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La forza della Release Radar di Spotify

La Release Radar è una playlist personalizzata che Spotify ha creato per aiutare gli utenti a trovare e ascoltare la musica che preferiscono.

La release radar di Spotify

Attualmente, questa playlist è la più ascoltata e popolare tra gli ascoltatori e tra gli artisti. Release Radar viene aggiornata ogni venerdì e la sua caratteristica principale è che ogni ascoltatore ha la sua Radar fatta a misura delle sue preferenze.

In altre parole, ogni utente avrà una playlist diversa in quanto la Release Radar si basa sull’artista che ascolta, in genere basata sulle nuove uscite degli artisti seguiti dall’utente. Per Spotify è la combinazione perfetta per tenere aggiornati gli ascoltatori sulle uscite dei loro artisti preferiti e, di conseguenza per assicurare agli artisti che il loro lavoro verrà ascoltato dai fan.

Release Radar viene aggiornata settimanalmente ogni venerdì, giorno che le label dedicano alle uscite discografiche, ogni artista può avere solo un brano alla volta in questa selezione e, soprattutto, deve essere un brano inedito. Questa nuova traccia, se non viene ascoltata, viene riproposta all’ascoltatore per altre quattro settimane.

Viene da sé che solo i follower di un Artista X possono vedere le sue canzoni su Release Radar, e solo le sue nuove canzoni possono essere aggiunte a questa playlist. La Release Radar in pratica è lo strumento creato da Spotify per mantenere un contatto diretto tra artisti e il loro pubblico. Quindi, la chiave per far funzionare adeguatamente la Release Radar è avere molti follower di Spotify.

E qui siamo al fulcro della questione, il pubblico. Pubblicare le tue canzoni su Spotify e distribuirle in ogni angolo del mondo è facile, ma interessare e coinvolgere un pubblico alla propria musica non è proprio così immediato. Ci vuole metodo, costanza e ostinazione. Ci vuole anche la consapevolezza che la musica virtuale può non essere sufficiente per fare della musica la tua professione, in particolare di questi tempi in cui i guadagni dallo streaming e dalle vendite online sono veramente risicati.

Il segreto sta nel giusto equilibrio tra vita online e vita offline, tra il contatto diretto con i tuoi fan attraverso i live, o anche seminari o lezioni e la cura della tua presenza sui social.

Iscriviti a questo blog, troverai parecchi spunti per promuovere al meglio la tua figura professionale di artista musicale.


Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

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“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

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Come condividere una playlist in più servizi di streaming

Per un artista musicale o un’etichetta, la creazione di playlist musicali nei diversi servizi di musica in streaming è un elemento strategico per diffondere le proprie produzioni e incrementare la platea di pubblico, questo è un dato di fatto noto e assodato.

Come condividere una playlist in più servizi di musica in streaming

Questa operazione si rivela fondamentale all’artista per poter raggiungere il pubblico più ricettivo alle sue creazioni. Per questo il mio invito pressante a tutti i musicisti è quello di creare selezioni con la loro musica e quella dei loro colleghi preferiti, a cui magari si ispirano o con cui hanno delle affinità artistico creative.

Creare una playlist che funzioni, che raccolga follower e ascolti, non è così facile come si potrebbe pensare. Richiede cura, attenzione e pazienza. Ci sono diverse variabili che determinano il successo di una playlist e spesso non sono legate alla popolarità dei brani.

Oggi non voglio dilungarmi troppo su questo, mi limito a dirti che una playlist funziona se riesce a mantenere una sua coerenza. Nel senso che dovrebbe rispettare una certa coerenza di mood o di genere, per esempio. Anche se si potrebbe pensare che una playlist variegata, generalista, possa coinvolgere un maggior numero di persone, la realtà è diversa.

All’ascoltatore piace trovare nella selezione la musica annunciata nel titolo. Per meglio capirci, in una playlist dal titolo Evening Piano Jazz eviterei di mettere un notturno di Chopin. E’ vero che la musica di Chopin, magari interpretata da Benedetti Michelangeli è gran musica, ma è molto probabile che questo non rientri nelle aspettative di un ascoltatore che vuol gustarsi del buon jazz, e che anzi lo infastidisca.

