanziaria prevedevano che entro il 2022, nell’industria discografica, la componente più importante del fatturato sarebbe derivata dalla musica in streaming. Nonostante i mesi di pandemia e i relativi lockdown a livello mondiale, le cose non sembrano proprio andare in questo senso.

L'indispensabile musica live
courtesy by pixabay.com

Complice la bassa remunerazione delle App di musica in streaming, le esibizioni dal vivo restano indispensabili per la sopravvivenza degli artisti e delle loro etichette, sempre più coinvolte nell’organizzazione dei tour che offrono denaro fresco per le nuove produzioni. D’altra parte, c’è da considerare che tra i settori industriali, l’intrattenimento è quello che ha il rapporto più basso tra investimenti e ricavi e per un’etichetta, piccola o grande che sia, i costi di produzione e promozione spesso superano i ricavi.

L’epidemia del 2020 ha mostrato tutta la fragilità del sistema, in particolare per gli artisti musicali che, non essendo in grado di fare tournée, hanno visto crollare le loro entrate. In questo contesto, le potenzialità offerte dalla rete si sono rivelate strategiche almeno per limitare i danni o per poter continuare a mantenere un coinvolgimento con i fan. In questo post farò una panoramica sulle varie possibilità offerte, con qualche suggerimento per concretizzare la tua presenza nella rete.

Social media

I social media si sono rivelati essenziali per aiutare gli artisti a emergere. Che si tratti di condividere video, esibirsi dal vivo online o semplicemente promuovere nuova uscita o un progetto in corso, si è vista l’importanza di tenere aggiornati i fan sulle diverse novità e comunque mantenere con loro dei canali di dialogo.

Instagram

Instagram è attualmente il social media più promettente per gli artisti musicali. Durante i mesi difficili alcuni musicisti hanno usato con un discreto successo Instagram Live invitando i loro collaboratori alla diretta per creare una session live a distanza.

Tik tok

TikTok è diventata un punto di riferimento per i musicisti. Il suo pubblico cerca intrattenimento e divertimento e la piattaforma consente agli utenti di creare e condividere video sincronizzandoli con la musica. Avere la tua musica su TikTok consente alle persone di utilizzare il tuo lavoro in modo creativo, dandoti più visibilità e guadagnando royalty per ogni utilizzo. Gli artisti possono anche creare i propri profili e connettersi direttamente con i propri fan su TikTok.

Streaming

Molti musicisti hanno iniziato a trasmettere spettacoli dal vivo, su YouTube, Twitch, Patreon o talvolta tramite il software di chat video Zoom. A seconda del servizio di streaming con cui stai andando, puoi addebitare i biglietti, chiedere alle persone di donare ciò che possono attraverso il servizio di streaming o farlo in base a un modello di abbonamento.
Lo streaming live non va improvvisato e richiede un’attrezzatura adeguata per garantire una buona qualità del suono e dell’immagine, inoltre necessita di una connessione stabile. Tutte cose che dovresti verificare prima di cimentarti in questa impresa.
Per quanto riguarda la piattaforma su cui trasmettere il tuo live, ecco alcune delle opzioni più popolari:

Zoom

Zoom è diventato uno dei servizi di chat video più popolari. Ha una versione base gratuita e diversi livelli a pagamento. La più grande differenza tra pagamento e gratuito è che puoi fare una chiamata di gruppo di 40 minuti solo con la versione gratuita. Se paghi per il servizio, puoi effettuare chiamate di gruppo di 24 ore o più. Con Zoom, puoi suonare con altri musicisti e controllare chi può parlare e chi può ascoltare, consentendo ai musicisti di inviare link ai fan per esibizioni dal vivo o interviste. Zoom offre anche la possibilità di registrare e scaricare le tue chiamate, in modo da poterle caricare sui tuoi social e su Youtube.

Twitch

Twitch è uno strumento di streaming interattivo della galassia Amazon. Crei un “canale” e i follower del tuo canale ricevono notifiche quando vai in diretta. Se ottieni abbastanza follower, puoi diventare un affiliato, il che ti consente di addebitare agli abbonati contenuti esclusivi. C’è anche una funzione di donazione che consente agli utenti di inviarti una mancia con valuta Twitch (si chiamano Bit).

Youtube

Un grande vantaggio di YouTube è la sua popolarità. Youtube sta implementando un servizio di abbonamento a pagamento, in cui le persone possono unirsi al tuo canale per un abbonamento mensile in cambio di contenuti esclusivi. Per ottenere abbonati, il tuo canale deve rispondere a specifici requisiti richiesti. Ad esempio, per trasmettere in streaming da dispositivi mobili, è necessario disporre almeno di un live streaming di Youtube e avere almeno 1.000 abbonati.

