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Music video, nuovi media e viralità

Avendo vissuto l’esplosiva apparizione dei music video negli anni ’80, devo dirti che da allora ad oggi mi era sfuggito come il loro ruolo e la loro importanza si sia evoluta nel trascorrere degli anni.

Music video, nuovi media e viralità

Solo negli ultimi anni ho razionalizzato che oggi il video musicale è morto, rinato e poi trasformato in qualcosa di completamente nuovo. Non è più solo la semplice clip di un brano da 4 minuti. È un contenitore di esperienze, cultura e identità che tocca piattaforme come YouTube, Instagram, TikTok e persino i meme.

Se negli anni ‘80 MTV ha introdotto l’idea di far vedere la musica, oggi i nuovi media e il FaiDaTe permettono di ricodificare completamente il significato di un video, facendo spazio a contenuti che non si limitano a raccontare la canzone, ma che possono raccontare l’artista, le sue battaglie, o uno spaccato di vita.

È per un musicista essenziale capire come adattarsi a questi nuovi formati, altrimenti rischia di scomparire nella folla. Nel mondo attuale, infatti, la sola qualità della musica non basta. Se non riesci a trovare una voce visiva unica o un’esperienza che catturi e crei condivisione, il rischio è alto. Ciò che conta è far sentire che c’è un motivo dietro ogni visuale, dietro ogni movimento, dietro ogni scena.

Il successo di un video musicale non è più solo una questione di estetica o di produzione patinata; è una combinazione vincente di autenticità, estetica. Oggi un video musicale può essere anche un veicolo culturale di messaggi potenti, capace di amplificare cause sociali e non solo una promozione musicale. Questo quando un musicista vuol associare la sua musica ad una appartenenza ben precisa e non necessariamente politica o religiosa, tanto per capirci.

Nel corso degli ultimi anni, piattaforme come YouTube e TikTok hanno ridisegnato il panorama visivo e promozionale. Non serve avere un budget da superstar per creare un video virale; basta l’idea giusta per portare il pubblico a condividere e partecipare.

Ma perché alcuni video riescono ad attraversare confini culturali e geografici, mentre altri non fanno breccia? La risposta è nella costruzione di uno storytelling che sia riconoscibile e universale, ma che al tempo stesso offra qualcosa di unico.

Questa evoluzione rappresenta un’opportunità unica per i musicisti emergenti, i creativi e i marketer. Grazie alla cultura FaiDaTe e alla sperimentazione costante, le nuove generazioni hanno una libertà mai vista prima, non dovendo più aderire ai vecchi cliché del video musicale. Non è più necessario mostrare lussuose auto o danze coreografiche per attirare l’attenzione, anzi: il pubblico cerca autenticità e storie che riescano a coinvolgerlo realmente. I nuovi media permettono al video musicale di diventare un medium transmediale, capace di adattarsi ai diversi canali per amplificarne l’impatto.

Ecco quindi il punto: sei pronto a fare del video musicale un’esperienza completa, che rispecchi non solo il brano ma anche un messaggio, uno stile di vita o un’identità? Se sei un musicista, un marketer o un creativo, il consiglio è quello di guardare oltre i limiti tradizionali e di non farti spaventare dal FaiDaTe. Questo è il momento di sperimentare, di osare, di portare nuove idee sui social e sulle piattaforme digitali, creando qualcosa che il pubblico vorrà vedere e rivedere.

In un mondo dove la scoperta musicale avviene anche attraverso lo zapping su YouTube e il ritmo incessante dei reels di Instagram, il video musicale può diventare un potente strumento di connessione, capace di unire estetica e contenuto in una maniera unica.

Sei d’accordo? Quale pensi possa essere il prossimo passo per il video musicale?

Condividi nei commenti: come credi che il video possa reinventarsi per adattarsi a una generazione che scorre e swippa a ritmo di click?

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La storia della Black Music.

di Roberto Caselli

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Nella storia della musica nera lo spiritual e il blues rappresentano l’inizio di tutto, nascono come elaborazione esistenziale del singolo ma anche come reazione collettiva al dramma della schiavitù. Nel corso del tempo queste musiche si sono evolute in altre e altre ancora. Ma quali sono state le realtà sociali che ne hanno determinato la nascita e la diffusione? Qual è il denominatore comune che traccia il percorso di coscienza dell’afroamericano e della sua ribellione?La storia della Black Music indaga tra le pieghe di questi momenti storici ed esplora le motivazioni etiche, sociali e religiose che hanno dato origine a tutte le musiche che dai seminali spiritual e blues si sono sviluppate, per giungere – attraverso il jazz, il soul, il funky, il reggae e il rap – fino alla trap, ultima rilevante forma di espressione musicale inventata dalla comunità di colore. Le otto sezioni del libro sono arricchite dalle storie dei personaggi, degli album e degli avvenimenti di particolare rilievo, da immagini d’epoca e da un centinaio di schede di canzoni emblematiche, ascoltabili direttamente tramite QR code. L’opera è completata da contenuti online quali video, canzoni, fotografi e e approfondimenti relativi agli argomenti trattati nei diversi capitoli. Prefazione di Ronnie Jones.

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Le due vie dell’eMail Marketing Musicale

Nelle prossime settimane mi dedicherò ad illustrare alcune buone pratiche riguardo all’email marketing. Il motivo è molto semplice: avere un contatto diretto con il tuo pubblico, senza l’intermediazione dei social, è il metodo migliore per mantenere un contatto privilegiato e duraturo con chi ama la tua musica.

Due vie per l'email marketing musicale.

I social hanno la tendenza di andare fuori moda (mai sentito parlare di MySpace?) o di andare in disgrazia (vedi X). Inoltre non sono un ambiente neutro, il pubblico dei social è sottoposto a continue distrazioni e il flusso di lettura potrebbe far perdere forza al tuo messaggio.

Perciò, perché non coccolare il tuo pubblico con messaggi personali in un ambiente protetto e privo di distrazioni come una mail?

Immagina di avere una canzone che potrebbe rivoluzionare il tuo percorso musicale, ma nessuno la ascolta. Ti sei mai chiesto perché alcuni artisti emergono e conquistano il pubblico, mentre altri, pur avendo talento, rimangono nell’ombra? La risposta risiede nella strategia di marketing.

Oggi esploreremo due approcci fondamentali: le campagne di email marketing per costruire autorevolezza e popolarità e le campagne di direct email marketing orientate alla vendita. Questi due metodi non sono solo diversi; sono essenziali per il successo di un artista nel panorama musicale contemporaneo.

