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Da artista musicale a professionista della musica: un cambio di mindset.

Nonostante i fatturati dell’industria discografica, decisamente non è un buon momento per l’artista musicale. I bassi introiti provenienti dalle app di streaming e la piaga degli introiti non riconosciuti dai social network, evidenziano degli squilibri che gli artisti musicali cercano di fronteggiare in diversi modi.

L'artista musicale deve puntare sempre più sul professionismo.
courtesy pixabay

Ai, bassi introiti dallo streaming, io aggiungerei pure il rapporto tra domanda e offerta di prodotti e servizi musicali. E’ un fatto che un’importante fetta di artisti musicali vive soprattutto sull’insegnamento. Che lo faccia in presenza o con video lezioni, anche in questo ramo la competizione si è fatta agguerrita. Insomma, la torta non basta per tutti.

Cosa deve fare un artista musicale per fronteggiare questo momento e far fronte all’evoluzione del mercato discografico?

Opinione comune è che sia necessaria un’evoluzione professionale dell’artista musicale, una ridefinizione della sua figura in cui esaltare di più le sue qualità professionali rispetto a quelle creative/artistiche: che però restano fondamentali per la sua autorevolezza.

In una realtà in cui il mercato si restringe l’importanza di emergere valorizzando le proprie qualità, le proprie unicità diventa indispensabile e i social network e i social media se usati con metodo e con criterio diventano uno strumento formidabile per questo scopo.

Questo vale per tutti i professionisti di vari campi, dal marketing all’illustrazione, perché non dovrebbe valere per l’artista musicale? Un grafico, un illustratore non sono forse figure creative che operano in un mercato con le sue regole?

La cantante Gospel Cheryl Porter da anni cura il suo canale YouTube dove distribuisce lezioni di canto e filma le esperienze fatte con i suoi giovani allievi. Un costante lavoro nel tempo l’ha portata ad avere oltre due milioni e mezzo di iscritti imponendosi tra i migliori vocal coach presenti in rete. Credi che questo non abbia influito sulla Disney quando l’ha scelta per interpretare la colonna sonora del Re Leone?

Curare la propria presenza in rete, professionalmente e non solo artisticamente, è oggi per l’artista musicale un imperativo e anche un’opportunità da non perdere.

Oltre le tue capacità tecnico/artistiche, puoi trarre frutto anche dalla condivisione delle tue esperienze professionali nel settore. Magari insegnando o offrendo consulenze sui diritti d’autore, sulla contrattualistica o altro; offrendo cioè tutte le tue conoscenze e consigli su come muoversi bene nel vasto mondo della musica, dal settore discografico a quello dell’intrattenimento.

Quante sono le cose, i servizi, che potresti offrire a tuoi colleghi o a giovani musicisti che hai imparato nella tua esperienza artistico/professionale? Prova a farne un elenco, credo rimarrai sorpreso delle competenze che hai acquisito nel corso degli anni e che molti non conoscono o non hanno mai approfondito.

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Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Instagram personal branding social media social music marketing

La musica e i social media

Impensabile fino a qualche anno fa, il rapporto interpersonale tramite social network è oramai prassi quotidiana per gran parte della popolazione attiva. Discutiamo, condividiamo passioni, ci informiamo, manteniamo contatti personali e professionali attraverso immagini, testi e link. Quanto è importante dunque per un’artista musicale essere presente online?

musica e social media
courtesy pixabay.com

La crisi scatenata dall’epidemia del Covid-19 credo abbia trovato una risposta ampiamente soddisfacente che a questo punto la domanda diventa retorica.

Questo drammatico evento ha messo in luce le differenze tra chi ha saputo costruire un rapporto tramite social con la sua fanbase e chi invece non lo ha fatto, perdendo contatto con il pubblico durante i mesi di clausura.

Voglio essere chiaro, non è che i live sui social, per esempio, abbiano potuto sostituire i concerti dal vivo, ma gli artisti con una fanbase social hanno potuto, nei mesi più difficili, mantenere un contatto stretto con i propri fan preparando le basi per una ripartenza in tempi migliori.

Tramite Facebook, Twitter e sopratutto Instagram, gli artisti musicali più avveduti si raccontano, talvolta si sfogano, spesso dialogano con il pubblico, facendo storytelling sui loro progetti, sui loro gusti e sulla loro quotidianità.

Lo fanno anche appoggiandosi ad un social media manager che confeziona i loro contenuti e pianifica l’esposizione in un vero e proprio progetto di social music marketing che copre le 24 ore della giornata, diventando un vero racconto in cui i valori dell’artista vengono condivisi con il pubblico.

Questo rapporto stretto tra artista musicale e fan, genera circoli virtuosi, in particolare durante i concerti, dove i fan fotografano o registrano l’esibizione. Questi contenuti visuali possono essere condivisi dall’artista nei suoi profili, come segno di stima verso il proprio pubblico amplificando la diffusione del suo messaggio.