Arriviamo al punto.

Ora tu hai confezionato una bella playlist su Spotify dove ci sono le tue canzoni e quelle dei tuoi artisti di riferimento. L’hai condivisa sui social, la aggiorni periodicamente e vedi che, giorno dopo giorno sta acquistando nuovi follower. Come puoi ottimizzare al meglio questo tuo lavoro di promozione? Magari condividendo questa playlist su altri servizi di musica in streaming quali Deezer, Tidal e YouTube o altri, vero?

A farci risparmiare un bel po’ di fatica in questo c’è Soundiiz una semplice app che ti permette di copiare le tue playlist da un servizio di streaming all’altro. Potrai così avere la playlist che hai creato su Spotify anche su Deezer o altri servizi impostando una semplice sincronizzazione. Il servizio di Soundiiz è disponibile gratuitamente con funzionalità limitate o a pagamento con funzionalità aggiuntive.

Direi che l’uso di Soundiiz può farti guadagnare una nuova fetta di pubblico aumentando la visibilità dei tuoi brani senza grandi perdite di tempo. Provala. Fammi sapere come l’hai trovata e se ti ha portato dei risultati. Io la sto provando in questi giorni.


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Quattro segreti per un buon live in streaming

Sinceramente mi aspetto che il titolo di questo post attiri la tua attenzione, spero che lo faccia perché ti sarà molto utile. I teatri e i locali pubblici sono già sotto la rigida disciplina del lockdown e il bisogno di mantenere un contatto artistico con il tuo pubblico è un’esigenza alla quale non sai (non puoi!) rinunciare.

Quattro segreti per un buon live in streaming
Courtesy by Unsplash.com

Un live in streaming, anche un breve live in streaming, non ti aiuterà a imbandire la tavola, ma almeno ti consentirà di mantenere il legame con il tuo pubblico in attesa di tempi migliori.

Nello scorso lockdown ho visto che la piattaforma più gettonata è stata Facebook, sebbene anche YouTube si presti molto bene per questo genere di operazioni. Di certo Facebook a livello social è molto più performante, diciamo pure che è oramai la nostra piazza virtuale dove ci si incontra per un aperitivo, ci si diletta in sciocchezze e pesanti discussioni e si ascolta un po’ di musica dal vivo se ce n’è l’occasione.

Per questo, se già stai pensando di organizzare qualche live su Facebook o comunque on line, ti voglio rivelare qualche segreto vincente per coinvolgere e soddisfare meglio il tuo pubblico.

Il primo segreto è… la cura dell’audio (perdìo!!!). Stai già pensando che ti stia dicendo una cosa ovvia, vero? Eppure nel lockdown del marzo scorso ho visto più di qualche artista musicale improvvisare concerti domestici con un audio spaventosamente fastidioso che proprio non rendeva giustizia alla sua arte. Procurati un microfono adatto, usa un mixer, mettiti in un ambiente acusticamente adatto, ma fa qualcosa! Se non ti riesce, proprio non farlo questo live. Piuttosto fai una lezione di storia della musica, parla dei tuoi artisti preferiti, racconta barzellette sui musicisti, vedi un po’ te.

Il secondo segreto è… fissa quel c**zo di cellulare! Non ti si può vedere in perenne stato d’ansia mentre cerchi di non sbattere contro la scrivania, che poi lo smartphone scivola e ti si sballa l’inquadratura. Ci sono diversi tipi di supporti, piuttosto economici per gli smartphone, procuratene uno che sia pratico e solido. Così quando avrai impostato per bene la tua inquadratura, potrai cominciare lo spettacolo a cuor tranquillo.

Il terzo segreto per un buon live in streaming è la fotografia, ovvero la luce e la cura dell’ambientazione. Sebbene sia un live domestico, assicurati d’avere la casa in ordine, togli quel sacchetto di Dixie dalla tavola ed esci la cesta della biancheria dall’inquadratura. Assicurati di essere ben illuminato e nei limiti del possibile, cerca di creare un minimo di atmosfera con quelle quattro lampade che tieni in casa.