YouNow

Ci sono artisti che in YouNow hanno trovato il loro strumento di streaming preferito. Con questa piattaforma non solo si esibiscono dal vivo, ma interagiscono, dialogando con i fan. Gli spettatori possono quindi scegliere di dare una mancia allo stream oppure iscriversi e pagare mensilmente per contenuti aggiuntivi e funzionalità bonus.

Patreon

Patreon è un servizio che consente ai fan di abbonarsi al tuo lavoro a diversi livelli, con pagamenti mensili variabili in cambio dell’accesso a merchandising, spettacoli o altri contenuti esclusivi. Se sei un musicista, puoi offrire live streaming esclusivi agli abbonati a Patreon utilizzando Youtube Live o un servizio chiamato Crowdcast.

Vendere e fare musica

Bandcamp e Spotify hanno adottato approcci diversi per aiutare musicisti e artisti. Bandcamp opera tradizionalmente con un modello di condivisione degli utili, prendendo una percentuale delle vendite fisiche e digitali da ogni acquisto. Recentemente, Bandcamp ha preso parte alla rimozione di questo modello di condivisione degli utili una volta al mese, dando il 100% delle vendite agli artisti sul loro sito web.
Spotify ha aggiunto una funzione di raccolta fondi anche per le pagine degli artisti. Questa nuova funzione consente agli artisti di aggiungere i loro link personali Paypal, Cash App o GoFundMe alle loro pagine. Ecco alcune risorse aggiuntive per vendere e creare la tua musica senza uscire di casa:

Splice

Splice è una piattaforma per gli artisti per caricare e utilizzare campioni di altri artisti. Come musicista, puoi abbonarti al servizio e avere accesso a milioni di campioni e loop. Puoi anche diventare un creatore per il sito, caricando i tuoi campioni per gli altri.

Resonate

E’ un interessante servizio di streaming di proprietà della comunità Co-op nato per pagare i musicisti meglio rispetto ai grandi servizi di streaming. Gli artisti possono caricare la loro musica e i fan, ascoltando la musica in streaming, la pagano in maniera incrementale per ogni ascolto. Al nono streaming, l’ascoltatore ha praticamente pagato adeguatamente l’artista e può accedere al download digitale del brano.

Stationhead

Stationhead è molto interessante, consente a chiunque di creare il proprio canale radio utilizzando Apple Music o Spotify. Se sei un artista che cerca di promuovere la tua musica, puoi creare la tua stazione e trasmettere in streaming ai tuoi fan. Questi programmi possono anche essere registrati in modo che gli ascoltatori possano ascoltare vecchi episodi. La piattaforma paga per stream in base all’ascoltatore, quindi se stai trasmettendo con 50 fan e riproduci loro la tua canzone, sono 50 stream.

Mentre scrivo questo post, l’attività live è ripresa e le cose sembrano andare bene, purtroppo in alcune parti del mondo la Variante Delta del Covid-19 sta costringendo a nuove forme di lockdown, perciò non è detto che il prossimo autunno-inverno le cose saranno tornate alla completa normalità. Ti consiglierei perciò di studiare gli strumenti che ti ho proposto, così da esser pronto a fronteggiare un eventuale altro periodo di vacche magre. Potrebbero rivelarsi un salvagente indispensabile ma anche una nuova fonte di entrate, anche se le cose dovessero andare per il meglio. Cosa in cui tutti speriamo.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Amazon Music business social music marketing

Amazon Music integra il merchandising

Amazon Music nasce nel 2007 come negozio di MP3 sulla scia di iTunes, integrando il servizio di streaming solo nel 2016, molto più tardi rispetto alla maggior parte dei suoi concorrenti. Tuttavia, in pochi anni Amazon ha saputo recuperare il ritardo soprattutto grazie alla crescente popolarità dei dispositivi Alexa. Attualmente Amazon Music vanta la crescita più rapida di pubblico tra i principali servizi di streaming dal 2019.

Amazon Music Merchandising

L’app per desktop e mobile Amazon Music è in continua evoluzione e sta seguendo la scia dei suoi competitor come Spotify e Apple Music. Recente è la notizia che Amazon stia integrando, nella sua app di streaming musicale, un servizio di merchandising legato agli artisti, così come già fanno Spotify e YouTube in collaborazione con Merchbar.

Sebbene Amazon non si aspetti grandi risultati economici da questa nuova funzione di Amazon Music, è anche vero che per l’azienda non dev’essere particolarmente complicato integrare la piattaforma e-commerce con l’app di streaming, anzi, credo che potrebbe essere pure avvantaggiata rispetto le app concorrenti, proprio per la consolidata abitudine all’uso (acquisto) degli utenti Amazon.