Campagne di Email Marketing per Autorevolezza e Popolarità
L’obiettivo principale.

Le campagne di email marketing mirate a costruire autorevolezza e popolarità si concentrano sulla creazione di una connessione autentica con il pubblico. Qui non si tratta solo di vendere; si tratta di raccontare una storia, di condividere esperienze e di coinvolgere i fan in un viaggio musicale. Questo approccio è cruciale per gli artisti emergenti che cercano di affermarsi in un mercato saturo.

Strategia e contenuti
  1. Contenuti coinvolgenti: Inviare newsletter che non siano solo promozionali ma che offrano anche contenuti esclusivi, come dietro le quinte, interviste o storie personali. Questo crea un legame emotivo con i fan.
  2. Frequenza: Mantenere una frequenza regolare nelle comunicazioni è fondamentale. Non bombardare i tuoi iscritti, ma nemmeno lasciarli in silenzio per troppo tempo. Trova un equilibrio.
  3. Segmentazione: Utilizza la segmentazione per inviare messaggi personalizzati. Ad esempio, puoi inviare aggiornamenti diversi a chi ha partecipato a concerti rispetto a chi ha solo ascoltato la tua musica online.
  4. Call to Action (CTA): Ogni email dovrebbe avere una chiara CTA che incoraggi i lettori a interagire ulteriormente, sia che si tratti di ascoltare un nuovo brano, seguire sui social o condividere la newsletter.
Risultati attesi

Queste strategie non solo aumentano la tua visibilità, ma costruiscono anche una community attiva intorno alla tua musica. I fan diventano sostenitori e, nel lungo termine, questo porta a maggiori opportunità di vendita e collaborazione.

Campagne di Direct Email Marketing per Vendita
L’obiettivo principale

Le campagne di direct email marketing hanno un obiettivo molto più diretto: vendere. Che si tratti di supporti fonografici, streaming o merchandising, queste campagne sono progettate per convertire i lettori in acquirenti.

Strategia e contenuti

1. Offerte speciali: Includere sconti esclusivi o bundle speciali può incentivare l’acquisto immediato. Ad esempio, offri un pacchetto che include un album fisico e un accesso esclusivo a un concerto online.

2. Urgenza: Creare un senso di urgenza è fondamentale. Frasi come “Offerta valida solo per 48 ore” possono spingere i lettori ad agire rapidamente.

3. Design accattivante: Assicurati che le tue email siano visivamente attraenti e facilmente leggibili su tutti i dispositivi. Un design pulito e professionale riflette la qualità della tua musica.

4. Testimonianze e recensioni: Includere feedback positivi da parte di fan o critici musicali può aumentare la fiducia nel tuo prodotto e incoraggiare l’acquisto.

Risultati attesi

Le campagne dirette possono portare a vendite immediate e misurabili. Monitorando le metriche come il tasso di apertura, il tasso di clic e le conversioni, puoi ottimizzare continuamente le tue strategie per massimizzare i risultati.

Conclusione

In sintesi, comprendere le differenze tra queste due tipologie di campagne è fondamentale per ogni artista che desidera navigare con successo nel mondo della musica moderna. Mentre le campagne di email marketing aiutano a costruire una base solida di fan fedeli attraverso l’autorevolezza e la connessione emotiva, le campagne dirette si concentrano sull’azione immediata della vendita.

Ci sono molti servizi, anche gratuiti, che ti permettono di creare un tuo sistema di mail marketing. Se vuoi maggiori informazioni, se vuoi approfondire, lascia un commento o scrivimi via mail.

Vuoi approfondire?

Le due vie dell’Email marketing musicale

Email design per musicisti: l’intestazione

Email per musicisti: il design è strategia

Email per musicisti: il mobile first è l’imperativo

La discografia in Italia. Storia, struttura, marketing, distribuzione e new media.

di Luca Stante

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La discografia italiana analizzata in tutti i suoi aspetti: la storia, l’industria, i grandi successi, il marketing, le nuove tecnologie e i nuovi media. Un libro fondamentale per conoscere il mondo della discografia italiana dal di dentro, ma anche per chi volesse studiare e lavorare nel business professionale della musica. Luca Stante, economista, esperto di marketing discografico internazionale e new media, ha lavorato e lavora come consulente per grandi etichette come Warner Music ed Eko Music. Saggista e docente, tiene corsi e master presso varie università. È inoltre consulente di web marketing e commercio internazionale per diverse aziende discografiche italiane, country manager del Popkomm e Responsabile New Media e Relazioni Internazionali per Audiocoop.

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musica streaming social music marketing Spotify

L’anima social di Spotify

Non puoi più pensare alla musica come un semplice flusso di note e testi. Ormai, la musica è l’anima pulsante delle interazioni social, il canale privilegiato attraverso cui i brand e le persone si connettono in modo autentico e significativo.

L'anima social di Spotify

In questo articolo mi soffermerò in alcune dinamiche che di fatto influiscono nell’esperienza di ascolto offerta da Spotify e come, di riflesso, queste dinamiche incidano nelle abitudini degli ascoltatori. Scoprirai che nel contesto attuale, la musica non è la vera protagonista assoluta, ma è un veicolo per trasmettere messaggi e intenzioni.

Nel corso dell’ultimo decennio app come Spotify hanno trasformato il mondo musicale in un hub sociale, andando ben oltre la semplice esperienza di ascolto e abbracciando una missione molto più grande: quella di creare una vera e propria comunità. Se pensi che basti creare una playlist per essere parte del gioco, ti sbagli: qui la posta in palio è la costruzione di fiducia, la trasparenza e la connessione autentica.

Il cambiamento nella fiducia degli ascoltatori

Oggi, gli ascoltatori non sono più influenzati dalle classiche campagne marketing. La fiducia è passata nelle mani del cosiddetto “fattore F”: friends, families. In un mondo dove il passaparola digitale tra pari diventa l’ago della bilancia, un brand deve fare molto di più che semplicemente mostrare un prodotto; deve raccontare una storia e inserirsi nelle conversazioni con trasparenza. Questo ha reso la musica stessa un veicolo per quei brand che desiderano avvicinarsi al loro pubblico, Spotify è diventato un ponte, uno spazio dove il dialogo tra aziende e consumatori non è solo consentito, ma anche incoraggiato.