Il quarto segreto è… ma perché vuoi fare proprio una diretta? Perché non ti riprendi e poi monti il tutto, magari migliorando anche l’audio con qualche filtro,  per poi programmare un videoparty su Facebook dandone adeguato annuncio? Così tagli i punti morti, togli gli errori e confezioni un quindici minuti di buona musica dal vivo che trasmetterai mentre dialoghi con il tuo pubblico nella chat. Sia in Windows che in Apple ci sono semplici software gratuiti per fare editing video.

Se ti sono sembrati 4 segreti banali, me ne scuso, questo post non era rivolto a te che, evidentemente, sei un artista musicale con i contro fiocchi che sa cosa vuol dire aver cura della propria immagine e della propria musica. Ci vediamo, dal vivo, in tempi migliori.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Cosa sono le royalties meccaniche?

Il termine royalties meccaniche nasce all’inizio del XX secolo con la nascita dei primi supporti fonografici, oggi le royalties meccaniche vengono riconosciute all’artista musicale ogni volta che la sua musica viene riprodotta e venduta tramite copie fisiche o in streaming.

Cosa sono le royalties meccaniche
courtesy by pexel.com

Quindi, quando un rivenditore vende una copia fisica, vinile, CD o file .mp3, l’artista musicale guadagna denaro. Inoltre, un artista guadagna royalties meccaniche quando la sua musica viene visualizzata o ascoltata tramite streaming digitale (ad esempio Apple Music, Spotify).

Ci sono in realtà altri modi altri modi, spesso trascurati, per guadagnare royalties meccaniche e sono: suonerie telefoniche, cover, colonne sonore, base per karaoke, biglietti d’auguri interattivi.

E’ importante sapere che, per il calcolo delle royalties, una canzone viene divisa in due: composizione e registrazione master. La composizione, associata all’editoria, è la proprietà del testo e la melodia sottostante di un brano musicale, mentre il master è la proprietà della registrazione particolare (e solitamente fisica finale) di quella canzone.

Normalmente i cantautori che hanno lavorato alla canzone hanno la proprietà dei diritti di composizione mentre i diritti di registrazione master sono parzialmente o totalmente di proprietà della loro etichetta o distributore. Le royalties di performance, invece, sono specificatamente attribuite solo alla composizione.

Il valore delle royalties meccaniche è determinato in modi diversi a seconda di vari fattori e viene recuperato dalle società di collecting dei vari paesi o, in alcuni casi, direttamente dall’autore tramite contrattazione diretta.

La vendita di CD, vinili, DVD o altri supporti genera automaticamente delle royalties meccaniche, che sono pagate da chi produce il prodotto in base a quote stabilite dalle società di collecting dei vari paesi. Così ogni volta che un brano viene riprodotto, genera royalties: se viene eseguita dal vivo in un pub, mandata in onda alla radio, o usata come musica di sottofondo in un supermercato genera royalties. Coloro che pagano sono le stazioni radio, reti televisive, bar, ristoranti, compagnie aeree, uffici, negozi, cinema ecc.

A seconda dei paesi, il valore delle royalties viene stabilito dalle società di collecting, che provvedono anche alla riscossione e alla ripartizione. Gli store digitali come iTunes, Amazon, Google e altri, generano royalties come se si trattasse di vendita di un supporto fisico (CD), mentre lo streaming (Spotify, Deezer, Tidal) è calcolato in modo diverso, e decisamente basso, ed è sempre gestito da accordi tra provider/collecting/governo che sono a tutt’oggi in discussione.

L’artista musicale, in particolare se si autoproduce, dovrebbe essere consapevole del fatto che guadagnare i diritti d’autore è solo una fase del processo, farsi pagare è più complicato. Se non si sa dove viene utilizzata e riprodotta la musica, potrebbe essere difficile sapere se si sta raccogliendo tutto ciò che si è guadagnato. Per questo avere un editore o un distributore digitale che raccolga le royalties per conto dell’artista diventa essenziale.

