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I social non sono partner dei musicisti

Le polemiche scatenate dal mancato accordo tra SIAE e Meta hanno visto contrapporsi diverse opinioni. Influencer e creator hanno ovviamente dato contro SIAE, dato che il risultato del mancato accordo è stata la rimozione degli artisti SIAE dai social di Meta; SIAE ha anche raccolto critiche pesanti da alcuni giornalisti di settore e non sono mancate critiche anche da qualche piccolo discografico e da qualche artista: ad onor del vero, ho notato che questi ce l’hanno con SIAE più che altro perché è molto al di sotto delle loro aspettative.

I social network non sono partner dei musicisti

Ma vorrei chiarire (e chiarirmi) le idee sul mondo e sulle dinamiche della musica in streaming e lo farò nelle prossime righe, sperando che questo mio punto di vista possa suscitare una discussione costruttiva.

Un artista musicale per sviluppare la sua carriera, per forza di cose, deve appoggiarsi a diverse figure e servizi professionali: editore discografico, producer, distributori digitali, digital service provider, promoter, grafici, video maker, esperti di marketing e social, ecc…

Queste figure lavorano attorno alla figura dell’artista musicale ed alla sua musica e sono nel contempo loro partner. Lo sono perché il frutto del loro lavoro ed il loro prestigio vanno di pari passo con quello dell’artista per cui lavorano e si fanno pagare: è una sinergia, un dare e avere in cui entrambi le parti hanno l’interesse che il tutto vada per il meglio.

Anche le società di gestione dei diritti d’autore sono partner dell’artista: SIAE, ASCAP, Soundreef, NuovoIMAIE o altre, perché si fanno pagare a fronte di servizi di tutela degli artisti e della loro musica; anche qui la sinergia di questo rapporto è vantaggiosa per entrambi.

Ed i social network come Instagram, Facebook o TikTok sono partner degli artisti? Direi proprio di no.

Lo scopo principale delle reti sociali non è di valorizzare o promuovere la notorietà di un artista musicale. Il loro scopo primario è quello di intrattenere i loro utenti con contenuti generati dagli stessi. Per ottenere questo, i social network offrono ai loro iscritti strumenti per creare contenuti completi e accattivanti: uno di questi strumenti è la musica, la tua musica.

Il fatto poi che un tuo brano diventi virale e magari conquisti il favore del pubblico non rientra tra i primari interessi delle piattaforme social.

Il primario interesse di un social network è fornire ai suoi creator ed influencer musica al più basso costo possibile perché possano far funzionare un giocattolo che genera ogni giorno ricchezza anche influenzando abitudini e mercati.

Se poi come musicista non sei proprio contento della qualità dei servizi SIAE, cambia gestore di diritti d’autore, l’offerta è ampia.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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SIAE vs Meta è una questione di trasparenza

La notizia in pochi minuti ha fatto il giro del web italiano ed anche oltre: la musica italiana tra un paio di giorni sparirà dai social di Meta. Facebook e Instagram stanno per bloccare e silenziare tutti i video pubblicati dagli utenti italiani, che contengono tracce musicali provenienti dal repertorio della Società Italiana Autori ed Editori (SIAE).

Siae contro Meta è una questione di trasparenza.

Ad annunciarlo è stata Meta, proprietaria delle due piattaforme, comunicando di non essere riuscita a raggiungere un accordo con SIAE per il rinnovo delle licenze. Il colosso di Menlo Park ha sottolineato come, in tutta Europa, solo in Italia non sia riuscita a rinnovare le licenze.

SIAE ha precisato che, Meta avrebbe preso una “decisione unilaterale” per escludere il repertorio della società dal proprio catalogo, “prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”. La società ha poi accusato l’azienda di Mark Zuckerberg di aver rifiutato di condividere “informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo”, andando contro i principi della Direttiva copyright.

Le licenze della società sono scadute il primo gennaio 2023 e già prima di allora sarebbero state in corso le contrattazioni, che non hanno portato a un nulla di fatto, perché per SIAE Meta starebbe sfruttando “la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.

Ad essere esclusi da questa quarantena sono le musiche di artisti che hanno società di gestione collettiva diverse da SIAE, ad esempio quelli che si sono affidati alle cure di Soundreef o altre, ma anche tutte quelle auto produzioni che semplicemente si appoggiano a piattaforme di distribuzione senza essere iscritti a società di gestione collettiva di diritti d’autore.