Si tratta di un’esperienza mediata, in cui il mix tra online e offline garantisce il successo di una serata. L’artista documenta le sue serate live riprendendo i suoi concerti, i fan invece generano un’enorme quantità di contenuti che di riflesso potranno tornare utili all’artista. In ottica user generated content, i live possono servire per coinvolgere maggiormente i fan e per poter catturare tantissimi consensi e contenuti freschi da utilizzare per la propria strategia social.

Con contenuti opportunamente confezionati e programmati, anche le persone non presenti al live, avranno modo di parteciparvi grazie alle stories dei propri follower, in uno scambio continuo tra offline e online, dove il beneficio ricade sull’artista musicale e sul suo prodotto discografico.

Questo rapporto fondato sull’interazione, la partecipazione del pubblico, devi trattarlo con cura e attenzione. L’ errore è dietro l’angolo: una frase detta male, un passo falso, una dichiarazione sbagliata può metterti in serio imbarazzo, se non crearti veri e propri danni.

Come artista musicale ti è indispensabile lavorare sul tuo personal branding, ovvero gestire in maniera strategica la tua immagine professionale. Nota bene, non si tratta del saper vendere se stessi, ma di partire dalla tua personalità e unicità, dai tuoi punti di forza, per costruire una relazione duratura e a due vie con il tuo pubblico, capace di rafforzare e addirittura, molto spesso, migliorare il tuo essere artista e attrarre nuove opportunità.

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business musica streaming

L’ascolto di musica in streaming è democratico?

In un recente articolo apparso su Rolling Stone dal titolo Lo dicono i numeri: lo streaming funziona solo per 1% degli artisti. La giornalista Emily Blake lamenta di come app come Spotify, che avrebbero dovuto democratizzare l’ascolto musica, abbiano fallito nel loro compito perché di fatto, solo 1% degli artisti monopolizza il 90% degli stream. Il frutto di una analisi di Alpha Data durata un anno, conferma il monopolio delle grandi produzioni discografiche a danno delle piccole o delle produzioni indipendenti.

Spotify non è democratico?
courtesy pixabay.com

Forse non abbiamo avuto una democratizzazione dell’ascolto, ma è certo che la distribuzione della musica in streaming sia oggi il massimo esempio di libertà di espressione artistica. Con queste piattaforme chiunque, e intendo veramente chiunque, con poche decine di euro può rendere disponibili le sue canzoni in ogni angolo del globo: con limiti imposti da filtri tecnici più legati alla qualità del suono che a quella dell’esecuzione o artistici e praticamente con scarsi vincoli di censura; se non è democrazia questa!

In effetti il problema, a mio modesto avviso sta proprio nel chiunque può avere la sua musica in streaming.

Sempre dall’articolo di miss Blake, il CEO di Spotify Daniel Ek ha stimato che ogni giorno vengono caricate sulla piattaforma qualcosa come 40 mila canzoni.

Sono numeri veramente importanti, che però saturano il mercato e molto probabilmente siamo in quella situazione in cui l’offerta di musica è di molto superiore alla richiesta.

La musica distribuita sulle piattaforme di streaming ha favorito il processo di disintermediazione tra artisti ed etichette eliminando il filtro del direttore artistico, cioè la figura che decide se una canzone è degna o meno di essere pubblicata. Nel chiunque può avere la sua musica in streaming ci sono migliaia di produzioni indipendenti, magari di musicisti non professionisti, che oggi possono far conoscere la loro musica al mondo, cosa che gli era negata ai tempi dei supporti digitali.

Aver creduto che nel mondo ci fossero miliardi di ascoltatori curiosi di ascoltare musica nuova e diversa dalle loro abitudini credo sia stata una delle più grosse ingenuità dei nostri tempi. Gli ascoltatori sono per lo più abitudinari e non amano perder tempo alla ricerca di cose nuove, di nuovi orizzonti musicali o nuove praterie sonore. È sempre stato così, sempre così sarà.

Come può allora il musicista professionista far emergere la sua opera in questo caotico oceano di produzioni musicali? È una domanda che ha una risposta semplice: il marketing, in particolare lavorando sul personal branding e poi sul marketing legato alla sua musica, al suo prodotto discografico.

Certo il marketing non può risolvere il problema di un mercato che subisce un eccesso di offerta, ma certo un progetto di marketing ben pianificato e costruito può riuscire a far conoscere l’artista e la sua opera ai fan potenziali.

Ma vedi, le cose stavano così anche prima dello streaming, forse erano anche peggio: quanti sono gli artisti che hanno penato perché continuamente rimbalzati dalle case discografiche? Quante sono le belle canzoni che non hanno avuto un riscontro immediato di pubblico perché non distribuite adeguatamente o sui canali giusti?

Oggi qualsiasi musicista ha la possibilità di confrontarsi direttamente con il pubblico senza filtri e senza intermediazioni. E il pubblico, potenzialmente, ha la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa venga prodotta sul nostro pianeta. Non è forse democrazia questa?

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business

L’ One Sheet è indispensabile per un musicista

Negli ultimi due post ho trattato in generale e in termini piuttosto disincantati di come è cambiato negli anni il rapporto tra il musicista e le case discografiche. Se sei a corto di informazioni in merito te li consiglio.