Il sistema è in fase di sviluppo, ma tra breve, per ogni artista, quando qualcuno visiterà la sua pagina su Amazon Music, verrà visualizzata un’opzione per acquistare i prodotti insieme ai video musicali e ai live streaming legati al personaggio. Quasi tutto il merchandising su Amazon Music è disponibile tramite Amazon Prime.

A ben pensarci, per Amazon, questa è un’evoluzione naturale del suo ecosistema e rientra nella sua mission principale che è quella di distribuire prodotti fisici porta a porta. Per l’artista c’è l’estrema comodità e la forza dell’ecosistema Amazon per poter distribuire i suoi supporti musicali fisici, cd, vinile, ecc… e il relativo merchandising in senso stretto come t-shirt e oggettistica varia. Il tutto in un’unica piattaforma e con un esperienza di acquisto che non interrompe il flusso musicale dello streaming.

Devi considerare che Amazon Music è il terzo player dopo Apple Music e Spotify, ma le distanze tra i primi due negli ultimi tempi si sono di molto accorciate, tanto che le sue entrate dello scorso anno hanno superato quelle di YouTube e Pandora. Sempre recentemente l’app ha integrato i live streaming appoggiandosi alla piattaforma Twitch e in queste settimane sta perfezionando un accordo con Wondery per la distribuzione di podcast.

Questa espansione dell’offerta di Amazon Music sembra cadere nel momento più opportuno dato che il blocco dei concerti causato dalla pandemia ha incrementato la vendita del merchandising degli artisti, al quale i fan sembrano non vogliano rinunciare. Sebbene chi segue questi trend non sappia dare cifre chiare sull’importanza del fenomeno, ritengono che i numeri che il merchandising on line nel 2020 abbia sviluppato numeri sicuramente interessanti e comunque con una tendenza in continua crescita.

La forza di Amazon, a mio modesto avviso, è quella di avere tutte le carte in regola per offrire al fan un unico punto, un hub, dove poter consumare musica, video e merchandising del proprio beniamino. Un’opportunità che Amazon Music sfrutta anche per offrire un merchanding esclusivo solo per la propria piattaforma, così come offre serie esclusive per PrimeVideo.

Vedi la pagina Amazon Music Artist Merchandising


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Amazon Music social media social music marketing

Due parole su Alexa e Amazon Music

C’è un legame stretto tra l’assistente vocale Alexa e l’app Amazon Music ed è una cosa che dovresti tener presente dato che questo elettrodomestico da compagnia sta aumentando la sua diffusione vertiginosamente ed è in grado di offrire un’esperienza altamente personalizzata e immersiva grazie alla sua intelligenza artificiale strettamente connessa all’ecosistema Amazon.

Alexa e Amazon Music la forza di un sistema

L’assistente Alexa è stato creato per l’uso quotidiano domestico e la diffusione della musica attraverso comando vocale è una delle sue abilità e non certo tra le secondarie. Amazon Music offre ai propri utenti la possibilità di organizzarsi la musica preferita in playlist, ma prima di questo, lo staff editoriale ha creato oltre 500 playlist tematiche basate su mood e sui vari momenti della giornata: playlist motivazionali, playlist per cucinare, playlist per fitness, playlist per studiare, ecc…

Ma Alexa può organizzare un flusso musicale autonomo basandosi sui gusti dell’ascoltatore quando gli viene chiesto, ad esempio, “Alexa, fammi ascoltare della musica allegra.” Di fronte a questa richiesta, l’ecosistema Amazon Music risponde con la sua IA cercando di offrire un’esperienza musicale più adatta ai gusti del richiedente.

Amazon Music ovviamente offre la possibilità di condividere brani, album e playlist sui social o sul tuo sito, sia tramite link, sia tramite incorporamento (embed). Tra l’altro, tramite Amazon Affiliate, potresti pure guadagnare qualcosa nel distribuire la tua musica (su questo prima o poi dovrò scriverci un post).

La platea che utilizza Alexa nel suo quotidiano è un segmento di pubblico che può rivelarsi molto interessante, anche perché potenzialmente sono persone che ascoltano musica molte ore al giorno, magari anche solo in background. Trovare tra questi il tuo pubblico non è una cosa che dovresti sottovalutare.

Detto questo, il mio consiglio è di cominciare a far conoscere ai tuoi fan la tua presenza su Amazon Unlimited e di invitarli ad usare questa app che, detto fra noi, in fatto di revenue è più performante rispetto a Spotify. Potresti avere delle belle sorprese.


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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
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business social media You Tube

YouTube e le royalties

Sappiamo che Youtube può rivelarsi molto redditizia per un artista musicista, in termini generali è seconda solo a Spotify, con il piccolo vantaggio che l’artista può guadagnare sia dalla musica sia dal video quando entrambi sono esclusivi e di proprietà: per questo l’uso di video royalty free è sconsigliato, in quanto potrebbe generare conflitti di proprietà.