Enzo Mazza, CEO della Federazione Industrie Discografiche Italiane non ha per niente gradito la notizia:

…la decisione di quest’ultima (Meta ndr) di rimuovere il contenuto musicale da FB e Instagram rischia di causare gravi danni anche all’industria discografica.
Non è accettabile che una piattaforma della rilevanza di Meta possa rimuovere un contenuto che coinvolge anche altri settori della filiera come reazione ad una divergenza su un accordo contrattuale.
La direttiva copyright del 2019 e anche le precedenti norme in materia di contenuti online hanno definito in maniera chiara il contesto ed è opportuno raggiungere un’intesa che salvaguardi la disponibilità dei repertori anche a tutela degli artisti e dei fan di musica.
La trattativa va subito riaperta e condotta in buona fede per tutelare i diritti di proprietà intellettuale delle industria creative.

Mentre scrivo è ancora presto per sapere come e se questa crisi sarà risolta. La rottura tra SIAE e META in Italia sembra simile a quella tra TikTok e le major in Australia: è evidente che ai social network il costo delle licenze per l’utilizzo della musica chiesto dall’industria discografica sia troppo elevato per i loro gusti. TikTok sta cercando di aggirare il problema creando la piattaforma di distribuzione musicale SoundOn (non disponibile in Italia), Meta vedremo cosa ha intenzione di fare.

Forse per gli artisti musicali è giunto il tempo di usare i social network e non di farsi usare da loro. Le strade ci sono, bisogna solo saperle percorrerle.


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Calcolatore di guadagni da streaming

Quanto puoi guadagnare dai servizi di musica in streaming quali Amazon Music, Spotify, YouTube, Deezer, Tidal ecc…? Qualcuno ha voluto rispondere a questa domanda creando un pratico e semplice Music Royalty Calculator. non sprecherò parole per spiegare come funziona perché è veramente semplice e intuitivo: un giochetto.

Calcola le royalty della musica in streaming

Ma prima di darti il link a questo strumento è doveroso fare alcune considerazioni sull’utilità e la validità di questo strumento.
Per questo ti consiglio di continua la lettura.

Non conosco i criteri di programmazione con cui è stato creato questo Music Royalty Calculator, ce ne sono altri in circolazione e direi che sono tutti affidabili. Ma devi tener conto che i risultati che ti restituisce sono delle medie, delle stime, ma non sono in assoluto dei dati da prendere alla lettera.

Ti faccio alcuni esempi pratici che io stesso ho potuto misurare.

Le canzoni per bambini piccoli, in particolare ninna nanne e filastrocche, rendono molto di più, anche fino a 4 volte di più su Amazon Music rispetto che su Spotify. Il motivo di questo l’ho trovato nelle abitudini di ascolto del pubblico di riferimento che chiaramente è composto da genitori con bambini piccoli che usano servizi Amazon e che magari, come molti dispongono di un dispositivo Alexa con il quale diffondo musica per far tranquillo il pupo: tra l’altro macinando ore e ore di musica da un abbonamento a pagamento (Unlimited) che è, come saprai, più redditizio in fatto di royalty.

Perciò, dalla mia esperienza, i risultati che ti restituiscono i royalties calculator per quanto riguarda Amazon Music potrebbero rivelarsi sottostimati.

D’altro canto, nel caso della Trap o del Reggaeton, non mi fa meraviglia se i proventi da Spotify per ogni singolo ascolto fossero più alti rispetto Amazon. Questo perché Spotify è abbondantemente più diffuso e apprezzato dai giovani e giovanissimi, ma anche qui c’è una piccola trappola di cui tener conto.

Quando distribuisce le royalties, Spotify premia gli artisti musicali che ricevono ascolti dalle nazioni con un alto numero di abbonati a pagamento. Per esempio, gli ascolti provenienti dalla Germania, valgono qualche centesimo in più rispetto a quelli provenienti dall’Italia: questo perché in Germania c’è una media di abbonati a pagamento superiore a quella italiana.

Il che significa che se il tuo brano diventa popolare, sempre per esempio, in Bolivia, scoprirai che le royalties per ascolto sono molto più basse rispetto a quelle provenienti dall’Italia per il motivo di cui sopra.

Questo significa che, nell’era della musica in streaming, quando scrivi un brano devi tener conto non solo dei gusti e delle abitudini del pubblico al quale ti rivolgi, ma anche della sua provenienza geografica.