Dalla condivisione limitata al mondo dei social

All’inizio, Spotify era esclusivo, accessibile solo su invito, un po’ come un club musicale riservato ai pochi fortunati. Ma, con il tempo, Spotify ha capito l’enorme potenziale dell’integrazione social. Ora, la piattaforma permette di creare il proprio identikit musicale, con la possibilità di seguire gli amici e scoprire in tempo reale cosa stanno ascoltando. Questa interazione sociale è diventata ancora più forte con l’integrazione di Instagram, consentendo agli utenti di condividere brani direttamente nelle proprie Stories.

Immagina quanto sia potente per un brand inserirsi in queste dinamiche: non è più pubblicità invasiva, ma è presenza naturale, quasi come un amico che consiglia una canzone. Starbucks è un caso emblematico, con la sua collaborazione con Spotify che ha portato l’esperienza musicale dentro i suoi locali e creato una playlist di riferimento che rafforza il legame emotivo con il brand.

La sfida della streaming intelligence

Spotify non è solo una piattaforma musicale; è un sistema che raccoglie dati per proporre contenuti personalizzati attraverso la streaming intelligence. Questa intelligenza permette ai brand di creare campagne pubblicitarie estremamente mirate, grazie alla piattaforma self-service Spotify Ad Studio. È qui che la differenza emerge: la pubblicità non è casuale, ma cucita su misura per un pubblico che vive la musica come parte integrante della sua identità. I marchi possono inserirsi in questo flusso, scegliendo esattamente a chi far arrivare il proprio messaggio, aumentando l’efficacia e, soprattutto, l’impatto emozionale.

il volto etico dI SPOTIFY

Spotify ha dimostrato una forte responsabilità sociale con iniziative come l’Equalizer Project, pensato per promuovere una maggiore presenza di artiste donne nel panorama musicale. Questo impegno va oltre il profitto e si traduce in un’influenza positiva sul pubblico, rendendo Spotify un punto di riferimento non solo per l’intrattenimento ma anche per l’inclusione. Grazie a collaborazioni con brand come Smirnoff, Spotify ha trasformato l’esperienza musicale in un veicolo per il cambiamento sociale, proponendo playlist bilanciate tra artisti maschili e femminili e organizzando eventi e workshop di networking per la crescita di talenti emergenti. Questo non solo migliora l’immagine di Spotify, ma rafforza la fiducia del pubblico, che riconosce il valore del suo impegno etico.

Spotify come social network

Spotify ha raggiunto un pubblico immenso e diversificato, ma non si limita a fornire musica: è uno spazio dove gli utenti possono esprimere se stessi, condividere gusti e opinioni. In questo contesto, i brand hanno la possibilità di interagire con il pubblico in modo più intimo e rilevante. Spotify, quindi, non è solo una piattaforma di streaming musicale: è un social network, un luogo di incontro virtuale dove la musica diventa il linguaggio comune.

In un’epoca in cui i consumatori cercano autenticità e dialogo, i brand devono saper cogliere l’opportunità di Spotify per stabilire una relazione reale con il pubblico. La sfida non è più solo conquistare l’attenzione, ma guadagnarsi la fiducia, costruire valore e dimostrare di essere un interlocutore affidabile.

In questo panorama la musica non è più un’opera d’arte, o d’ingegno fine a se stessa. Ed è una cosa che devi tenere in considerazione nel tuo percorso artistico. Dal mio punto di vista questo è uno stato delle cose che dovresti vivere con una certa serenità, senza lasciarti condizionare.

È però imperativo che tu riesca a trovare il tuo posizionamento in questo contesto. Diversamente, sarai destinato ad appartenere a quel vastissimo gruppo di musicisti che raccolgono pochi streaming all’anno.

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marketing musicale musicista professionista personal branding social music marketing superfan

Fan, Fandom e Superfan

Il tuo pubblico non è rappresentato dai numeri degli insight dei tuoi social o di Spotify for Artist: in realtà è molto di più. Il tuo pubblico è fatto di persone vere, reali, con una loro vita e le loro passioni, che siano poche o molte non importa, queste persone, sono i tuoi fan e messi tutti insieme formano un fandom: un insieme di persone che condivide la passione per la tua musica.

Fan, fandom e superfan

In realtà, il fan oggi ha più di una semplice passione per un prodotto mediale. Spesso la sua è una dichiarazione d’identità, un atto di appartenenza a un gruppo che trascende il semplice consumo passivo di musica. Ma che cos’è veramente il fandom e perché oggi è così rilevante, in particolare nel contesto musicale?

Il punto di partenza è che non esiste una definizione univoca di fan.

Essere fan di un musicista o di un genere musicale può significare essere ossessionati, entusiasti o semplici consumatori passivi di contenuti. Non devi commettere l’errore di vedere i fan come un blocco monolitico, ma piuttosto un insieme eterogeneo di individui che vivono il loro rapporto con la musica in modo diverso. La grande domanda però rimane: attraverso quali meccanismi le persone possono diventare tue fan?

La risposta è meno immediata di quanto sembri.

Un’individuo non diventa fan per scelta consapevole, almeno non all’inizio. Il momento dell’adesione al fandom di un musicista, è qualcosa che avviene quasi senza accorgersene, spesso a seguito di un’esperienza emotiva forte durante un concerto o nell’ascolto della musica. Capire cosa scatena l’emozione nei fan è la chiave per costruire un legame duraturo tra musicista e pubblico.

Tieni presente che i  fan creano connessioni emotive non tanto al musicista, ma all’esperienza emotiva che la sua musica riesce a suscitare.

Quando ascoltando una canzone che ti trasporta in un altro mondo, stai sperimentando quella stessa connessione che ti farà tornare su Spotify per riascoltarla ancora e ancora. Ed è proprio su questa esperienza che devi mettere al centro delle tue strategie di marketing musicale.

Non si tratta solo di vendere un tuo disco, ma di creare un momento indimenticabile, che spinga il fan a condividere, a partecipare e, infine, a sostenerti in modo attivo.

Un altro aspetto centrale è il ruolo della comunità: il fandom.

Essere parte di un fandom è anche un fenomeno sociale. Un fandom è infatti un luogo, fisico o virtuale, in cui i fan si aggregano, creando comunità che sostengono l’artista e la sua musica spingendoli a nuovi livelli di popolarità. È il passaparola tra fan, la condivisione di video su YouTube o TikTok, e le discussioni sui social media che giocano un ruolo enorme nella diffusione di un artista o di una band. Il fandom può essere composto da diverse community  che alimentano il tuo successo duraturo nel tempo. Ignorare queste dinamiche sarebbe un grave errore.