Youtube e le royalties
courtesy by pixabay.com

Su YouTube vengono generate royalties per la componente video, le registrazioni audio e le composizioni attraverso le entrate pubblicitarie, sulla base delle rivendicazioni dei titolari dei diritti che controllano i contenuti del video. Inoltre, YouTube riconosce royalties meccaniche e di performance per i cantautori e qualsiasi video che contiene una canzone, anche il video di una cover o di un’esibizione dal vivo, può essere monetizzato dagli editori.

In qualità di cantautore, nel senso esteso di interprete, autore o entrambi, hai il diritto di monetizzare e raccogliere royalties da qualsiasi utilizzo delle tue canzoni.

Gli editori possono rivendicare qualsiasi video su YouTube su qualsiasi canale che contenga musica controllata da loro e dai loro autori, indipendentemente dal fatto che il video contenga una registrazione ufficiale, un’esibizione dal vivo, una versione di copertina, ecc., indipendentemente dal fatto che tu abbia caricato o meno il video. Una volta che il tuo editore o distributore ha una rivendicazione su un video, può decidere di monetizzare quel video raccogliendone le royalties sempre che il video abbia i requisiti richiesti per essere monetizzato.

Sappiamo che le canzoni guadagnano royalties in due modi: dalla registrazione principale, il file audio effettivo, e dalla composizione, musica e testi sottostanti. La maggior parte delle etichette discografiche e dei distributori controllano solo le registrazioni principali, pertanto raccolgono solo le royalties generate dalla registrazione principale su YouTube.

In qualità di cantautore, ti sono anche dovute le royalties generate dalla composizione e potresti non riceverle da YouTube tramite la tua etichetta o distributore. Per recuperare queste royalties dovrai rivolgerti ad una società di collecting che ne curi la raccolta.

Devi tener comunque presente che i video su YouTube non generano royalties finché non viene pubblicato un annuncio su di essi. Le royalties su YouTube sono in pratica una parte delle entrate pubblicitarie. Gli annunci vengono pubblicati sui video solo da un titolare del copyright (un’etichetta, un editore e così via) che presenta una rivendicazione su un video e indica a YouTube di monetizzare quel video.

Un video su YouTube che non ha una pubblicità prima, durante, dopo o nella pagina, non sta generando alcuna royalties per i titolari dei diritti del contenuto. Questo non vale per i canali di contenuti a pagamento come YouTube Red e YouTube Music che generano regolarmente royalties  dalla visualizzazione dei video.

I tassi di royalty anche su YouTube restano il punto dolente perché dipendono da molti fattori difficilmente decifrabili. Le tariffe dipendono dal tipo di annuncio offerto sul video, dal territorio in cui è avvenuta la visualizzazione, dal periodo dell’anno, dalla piattaforma YouTube, a pagamento o meno, e da molti altri fattori. Per questo motivo, è molto difficile stimare quanto guadagnerà un video in entrate pubblicitarie.

Al fine di tutelare gli artisti e i titolari dei diritti audio video, Il canale di Google ha creato un sistema, ancora imperfetto ma comunque ampiamente collaudato, di avvertimenti sul copyright che può incidere negativamente sul canale che ha caricato il video.

Un canale YouTube riceve un avvertimento sul copyright quando un titolare dei diritti notifica formalmente a YouTube che l’autore del caricamento non è autorizzato a pubblicare i contenuti in un video e invia una richiesta legale per rimuovere il video da quel canale.

YouTube prende molto sul serio questi avvertimenti sul copyright; dopo tre avvertimenti, tutti i video su un canale vengono rimossi e il canale è soggetto a chiusura.

Devi comunque sapere che se un uploader usa una tua canzone, per esempio come base per il suo video delle vacanze, grazie al YouTube Audio Fingerprint il social media di Google riconosce il brano e ti destina le eventuali royalties tramite il tuo distributore o editore.

Dal febbraio 2018, YouTube ha deciso di porre delle soglie per la monetizzazione dei video. Ciò include che i video devono essere su un canale che ha almeno 1.000 iscritti e 4.000 ore di visualizzazione negli ultimi 12 mesi per essere idonei a inserire annunci sui tuoi video e quindi essere monetizzati.

Raggiungere questi risultati come creatore indipendente non è proprio facilissimo e richiede tempo e costanza. Per questo, se hai un editore, è preferibile pubblicare i tuoi video sul canale ufficiale dell’ etichetta che, se non è appena nata, avrà sicuramente un canale YouTube ben frequentato e abilitato a monetizzare.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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