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La musica glocalizzata ha modificato gli equilibri.

In un articolo del Financial Times di questi giorni i due autori Ralph Simon e Chris Dalla Riva rendono noti i risultati di un’analisi che disegna una geografia musicale con dinamiche inedite e impreviste sul mercato discografico internazionale.

La glocalizzazione ha modificato gli equilibri nell'industria discografica mondiale

Nel contesto internazionale, sono solo quattro le grandi nazioni esportatrici di musica nel mondo: Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia e Corea del Sud; senza dimenticare che il predominio mondiale della musica anglosassone è durato ininterrotto dalla seconda metà del ‘900 sino ai giorni nostri. Eppure questa posizione di vantaggio è oggi messa in discussione da un’inatteso comportamento degli ascoltatori sulle app di musica in streaming.

Oggi cosa è cambiato?

Semplicemente è successo che la globalizzazione ha ceduto il passo alla glocalizzazione.

Sui servizi musicali in streaming, capaci di distribuire la musica di ogni luogo a livello globale, la musica locale prospera in ogni rispettivo paese rivelando una dinamica che non esisteva quando i negozi di dischi e le stazioni radio di quartiere controllavano l’attenzione del pubblico. Per esempio, gli artisti britannici o statunitensi possono aver dominato le rispettive classifiche lo scorso anno, ma i tedeschi, i francesi e gli italiani hanno a loro volta regnato nei loro mercati nazionali. Inoltre, i primi posti nelle classifiche locali si esibiscono sempre più nelle loro lingue native.

Le classifiche in Svezia, una delle prime nazioni ad adottare lo streaming, sempre lo scorso anno sono state dominate dagli svedesi che si sono esibiti in svedese. Un decennio fa, né gli svedesi né la loro lingua erano la maggioranza. Gli artisti polacchi ora dominano anche le classifiche polacche, anche se molti si esibiscono in hip-hop, un genere americano. Localizzazione degli artisti, ma globalizzazione del genere.

Questa è la glocalizzazione, termine coniato nel 1995 dal sociologo Roland Robertson che ipotizzò che la proliferazione di supermercati etnici in California non stesse appiattendo il mondo, ma piuttosto trasformando il globale in locale.

Questo fenomeno spontaneo nel comportamento del pubblico è stato notato anche in casa Amazon dove constatano che la tendenza alla glocalizzazione “sembra coerente con la più ampia tendenza sociale secondo cui, man mano che diventiamo più globali, stiamo anche diventando più tribali” e sue produzioni glocalizzate avere rendimenti migliori.

Almeno per quanto concerne l’industria musicale, questa dinamica del mercato ha funzionato meglio delle politiche sovraniste di alcuni governi nazionali, la Francia per esempio, che hanno legiferato a protezione della propria industria culturale con risultati dubbi. Lo streaming di musica e video ha raggiunto il risultato politicamente auspicabile della preminenza della musica nazionale, senza l’intervento del governo. Ironia della sorte, questi mercati globali non regolamentati hanno avuto successo laddove quelli regolamentati della radio e della televisione locale hanno fallito.

In questo contesto, possiamo anche valutare che, per quanto ci riguarda, il mercato italiano è da considerarsi una nicchia di pubblico ben precisa alla quale rivolgersi sapendo toccare i giusti tasti. Ancora una volta il problema che l’artista musicale deve affrontare è identificare ed identificarsi con il suo pubblico di riferimento, risvegliandone le emozioni e coinvolgerlo con la sua musica: il fatto che si parli la stessa lingua e si condivida la stessa cultura, può ritenersi un catalizzatore da non sottovalutare.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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marketing musicale musica streaming social music marketing Spotify

Conosci Noteable di Spotify?