Non devi dimenticare che i fan non si limitano al consumo passivo, spesso sono a loro volta anche creatori. I fan non si limitano a godere del prodotto, ma lo reinterpretano e lo diffondono attraverso le loro creazioni. Che si tratti di creare meme o realizzare cover, i fan partecipano attivamente al processo creativo, alimentando ulteriormente l’eco mediatica di un artista. Ed è proprio qui che entra in gioco questo concetto fondamentale: il fan non è solo un destinatario del messaggio, ma un co-creatore del brand dell’artista.

I fan non si limitano a consumare il prodotto in privato; lo rendono pubblico. Indossare la maglietta della propria band preferita o postare una storia su Instagram mentre si ascolta una nuova canzone sono atti performativi che segnalano la propria appartenenza a un gruppo. E in un mondo dominato dai social media, queste performance diventano contenuti virali che possono spingere un prodotto o un artista verso il successo globale. Quando l’impegno di un fan lo porta ad essere un potenziale ambasciatore del tuo brand, possiamo parlare di superfan.

I superfan sono le persone che non solo adorano un musicista, ma vogliono anche interagire con lui e dedicano quotidianamente del tempo per coltivare la loro passione. Per approfondire questo tipo di pubblico invito a leggere questi due articoli:

Il futuro dei musicisti è nei Superfan?

Il Superfan è in tendenza e lo sarà sempre di più.

C’è però una sfida: non tutti i fandom sono uguali, né tutti si manifestano allo stesso modo.

Devi anche tener presente che ci sono fan che esternano il loro amore e quelli che lo tengono per sé. Questa dinamica può essere sfruttata in modi diversi, ma il punto chiave è che un fan che si sente a proprio agio nel manifestare la propria passione sarà molto più propenso a diventare un evangelista del brand. La chiave sta nel creare uno spazio sicuro e accogliente, dove i tuoi fan possano esprimere liberamente il loro entusiasmo senza sentirsi giudicati.

Per questo sono importanti le community online, ben gestite, dove i fan possono aggregarsi, discutere e condividere la loro passione con persone che la pensano allo stesso modo.

Un’individuo diventa fan di un determinato genere musicale o di un musicista per una serie di fattori personali, culturali e sociali. Per questo è cruciale capire il tuo pubblico di riferimento. Significa comprendere non solo i gusti musicali, ma anche i valori, lo stile di vita e le aspirazioni del fan. Solo così si può creare una comunicazione efficace, che risuoni profondamente con il tuo pubblico e lo spinga ad agire.

Una delle poche cose certe è che il fandom non è qualcosa che può essere imposto o creato artificialmente. È il risultato di una connessione autentica tra il musicista, musica e il pubblico. È una forza potente, che può portare un artista dall’anonimato al successo planetario. Ma non si tratta solo di creare una buona canzone o di avere un’immagine accattivante. Si tratta di creare un’esperienza, una comunità, una connessione autentica.

E questa connessione è ciò che farà la differenza nel lungo termine.

La sfida è creare quei momenti di connessione che faranno scattare la scintilla. Come puoi fare questo? Prima di tutto, devi conoscere il tuo pubblico. Chi sono? Cosa amano? Cosa odiano? Solo allora potrai creare contenuti che parlino direttamente a loro, che tocchino quelle corde emotive che li faranno tornare, parlare e condividere.

Hai già tracciato un percorso per ottenere questi risultati?

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Gianni Sassi. Fuori di testa. L’uomo che inventò il marketing culturale.

di Maurizio Marino

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Gianni Sassi è stato il focus culturale della Milano degli anni Settanta e Ottanta. Figlio di un’epoca di grande fermento ma attivo in un periodo che si prestava particolarmente all’innovazione, alla trasgressione delle regole, alla creatività finalmente libera e protagonista, Sassi seppe esprimere il suo incontenibile talento in una molteplicità di campi, meritando il titolo di comunicatore multimediale ante litteram. Grafico di notevole inventiva, letterato, grande appassionato di musica e di arti visive e abile osservatore dei fermenti politici e culturali che agitavano violentemente la società italiana dei primi anni Settanta, Sassi ebbe gioco facile a cavalcare quell’esigenza di altenativismo che veniva espressa da certe frange dell’universo giovanile di quell’epoca, e con grande intelligenza fu abile a creare una vera e propria scena culturale, che aveva nella musica (arte d’aggregazione per eccellenza) il proprio collante sociale e il proprio elemento-guida. Ripercorrendo gli esordi con la Bla Bla Records, dove Sassi ebbe modo di produrre i primi album di Franco Battiato, e la lunga avventura della Cramps Records e degli artisti da lui lanciati (dagli Area di Demetrio Stratos a Eugenio Finardi, da Alberto Camerini agli Skiantos), è possibile rendersi conto dell’importantissimo ruolo-chiave da lui svolto nella storia della musica italiana alternativa tra anni Settanta e Ottanta.

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Facebook e Instagram: gli odiati indispensabili.

Se pensi ancora che basti postare un contenuto interessante per ottenere visibilità su Facebook e Instagram, sei fuori strada. La portata organica è crollata negli ultimi anni, e l’algoritmo ha cambiato radicalmente le regole del gioco. Ad oggi, secondo Social Insider, il tasso di copertura medio su Instagram è del 4% mentre su Facebook è del 2,6%.

Spotifi e Instagram odiati indispensabili

Questo accade anche per una precisa politica di Facebook, che privilegia i post di amici e familiari, rispetto quelli delle pagine aziendali o dei brand. In particolare, tutti i social di Meta, danno scarsa diffusione a quei post con link che portano fuori dalla piattaforma.

In pratica, la tua strategia di contenuto organico è morta, o quasi. Non puoi più affidarti solo ai vecchi metodi. Hai bisogno di due cose: una comprensione profonda dell’algoritmo e una strategia di advertising efficace.

L’algoritmo di Facebook non è una bestia facile da domare, ma c’è una via di fuga. Se vuoi che i tuoi contenuti emergano dalla massa, devi capire come funziona la filter bubble. In breve, siamo tutti intrappolati in bolle di contenuti simili, che rispecchiano i nostri interessi e le nostre connessioni più strette. Ma cosa succede se vuoi raggiungere nuovi fan, fuori dalla tua bolla? Devi imparare a sfruttarla.