Sono informazioni che possono diventare un tuo punto di forza molto importante se le sai usare bene, perché se è vero che per Spotify il mercato latino è meno remunerativo, è anche vero che è uno dei più vasti del pianeta e se un tuo reggaeton (dio ce ne scampi!) sfonda in Bolivia, non è detto che il suo successo non possa espandersi dall’Argentina al Messico sino ai barrio delle metropoli nord americane: e son numeri eh, mica bruscolini.

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4 punti cardine del marketing musicale

Suppongo ti sia chiesto il motivo per cui alcuni musicisti di talento facciano fatica a crearsi un ricco seguito di pubblico e ottenere il riconoscimento che meriterebbero, mentre vedi che altri, di talento minore, sembrano raggiungere un riconoscimento di pubblico più consistente, ed essere visibili ovunque. Ciò sicuramente dipende da molti fattori, ma uno rilevante è la capacità di saper muoversi nel settore musicale anche sul lato più pratico del business, che nella vulgata popolare sarebbe il sapersi vendere bene.

4 punti cardine del marketing musicale

Definirei il marketing musicale quel pezzo mancante di un insieme capace di fare la differenza. Il problema è che molti musicisti sottovalutano l’importanza dell’effetto che può ottenere una buona strategia di marketing, nonostante gli strumenti per approfondire le proprie conoscenze e monitorarle con costanza siano orami alla portata di tutti. Nell’era della musica in streaming molti artisti musicali non riescono ad arrivare dove desiderano semplicemente perché si ritrovano incapaci di gestire attività di organizzazione e vendita del proprio materiale musicale.

Le fonti per documentarti oramai sono molte, le stesse piattaforme di distribuzione offrono infarinature sui concetti chiave del marketing musicale, esiste un’ampia letteratura, molti blog divulgativi (tra cui questo;) e manuali pratici che possono avvicinarti alla materia. In questo articolo vedrò di fissare alcuni punti chiave sul perché e sul per come un artista musicale deve interessarsi al marketing musicale ed alla promozione del suo essere artista e della sua musica.

1. Sveglia le coscienze

Sulle App di streaming musicale l’offerta quotidiana è talmente vasta che (ahinoi) non basta fare della buona musica per essere notati. Certo che l’ideazione, l’esecuzione e la produzione delle tue tracce deve essere ineccepibile, ma non è sufficiente per fare il botto: questo è un dato di fatto.

Essere musicisti di talento e mostrare questo talento alle persone sono due cose diverse: perché il tuo talento venga scoperto, prima devi catturare l’attenzione delle persone perché è l’attenzione il fattore che un artista musicale deve saper conquistare convincendo il pubblico che vale la pena essere ascoltato. È questa l’essenza del marketing musicale: attraverso la promozione e commercializzazione della musica si mostra al pubblico che non solo la propria musica esiste ma si convincono anche le persone ad ascoltarla. È su questi due obiettivi che dovrai focalizzarti inizialmente.

So già che alcuni lettori di stanno storcendo il naso perché faticano a coniugare loro passione creativa per la musica con il verbo vendere eppure questo è un passaggio obbligato se intendono continuare a deliziarci con le loro creazioni musicali.

Devi sapere che fare marketing musicale non è fare l’imbonitore. Fare marketing significa investire tempo e risorse sulla propria immagine e quindi sul proprio prodotto musicale. Non è richiesta nessun tipo di laurea o conoscenza particolare, ma è necessaria la volontà di voler imparare fino a possedere la materia come possiedi la conoscenza della musica.

2. Il marketing è dialogo continuo con i propri fan

Abbiamo detto che per poter vivere della tua musica è necessario catturare l’attenzione del pubblico, il prezzo di questo è che questa attenzione devi restituirla a chi ti segue. Il dialogo con il pubblico deve essere continuamente stimolato con tutti i mezzi che i social network ti offrono e anche nelle occasioni di incontro, prima o dopo un live o in occasione di una manifestazione. Rispondere alle domande, soddisfare le curiosità ed essere disponibile nei luoghi deputati è la strada più breve per crearti una fanbase affiatata: un buon marketing parte dalla costanza con cui sono curate le pubbliche relazioni, in particolare con i fan.

Il processo di marketing musicale inizia proprio dall’acquisizione e dallo studio della tua fan base. E’ un impegno che devi mantenere costante attraverso il dialogo e attraverso la misurazione delle tue iniziative di coinvolgimento del pubblico. Credere che il marketing inizi solo al momento di rilascio di un album o un singolo, e che finisca prima di iniziare a lavorare sul prossimo progetto è semplicemente un errore.