L’evoluzione discografica: così va il mondo, baby!
L’evoluzione discografica: un cambio di visione.

Su questa pagina però vorrei suggerirti uno strumento professionale indispensabile per distinguerti nel mercato musicale e discografico che oggi più di ieri è molto competitivo e veloce.

One Sheet per musicisti
courtesy pixabay.com

Un’immagine chiara, seria e professionale è il primo passo passo per attirare l’attenzione del tuo interlocutore, sia nel caso che tu stia cercando un etichetta per il tuo album o che tu stia cercando una scuola di musica dove fare lezioni, ma anche per lasciare del materiale utile a media, agenti di booking o talent scout. Tutto questo possiamo ottenerlo curando e presentando un One Sheet costantemente aggiornato e graficamente accattivante.

L’ One Sheet è lo strumento primario di cui devi dotarti per far conoscere la tua musica, la tua figura artistica o la tua band, ma che cos’è?

Come puoi ben intuire dal nome anglofono è un’unica pagina riassuntiva [una sola!] dove viene rappresentata la tua band e/o la tua musica. Questa pagina deve essere sintetica ma deve trasmettere qualcosa di te o della tua band con una veste grafica pulita ma coinvolgente.

Devi tener ben presente che l’ One Sheet è un foglio informativo, non pubblicitario, è destinato ad un pubblico di tecnici del settore: media, canali radio, store, agenti, distributori e altri professionisti del settore; è uno strumento fondamentale per i membri della stampa, i direttori dei programmi radiofonici, gli agenti di booking e talent scout; utile per apprendere informazioni rapidamente sul tuo progetto o per determinare quanto la tua band sia vendibile ai loro clienti o audience. Nello scrivere i testi dovrai essere accattivante, certo, mantenendo però solida e chiara la tua immagine e illustrando le qualità e i contenuti della tua musica.

Devi anche sapere che l’ One Sheet non serve solo al musicista/band alla ricerca di un ingaggio discografico, ma si rivela utile per ogni musicista, cantante, cantautore che vuol proporsi sul mercato professionistico: presso uno studio di registrazione, in una scuola di musica, per sessioni dal vivo o in tour. L’ One Sheet è una sorta di curriculum sintetico che deve raccogliere tutta la tua figura professionale e artistica.

Ma cosa va scritto e come va organizzato un One Sheet? Ecco cosa deve contenere:

BREVE BIOGRAFIA

Nella biografia, che deve essere sintetica, devi comunque già mettere degli elementi che ti differenziano da altri musicisti o autori, mettendo in luce le tue caratteristiche e dando una motivazione forte del perché meriti attenzione. Dovrai andar cauto con i superlativi, per esempio invece di scrivere il nostro suono è unico nel suo genere e molto più corretto un lavoriamo molto sulla ricerca delle sonorità. Evita giudizi di merito sul tuo lavoro, ma trova il modo di far risaltare i tuoi punti di forza. Concentrati sulle storie, sui dettagli della tua musica che davvero non potrebbero esser raccontati da nessun altro; usa aggettivi che possano descrivere la tua musica in modo profondo e specifico.

FOTOGRAFIA

Includi una fotografia professionale. L’occhio vuole la sua parte e la fotografia deve essere in sintonia con il tuo personaggio artistico e la tua musica. Gli scatti fatti in un live o in sala prove sono caldamente sconsigliati. Anzi, tolgo ogni dubbio, sono severamente vietati.

PUNTI DI FORZA

Tieni presente che devi essere attrattivo e mettere in luce la tua motivazione a perseguire la professione di musicista, devi dare a chi ti legge un buon motivo per prestarti attenzione. Il modo migliore è dimostrare di avere fan e altri professionisti che ti prendono sul serio, perciò dovresti specificare se:
Hai suonato a dei festival?
Hai suonato con band conosciute?
Hai registrato con un produttore affermato?
Hai un buon seguito sui social?
Hai delle recensioni o commenti che potrebbero influenzare i destinatari del tuo “one-sheet”?
In breve, dovresti includere qualsiasi cosa che possa conferire credibilità professionale.

ALBUM, EP O SINGOLO

Se hai delle pubblicazioni tue, anche autoprodotte, o se hai partecipato in qualche registrazione, includi le informazioni a riguardo, cose come titolo, UPC, data di uscita, copertina, specificando il tuo ruolo come musicista. Stessa cosa vale se hai una pubblicazione di prossima uscita. Se poi hai dei comunicati stampa o delle recensioni a riguardo, inserisci i tre migliori commenti citando la fonte.

TOUR

Se hai un tour programmato o in corso, riporta tutte le prossime date. Ti serve per dimostrare di essere un musicista attivo e dare un’idea del livello delle tue esibizioni e della tua platea potenziale. Se non hai date da mettere in rilievo, limitati a segnalare l’area geografica dove sei maggiormente attivo nei live.

Una cosa importante che non devi assolutamente dimenticare è di tenere il tuo One Sheet costantemente aggiornato. Non c’è niente di più fastidioso e sciatto ricevere una scheda artistica datata o con eventi già superati dal calendario.