E qui entrano in gioco i video. Non è un caso se Facebook è diventata la seconda piattaforma per consumo di video dopo YouTube. I marketer lo sanno: già nel 2018, il video ha superato il blogging come formato di contenuto più utilizzato (63% contro 60%). E non parliamo solo di video normali: anche i video live stanno prendendo piede rapidamente.

Quindi, se vuoi avere successo, il video è il re. Ma attenzione: non basta fare un bel video e aspettare che diventi virale. Anche qui serve strategia. Devi capire il tuo pubblico, testare diversi tipi di contenuto, sfruttare l’advertising e monitorare costantemente i risultati.

Ora veniamo al vero punto di svolta: il social advertising. Se non stai già investendo in annunci su Facebook, stai perdendo un’opportunità gigantesca. È un dato di fatto che la copertura organica oggi si paga, e solo chi sa investire bene ottiene un ritorno enorme.

Facebook non è solo grande, è intelligente. Il social network non conosce solo i numeri, ma anche i comportamenti e le preferenze dei suoi utenti. Questo è il cuore del suo potere pubblicitario. Puoi targettizzare in modo preciso chiunque, ovunque, in base ai loro interessi, comportamenti e connessioni. E non finisce qui: quando crei una campagna su Facebook, stai effettivamente creando un’inserzione che può raggiungere utenti anche su Instagram e su le altre piattaforme collegate.

Ma per sfruttare al massimo questa potenza di fuoco è necessario conoscere in profondità gli strumenti pubblicitari della piattaforma. Il rischio è di investire male il tuo denaro e creare campagne che non funzionano. Dovresti anche definire l’obiettivo della campagna: vuoi aumentare la consapevolezza del tuo brand, generare traffico al sito, raccogliere lead o spingere le conversioni? Ogni scelta definisce il tipo di campagna e le metriche che monitorerai.

Il targeting è poi la chiave di tutto. Puoi segmentare il pubblico per età, genere, posizione geografica, interessi, lingue parlate e tanto altro. Facebook offre un grado di precisione che non ha paragoni nel mondo dell’advertising, tanto che puoi anche escludere dal target specifiche categorie, come le famigerate click farm, quelle fabbriche di click che gonfiano i dati ma non portano risultati reali.

La parte cruciale è il budget: puoi scegliere di impostare una spesa giornaliera o totale per la durata della campagna, con la possibilità di ottimizzare la distribuzione delle impression. Vuoi testare più creatività o target diversi? Nessun problema, gli strumenti di Meta ti permettono di farlo in modo semplice e immediato, rendendo ogni campagna un’opportunità di apprendimento continuo.

La creatività conta, ma non come pensi. Il consiglio? Sperimenta, analizza i risultati e aggiusta la rotta.

Conoscere a fondo le app di Meta, Facebook, Instagram ed anche il neonato Threads è indispensabile se vuoi far evolvere il tuo progetto musicale. Prima o poi dovrai fare i conti con loro e dovrai essere preparato o avere qualcuno che ti assiste.

Si, è una rogna, ma se vuoi appoggiarti ai social devi fare i conti con quanto sopra.


Gli altri ottanta.
Racconti dalla galassia post-punk italiana

di Livia Satriano
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Dopo l’esplosione del punk anche in Italia si è verificato un rinascimento musicale. In un momento di riflusso e stagnazione culturale, alcune band hanno saputo interpretare al meglio e in totale controtendenza il bisogno di cambiamento.

La new wave italiana è il risultato di una contaminazione di molteplici generi tra cui rock, elettronica, pop, reggae e disco music. Le possibilità sembravano infinite e c’era la volontà di costruire qualcosa di realmente diverso. Questi esperimenti hanno generato una scena seguita da migliaia di giovani in fuga dall’individualismo dilagante, gettando le basi per nuove mutazioni che ci hanno accompagnato fino a oggi.

Gli altri Ottanta è un libro che raccoglie le testimonianze di alcuni tra i più importanti musicisti dell’epoca: un racconto corale a partire dai tardi anni settanta per arrivare alla fine del decennio successivo, un periodo di grandi contraddizioni, dalla crisi dei movimenti politici al nuovo boom economico. Gli ottanta non sono soltanto quelli del culto dell’ottimismo e del superfluo, non solo dance e synth-pop commerciale, ma anche un laboratorio di forme di comunicazione innovative.

Qui potrete ascoltare le voci di quattordici musicisti che hanno iniziato a muovere i primi passi proprio allora, un viaggio alle origini della scena musicale indipendente italiana, alla ricerca di quelle magie creative che l’hanno resa indimenticabile.

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marketing musicale social media social music marketing

Social media managing e musica

I social media sono la linfa vitale della promozione musicale, e se non l’accetti, rischi di rimanere fuori dai giochi. Che tu sia un artista emergente o parte di una band affermata, il tuo successo dipende in gran parte dalla tua capacità di utilizzare piattaforme come Instagram, Facebook o TikTok.

Il punto chiave? Non ti basta essere presente, devi essere strategico.

Social media managing e musica

Musica e i social media sono un mercato di condivisione, dove i tuoi contenuti devono essere coinvolgenti e pianificati in modo da creare una connessione costante con i tuoi fan. Ricordi i tempi in cui la promozione di un album significava appendere poster e distribuire volantini? Quei giorni sono ormai lontani. Oggi l’attesa per un nuovo album inizia mesi prima della sua uscita e la promozione si costruisce attraverso contenuti programmati sui social media. E qui non c’è spazio per l’improvvisazione.

Qualsiasi professionista discografico ti può dire quanto sia cruciale la gestione costante e accurata dei social per qualsiasi musicista. Non solo deve produrre buona musica, ma deve essere capace di promuoverla attraverso una serie di post, video e interazioni che tengano viva l’attenzione del pubblico.

Non hai un seguito? Nessun problema.

Ma non pensare che questo ti esenti dal dover creare contenuti di qualità. Avere una fanbase già avviata può fare la differenza, soprattutto quando si tratta di attirare l’attenzione delle etichette discografiche. Ecco perché costruire la tua presenza online in modo intelligente è fondamentale.

Cosa significa questo per te?