3. Non puoi fare tutto da solo

Imparare a fare marketing musicale non è complicatissimo se ci si dedica con dedizione, ma è senza dubbio un impegno che ruba tempo ed energia. Spesso dedicarsi da soli al marketing musicale può essere frustrante e stancante finché non ne possederai le dinamiche. La soluzione allora è proprio coinvolgere altri componenti a partecipare nella promozione del tuo progetto: chiedere ai tuoi fans di sostenerti, noleggiare un team di marketing, affidarsi ad un’etichetta o un agenzia che ti aiuti in questo processo.

Più mani rendono il lavoro più leggero: una volta che hai intuito chi può davvero aiutarti, coinvolgi gli altri in un gioco di squadra così che il talento acquisito nella promozione ti aiuterà a comprendere chi può fare al caso tuo e se è capace di rispondere alle tue esigenze. Conoscere quindi le regole della promozione ti aiuterà anche a scegliere le persone migliori di cui circondarti.

4. Non solo online

Certo Internet offre la grande occasione di promuovere la tua musica da casa ma in realtà così rischi di non andare molto lontano. Organizzare un live è una prerogativa che si avvale di un lavoro concreto, oltre al fatto che ti porterà a utilizzare le tecniche di marketing non solo online ma anche nel contatto diretto con un pubblico, magari attraverso del merchandising. È quindi un altro modo per raccogliere guadagni dalla propria musica.

Le opportunità al di fuori di internet sono molte: una telefonata o un incontro diretto possono abbreviare i tempi organizzativi e darti l’occasione di capire faccia a faccia i modi e i pensieri delle persone con cui entri in contatto. Ecco perché è importante non concentrarsi mai solo e unicamente sull’online, ma devi allargare sempre le possibilità di promozione anche dal vivo con concerti o partecipando a Contest o rassegne.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Musica e Personal Branding

Nell’epoca dello streaming dove l’offerta musicale è virtualmente infinita l’artista musicale ha solo un modo per poter emergere per ritagliarsi la sua fetta di pubblico e non si tratta solo di produrre buona musica o belle canzoni: per poter avere una solida fan base devi innanzitutto renderti riconoscibile nella mente di chi ti ascolta.

musica e personal branding

Questo lo ottieni sviluppando uno stile personale, non solo nella scrittura dei brani, che comunque dev’essere ineccepibile e ben curata, ma anche e sopratutto creandoti un’immagine pubblica e di professionista che ti appartenga e che ti calzi bene addosso.

E’ un processo di crescita personale che devi cercare senza eccessive forzature. Devi trovare la giusta combinazione perché la tua immagine professionale realmente ti appartenga e si adatti alla tua personalità, al tuo carattere, a ciò che sei; è quel processo definito Personal Branding.

L’espressione Personal branding fa riferimento a quel complesso di strategie messe in atto per promuovere se stessi, le proprie competenze ed esperienze, la propria carriera alla stregua appunto di un brand.

Nota bene che questo vale per ogni artista musicale sia che miri a calcare il palcoscenico sia che intenda a lavorare dietro le quinte come molti professionisti della musica in realtà fanno.

E’ su questa base che puoi coltivare la rete di relazioni con il pubblico che ti ascolta, con i tuoi colleghi musicisti e con le varie figure dell’industria musicale e dello spettacolo.

Vorrei darti alcuni suggerimenti pratici per allargare il pubblico e la tua rete di contatti professionali.

USA I SOCIAL

Sembra un suggerimento banale ma ho constatato che spesso l’utilità dei social viene fraintesa. I social network non servono per farsi pubblicità, innanzi tutto servono per socializzare. Perciò cerca su Facebook gruppi a tema e inizia a dialogare con loro. Ci sono gruppi per ogni genere musicale, gruppi di producer e gruppi di musicisti che si scambiano consigli vari.

Ho scoperto anche che ci sono pochi artisti musicisti su LinkedIn ed è un peccato. Sulla app dedicata ai professionisti ci sono molte notizie interessanti sul mondo della musica e sull’industria musicale. E’ inoltre un ottimo mezzo per contattare o mantenersi in contatto con i professionisti del settore discografico.

Tieniti sempre pronto nello sfruttare al massimo le possibilità offerte da internet. Tieni pronta una cartella con la selezione della tua migliore musica, con foto professionali, biografia artistica, una breve rassegna stampa e una descrizione dei tuoi progetti musicali. Se qualcuno te lo chiedesse tu sarai pronto per inviarglieli via mail.