Nel complesso e variegato ecosistema di Spotify una parte importante è composta da tutti quei servizi che la piattaforma di Daniel Ek mette a disposizione di artisti musicali ed etichette per orientarsi nelle funzionalità di Spotify e definire al meglio le strategie di marketing utili per promuovere gli artisti e le loro canzoni. Noteable è uno di questi e già da subito ti invito ad iscriverti alla sua newsletter e restare aggiornato sulle novità proposte dalla piattaforma.

Conosci Noteable di Spotify?

Noteable è un sito accessibile con le tue credenziali di Spotify for Artist in cui cantautori, produttori ed editori possono trovare una community in cui relazionarsi e ricevere aggiornamenti sull’evoluzione della piattaforma di musica in streaming.

E’ il luogo in cui lo staff di Spotify accentra tutte le risorse e i manuali utili per meglio comprenderne il funzionamento e le dinamiche, con lo scopo di offrire agli addetti del settore il maggior supporto possibile.
Attraverso guide, video e rubriche tematiche, Noteable vuol essere una fonte di ispirazione per gli artisti emergenti guidandoli nel burrascoso mare della discografia online.

Dalle pagine di Noteable è anche possibile un contatto diretto con lo staff di Spotify per la risoluzione di problemi o suggerimenti.

Servizi come Noteable si rivelano utili per comprendere le dinamiche di Spotify anche analizzando i comportamenti del pubblico sulla piattaforma, distribuendo suggerimenti per un maggiore coinvolgimento attraverso articoli e video, i gli strumenti di analisi del mercato discografico e delle tendenze del pubblico. Non solo tendenze di massa, ma anche quelle delle nicchie con casi di studio e suggerimenti da professionisti autorevoli.

Noteable ha anche un’attiva community Twitter ed Instagram.


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Amazon Music business musica streaming royalty social music marketing Spotify

Calcolatore di guadagni da streaming

Quanto puoi guadagnare dai servizi di musica in streaming quali Amazon Music, Spotify, YouTube, Deezer, Tidal ecc…? Qualcuno ha voluto rispondere a questa domanda creando un pratico e semplice Music Royalty Calculator. non sprecherò parole per spiegare come funziona perché è veramente semplice e intuitivo: un giochetto.

Calcola le royalty della musica in streaming

Ma prima di darti il link a questo strumento è doveroso fare alcune considerazioni sull’utilità e la validità di questo strumento.
Per questo ti consiglio di continua la lettura.

Non conosco i criteri di programmazione con cui è stato creato questo Music Royalty Calculator, ce ne sono altri in circolazione e direi che sono tutti affidabili. Ma devi tener conto che i risultati che ti restituisce sono delle medie, delle stime, ma non sono in assoluto dei dati da prendere alla lettera.

Ti faccio alcuni esempi pratici che io stesso ho potuto misurare.

Le canzoni per bambini piccoli, in particolare ninna nanne e filastrocche, rendono molto di più, anche fino a 4 volte di più su Amazon Music rispetto che su Spotify. Il motivo di questo l’ho trovato nelle abitudini di ascolto del pubblico di riferimento che chiaramente è composto da genitori con bambini piccoli che usano servizi Amazon e che magari, come molti dispongono di un dispositivo Alexa con il quale diffondo musica per far tranquillo il pupo: tra l’altro macinando ore e ore di musica da un abbonamento a pagamento (Unlimited) che è, come saprai, più redditizio in fatto di royalty.

Perciò, dalla mia esperienza, i risultati che ti restituiscono i royalties calculator per quanto riguarda Amazon Music potrebbero rivelarsi sottostimati.

D’altro canto, nel caso della Trap o del Reggaeton, non mi fa meraviglia se i proventi da Spotify per ogni singolo ascolto fossero più alti rispetto Amazon. Questo perché Spotify è abbondantemente più diffuso e apprezzato dai giovani e giovanissimi, ma anche qui c’è una piccola trappola di cui tener conto.