Se ancora non hai un One Sheet comincia a raccogliere e organizzare tutte le informazioni necessarie che abbiamo visto. Se dal punto di vista grafico e di esposizioni dei contenuti ti senti incerto, posso sicuramente aiutarti, non esitare a contattarmi.

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
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L’evoluzione discografica: un cambio di visione.

Quanti sono i musicisti emergenti che hanno come meta la firma di un contratto discografico? Oggi sembra piuttosto facile, ma la realtà non è tutta rose e fiori: il mercato discografico è quello di sempre, un campo minato ricco di insidie che richiede all’artista una giusta cautela, ovvero il saper compiere i passi giusti al momento giusto. Il rischio è quello di utilizzare male un’occasione e magari di buttar via un buon pezzo.

Com'è cambiata l'industria discografica?
courtesy pixabay.com

Prima di potersi proporre sul mercato, un artista o una band devono avere un’idea molto chiara del pubblico al quale si rivolgono. I tempi in cui una produzione discografica poteva essere il mezzo per esplorare il mercato e trovare i propri fan sono finiti, questa è la realtà. Oggi, prima di ogni cosa, è necessario avere già un pubblico di riferimento per poter investire cifre importanti in una produzione discografica. Non sto parlando solo della registrazione dell’album, ma anche e soprattutto del marketing che andrà ad accompagnare il disco, packaging compreso.

Come accennavo, non sempre è stato così. Un tempo gli artisti venivano coltivati dai manager delle etichette, venivano seguiti e fatti crescere con le opportune strategie.

Negli anni ’60 o ’70, ad esempio, una produzione sceglieva un artista con l’obiettivo di aiutarlo a raggiungere una sua dimensione artistica e una chiara identità musicale tramite il suo suono, i suoi testi e il suo pubblico. Solo dopo aver raggiunto questo obiettivo l’artista era pronto per la commercializzazione della sua musica e per un più ampio successo di pubblico. Una volta identificato il mercato tramite i potenti mezzi di una casa di produzione, l’artista ormai professionalmente maturo poteva ampliare e solidificare la propria audience. Questo significava anche avere l’opportunità di lavorare in stretta collaborazione artistica e personale con professionisti di alto livello, un’esperienza che poteva permettere di raggiungere livelli tecnico e artistici elevatissimi, se si era un bravo musicista.

Nell’epoca dello streaming le cose sono cambiate, per non dire invertite. Oggi un’etichetta discografica non investe su un artista perché ha potenzialità di successo, ma investe su un artista perché ha già una sua fanbase e ha la possibilità immediata di monetizzare il suo successo. Se prima si trattava di investire su un potenziale, ora si tratta di partecipare al profitto di un capitale umano pronto a portare frutti.

Questo comporta che un artista o una band, se vogliono diventare appetibili per un investimento, devono già possedere un seguito, di pubblico ai concerti e/o di followers in rete, ma nel contempo avere anche una chiara identità musicale. E’ un dato di fatto che nella psicologia della produzione moderna un buon investimento è quello che produce reddito dal primo giorno. Costruirsi un proprio pubblico locale, una fanbase solida e affiatata è il primo passo che un musicista deve fare per iniziare il percorso che lo porterà al contratto con un’etichetta discografica.

Per farlo, partire da concerti presso un circolo di quartiere o in un contest tra gruppi emergenti, non è certo un’idea da sottovalutare. Si tratta comunque di trovare i luoghi più adatti per costruire nel tempo una fanbase fidelizzata, grazie all’interazione e al coinvolgimento diretto e personale tra musicisti e pubblico.

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L’evoluzione discografica: così va il mondo, baby!

Il concetto di crisi non è certo nuovo nel settore discografico, ma a differenza di altri settori molti lo intendono in senso assolutamente positivo e, nonostante le difficoltà del periodo e le apparenze, potrebbero avere ragione. Nella discografia infatti ogni rivoluzione tecnologica ha ampliato le modalità tramite cui gli artisti raggiungono il loro pubblico.

Dobbiamo tener presente che l’industria discografica è composta da due elementi cardini: l’elemento creativo, ovvero la musica; e l’elemento tecnologico, ovvero il supporto musicale. Entrambi gli elementi sono in continua evoluzione: ogni volta che una crisi coinvolge l’elemento creativo, si assiste alla nascita di un nuovo genere musicale, quando invece tocca l’elemento tecnologico, si ha la creazione di un nuovo medium. Ad ogni nuovo supporto meccanico corrisponde un diverso modello di distribuzione.

L'evoluzione dell'industria discografica
courtesy pixabay.com

Già all’inizio del secolo scorso, quando iniziarono a circolare i primi supporti fonografici, i musicisti pensarono che la musica dal vivo avrebbe subito la loro concorrenza sleale; lo stesso è accaduto con tutte le successive innovazioni tecnologiche: vinili, radio, per non parlare delle musicassette, primo esempio di copia domestica. Anche il passaggio tra vinile e CD e la registrazione digitale hanno portato una rivoluzione nella struttura del mercato musicale.