AIUTA E SARAI AIUTATO

Condividere le tue conoscenze e le tue competenze è un buon metodo per far conoscerle e farti apprezzare. Non solo, questa visione positiva dei rapporti con il prossimo ti farà guadagnare degli amici. Non aver timore di creare relazioni anche tra tuoi colleghi che non si conoscono, se uno dei due può risolvere un problema che ha l’altro.

USA LE CONOSCENZE

Non sto parlando di raccomandazioni. Ma se hai un amico stimato che può presentarti ad una persona che vorresti conoscere o alla quale vorresti proporre il tuo lavoro perché non sfruttarlo? Partirai con una possibilità in più che il tuo incontro si trasformi in qualcosa di positivo.

RISPETTA IL GIUSTO TIMING

Ricorda sempre che le persone hanno anche una vita privata. Questo vale anche per i professionisti più assatanati. Rispetta gli orari: non telefonare a ore pasti o troppo presto o troppo tardi. Usa Whatsapp e la messaggeria istantanea con moderazione e solo quando c’è un urgenza indifferibile.

RICORDATI DEL FOLLOW-UP

Non lasciare che un contatto che hai acquisito ti sfugga senza risposta. Nei giorni successivi al primo contatto scrivigli due righe o una chiamalo per sapere se la tua musica è stata ascoltata o, se si tratta di un giornalista, se può spendere un po’ di tempo nello scriverti una recensione.

In questi rapporti personali, anche se mediati da internet, non dimenticare mai di essere conciso, educato e formale. La forma spesso è anche sostanza ed in genere quando si tratta di lavoro le persone preferiscono le persone serie ai simpaticoni.


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Il valore sono i fan e qualcuno se n’è accorto.

Il mercato della musica in streaming, ma più in generale l’industria della musica intesa come intrattenimento, sia dal vivo che in streaming non sta mai fermo ed è sempre alla ricerca di ottenere i massimi risultati per soddisfare pubblico e artisti, che comunque si sentono un po’ frastornati in questo settore così in evoluzione. Al vertice globale della musica NY:LON Connect svoltosi a Londra lo scorso 16 e 17 gennaio sono stati anticipati i temi chiave del 2023: temi che interessano molto da vicino la vita professionale degli artisti musicali.
Nella musica in streaming il valore sono i fan

Molto interessante ho trovato la notizia dello studio fatto dal ricercatore analista Daniel Johansson che usando dati acquisiti da Spotify ha scandagliato tutti gli artisti svedesi con più di 1 milione di streaming scoprendo che:

Non sono quegli artisti a cui di solito pensiamo: almeno non quelli della TV o della radio svedesi… Molti di questi stanno generando centinaia di milioni di stream, persino miliardi di stream, eppure possono andare al supermercato e comprare il latte, e nessuno li riconoscerà… Nella bolla dei fan, sanno chi sono, ma il il pubblico in generale no.

La speranza di Johansson è che questo sua analisi porti alla luce una nuova generazione di artisti che hanno chiaro come muoversi nell’attuale modello di streaming. Una consapevolezza che, rivela, è comunque presente in alcuni artisti mainstream come Abba o il compianto Avicii.

Il dibattito ha toccato anche i modelli di pagamento agli artisti utilizzati dalle diverse piattaforme e qui Johansson ha evidenziato la necessità di analizzare in profondità la qualità degli ascoltatori e di usarla come punto di forza per la crescita dell’artista identificando con chiarezza in quali nicchie di pubblico questi venga apprezzato.

Il ragionamento dell’analista parte dalla considerazione che attualmente esistono tre modelli di remunerazione dello streaming: quello incentrato sull’utente, quello alimentato dai fans e quello incentrato sul singolo artista. La proposta di Johansson è:

Potremmo aver bisogno di un quarto modello chiamato semplicemente il modello incentrato sulla musica. Quando hai un terzo dei flussi provenienti da rumore bianco, rumore marrone, cascate, ecc., questo ovviamente spalma i pagamenti per la musica.
Il primo passo potrebbe essere quello di differenziare ciò che è musica e ciò che non è musica, e creare due mercati separati. Oggi entrambi fanno parte dello stesso sistema economico, quindi il primo passo potrebbe essere quello di avere un’economia incentrata esclusivamente sulla musica vera e propria.