Ma i problemi non finiscono qui, Inoltre, la raccolta di royalties internazionali può essere impegnativa. È realisticamente impossibile, o comunque troppo impegnativo, per un autore registrare la propria musica con tutte le società di gestione collettiva di diritti d’autore del mondo. Avere un editore è il mezzo più efficiente per raccogliere questi fondi se la musica viene riprodotta a livello internazionale, soprattutto perché in alcuni paesi potrebbe non essere possibile per un singolo autore raccogliere direttamente le royalties dalle società. In alternativa, l’artista musicale può appoggiarsi a società specializzate nella raccolta di royalties meccaniche a livello globale per fare incetta di tutto ciò che gli è dovuto.


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Il pubblico di Spotify visto da Spotify

Puntuale, lo scorso 23 settembre Spotify ha rilasciato il periodico Culture Next, il rapporto che analizza i gusti e le tendenze degli ascoltatori cercando di comprenderne i gusti e le abitudini.

Il pubblico di Spotify visto da Spotify
courtesy Pixabay.com

Il campione della ricerca è stato fatto sul pubblico americano, coinvolgendo 5.000 persone, ed ha confermato l’accelerazione delle tendenze culturali che hanno preso forma negli anni scorsi tra la Z Generation (15-25 anni) e i Millenial (26-40 anni): le due fasce più interessanti per Spotify perché più attive sui dispositivi elettronici rispetto le fasce più mature.

Sulle abitudini d’ascolto, la ricerca ha evidenziato che il 75% dei Z Gen. e Millenial utilizza l’ascolto di musica per fronteggiare lo stress e l’ansia. Questo li spinge verso musiche che, secondo loro, hanno marcate qualità emotive, terapeutiche e personali, intime.

La ricerca conferma la crescita nell’ascolto di Podcast, sia d’informazione sia per intrattenimento. Negli ultimi mesi all’attenzione del giovane pubblico americano sono saliti i podcast dedicati alla politica ed ai diritti civili.

Questa indagine periodica, che Spotify usa come strumento per attrarre sponsor pubblicitari facendo un ritratto del suo utente medio, ci restituisce anche alcuni informazioni sui gusti politici delle giovani generazioni americane, dimostrando, tra le altre cose, che sono più interessate ai programmi politici che agli schieramenti. Il 66% ritiene che gli attuali sistemi politici siano corrotti ed obsoleti e solo il 30% della Z Gen. approva la politica del presidente Trump a differenza delle generazioni più anziane che arrivano fino al 54% a favore dell’attuale presidente.

Ma ciò che la politica divide, la musica unisce. A quanto risulta, Il 64% del campione, nel sondaggio afferma che ascoltare la musica dei loro genitori dia loro “una maggiore comprensione di chi sono i loro genitori”, e il 78% dei genitori intervistati ha ammesso di usare la musica come un modo per legarsi con i loro figli.

Le generazioni più giovani sono anche incuriosite dall’imprenditorialità e dalla cultura self-made-man e molto aperte cittadinanza globale. Su scala mondiale, il 65% delle Z Gen. ha dichiarato di voler essere, o di essere già, il proprio capo, addirittura un Z Gen. su tre di età pari o inferiore a 17 anni ha affermato che preferirebbe avviare un’impresa invece di andare all’università. Le due giovani generazioni sono tendenzialmente proiettate in avanti e credono che la pandemia stia offrendo nuove opportunità di sviluppo.

Nel disegno che ci fa Spotify, i giovani americani, non mi sembrano molto diversi dai giovani italiani (o europei). In entrambi i casi troviamo generazioni interessate alla politica del fare e non a quella degli schieramenti ideologici, generazioni aperte verso il mondo e verso nuove culture, generazioni intraprendenti che intendono lasciare un mondo migliore di quello che hanno trovato.

Ma quello che forse più interessa a noi, è che la Z Gen. ed i Millenial sono molto legate alla musica, la usano per vivere meglio, per provare emozioni e conoscere cose nuove. Sono generazioni curiose che non danno nulla per scontato, che guardano al domani con un occhio verso il ieri. E’ chiaro che in questo momento dove vedono l’incertezza e la paura, loro vedono nuove possibilità. D’altra parte, a mio modesto avviso, non possono far altro; sono giovani, hanno un mondo nuovo da costruire.


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personal branding social media social music marketing Spotify

Due strumenti utili per condividere la tua musica.