Quando distribuisce le royalties, Spotify premia gli artisti musicali che ricevono ascolti dalle nazioni con un alto numero di abbonati a pagamento. Per esempio, gli ascolti provenienti dalla Germania, valgono qualche centesimo in più rispetto a quelli provenienti dall’Italia: questo perché in Germania c’è una media di abbonati a pagamento superiore a quella italiana.

Il che significa che se il tuo brano diventa popolare, sempre per esempio, in Bolivia, scoprirai che le royalties per ascolto sono molto più basse rispetto a quelle provenienti dall’Italia per il motivo di cui sopra.

Questo significa che, nell’era della musica in streaming, quando scrivi un brano devi tener conto non solo dei gusti e delle abitudini del pubblico al quale ti rivolgi, ma anche della sua provenienza geografica.

Sono informazioni che possono diventare un tuo punto di forza molto importante se le sai usare bene, perché se è vero che per Spotify il mercato latino è meno remunerativo, è anche vero che è uno dei più vasti del pianeta e se un tuo reggaeton (dio ce ne scampi!) sfonda in Bolivia, non è detto che il suo successo non possa espandersi dall’Argentina al Messico sino ai barrio delle metropoli nord americane: e son numeri eh, mica bruscolini.

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Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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social music marketing Spotify

La dimensione social di Spotify

La caratteristica principale di Spotify è la sua dimensione social, molto più elevata rispetto ad altre piattaforme di musica in streaming.

La dimensione social di Spotify

Se sei un artista su Spotify, probabilmente sai già quanto sia importante acquisire e conquistare (non acquistare!) follower. Questi possono aiutarti a monitorare i tuoi progressi e aumentare le tue possibilità di accedere alle playlist editoriali, che siano redazionali o algoritmiche.

Non solo, i follower di Spotify sono la tua mailing list. Spotify invia ai tuoi follower aggiornamenti automatici ogni volta che rilasci nuova musica o programmi uno concerto nella loro zona. E’ un potenziale per far crescere la tua base di fan e aumentare la partecipazione ai tuoi concerti che dovresti sfruttare. Premesso questo, puoi ben capire che raccogliere follower attivi sia più importante che raccogliere solo ascolti.

Ci sono alcuni semplici modi che possono aiutarti a raccogliere iscrizioni alla tua pagina artista, ovvero raccogliere follower, vediamo ora i più semplici ed immediati.

Codici QR Spotify

Il Codice QR di Spotify offre la possibilità per essere creativo nella promozione della tua musica. Genera un codice toccando il pulsante (…) accanto al brano/album/playlist che vuoi condividere. Gli utenti possono salvare l’immagine direttamente sul proprio telefono o fare uno screenshot del codice nell’app Spotify per essere immediatamente inviato al brano, all’album o alla playlist per cui l’hai creato. Una volta creato un codice, puoi condividerlo praticamente ovunque. Potresti creare dei biglietti da visita o degli adesivi da distribuire. Includi il codice sui poster dei tuoi concerti, oppure usalo nella comunicazione dei tuoi social. Da notare che il codice QR di Spotify può essere generato solo sull’app per dispositivi mobili.

Scelta dell’artista

La tua scelta dell’artista appare nella parte superiore del tuo profilo Spotify e può essere qualsiasi brano, album o playlist (tua o di altri) che desideri mettere in evidenza. Questa è la prima cosa che gli ascoltatori vedranno quando visualizzano il tuo profilo, quindi è un dettaglio che non devi trascurare. Il contenuto che evidenzi qui può essere la chiave per ottenere un seguito. Appunta il brano di cui ti senti più sicuro o che ritieni catturi meglio il tuo sound. Oppure prova ad appuntare una playlist personale che rappresenti le tue influenze o i tuoi brani preferiti. Ciò offre agli utenti un motivo in più per seguirti e interagire con te.