Ma è con le reti peer-to-peer che il supporto meccanico perde la sua dimensione materiale trovando le case discografiche prive di un business model capace di mantenere il valore dell’enorme investimento fatto sui loro musicisti. Tramite il download dalle reti peer-to-peer gli utenti possono acquisire il risultato di una produzione milionaria a costo zero, annullando il valore economico del prodotto.

La lotta alla pirateria musicale e nuovi regolamenti internazionali hanno pesantemente ridimensionato il download illegale sulle reti peer-to-peer, ma ciò che più di ogni altra cosa ha cambiato il mercato discografico è stata la distribuzione di musica in streaming dove, con un abbonamento relativamente modesto, oggi il pubblico può ascoltare qualsiasi cosa in ogni dove, purché abbia almeno un dispositivo collegato ad una rete. Non ha qualcosa di miracoloso questo?

Fino all’arrivo della pandemia da Covid-19, la musica dal vivo pur subendo qualche fluttuazione, non ha mai subito periodi di crisi profonda. L’industria della musica live, infatti, è basata sull’idea di creare opportunità di relazione tra le persone: tra fan di un artista e tra l’artista e i suoi fan. Le ferree regole di distanziamento sociale hanno messo in crisi questo sistema che oggi sta cercando nuovi metodi per poter superare questo periodo incerto e difficile.

Come musicista, come artista creativo, non puoi comunque ignorare il fatto che una casa discografica è comunque un’attività d’impresa che investe una determinata somma di denaro per perseguire un risultato economico non garantito. Nelle imprese, generalmente, maggiore è il capitale investito in una attività, maggiore è la percentuale dei profitti ricavati.

Si calcola però che una casa discografica investe circa il 30% del suo fatturato annuo per produrre e promuovere nuovi prodotti discografici e nuovi artisti, il che corrisponde alla metà degli investimenti fatti dal settore farmaceutico che però sono molto più remunerativi.

È perciò chiaro che, per sostenere le spese, una produzione discografica deve poter sfruttare al meglio i guadagni percepiti sui propri successi, in modo da controbilanciare le perdite legate alle scommesse andate storte.

Così oggi ci troviamo con case discografiche che curano le loro produzioni a 360° gradi, iniziando con il prodotto album, passando per il management dell’artista, l’organizzazione dei live e infine con il merchandising. Sono soprattutto queste ultime due voci che portano contante fresco e veloce nelle casse degli editori. Questo è anche dovuto al fatto che i ricavati dallo streaming o dagli store digitali non sono così soddisfacenti come quelli del supporto fisico.

In questo contesto, puoi ben capire come un editore discografico non abbia più la forza, e la voglia, di coltivare la crescita di un artista, ma preferisca rivolgere la sua attenzione verso coloro che già si sono costruiti una fanbase e hanno trovato un riscontro positivo dal pubblico. Su questo, una struttura aziendale può lavorare in termini di produzione e promozione con margini di rischio meno elevati.

Nel settore questo tema suscita talvolta anche dibattiti molto accesi sui pro e i contro della situazione che è andata a crearsi con il tempo. Non mi dispiacerebbe conoscere anche la tua opinione in proposito.

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metadata musicali musica streaming

I metadata musicali in concreto.

Su suggerimento dell’unico, ma inestimabile, lettore di questo blog vorrei ritornare sui metadata musicali e sulla loro importanza nella distribuzione musicale.

metadati musicali
I metadati musicali sono fondamentali nei servizi di musica streaming.

I metadata musicali, molto semplicemente, sono le informazioni incluse nei file audio e sono utilizzati per identificare, etichettare e presentare contenuti audio da tutti i principali dispositivi e applicazioni di streaming musicale tra cui smartphone, Spotify, Apple Music, YouTube e tutti i principali servizi di musica online.

Questi dati accompagnano ogni singolo brano su supporto fisico (CD) su file digitale (.mp3) o su un servizio di streaming; sono importanti perché includono informazioni come artista, genere, etichetta, titoli, nome dell’album, numero della traccia.

Senza i metadata le tracce sarebbero semplici file anonimi nell’infinito oceano della musica online; essi diventano indispensabili per una corretta distribuzione sulle piattaforme di streaming, ma soprattutto per una corretta suddivisione delle royalties.
Sono questi dati che consentono alla tua musica di essere correttamente catalogata, ordinata ed identificata ovunque sia disponibile, in particolare su piattaforme come Spotify, Apple Music, Deezer, Youtube, Shazam, Facebook.

Nel post precedente, abbiamo visto che possono esserci errori nei metadata per una scarsa cura nel caricamento da parte della casa discografica, ma devo dire che mi è capitato spesso di vedere gli stessi artisti trattare con sufficienza queste informazioni.

Per evitare ogni spiacevole equivoco, ti consiglio di fornire tutti i metadati scritti nero su bianco al tuo editore discografico o al tuo distributore (se sei un indipendente) è un buon modo per evitare situazioni spiacevoli o equivoci.

I metadata musicali vengono associati ai brani durante il loro caricamento sulle piattaforme di distribuzione, che a loro volta li inviano ai vari store digitali o servizi di streaming. In genere questo lavoro viene svolto da un addetto della tua casa discografica, è a lui che deve pervenire l’elenco corretto dei metadata del tuo album o brano.