Oggi ti voglio far conoscere due strumenti rapidi e utili per condividere nei social o nelle mail la tua musica e il tuo profilo di artista musicale. Possono esserti utili perché confezionano i tuoi link con una veste grafica coerente e accattivante, arricchendo la qualità della tua proposta.
Le Promo Card di Spotify

Promo Card by Spotify

Le Promo Card di Spotify sono un gadget utile per condividere la tua musica sui social network e anche sul tuo sito. In pochi semplici passaggi puoi creare una semplice cartolina elettronica che può essere collegata al tuo profilo Spotify, ad un tuo album o a una tua canzone.

Le Promo Card hanno delle semplici opzioni di personalizzazione e puoi facilmente condividerle su Twitter o Facebook. Puoi anche salvare l’immagine per utilizzarla sulle tue email o sul tuo sito, come ho fatto io, per esempio.

Rex Von Kostia Promo Card
Esempio di una Promo Card legata ad un Profilo Artista

Nelle Promo Card puoi personalizzare il colore di sfondo e il formato: orizzontale, quadrato o verticale.

Può tornarti utile perché con pochi click ti consente di condividere la tua musica con una grafica pulita e ordinata senza aver bisogno di competenze grafiche.

Crea La tua Promo CardScopri di Più

Lnk.Bio

Presentandosi come il miglior modo per migliorare la presenza su Instagram, Lnk.Bio è uno di quei servizi che permettono di raggruppare tutti i link verso i tuoi social e i tuoi prodotti discografici in un’unica pagina. Puoi usarlo gratuitamente o sfruttare le funzioni aggiuntive con un pagamento mensile.

Lnk.Bio è strategico per social come Instagram che non ti permettono di aggiungere link nei post. Ma direi che va bene anche su altri social, potrebbe diventare un solido punto di riferimento per chi ama la tua musica e vuole rimanere aggiornato sul tuo lavoro.

Vai a Lnk.BioVedi un Esempio


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Musica: la popolarità crea opportunità.

E’ un dato di fatto che l’avvento della musica in streaming non si limita a ridefinire l’esperienza d’ascolto della musica, ma la rende facilmente accessibile in ogni momento della giornata e in qualsiasi luogo dove ci sia una connessione alla rete riempiendo le giornate dell’ascoltatore. Questo nuovo ecosistema musicale modifica anche il rapporto tra artista e fan e, di conseguenza, sconvolge il mercato musicale che non è più centrato sulla semplice pubblicazione di un brano, ma anche sull’esperienza che ruota attorno ad esso.

Nella musica, la popolarità crea popolarità
courtesy by pixabay.com

Ti piaccia o meno, l’artista musicale in questo contesto diventa un personaggio sociale con la possibilità di dialogare con un pubblico vastissimo e di diverse culture che richiede un contatto diretto con il suo beniamino tramite i social network. Se da un lato questo è un vantaggio, perché puoi avere un feedback immediato dal pubblico, dall’altro, come artista musicale ti trovi investito di nuovi impegni e nuove responsabilità che esulano dal ruolo tradizionale e richiedono una forma mentis diversa.

Avere la musica accessibile in ogni angolo del globo, offre un vasto pubblico potenziale la cui attenzione deve essere intercettata. Un pubblico sul quale devi agire mettendo in luce le tue caratteristiche artistiche peculiari valorizzando le tue unicità.

In questo sistema, anche il ruolo del fan si evolve e si avvantaggia della presenza dei social network. L’effetto delle community (fandom) è amplificato e favorito dai social, luoghi in cui le persone condividono le stesse passioni e gli stessi interessi. Sono luoghi di dialogo e di scambio di idee: un’evoluzione dei circoli letterari dell’ottocento. Coltivare una tua community, oppure partecipare ad una di queste, è un ottimo sistema per farsi notare dalla massa degli artisti emergenti, facendoti conoscere personalmente e facendo conoscere direttamente la tua musica e le tue passioni.