Contatta i blogger musicali

I blog musicali sono uno dei modi migliori in cui le persone cercano e scoprono nuovi artisti. Ci sono migliaia di potenziali fan là fuori che cercano artisti nuovi e sono affamati di nuova musica, al di fuori del mainstream. Semplicemente non sanno ancora che esisti. Perché non presentare il tuo lavoro in un blog di musica, dove spontaneamente le persone vanno ogni giorno per trovare nuova musica? Cerca blog che promuovano il tuo genere musicale e proponi loro la tua musica. Questo è un ottimo modo per promuovere la tua nuova uscita, in particolare se offri un’anteprima esclusiva potresti stuzzicare l’interesse del blogger. avere maggiori possibilità.

Collabora!

Quando collabori con altri artisti, metti la tua musica direttamente davanti a una base di fan completamente nuova con le orecchie aperte. Contatta altri artisti e vedi se sarebbero disponibili a remixare la tua musica o viceversa. Fai un passo avanti e prova a collaborare con qualcuno al di fuori del tuo genere. Questi possono sia crescere che diversificare il tuo seguito.

Link a Spotify

Non dimenticare mai di mettere il link alla tua pagina artista ovunque tu abbia una presenza digitale, in firma sulle email, sul tuo sito, nelle biografie dei tuoi profili social. Sul tuo sito web, puoi includere un lettore Spotify con i tuoi brani migliori e, ancora meglio, puoi incorporare un pulsante Segui Spotify nella pagina per rendere ancora più facile il seguito.

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Come portare follower da Instagram a Spotify?

La domanda del titolo te la potrei declinare per qualsiasi app musicale e social tu voglia.
Come portare un follower da Instagram a Amazon Music?
Come portare un follower da Facebook a Spotify?
Come portare un follower di Twitter a Tidal?
E così via dicendo…

Come portare follower da instagram a spotify?
courtesy pexels.com

In qualsiasi caso, devi tenere conto che far transitare un follower da un’app all’altra non è mai un’impresa facile. Non lo è per nessuno. Questo perché gli utenti non amano uscire dal loro social network preferito per andare ad ascoltare l’ultimo tuo brano su un’app di musica in streaming.

Tutti i social network sono strutturati per mantenere gli utenti all’interno del loro ecosistema, tutti i social di Meta (la società che gestisce Facebook, Instagram, ecc..), più di altri, scoraggiano in tutti i modi possibili l’uso di link verso l’esterno.

Come puoi spingere allora i tuoi 1000 follower di Instagram ad ascoltare la tua musica su Spotify?

In realtà a questa domanda non c’è una risposta risolutiva. O meglio c’è, ma non ti farà piacere saperla perché comporta importanti investimenti di denaro e di tempo.

La soluzione più semplice e immediata per attirare l’attenzione dei tuoi follower social verso l’ascolto della tua musica e delle tue canzoni resta la creazione di playlist.

In questo contesto la playlist va intesa come il luogo dove mettere in relazione le tue creazioni con quelle dei tuoi colleghi musicisti più o meno famosi. Per questo ti consiglio di creare una o più playlist da mettere in bella mostra sulla tua pagina artista Spotify nell’apposita sezione Artist Pitch.

Ci sono diversi criteri con cui puoi creare una playlist che attiri l’attenzione, il primo è sicuramente il genere musicale, ma poi puoi sfruttare anche il mood delle tue canzoni e compilare selezioni allegre, tristi, rilassanti o dinamiche a seconda dei brani, dei tuoi brani, che vuoi inserire.

Non è necessario che la playlist sia particolarmente corposa, puoi partire con selezioni di 50 brani dove tra i primi dieci inserisci un paio di tue composizioni. Fatto questo, potrai far sapere al tuo pubblico dell’esistenza di queste selezioni e lanciare sui social un invito all’ascolto: la playlist è un ottimo contenuto da condividere e anche su cui costruire una discussione.

Dovrai però offrire un valido motivo perché le persone vengano ad ascoltare le tue scelte ed essendo un musicista non dovresti faticare a trovare argomenti per attirare i tuoi fan verso le tue selezioni.