Questa è la lista completa dei dati che dovresti fornire per poter distribuire correttamente la tua musica:

  • Titolo della traccia: il nome della tua canzone;
  • Genere: il genere principale della tua traccia;
  • Sottogenere: il genere secondario;
  • Artista Primario: l’artista principale nel brano. Dovrai inserire questo esattamente nello stesso modo per ogni traccia della pubblicazione;
  • Artisti presenti: altri artisti presenti nella traccia. Non scrivere gli artisti presenti nel settore degli artisti primari: ecco a cosa serve questo campo!
  • Compositore: la persona che ha scritto o contribuito alla musica per la canzone;
  • Editore: l’editore che rappresenta il compositore. Inserisci di nuovo il nome del compositore se non c’è un editore;
  • Produttori: il credito del produttore (i) nella traccia;
  • Collaboratori aggiuntivi: tutti gli altri artisti che hanno lavorato su quella traccia e che devono essere accreditati;
  • Contenuto esplicito: indica se la traccia contiene contenuti espliciti;
  • Lingua delle canzoni: la lingua dei testi cantati;
  • Editore dei testi: l’editore che rappresenta l’autore dei testi;
  • Proprietario della composizione: il proprietario dei diritti di composizione;
  • Anno di composizione: l’anno in cui è stata composta la traccia;
  • Proprietario del mastering di registrazione: il proprietario della registrazione audio;
  • Anno di registrazione: l’anno in cui è avvenuta la registrazione;
  • Lingua di rilascio: la lingua del rilascio stesso. Anche se intendi distribuire la tua pubblicazione all’estero, la lingua di rilascio deve essere la lingua dei metadati che stai inserendo;

Questa lista potrebbe sembrare eccessiva ma ricorda che queste informazioni sono la carta d’identità del tuo brano, più di ogni altra cosa quello che lo rende riconoscibile. Nel dubbio, puoi sempre confrontarti con il tuo editore per una corretta compilazione.

Devi tener presente che su queste informazioni viene eseguito un controllo di qualità dai servizi di streaming, se qualcosa non è corretto o non conforme alle regole, potrebbe compromettere il rilascio del brano.

Assicurati che l’ortografia e la formattazione sia corretta, per esempio non usare l’apostrofo al posto di un accento, usa la giusta vocale accentata: la tecnologia digitale è per sua natura “stupida” e non interpreta, ma legge alla lettera ciò che scrivi.

Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se hai altri dubbi sull’argomento lasciami un commento o scrivimi una email, vediamo se posso esserti utile.

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La mucca viola è il libro che ha consacrato Seth Godin come uno degli autori business più amati e ha lanciato un movimento globale che ha ridefinito le basi del marketing. Il solito marketing e i grandi investimenti sui media tradizionali non funzionano più. Oggi il marketing comincia dall’idea del prodotto, che deve essere straordinario, diverso, innovativo per poter catturare l’attenzione dei clienti e far parlare spontaneamente di sé. È questo elemento di magia e unicità a far sì che realtà come Apple, Google, Ikea, Starbucks o la bottega del macellaio toscano Dario Cecchini continuino a macinare successi, mentre grandi industrie affermate arrancano e non riescono a stare al passo.
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marketing musicale metadata musicali musica streaming royalty

L’importanza dei Metadata nello streaming musicale.

Se sei un musicista che pubblica musica dovresti già sapere cosa sono i metadata che accompagnano ogni brano pubblicato ma, dato che preferisco non dare nulla per scontato, credo che stendere due righe su questo elemento così importante nella distribuzione musicale on line sia doveroso.

metadati musica streaming
Foto di ArtTower da pixabay.com

Il lockdown causato dalla pandemia, interrompendo le esibizioni live, ha messo in mostra la criticità dei bassi compensi offerti dalle piattaforme di streaming agli artisti aprendo un ampio dibattito sul tema. Una discussione che coinvolge diversi aspetti della questione royalties, ma c’è anche da dire che si è notata una certa leggerezza da parte di artisti ed etichette nella compilazione dei metadata; una scarsa attenzione che inevitabilmente comporta una scorretta ripartizione dei diritti tra le varie parti coinvolte.

I metadata sono le informazioni cruciali inserite nei siti dei distributori quando viene rilasciato un brano o un album. Questi includono titoli, nomi di cantautori e produttori, editori, etichette discografiche e altri dettagli. Quando queste informazioni non vengono inserite correttamente, è molto alto il rischio che autori e produttori non raccolgano i frutti del loro lavoro.

Contrattempi nei metadata si verificano ad ogni livello e parte del problema è anche la mancanza di uno standard universale nel settore discografico. Nonostante la consapevolezza della necessità di una maggior trasparenza nella gestione della musica in digitale, il tema dei metadata non sembra tra i primi capitoli nell’agenda del music business.