Questa posizione ha trovato alcune conferme nel corso del dibattito, tra cui quella di Michael Pelczynski di Soundcloud per il quale un sistema che paga in base all’ascolto di ogni singolo abbonato per definizione definirà con dati chiari chi sono gli ascoltatori di maggior valore per ogni artista: quelli con cui ci saranno più possibilità per vendere biglietti, merchandising ed altre cose.

Pelczynski ha anche citato un artista, senza farne il nome, per il quale il 72% del pagamento totale alimentato dai fan di SoundCloud è stato generato dal 6,5% degli ascoltatori.

È qui che inizi a dire ‘chi diavolo sono quei 6,5?
Voglio sapere chi sono!

Pelczynski ha promesso che quest’anno SoundCloud farà emergere quei fan: offrendo la possibilità di vedere quegli influencer che contribuiscono a far crescere un’artista.

Aggiornamento Agosto 2024
A oggi, non mi risulta che SoundCloud abbia integrato il suo For Artist con funzioni utili a identificare i superfan di un musicista. Se hai notizie più precise e documentate me lo scrivi nei commenti?


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X-Factor: un’attitudine che va coltivata

Nei dizionari inglesi X-Factor viene definita come una qualità che non si può descrivere, quel non so che che pur non riuscendo a descriverlo rende qualcuno molto speciale. Preso dal linguaggio matematico il Fattore X è quella variabile sconosciuta che in un determinato contesto può influenzare il risultato. Nell’ambito musicale il Fattore X è quell’aura carismatica, che l’artista riesce a generare con la sua musica o con le sue esibizioni.

X Factor: un'attitudine che va coltivata

Detta così, potresti pensare che questo Fattore X sia un dono di natura e che c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Se pensi al giovane Mozart, al suo precoce genio creativo viene spontaneo pensare che l’X-Factor sia un dono divino dato a pochi. Ma siamo sicuri che sia proprio così?

Il primo ad usare l’espressione Fattore X è stato Lev Tolstoj in Guerra e Pace. Quando lo scrittore russo descrive l’epilogo dello scontro tra l’esercito di Napoleone e quello russo, Tolstoj racconta che è stato il Fattore X a determinare la vittoria di un esercito sull’altro, un valore sconosciuto che, moltiplicato per la massa dei soldati, determina la forza dell’esercito. La Strategia Militare ha preso molto in considerazione le affermazioni di Tolstoj e con l’aiuto della psicologia ha scomposto il Fattore X in tre componenti: Il morale, la coesione, lo spirito di corpo. Caratteristiche di un esercito vincente che già erano state individuate nei manuali di guerra cinesi.

Così come accade nelle discipline militari, anche per la musica il Fattore X ha le sue costanti, spesso infatti il genio artistico non è sufficiente per fare un musicista affermato. Come ogni disciplina artistica la musica richiede rigore e applicazione quotidiana, per esempio, ma per poter emergere dalla massa, l’artista musicale deve anche saper relazionarsi correttamente con il suo pubblico usando tecniche di personal branding. Fare di se stessi un marchio è la ricetta vincente per differenziarsi dagli altri e rendersi facilmente riconoscibili.

L’artista musicista deve innanzitutto fare su se stesso una valutazione su quali sono i suoi punti di forza e cominciare a costruire su di essi quell’unicità che lo aiuterà a distinguersi tra gli altri; su queste basi può cominciare a costruirsi un’immagine coerente e solida con la quale tessere quella rete di relazioni con pubblico e colleghi per farsi considerare come un professionista solido e affidabile.

Non è solo una questione di immagine pubblica, è proprio un insieme di comportamenti che ti fanno riconoscere come un musicista su cui contare per svolgere un bel lavoro sotto ogni punto di vista.

Non è detto che la tua carriera artistica ti porti ai vertici delle classifiche, ma con il giusto lavoro puoi diventare un musicista professionista apprezzato da altri artisti che ti vogliono al loro fianco e di conseguenza anche apprezzato dal pubblico che li segue e che, inevitabilmente, sarà anche il tuo.

Resta il fatto che nel mondo della musica, un marchio, un brand, è il nome di un artista e i consumatori sono i fan: il brand dell’artista è la somma di tutte le esperienze che i fan hanno con la sua musica. Il brand di un artista è composto dalla sua persona, da come si racconta, dalla sua musica, dall’abbigliamento ed a quale mondo di riferimenti si appoggia. E’ in tutto questo insieme che un fan trova un coinvolgimento emotivo in cui riconoscersi ed apprezzare un percorso artistico.