Ci sono molti tasti che puoi utilizzare per invogliare all’ascolto, per esempio la qualità degli artisti o dei brani che hai scelto, oppure raccontare come alcuni degli artisti presenti ti abbiano artisticamente influenzato o di come queste musiche abbiano un significato particolare nella tua vita.

Puoi giocare sulla curiosità delle persone che ti stimano artisticamente invitandoli a conoscere il tuo universo musicale, condividerlo con loro e fare in modo che da questo confronto meglio capiscano su quali leve si muove il tuo processo creativo.

Magari farai loro scoprire nuove canzoni o nuovi artisti che non conoscono, li aiuterai a capire più profondamente la musica e loro apprezzeranno di non essere considerati degli ascoltatori passivi, semplici consumatori di musica; la tua reputazione ne trarrà beneficio e di conseguenza anche la tua musica verrà più apprezzata.

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Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

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Novità in Spotify For Artist

Lo scorso ottobre Spotify ha aggiunto alcuni dettagli nelle statistiche di Spotify for Artist utili per valutare il tasso di coinvolgimento del pubblico e le sue abitudini di ascolto, relativamente ai brani che hai pubblicato. Le nuove statistiche facilitano il monitoraggio degli ascolti e del comportamento degli ascoltatori, aiutandoti a misurare e contestualizzare la crescita e l’interesse del pubblico.

Novità in Spotify for Artist
courtesy by pexels.com

Ora, nella sezione Musica di Spotify for Artist puoi visualizzare anche le metriche composite per qualsiasi pubblicazione, che si tratti di un album, un EP o un singolo focus.

Interpretando con attenzione queste informazioni e sperimentando diverse forme di promozione sui diversi social, queste nuove statistiche ti mettono in grado di valutare meglio l’impatto delle tue campagne e magari definire quale metodo promozionale funzioni meglio.

A differenza di YouTube, Spotify non indica come gli ascoltatori sono arrivati alla tua pagina artista o al tuo brano ovvero la loro pagina di provenienza. Per capire questo, dovresti fare dei test con campagne basate su un singolo media, ad esempio solo una newsletter, un comunicato stampa o una campagna di post su un social, per poi valutare quali benefici ti ha portato sul breve periodo.

Entrando nella scheda di una delle tue pubblicazioni (singolo, album, ep) sul grafico per periodo, puoi vedere che sono state aggiunte le voci che ti aiutano a valutare meglio come il pubblico ha accolto il tuo brano.

In fase di sviluppo è anche la scheda del coinvolgimento nella sezione audience che introduce metriche dettagliate su come si comporta la base dei tuoi ascoltatori, inclusi gli stream medi, i salvataggi nelle playlist e altro ancora. Ciò rende più facile valutare le tendenze generali e l’orientamento degli ascoltatori verso la tua musica.

Queste informazioni sono interessanti perché non solo misurano la tua popolarità ma risultano utili per misurare la penetrazione e il coinvolgimento della tua musica e delle campagne che metti in atto per promuoverla.

Per meglio comprendere come leggere e interpretare le stats di Spotify for Artist, ti rimando alla guida ufficiale della app.

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bandcamp social music marketing social network Spotify

Bandcamp: quello che Spotify non ti offre

Bandcamp nasce nel 2007 come servizio servizio musicale che permette ad artisti indipendenti di promuovere e distribuire la loro musica online, recentemente i suoi servizi si sono estesi anche alle etichette discografiche che possono contare su un’ampia platea di iscritti molto interessata a nuove esperienze musicali.

Bandcamp vs Spotify

Bandcamp ti permette di caricare, ascoltare e acquistare musica, in formato fisico o digitale. La sua specificità è quella di vendere musica, attraverso un’esperienza di ricerca nella quale l’utente scopre un artista o un album che gli piace e decide di acquistare i file caricati dall’artista stesso. La piattaforma californiana nasce infatti per offrire agli artisti indipendenti un grande negozio di dischi online, dove far conoscere e commercializzare le proprie opere.