Se sei un musicista e non hai ancora preso seriamente il tuo profilo social, stai commettendo un errore. Non importa quanto sia buona la tua musica; se non sei in grado di metterla sotto i riflettori con una strategia di marketing digitale ben pianificata, nessuno se ne accorgerà. Il successo non è più determinato solo dalla qualità delle tue tracce, ma da quanto sei capace di rimanere rilevante e visibile online. I social media, per quanto li usiamo tutti i giorni, restano un campo da gioco con regole ben precise.

I contenuti social non possono essere casuali. Non basta pubblicare un video ogni tanto e sperare che faccia il botto. Ci deve essere un pensiero strategico dietro ogni post, ogni immagine, ogni caption. Ma per passare al livello successivo, non è sufficiente intuire cosa funziona. Serve un’analisi dettagliata dei dati e una narrazione ben costruita per raggiungere obiettivi di marketing ben definiti.

E questo è il problema principale: molti musicisti si trovano a gestire le loro piattaforme social senza avere un’esperienza di marketing, come dilettanti che cercano di capire il gioco mentre ci sono già dentro. È un approccio improvvisato che, nel migliore dei casi, ti porta solo fino a un certo punto. In un mondo dove ogni minuto conta, non puoi permetterti di navigare a vista. Devi passare da una fase esplorativa a una strategia solida basata su dati reali. I numeri parlano, ma solo se sai ascoltarli e interpretarli correttamente.

Ora, fermati un attimo. Stai davvero sfruttando i tuoi social media come dovresti?

Pubblicare regolarmente non è abbastanza. La domanda è:
stai costruendo una storia, un’identità chiara che i tuoi fan possano seguire e a cui possano connettersi?
Se la tua risposta è forse o non lo so, è il momento di cambiare rotta.

Se quanto letto sin d’ora non ti ha convinto, prova a rispondere a questa rapida check-list:

  • Hai un calendario editoriale per i tuoi post?
  • Stai sfruttando ogni contenuto video o grafico per raccontare un aspetto specifico della tua band?
  • Riesci a coinvolgere i tuoi fan con domande, sondaggi o contenuti interattivi?
  • Stai analizzando le statistiche dei tuoi post per capire cosa funziona meglio?

Se hai risposto no a una di queste domande, hai del lavoro da fare.

La verità è che gestire i social media come musicista richiede molto impegno. Ma è un lavoro che può ripagare enormemente se fatto bene. La tua musica è importante, ma la storia che racconti online è ciò che la porterà nelle orecchie di più persone possibile.

Non sai come iniziare, hai dei dubbi nel costruire una strategia di contenuti che rispecchi chi sei come artista? Se le cose stanno così non perdere tempo ed investi in un consulente che ti spiani la strada per una comunicazione efficace che sfrutti al massimo ogni piattaforma. La tua carriera dipende da questo. Sei pronto a fare il salto di qualità?

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Marketing musicale in Danimarca: Uno studio sui bisogni degli artisti per la comunicazione di marketing.

di Taryn O’Leary

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A causa del calo delle vendite di CD e dei consumatori economici, l’industria musicale è attualmente impegnata a mantenere vivi i flussi di reddito. Con l’avvento della digitalizzazione e delle nuove tecnologie, l’industria musicale lotta per affrontare e beneficiare dei cambiamenti. Inoltre, gli artisti musicali sono notevolmente gravati dalla mancanza di rimborsi per il loro lavoro creativo a causa dell’aumento complessivo della pirateria musicale e del download illegale. Questa tesi esplora le promozioni degli artisti, la comunicazione di marketing e la gestione delle relazioni come mezzi per sopravvivere nell’ambiente musicale volatile e superare questi tempi di difficoltà. Esamina inoltre il mercato musicale danese e il modo in cui la comunicazione di marketing dovrebbe essere modellata per promuovere gli artisti in modo appropriato e vantaggioso.

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Spotify e Content Marketing

Se distribuisci la tua musica sulle app di streaming non puoi sperare di sfruttare al massimo le opportunità offerte se non conosci le logiche del loro funzionamento e degli algoritmi che le gestiscono. Ma non si tratta solo di questo: in questo articolo ti descriverò le dinamiche principali che muovono Spotify e che ne hanno decretato il successo.

Spotify e il content marketing

Spotify ha capito che non basta offrire musica a chi ama la musica; bisogna conoscere, coinvolgere e parlare la lingua degli ascoltatori in modo autentico. In un mercato in cui l’attenzione del pubblico si disperde tra miriadi di contenuti, Spotify ha trasformato il content marketing da semplice pubblicità a una forma di connessione profonda. Le sue playlist curate, le esperienze di ascolto personalizzate, come Discover Weekly o Your Daily Drive, non sono solo funzioni; sono esperienze costruite attorno ai gusti, agli stati d’animo e agli stili di vita delle persone.

Il cuore del successo di Spotify è lo storytelling musicale. Oggi, nel mondo del marketing digitale, raccontare una storia che rispecchi il pubblico non è un lusso, ma una necessità. Non è un caso che lo storytelling sia alla base di tutti i grandi progetti di Spotify. Ogni interazione dell’ascoltatore, che si tratti di scoprire nuova musica tramite la Discover Weekly o di seguire curiosità e retroscena sulle canzoni preferite con Behind the Lyrics, è un’opportunità per creare una connessione emotiva. L’ascoltatore diventa non solo il fruitore, ma anche il protagonista di un viaggio musicale creato su misura, grazie a un algoritmo capace di comprendere le sfumature delle sue preferenze musicali.

Spotify cerca addirittura di anticipare i bisogni e desideri dei suoi utenti attraverso la personalizzazione estrema, dalla playlist mattutina alla selezione perfetta per un allenamento o un viaggio, rappresenta la rivoluzione dell’esperienza d’ascolto. Ogni playlist è un contenuto che risuona con momenti specifici della vita di chi ascolta, diventando così un elemento fondamentale del loro quotidiano.

Ma perché tutto questo funziona così bene? La risposta risiede in un concetto chiave: Spotify sa utilizzare i dati in modo empatico. A differenza di altre piattaforme, non sfrutta i dati solo per migliorare il targeting pubblicitario, ma li trasforma in una forma di cura e attenzione per l’ascoltatore. Attraverso l’analisi delle abitudini d’ascolto, Spotify è capace di proporre non solo brani che rispecchiano i gusti dell’ascoltatore, ma anche esperienze musicali costruite in base a stati d’animo, attività quotidiane e momenti della giornata.