Puoi verificare tu stesso che alcuni titoli sulle piattaforme di streaming mancano di accrediti corretti o incompleti. Solitamente questo accade quando un artista indipendente pubblica i suoi progetti senza un’adeguata attenzione o più semplicemente per pigrizia. Ma ci sono anche casi che un’etichetta importante rilasci una canzone o un album senza i metadata adeguati.

Come artista, autore, musicista o interprete, al momento del rilascio di una pubblicazione, ti consiglierei di non dare nulla per scontato e inviare al tuo editore discografico tutte le informazioni utili per compilare correttamente i metadata legati al tuo progetto: titolo, autori, interpreti, producer e magari i musicisti coinvolti; ci sono anche altre informazioni “tecniche” che però sono di competenza diretta dell’editore.

Questa attenzione di artisti ed editori però non basta per risolvere tutti i problemi. Su una scala più ampia, mentre tecnologia informatica e settore discografico sono sempre più legati, l’importanza dei metadata e degli standard di dati nella musica, richiederebbe livelli più elevati di innovazione, protocollo e collaborazione per tutte le parti chiave coinvolte, tra cui piattaforme di streaming, importanti etichette discografiche, società tecnologiche e case editrici.

Ma mentre aspettiamo che le parti trovino un sistema per creare un business musicale più equo, i metadata restano cruciali: abbine cura.

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Instagram social media

Il nécessaire internet per un musicista.

“No che non puoi defezionare
il nécessaire col bilama e il piegaciglia
e un videoclip col Barbiere di Siviglia.”
(L’Arca di Noé di Segio Caputo).

internet per musicisti
courtesy pixabay.com

Per qualsiasi professionista avere un’adeguata presenza in rete è indispensabile per poter emergere e distinguersi, questa regola aurea vale per il musicista, sia che si tratti di uno strumentista o di un cantante, indipendentemente dal fatto che abbia pubblicato o meno la sua musica.

Spesso un musicista trae la propria sussistenza da diverse fonti di reddito: concerti, turni in sala di registrazione, pubblicazione delle proprie musiche, insegnamento, trascrizione partiture ecc… a seconda del grado di preparazione. Un musicista completo può offrire diversi servizi professionali, compresa la propria esperienza artistico-lavorativa, che vanno oltre la bravura con lo strumento o la notorietà pubblica. Perciò, perché non far conoscere queste doti professionali ad una platea che ne ha bisogno e che le richiede?

Ma cosa serve al musicista per far conoscere la propria professionalità sul web, bastano i social network? La domanda è, ovviamente, retorica e nelle prossime righe vedrai anche il perché.

1) Il Sito internet

Come ogni professionista, il musicista dovrebbe iniziare la sua presenza in rete con un sito internet ben costruito, ma sopratutto costantemente aggiornato. Il sito è l’unico modo per poter gestire la propria immagine sotto ogni punto di vista. Oltre alle date dei concerti e le uscite discografiche costantemente aggiornate, nel sito dovrebbero trovare spazio anche le altre attività, come ad esempio lezioni di musica o trascrizioni di spartiti.
E importante che il sito abbia anche un form di contatto, che raccolga gli indirizzi mail di chi scrive, per poter mantenere comunque un rapporto con chi ha fatto una richiesta, magari con una newsletter periodica. Il sito internet deve diventare il cuore della tua presenza in rete, se poi, riesci a mantenerlo vivo anche con un blog, il coinvolgimento con la tua platea sarà più performante, sia che decidi un approccio creativo-poetico o un approccio tecnico-professionale.

2) Indirizzo mail professionale

Che sia Gmail o qualsiasi altro servizio, usa una mail dedicata per il tuo lavoro di musicista. Non mescolare la vita privata con il lavoro, nemmeno nella posta elettronica. Vedrai come ti cambia la vita.

3) Pagina Facebook

Una pagina Facebook professionale da affiancare al tuo profilo personale è essenziale, curala bene, falla conoscere nelle community, con metodo e pazienza usala per aggregare i tuoi fan e fai in modo che da Facebook arrivino alle pagine del tuo sito.

4) Twitter

Twitter insieme a Instagram è il social che Spotify usa per autenticare l’artista e consentirgli la gestione del suo profilo. Ma Twitter è importante anche perché è veloce e più frequentato di quel che pensi. Come Facebook può rivelarsi un ottimo veicolo per indirizzare fan e contatti verso il tuo sito. Richiede un certo impegno e una certa costanza, ma può dare risultati brillanti. Ho scritto un piccolo manuale su come Twitter può aiutare un musicista, lo puoi scaricare gratuitamente qui.

5) Instagram

Come già detto, Instagram è importante per accedere a Spotify for Artist. Ma quello che più importa è che con Instagram puoi raccontare la tua vita professionale con immagini e video. Giocandotela bene, la tua presenza ne uscirà rafforzata e concreta.

6) Tik Tok

Il social network cinese ha dato risultati sorprendenti con la musica pop. E’ largamente usato da una platea di giovanissimi che si diverte a giocare con musica e video. Lo consiglio caldamente al musicista che ha pubblicato la sua musica, indipendentemente dal genere. Ci sono alte probabilità che riesca a trovare una sua attenzione, anche se la sua musica coinvolge una ridotta nicchia di appassionati.