Visto in questa ottica, il servizio offerto da Bandcamp è abbastanza flessibile: come artista musicale puoi vendere la tua musica sulla piattaforma scegliendo diversi tipi di formato file ed il prezzo del singolo brano o dell’album.

Questa elasticità, la praticità d’uso e una struttura di navigazione classica e solida piace molto sia ai musicisti sia ai loro fan e garantisce al sito un giro d’affari complessivo di circa 196 miliardi di dollari in progressivo aumento.

Ma ciò che più piace agli artisti che affidano la loro carriera a Bandcamp è il rapporto musicista>ascoltatore completamente diverso da quello imposto dall’ecosistema Spotify. Un rapporto più naturale e spontaneo che non impone la filosofia competitiva dell’app svedese riassunta dalla cruda e semplice dichiarazione del CEO Daniel Ek: «Non puoi registrare un disco ogni tre o quattro anni e pensare che sia sufficiente».

A differenza di Spotify, che è un app di musica in streaming, Bandcamp si presenta come «a record store and a music community». La sua mission principale è quella di mettere in contatto gli artisti musicali con il loro pubblico, ma soprattutto di garantire loro un introito adeguato per il loro lavoro: un’angolazione completamente diversa rispetto al gigante svedese che si sta rivelando incapace di mantenere le promesse della sua mission.

Nel più vasto ecosistema della fruizione della musica online questi due modelli sembrano in antitesi, quasi contrapposti, in realtà mi è stato fatto notare che non è proprio così. Sebbene la distanza tra il Sistema Spotify e il Sistema Bandcamp sia notevole, i due servizi si dimostrano complementari per garantire un’adeguata offerta al pubblico. E questa credo sia la visione più corretta per un approccio costruttivo verso le due soluzioni.

Sebbene le dimensioni del giro d’affari di Bandcamp sia molto inferiore rispetto a quello di Spotify, potresti trovare il sito californiano molto competitivo perché più appagante rispetto l’app svedese proprio per la diversa remunerazione delle opere pubblicate e ascoltate/vendute.

Con il suo complicato e sbilanciato sistema di royalty, Spotify paga da 0,0025-0,0042 euro ad ascolto e solo una parte, al netto di ciò che spetta a casa discografica e distributore, arriva effettivamente nelle tasche dell’artista. Su Bandcamp per un artista o etichetta, basta vendere un paio di dischi per portarsi a casa il controvalore di due anni di Spotify.

Conosco un paio di artisti indipendenti che hanno fatto di Bandcamp la piattaforma privilegiata per mantenere un contatto con il pubblico, raccontano che la loro esperienza è molto positiva perché raggiungono persone motivate e realmente interessate alla loro arte e si ritengono economicamente appagati dai risultati che riescono raggiungere.

L’esperienza di ricerca e di ascolto su Bandcamp è molto diversa da quella agile e veloce delle app di musica in streaming, ma proprio per questo gli utenti di questo sito sono più attenti alla musica che ascoltano e acquistano. Questo sembra premiare quegli artisti musicisti a cui vanno strette le logiche imposte dalla musica in streaming e intendono percorrere strade creative più libere.

Per spiegarmi meglio, potrei usare questa immagine: Spotify è una grande autostrada, che ti porta velocemente lontano, ma che ti costringe in un percorso obbligato con il rischio di restare intrappolato in una coda estenuante; Bandcamp è una strada di campagna che attraversa borghi e colline. Sicuramente è più lenta e richiede attenzione nel percorrerla, ma ti lascia la libertà di cambiare percorso regalandoti dei fantastici paesaggi.

Sono due esperienze diverse, che puoi scegliere in base agli obiettivi che ti poni, senza contare che il percorso della tua attività artistica non ti impone una scelta tra le due strade, puoi anche fare un percorso misto.