Un altro esempio del coinvolgimento emotivo offerto da Spotify è la campagna Spotify Wrapped. Non si tratta solo di un riepilogo annuale delle proprie abitudini d’ascolto, ma di un momento di celebrazione personale. Gli utenti dell’app, i tuoi ascoltatori, non vedono l’ora di condividere su social media i minuti trascorsi ascoltando la propria musica preferita, dimostrando l’orgoglio di appartenere alla comunità Spotify. La piattaforma sfrutta questa occasione per dar voce agli ascoltatori e ai musicisti, creando così una vera e propria famiglia musicale.

Spotify è anche al fianco dei musicisti e dei team di marketing, offrendo un supporto completo che va ben oltre la semplice pubblicazione dei brani. Tramite Spotify for Artist i musicisti e il loro staff dispongono di dati preziosi sulle abitudini d’ascolto dei fan, permettendo loro di comprendere meglio il proprio pubblico e di interagire in modo più mirato. Questa stretta connessione con i musicisti e la possibilità di monitorare in tempo reale il successo delle proprie tracce e delle proprie playlist offre agli artisti uno strumento potente per ottimizzare la propria presenza su Spotify.

Per i brand, Spotify rappresenta un’opportunità senza precedenti. La piattaforma ha individuato cinque abitudini di streaming fondamentali, scoperta, varietà, tendenza, nostalgia e ripetizione, che consentono di targetizzare il pubblico in modo estremamente preciso. In un contesto in cui il marketing tradizionale fatica a catturare l’attenzione dei consumatori, Spotify è riuscito a rendere la pubblicità parte dell’esperienza musicale. Un brand può essere ascoltato e percepito non come un’interferenza, ma come parte integrante di un momento speciale per l’utente.

Per chi lavora nel marketing, Spotify rappresenta una lezione importante: comprendere il pubblico non è un’operazione meccanica, ma un’arte che richiede sensibilità e comprensione. In un mondo in cui le persone cercano autenticità e connessioni reali, le strategie di content marketing che si limitano alla promozione fine a sé stessa sono destinate a fallire. La vera sfida per i brand è capire che gli utenti non cercano più solo un prodotto, ma un’esperienza che li faccia sentire parte di qualcosa di più grande.

Alla fine, Spotify dimostra che per avere successo in un mercato sovraccarico di stimoli non basta solo avere una buona tecnologia; bisogna essere capaci di ascoltare, adattarsi e interagire con il proprio pubblico in modo umano.

Sei pronto a rendere il tuo contenuto più che una semplice pubblicità, trasformandolo in un’esperienza che il tuo pubblico possa amare e ricordare?

Hai almeno un’idea del percorso che dovresti intraprendere?

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La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

di Riccardo Scandellari
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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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marketing musicale musicista professionista personal branding social music marketing

Il musicista non dovrebbe dimenticare di…

Nella mia esperienza nel mondo della musica ho acquisito poche certezze, ancor oggi sono sopratutto le domande il leit-motiv che rendono interessante il mio lavoro, di cui non mi piace dare nulla per scontato.

Il musicista non dovrebbe dimenticare di...

Una di queste poche certezze acquisite è che, il più delle volte, al musicista interessa solo la musica: interessa scrivere, comporre, arrangiare, suonare e interpretare e nulla più. Immagino sia lo stesso anche per te, è naturale.

Ma la verità è che se vuoi intraprendere una seria e duratura carriera musicale, devi acquisire una buona serie di competenze orizzontali, che ti aiuteranno a far decollare il tuo percorso artistico.

Nel nostro caso, non è che tu debba diventare un esperto di marketing, perché è di questo che stiamo parlando,  ma è bene che almeno tu conosca e tenga conto di alcuni passaggi chiave che oggi sono indispensabile per promuoverti come artista o per promuovere la tua musica.

Uno dei principali errori da evitare è quello di non commercializzare affatto la tua musica. Molti artisti, specialmente quelli emergenti, possono cadere nella trappola di credere che la qualità della loro musica parli da sola. Anche se avere brani ben prodotti è essenziale, senza una strategia di marketing efficace, anche le migliori canzoni possono rimanere inascoltate. La promozione della tua musica attraverso i canali giusti, rivolgendoti al pubblico giusto, utilizzando storytelling ,contenuti coinvolgenti in un contesto strategico per attrarre l’attenzione è indispensabile.

Un altro errore comune è trascurare la creazione di un brand personale. In un mercato musicale saturo, differenziarti dalla concorrenza è vitale. Devi lavorare sulla tua immagine e sulla tua narrativa per costruire un’identità riconoscibile. Questo include non solo l’aspetto visivo, ma anche il messaggio che vuoi trasmettere attraverso la musica,  comprese le interazioni con i fan. Senza un brand ben definito, rischi di essere dimenticato in mezzo a una folla di talenti.

In pratica, è la mancanza di interazione con il pubblico l’ errore da evitare. I social media offrono una piattaforma unica per connettersi con i fan per costruire una comunità attorno alla tua musica. Ignorare queste opportunità porta inevitabilmente a una disconnessione tra l’artista e il suo pubblico. È importante utilizzare i social media non solo per promuovere la musica, ma anche per condividere momenti personali, rispondere ai commenti e coinvolgere i fan in modo autentico.

Un errore spesso sottovalutato è non analizzare i risultati delle proprie campagne di marketing, ovvero, impegnarti in attività promozionali senza prendere il tempo necessario per valutare l’efficacia delle tue strategie. Monitorare le metriche chiave come le visualizzazioni, le interazioni e le vendite ti consente di capire cosa funziona e cosa no, permettendoti di adattare le strategie in base ai dati raccolti. Senza questa analisi, rischi di ripetere gli stessi errori senza apprendere dai fallimenti.

Inoltre, è cruciale non trascurare i diritti d’autore quando si utilizza la musica in contesti commerciali o promozionali. Ignorare le leggi sui diritti d’autore può portare a gravi conseguenze legali e danni alla tua reputazione. È fondamentale assicurarsi di avere le licenze appropriate per utilizzare brani protetti da copyright e considerare l’uso di musica royalty-free quando necessario.

Un altro errore significativo è non rimanere aggiornati sulle tendenze musicali e sulle preferenze del pubblico. La musica è un campo in continua evoluzione e ciò che era popolare un anno fa potrebbe non esserlo più oggi. Devi essere proattivo nel seguire le tendenze attuali e adattarti di conseguenza, assorbendo quello che più si adatta al tuo essere, al tuo stile musicale.