Questo è tutto. In questi sei punti ho elencato lo stretto necessario degli strumenti che un musicista dovrebbe dotarsi per avere un’adeguata e completa presenza in rete. Su come poi questi strumenti vadano opportunamente usati per trarne il massimo risultato, lo vedremo magari nelle prossime settimane.

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Nuove Economie della Musica

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Un libro che mette in chiaro i nuovi ruoli e le nuove economie tra loro interconnessi nel fantastico e per alcuni indecifrabile mondo della musica. Dalla bolla dello streaming alle tendenze social, dai sistemi di prevendita all’evoluzione dei club per la musica dal vivo. Non esiste un libro simile che raccolga, con uno sguardo corale ma una sintesi concettuale forte, linee guida generali e le loro declinazioni possibili per vivere di musica dal vivo e di discografia oggi. Le economie dello spettacolo sono, per la maggior parte delle persone, un magma oscuro di percentuali, royalties, somme e sottrazioni di qualcosa, per cui alla fine non è mai chiaro come facciano a tornare i conti. Si può vivere di musica? Se si lavora bene, sì.

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musica streaming Spotify

I segreti della Discover Weekly in Spotify

Voglio spendere due parole su come Spotify lavori nell’offrire la musica agli utenti tramite le playlist algoritmiche personalizzate.

Computer musicale
courtesy pixabay.com

Lo faccio perché ritengo importante, per un artista musicale, avere una idea di base sugli ecosistemi delle piattaforme musicali digitali. Sono i luoghi dove, più di qualsiasi altro, viene consumata la musica in ogni angolo del pianeta, avere un’infarinatura sulle loro logiche di funzionamento ti aiuterà a non sottovalutare tutti gli aspetti della tua presenza in rete e, sopratutto, non sottovalutare tutte le informazioni che dovresti dare alla tua etichetta discografica (o al tuo distributore digitale) quando pubblichi la tua musica.

Come ascoltatore, non so se anche tu sei rimasto sorpreso di come Spotify riesca a coccolarti con la creazione di playlist personalizzate come Release Radar o il Daily Mix. Sono il modo in cui Spotify dialoga con te cercando di conoscere meglio i tuoi gusti e creare un ambiente musicale familiare, cucito su misura sulle tue preferenze.

Il massimo di questa attenzione, Spotify la mostra nell’offerta settimanale della playlist Discover Weekly, un mixtape personalizzato di 30 canzoni che non conosci e che vengono scelte analizzando i tuoi gusti e le tue ricerche. Lo scopo di questa playlist algoritmica apparsa sulla piattaforma nel 2015, è di accompagnarti alla scoperta di nuove musiche e nuovi autori, di fatto, rompendo la bolla in cui l’ecosistema della piattaforma tende a racchiuderti nei vari suggerimenti offerti. E’ uno dei molti sistemi usati per mantenere viva la tua curiosità, offrendo nel contempo agli artisti musicali l’opportunità di trovare il pubblico adatto alla loro musica, specialmente per coloro che ancora non godono di una platea vastissima.

Per poter generare una Discovery Weekly su misura, Spotify utilizza tre metodi di ricerca:

  • Filtro Collaborativo: analizza il tuo comportamento e quello dei tuoi amici.
  • Elaborazione del linguaggio naturale (NLP): analizza il testo delle canzoni e altri testi correlati nel web come articoli, recensioni, post, blog.
  • Modelli Audio: una complessa analisi automatica delle caratteristiche chiave delle canzoni, comprensione delle loro somiglianze fondamentali e quindi quali utenti potrebbero apprezzarle, in base alla propria storia di ascolto.

Sono tecnologie di analisi molto complesse e sofisticate, per le quali Spotify si appoggia a servizi esterni specializzati in questo tipo di ricerche; ti basti pensare che nell’Elaborazione del Linguaggio Naturale, Spotify esegue costantemente la scansione del web alla ricerca di post e altri testi scritti sulla musica per capire cosa dicono le persone su artisti e canzoni specifici, quali aggettivi e quale linguaggio particolare viene frequentemente usato in riferimento a questi artisti e canzoni, e quali altri artisti e canzoni vengono sono loro associati. L’aggregazione e l’elaborazione di queste e altre informazioni consentono di associare artisti e generi musicali con le preferenze degli ascoltatori con il risultato di poter avere un’offerta musicale mirata e costantemente aggiornata.

Detto questo, capisci come per un artista musicale, che vuole vedere considerate le sue pubblicazioni, sia molto importante avere una forte presenza in rete. Una presenza che puoi ottenere attraverso un tuo sito personale e una accurata gestione dei canali social, ma anche, con adeguate campagne stampa e recensioni. Sperare che il tuo brano emerga da solo nel mare magnum dell’offerta musicale globale per la sua intrinseca bellezza è una possibilità che, viste le premesse, vedo alquanto remota.

Restiamo in contatto, iscriviti alla mia Newsletter. Non ti bombarderò di inutili comunicazioni, ma ti aggiornerò sulle novità e le opportunità offerte dal marketing musicale digitale.

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