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Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Spotify Spotify playlist

Your Release Radar richiede follower reali

Le due principali playlist algoritmiche di Spotify, sono Discover Weekly e Your Release Radar. Discover Weekly viene generata e proposta all’ascoltatore selezionando brani che potrebbero interessargli scelti in base alle sue abitudini d’ascolto. Your Release Radar invece, raccoglie le ultime uscite degli artisti che l’ascoltatore segue o ascolta con maggior frequenza.

YOUR RELEASE RADAR RICHIEDE FOLLOWER REALI
courtesy by pixabay.com

Oggi vorrei concentrarmi su Your Release Radar, giusto per mettere in chiaro un paio di cose che già dovresti aver intuito nella premessa che hai appena letto.

Your Release Radar è una playlist che Spotify aggiorna settimanalmente il venerdì, il giorno in cui generalmente le etichette discografiche pubblicano i nuovi brani. Questa playlist, come già detto, offre all’ascoltatore la possibilità di essere aggiornato sulle nuove uscite degli artisti che segue.

Your Release Radar pubblica un solo brano per artista, nella sua selezione settimanale, ma se l’ascoltatore dedica la sua attenzione a questo brano, la settimana successiva si vedrà riproporre le più recenti uscite dello stesso artista. In pratica la Your Release Radar è la playlist principe per tener legati gli artisti con la loro fanbase su Spotify.

Tenendo conto che questa playlist è tra le più seguite della app, significa che avere un’ampia platea di follower farebbe decollare gli ascolti di un brano immediatamente dopo la sua pubblicazione, con ricadute positive anche sul suo inserimento in altre playlist algoritmiche.

Ottenere follower su Spotify però richiede attenzione, lavoro e costanza. Non si tratta solo di condividere le tue canzoni sui canali social media che gestisci, ma di costruire un dialogo capace di interessare il tuo pubblico e quello a cui piace il genere musicale che suoni.

Sebbene internet offra enormi potenzialità di promozione, non sottovalutare il potere del passaparola, o le situazioni, come i live, in cui ti incontri con il tuo pubblico: invitali a seguire il tuo profilo Spotify oppure il tuo profilo nella loro app preferita.

Non tirarti indietro se qualcuno ti chiede di parlare delle tue canzoni, sia online che nella vita reale. Rendi partecipe il tuo pubblico del tuo processo creativo, imparerà ad apprezzare meglio il lavoro che stai facendo.

Avere un pubblico realmente interessato alla tua musica è molto importante, sono persone che ti apprezzano per quello fai. Una cosa ben diversa dai follower che puoi acquisire con una campagna di ascolti a pagamento e che, come ho sperimentato, si dissolvono appena l’investimento è esaurito.

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Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

di PlayHola

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“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

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Video: meglio YouTube o Facebook/Instagram?

Tra YouTube e Facebook/Instagram è in corso una competizione serrata per la leadership dello streaming video. I video sono molto ambiti dagli inserzioni pubblicitari perché sembrano portare più risultati nelle campagne pubblicitarie online. Per questo i social di Zuckerberg si sono dotati di strumenti utili per competere con il leader, ovvero Youtube, che nel frattempo non se ne sta con le mani in mano.

Video: meglio su YouTube o Facebook/Instagram?
courtesy by Pixabay

In realtà, un artista musicista che pubblica video su queste piattaforme deve comunque tener conto delle diverse abitudini degli iscritti, del suo pubblico e deve anche tener conto di come ragionano i rispettivi algoritmi.

In questo post, cercherò di segnare le diverse caratteristiche dei tre social per darti dei punti di riferimento per poterli utilizzare al meglio. Resta il fatto che comunque sarà importante la misurazione dei risultati, che ti aprirà la strada per un maggior coinvolgimento e interazione con il pubblico.