Questo perché l’identificazione musicale sul web sembra essere un passo fondamentale nella creazione dell’ io digitale. Un passaggio che trasforma la musica da portatrice di emozioni in musica portatrice di valori. Il dialogo diretto con i fan sui social soddisfa il loro bisogno di comunicare con l’artista amato e la voglia di vivere un’esperienza unica e indelebile; cose che il fan di ogni epoca ricerca in ogni modo possibile. Questa attività, che potremmo definire giornaliera, va a completare le attività di contatto diretto nella vita reale, che restano indispensabili, come i meet&greet, i firmacopie, i concerti o le dirette online.

L’obiettivo ottimale è quello di riuscire a creare un buon rapporto di presenza reale e presenza online.

Lo stato delle cose inevitabilmente ti costringe a dedicare molto del tuo tempo a promuovere e organizzare campagne mediatiche del tuo prodotto musicale e della tua figura di artista musicale. Ma è un passaggio obbligato su cui devi fare i conti: i risultati sui social nascono e si raccolgono solo con un paziente e costante lavoro e magari anche con una presenza sulle varie piattaforme digitali.

Nell’ecosistema dell’industria musicale odierna il rapporto tra vendite e popolarità sui social è strettissimo. Avendo una platea potenziale mondiale, qualsiasi canzone tu scriva troverà sempre un gruppo di persone che la apprezzeranno. L’ostacolo che prima di tutto dovrai superare è di trasformare questa platea potenziale in una platea attiva di ascoltatori. Puoi farlo solo con un impegno costante supportato da piccoli investimenti promozionali.

Avere una platea di fan, di ascoltatori, consolidata è un passaggio fondamentale per poter avere un interesse da parte delle case discografiche che hanno dimezzato i rischi di produzione in quanto preferiscono investire sull’artista che ha già dei riscontri adeguati nelle classifiche delle piattaforme digitali.

Nel momento attuale la figura professionale dell’artista musicale richiede la capacità di saper dividere il proprio tempo tra l’attività artistica/professionale e quella di auto promozione.

E questo, nota bene, non vale solo per il musicista che pubblica musica, ma anche per il professionista musicale che vive del suo strumento. La sua popolarità online potrà rendergli più facile avere collaborazioni con le star della musica e aprirgli le porte per interessanti e stimolanti collaborazioni artistiche.


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La crisi della musica richiede un cambiamento

Non è colpa solo del lunedì
Sono nutellate di deliri
E code e colpi di tosse
E tu non piangi e non ridi
Vivi come se niente fosse
(La Crisi – Bugo)

Nel primo decennio degli anni 2000 mi occupavo dello sviluppo di siti internet per aziende. La mia area di attività era la provincia di Verona e dedicavo almeno un giorno alla settimana a presentare la mia attività presso le aziende. Prima di andare facevo una piccola selezione e il mio target erano le imprese, di qualsiasi settore, con almeno quattro dipendenti. Questo perché volevo un’azienda che avesse interesse, oltre che di un sito, ad utilizzare alcuni servizi che ero in grado di offrire.

La crisi della musica richiede un cambiamento
courtesy by pixabay.com

Ricordo che ho calcolato una media dei risultati di quel periodo: ogni dieci aziende ottenevo circa quattro responsi positivi di cui però solo due si concretizzavano in un contratto. Non era male, con molte di loro sono seguiti anni di proficua collaborazione e reciproca soddisfazione.

La cosa che meglio ricordo di quel periodo, sono le risposte ricevute da quelle 6 aziende su 10 che mi davano picche, risposte che possiamo riassumere in queste due categorie:
a) Non serve un sito internet per il mio lavoro.
b) Non credo in internet.

Ogni mia parola spesa nell’illustrare le possibilità offerte da un sito internet ben progettato non è mai riuscita a sfondare questo muro di gomma. Ricordo anche che un giorno, quando andai ad un appuntamento con il mio programmatore di fiducia, quasi certo di portar a casa il lavoro, dopo aver illustrato il progetto e le funzionalità del sito ed aver ricevuto un “devo pensarci sopra”, il mio partner se ne uscì con – Ma questo non ha bisogno di un sito web. Non lo capisce. Non sa che farsene, speriamo non faccia niente.-

Aveva ragione lui, noi stavamo cercando realtà produttive che volessero investire seriamente su internet, che volessero anche seguirci nel percorso che indicavamo. Ma soprattutto che tra noi e loro nascesse una collaborazione che ci facesse crescere e maturare professionalmente entrambi.