Aver cura della propria immagine, come artista e come professionista della musica è la base per costruire una solida professione di musicista.

Dopo questa lettura, sarei curioso di conoscere quali, secondo te, sono le componenti chiave dell’ X-Factor di un artista musicale.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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social media social music marketing social network TikTok

Il 2023 visto da Tik Tok

Lo scorso dicembre TikTok ha pubblicato il suo osservatorio annuale sulle tendenze future, con l’obiettivo di aiutare i professionisti del marketing a comprendere come cambieranno i desideri e le esigenze degli utenti nel corso del 2023 e come questo impatterà concretamente sul business.

Il 2023 visto da TikTok

Il What’s Next Report di TikTok ha evidenziato tre tendenze principali:

  1. L’intrattenimento sarà sempre più personalizzato
  2. Le persone cercheranno gioia e spensieratezza come fonte di benessere.
  3. Il tutto con la community come fulcro, per condividere emozioni positive e come stimolo per portare cambiamento nella vita delle persone.

Tenendo conto che su TikTok i contenuti sono selezionati in base a ciò che gli utenti trovano divertente e che cattura la loro attenzione e fiducia, a livello globale la media del 67% di essi afferma di interagire con l’App per prendersi una pausa durante il giorno o rilassarsi a fine giornata. Il 92% degli utenti ha provato un’emozione positiva dopo aver visto un video su TikTok, il che li ha portati a compiere un’azione al di fuori dell’App. In Italia infatti, 57% delle persone su TikTok considera gli annunci in piattaforma molto interessanti, tanto da considerare i commenti degli utenti come punto di riferimento nella valutazione di un prodotto.

Stimolare l’interazione e la condivisione di idee è quindi fondamentale e ha un impatto anche sul business. (Adriano Accardo Managing Director, Global Business Solutions, Sud Europa TikTok )

Le persone amano TikTok per l’autenticità e la spontaneità dei suoi contenuti, sono sempre alla ricerca di nuove informazioni in grado di sfatare miti, aumentando così la credibilità dei creator e la fiducia con la propria fanbase. Per quanto riguarda il rapporto tra le persone e i Brand in Italia, il 58% degli utenti afferma di avere maggiori probabilità di fidarsi dei marchi dopo averne sentito parlare dai creator di TikTok.

I creator assumono così un ruolo fondamentale e, quando sono ben accreditati in piattaforma, hanno una buona influenza sulle persone: il 65% degli Italiani su TikTok afferma di fare sempre affidamento sulle recensioni online e sui consigli dei creator per decidere cosa acquistare online.

Gli utenti di TikTok sembrano saper bene cosa vogliono e sull’App cinese cercano più che altro qualcosa per divertirsi o per staccare la spina. A livello globale il 50% delle persone sostiene che TikTok è in grado di migliorare l’umore e portare positività. TikTok è il luogo perfetto in cui le persone possono scoprire umorismo, passione, relax e altri contenuti che soddisfano questa voglia di intrattenimento divertente, con il risultato che, in, Italia il 41% degli utenti afferma che sollevare il morale è la chiave per motivarli a effettuare un acquisto.

Chi usa TikTok e chi vi crea contenuti si sente parte di una community attiva e aperta alla condivisione. Per il 2023 ci si aspetta che questo coinvolgimento, questo rapporto stretto tra creator, influencer e comuni fruitori di contenuti diventi ancora più stretto. Questo aiuta gli utenti a legarsi tra loro ed essere ispirati a fare delle scelte o apportare un cambiamento nel proprio stile di vita.

A livello mondiale le persone dichiarano che TikTok ha una probabilità quasi due volte maggiore di presentare agli utenti nuovi argomenti che non sapevano di apprezzare. I contenuti in piattaforma sono così riconoscibili e accessibili che le persone sono spesso motivate a replicarli, anche su altre App.

La condivisione di valori è molto alta e questo porta le persone a ispirarsi a vicenda. In Italia più di 2 utenti su 5 affermano di sentirsi parte di una community grazie al potere inclusivo dei creator.

Scarica il What’s Next Report


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
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personal branding social media social music marketing social network

Scendi dal piedistallo, anzi dal palco.

Personal branding è quello che la gente dice di te,
una volta che sei uscito dalla stanza
Jeff Bezos

Per personal branding si intende un insieme di strategie messe in atto per promuovere un profilo personale, raccontando delle proprie esperienze professionali e anche private, ma sopratutto condividendo o illustrando il proprio bagaglio di competenze, conoscenze e risultati raggiunti. Lo scopo è quello di comunicare se stessi e gestire con metodo la propria immagine professionale.