In termini generali i video superiori o vicini ai tre minuti funzionano meglio su Youtube che ha un pubblico che cerca intrattenimento e ha tempi di attenzione più lunghi. Su Facebook/Instagram il comportamento del pubblico è più compulsivo, la sua attenzione è di breve durata, video brevi ma brillanti hanno maggior possibilità di riuscire nel catturare l’attenzione e stimolare interazioni. Questo nonostante Facebook consigli video della durata di almeno tre minuti.

Su tutte e tre le piattaforme in oggetto i periodi di attenzione sono il fattore più importante per garantire la visibilità nei suggerimenti agli utenti. Questo ha più peso sicuramente più su YouTube che su Facebook/Instagram

Video musicali, interviste, live possono trovare su YouTube una platea attenta, predisposta a conoscere cose nuove e approfondire le sue conoscenze. Facebook/Instagram si prestano di più per messaggi brevi e divertenti; si rivelano utili sul breve periodo, per esempio per diffondere le date di un tour o per ringraziare il pubblico per la riuscita di un concerto.

Facebook/Instagram possono essere usati per coltivare la propria immagine, per attirare l’attenzione su sé, dialogare con il pubblico, YouTube diventa utile per far conoscere la propria musica e consolidare la propria figura artistica.

Devi tener presente che su Facebook/Instagram i contenuti invecchiano velocemente. Se il tuo video non raccoglie in breve tempo commenti e condivisioni, la sua diffusione sul social network è destinata a rimanere nella tua cerchia d’amicizie senza che si crei quel magico effetto virale in cui tutti sperano.

Su YouTube le dinamiche sono diverse, la dinamica del breve periodo non è determinante. Un buon video (musicale, intervista, live) può trovare il pubblico giusto anche dopo molto tempo la sua pubblicazione. Questo perché la struttura e l’algoritmo di YouTube ragiona con logiche diverse da quello di Facebook/Instagram.

A questo punto viene spontanea la domanda, e TikTok?

Per diverse buone ragioni c’è molto entusiasmo attorno questa App che sembra esaltare la viralità dei suoi contenuti. Ti confesso che, ad oggi, non la conosco molto. Non l’ho trovata il luogo adatto per fare del marketing musicale come lo intendo. Questo però non significa assolutamente che non sia il luogo giusto per proporre la tua musica. Ma prima di tutto, dovresti chiederti se TikTok è un luogo per trovare nuovi fan della tua musica?

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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Quali playlist collaborative su Spotify?

Prima o poi doveva accadere, da qualche mese gli algoritmi di Spotify leggono in modo diverso, più restrittivo, la presenza di brani nelle playlist collaborative.

Quali playlist collaborative su Spotify
courtesy by pixabay.com

Fino a qualche mese fa, era sufficiente piazzare il proprio brano in almeno 100, 200 playlist collaborative per vederlo entrare in pochi giorni nelle playlist algoritmiche come Release Radar o Discover Weekly. Oggi le cose sono un po’ più complesse.

Questo cambio di parametri dell’algoritmo ha anticipato la strage di artisti che incautamente hanno affidato la loro promozione a servizi che si appoggiano a bot per generare ascolti e rientra nella lenta, ma progressiva, politica di trasparenza della piattaforma svedese. Lo scopo è quello di limitare il più possibile account e streaming fake che viziano il mercato della musica in streaming.

Dunque, inserire la tua musica nelle playlist collaborative non è più utile per entrare nelle playlist algoritmiche?

Per fortuna non è proprio così.

Nella pratica, se il tuo brano è in una playlist collaborativa sveglia, che viene regolarmente ascoltata, sicuramente guadagnerà quei punti che lo porteranno nelle playlist algoritmiche. Se invece si trova in una playlist collaborativa dormiente, ovvero che non viene ascoltata, il tuo brano non ne ricaverà alcun beneficio.

Questo significa che, da oggi in poi, puoi ancora utilizzare le playlist collaborative per spingere la tua musica, ma dovrai selezionarle con cura, preoccupandoti di verificare che siano frequentate e non abbandonate a se stesse.

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