Le cose cambiarono improvvisamente verso il 2010, ovvero quando la crisi dei subprime era all’acme e faceva sentire i suoi effetti nefasti sul territorio. Molte aziende che avevano rifiutato i miei servizi ritornarono in scena chiedendo quello che non avevano voluto e in cui ora vedevano come una speranza: purtroppo non potevo fare molto per loro.

La loro disponibilità, in termini di budget, si era ristretta e si aspettavano che in poche settimane fossi in grado di assicurar loro quella presenza in rete che qualche anno prima non ritenevano utile. Dovetti rifiutare l’incarico nella maggior parte dei casi, come mi aveva fatto notare il mio collega “Questo internet non lo capisce”.

Credo che il settore musicale in questi anni viva condizioni simili a quello imprenditoriale/artigianale degli anni 10 del 2000. Il crollo verticale delle vendite di Cd e .mp3, l’avvento della musica in streaming hanno ridimensionato il guadagno di artisti e case discografiche. A questo aggiungiamo il blocco dei concerti e delle lezioni di musica causato dal Covid19, ecco che otteniamo un panorama del settore molto diverso da quello di soli 5 anni fa.

Sono tempi nuovi, che richiedono nuove soluzioni e nuove prospettive. Da quello che vedo, nessuno ha ancora trovato una risposta definitiva a questo. Le discussioni in corso sulla crisi del settore non trovano un’identità di vedute tra le parti e c’è comunque un clima di incertezza generalizzato. Nemmeno io ho una risposta vincente, e nemmeno credo esista una sola risposta.

Posso però invitarti a non chiuderti in te stesso e mettere in discussione le convinzioni maturate nella tua esperienza professionale. Il mondo della musica sta cambiando e ancora nessuno sa quanto inciderà questa mutazione o quanto tempo passerà prima di trovare un assestamento.

Direi che questo è il momento buono per uscire dalla zona confort ed affrontare il mutamento con nuova voglia di apprendere, migliorare, uscendo fuori dagli abituali confini, anche sopportando il disagio che ne consegue. E’ un investimento sul presente e sul tuo futuro professionale di musicista. Se in esso trovi un tua giusta dimensione, potrai solo trarne che benefici.


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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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business personal branding social media social music marketing

Cos’è un musicista senza un pubblico?

In questo giovane blog dedicato ai musicisti, spesso uso i termini fan base o base fan riferendomi alle persone che seguono gli artisti musicali nei social e nella vita reale. A pensarci bene, il termine fan suona troppo ottimista e può sfalsare le aspettative. il termine fan è una contrazione di fanatico e non è detto che chi segue un artista musicale sia necessariamente fanatico dell’ artista; forse il più generico pubblico descrive meglio tutta la platea che segue un determinato artista, tra cui è auspicabile ci siano anche dei veri e propri fan.

Crearsi un pubblico on line
courtesy by pixabay.com

Ho scritto questa introduzione perché oggi mi concentrerò proprio sul pubblico, la materia prima essenziale per ogni artista musicale che voglia vivere con la sua musica. Qualsiasi cosa tu faccia, che sia una nuova pubblicazione o un concerto, o la promozione di una di queste due cose, senza un pubblico consolidato il rischio di raccogliere scarsi risultati è elevato.

In particolare sui social network, acquisire un nutrito pubblico sui propri profili è l’elemento indispensabile per vedere crescere gli stream o le vendite dei propri cd o mp3. E’ un passaggio obbligato che non si può aggirare con un paio di sponsorizzazioni di post o banner pubblicitari.

Anche se hai un album bellissimo o suoni con musicisti d’eccellenza, la possibilità di catturare l’attenzione di qualcuno on line resta molto bassa. Senza un nutrito pubblico qualsiasi metodo di marketing non riuscirà mai a raggiungere i risultati promessi.