X-Factor e Social Network

Immagino che qualche artista musicista, forse più di qualche, trovi questa definizione piuttosto fredda e forse aliena, eppure è proprio il personale branding il primo passo che ogni artista musicista dovrebbe impostare e curare nel corso del suo percorso professionale.

Sopratutto in questi decenni in cui la musica si propaga nelle app streaming e in cui una parte importante del contatto con i fan avviene attraverso i social media e i social network, avere un’immagine artistica e professionale coerente è indispensabile per rendersi riconoscibile da un pubblico sempre più distratto dall’eccesso di offerta musicale e di stimoli diversi.

Fare personal branding significa creare relazioni, generare fiducia e legami empatici, differenziarsi dagli altri e ottenere che il pubblico si affezioni alla figura dell’artista ed alla sua musica. Nel fare musica nei tempi dei social direi che il personal branding sia uno degli elementi chiave che compongono il Fattore X (X-Factor) di un artista musicale.

Ho notato che diversi artisti musicisti in cuor loro detestano i social e quando li usano come un semplice veicolo pubblicitario per i loro prodotti o eventi.

Io stesso ho accompagnato alcuni di loro per un uso più corretto nell’uso dei social. Un percorso teso a costruire e rafforzare la loro presenza in rete. Si è trattato di un lavoro che spesso viaggiava in coordinamento con agenzie stampa ed riviste interessate. Con questa concertazione non solo è cresciuta la loro popolarità, ma sono aumentati anche i follower nelle app di streaming e la media degli ascolti mensili.

Non ci sono scorciatoie il proprio pubblico va amato e coltivato.


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business social music marketing

Come guadagna chi fa musica?

Dalla sua nascita, nel primo decennio del XX secolo e per tutto il secolo breve la vendita di supporti fonografici (vinili, musicassette, cd ed .mp3) è stata la più importante fonte di reddito per musicisti ed editori discografici ma l’arrivo dello streaming nel nuovo millennio ha profondamente cambiato le carte in tavola: oggi ci troviamo nella situazione in cui di fronte all’aumento delle uscite musicali viene venduta meno musica.
Come guadagna chi fa musicaIn particolare i nuovi artisti si ritrovano ad affrontare molta più competizione rispetto al passato ed i competitor non sono semplicemente i loro colleghi. Con la fruizione in streaming la musica diventa intrattenimento e, sopratutto, nella fruizione privata, si ritrova a competere con altri prodotti creativi come videogiochi o video on demand, ovvero con tutti quei prodotti usati dalle persone per riempire il tempo libero. Non si tratta più di considerare solo il costo del prodotto discografico, ma diventa strategica la relazione che l’artista riesce a creare con l’ascoltatore.

Sebbene le vendite di musica digitale stiano quasi compensando il calo di vendite dei supporti fisici, le dinamiche del nuovo assetto del mercato discografico costringono l’artista musicista e la sua etichetta ad instaurare un nuovo rapporto in cui spesso la casa discografica è più un’agenzia di marketing piuttosto che un semplice editore.

Questo scenario influisce sul rapporto tra artista ed etichetta anche perché, a parità di impegno, i ricavi dall’ascolto in streaming non sono comunque paragonabili a quelli del supporto fisico, ma sopratutto perché rientrare nei costi di produzione, per una casa discografica, richiede più tempo.

Nell’ambiente è diventata ufficiale la voce che dal 2023 le major discografiche investiranno maggiormente su artisti giovani ben inseriti nelle dinamiche social mentre verranno messi in secondo piano gli artisti già maturi che non bucano le community.

Il passaggio era atteso e, sotto certi punti di vista, inevitabile : per poter investire su nuove produzioni l’editore discografico deve poter contare su artisti che possano generare entrate diverse dal prodotto discografico e che sappiano tener legata la propria base fan in particolare attraverso i network e media social.

Per l’artista musicale che non trova ascolto in un’etichetta restano aperte le strade per l’auto produzione, ma anche queste non sono prive di ostacoli. Senza una adeguata promozione personale e del prodotto, senza un piano di crescita basato su obiettivi concreti, resta difficile per l’artista conservare il suo pubblico o crearne uno nuovo.

Ci vuole molto realismo per esigere l’impossibile.


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