Voglio farti notare che questo vale anche se svolgi attività didattica; magari hai costruito un tuo metodo di apprendimento dello strumento, che piace agli studenti e li appassiona. Nel momento in cui lo proponi in rete, come video corso o come libro, solo se avrai lavorato sulla tua figura professionale potrai raccogliere i frutti del tuo lavoro. Solo se ti sarai fatto apprezzare come un artista musicale stimabile, coerente e di cui fidarsi a una nutrita platea di persone potrai vedere risultati significativi dal tuo lavoro.

Questo lavoro di fidelizzazione e crescita del pubblico, nel marketing si chiama Personal Branding, ed è la via più sicura per ottenere risultati reali consolidati. Ovviamente non è la più facile, ma è dimostrato che è l’unico modo per ottenere risultati reali oltre i like.

Acquistare traffico, parole chiave, impression o pubblicità sono metodi facili e rapidi che, è dimostrato, non funzionano. Queste sponsorizzazioni spesso portano per lo più pubblico occasionale che, finita la promozione, si dissolve nel nulla.

Lavorare sulla tua figura di artista musicale significa impostare una strategia per individuare o definire i tuoi punti di forza e comunicare in maniera efficace cosa sai fare, come lo sai fare e perché gli altri dovrebbero sceglierti (L. Centenaro e T. Sorchiotti).

Acquistare traffico tramite sponsorizzazioni, per esempio i Mi Piace sulla pagina Facebook, può comunque essere utile per alimentare la fiducia in te e in quello che proponi. Ma devi tener presente che solo una tua coerente attività online e offline, sarà quella che ti darà il pubblico necessario per farti vivere della tua arte.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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musica streaming social media

Non c’è solo Spotify, per esempio…

In questo post avevo scritto di come Spotify da un po’ di tempo operi spesso la scelta editoriale di non pubblicare album di cover.

Questo può diventare un grosso grattacapo per qualsiasi artista musicale che vuol mantenere un alto tasso di produzioni discografiche e lo è anche per l’etichetta che gli pubblica la musica. Fortunatamente questa selezione non è applicata su altre piattaforme come YouTube e Deezer se vogliamo fermarci alle app di streaming gratuito con pubblicità.

Non c'è solo Spotify, c'è anche YouTube Music
courtesy Pixabay.com

Nonostante Spotify faccia il fighetto, è ancora YouTube la prima fonte di ascolto di musica in streaming, tra l’altro gode di una fascia d’età di ascoltatori più ampia rispetto l’app svedese. Dal 2019 al sito si è affiancata l’app YouTube Music che consente di sfogliare video e playlist più agevolmente. A suo vantaggio, va anche detto che il motore di ricerca di YouTube, ampiamente collaudato, è molto più soddisfacente rispetto a quello di Spotify.

Ma come puoi far conoscere le tue musiche su YouTube?

Le buone pratiche in fondo sono sempre le stesse:

  • Crea delle playlist in cui metti le tue canzoni.
  • Interagisci e scambia musica con altri Youtubers e musicisti e creati una community che ti segua.
  • Commenta la musica che ti piace su altri canali, magari mettendoci anche tutta la tua competenza oltre che il gusto.
  • Condividi le tue playlist sui tuoi social

Inoltre YouTube crea in automatico un canale artista (Tema o Topic) dove raccoglie tutte le tue pubblicazioni, anche quelle che generalmente vengono caricate in automatico dai distributori digitali (Believe, The Orchard, Distrokids, Tunecore). Condividilo e fallo conoscere. Stessa cosa vale se hai un tuo canale personale.

Su Deezer per il momento mi limito a dire che le sue funzionalità sono molto simili a Spotify e le regole per il suo buon utilizzo sono le stesse che ho elencato per YouTube.

Nei tempi della musica in streaming, qualsiasi sia il canale che prediligi, Spotify, AppleMusic, YouTube, Deezer o altro, curare e far crescere una community e partecipare in altre community, è l’unico modo conosciuto per far conoscere la tua musica on line. Lo puoi anche fare dal vivo durante i concerti e con il contatto diretto con il pubblico, ma lo dovresti fare anche quando sei davanti al computer o al cellulare.

E’ un passaggio obbligato che va fatto con metodo e costanza, puoi farlo direttamente tu, oppure affidarti a qualcuno che ti dia una mano per crescere.


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