In conclusione, il marketing musicale richiede attenzione ai dettagli e una pianificazione strategica per evitare errori comuni che possono ostacolare la tua carriera. Dalla creazione di un brand forte all’interazione attiva con il pubblico, ogni aspetto del marketing deve essere curato con attenzione. Analizzare i risultati delle tue strategie e rimanere aggiornato sulle tendenze del settore sono pratiche fondamentali per costruire una carriera musicale duratura e di successo. Evitare questi errori non solo migliora la tua visibilità ma contribuisce anche a creare un legame autentico con il pubblico, elemento essenziale nel mondo della musica contemporanea.


La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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L’importanza di un ringraziamento

Da qualche anno uso la piattaforma Matchfy per popolare le mie playlist Spotify di nuova musica sperando di fare delle belle scoperte. Da qualche mese il sito ha implementato i suoi servizi con un sistema basato su IA personalizzabile che inserisce in automatico i brani nelle playlist cercando di azzeccarne lo spirito: non chiedetemi in base a che criteri.

Ringraziare è importante

Questa automazione rende la vita più facile sia al musicista che al curatore della playlist ma rende anche il rapporto tra le parti più freddo e distratto. Se da un lato l’automazione facilita l’inserimento dei tuoi brani in numerose playlist, questo meccanismo, di fatto, mette in secondo piano il rapporto che potrebbe instaurarsi tra curatore di playlist e musicista.

Sebbene abbia configurato dei filtri piuttosto restrittivi, nella mia collezione di playlist Spotify ogni settimana vengono inseriti centinaia di brani che difficilmente troveranno l’attenzione sperata: ho solo due orecchie, in un giorno ci sono solo 24 ore e molte delle mie playlist hanno poche decine di iscritti.

Quello che voglio farti notare è che il nesso +playlist=+ascolti e +playlist=+popolarità non è proprio così automatico come lo staff di Matchfy vorrebbe farti credere.

Lasciamo per il momento da parte la tesi proposta da Matchfy che sostiene che un brano inserito in migliaia di playlist è in grado di ottenere streaming come non ci fosse un domani.

Poniti queste semplici domande: sono solo gli streaming che vuoi ottenere? Oppure vuoi costruire un rapporto stretto con il tuo pubblico perché continui a seguirti nel tuo percorso artistico?

Ti chiedo questo perché qualche giorno fa mi è arrivata una mail di ringraziamento da un’etichetta discografica per aver inserito un loro brano in una mia playlist. Molto probabilmente una mail automatica, ma comunque ben scritta e circostanziata.

Questa mail di ringraziamento ha attirato la mia attenzione verso il brano che era stato inserito in automatico nella mia playlist e che assolutamente non avevo notato. Il risultato è che sono andato ad ascoltarmelo e l’ho trovato talmente interessante che ho cominciato a seguirne l’autore.

Non c’è solo questo.

Mi è capitato spesso che musicisti citassero nelle loro storie o post la playlist in cui li avevo inseriti, sebbene la playlist non avesse un ampio seguito. Ciò mi ha gratificato e ha fatto in modo che il loro nome mi restasse impresso nella mente.

Il contatto umano, la cortesia e la gratitudine sono le cose che fanno la differenza. Quella differenza che ti distingue dalla massa che si affida ciecamente all’automazione riducendo l’ascolto della musica a semplice e anonimo consumo.

Creare legami con chi ti ascolta non è semplice e richiede tempo, ma è una semina che promette nel tempo un buon raccolto.

Se anche tu usi i servizi di Matchfy per diffondere la tua musica, raccontami la tua esperienza nei commenti.


Guida completa al Crownfunding

di Carmine La Mura
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Il testo mira ad analizzare gli aspetti civilistici, fiscali ed il funzionamento dello strumento del Crowdfunding, con l’obiettivo di costituire un valido sussidio sia per quanti volessero presentare un progetto, sia per potenziali investitori che invece desiderano meglio approfondire l’argomento.

Analisi, casi operativi, aspetti legali, tributari e suggerimenti per una campagna di successo. L’eBook in pdf di 255 pagine è aggiornato con:

Circolare MiSE del 25 febbraio 2021
Decreto MiSE pubblicato in G.U. il 15 febbraio 2021
Agevolazioni fiscali
Regolamento UE 1503/2020 pubblicato il 7 ottobre 2020 sulla G.U. dell’Unione Europea e applicabile a decorrere dal10 novembre 2021 e disciplina transitoria

Un apposito capitolo è dedicato alla fase di programmazione ed attuazione di una Campagna di Crowdfunding basata sull’analisi di numerosi casi di successo in Italia ed all’estero.

Verranno forniti suggerimenti pratici ed operativi, nonché un’illustrazione degli strumenti e risorse online più utili per lanciare efficacemente la raccolta fondi.

Si partirà da un’analisi del fenomeno, con l’illustrazione di casi operativi, successivamente si illustreranno le diverse forme di Crowdfunding, e le piattaforme più diffuse, analizzandone le caratteristiche peculiari.

Un apposito capitolo illustrerà l’attuale quadro normativo che è stato oggetto nel 2019 di importanti modifiche specie alla disciplina dell’Equity Crowdfunding. Essendo il Crowdfunding uno strumento altamente innovativo, non sempre vi sono specifiche disposizioni tributarie che lo regolamentano, pertanto, a tali problematiche ed alle agevolazioni fiscali fruibili sarà dedicato un apposito approfondimento. L’ultimo capitolo presenterà dei suggerimenti operativi per impostare con successo la propria campagna.

La stessa può suddividersi in una fase pre-lancio ed una fase di lancio, per ognuna vi sono delle attività da svolgere per raggiungere gli obiettivi di raccolta prefissati. Si fornirà uno schema che illustra per ogni fase i compiti da portare a termine, illustrandone successivamente i principali.
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Come creare legami profondi nella musica

In un’epoca in cui la musica è facilmente accessibile e il mercato è saturo, le emozioni possono diventare il fattore distintivo che consente a un artista di emergere. Utilizzare tecniche di marketing emozionale ti aiuta a stabilire un legame profondo con il pubblico, utilizzando le emozioni come strumento principale di comunicazione. Questa forma di marketing si basa sull’idea che la musica non è solo un prodotto da consumare, ma un’esperienza che può influenzare stati d’animo, comportamenti e decisioni d’acquisto.

Come creare legami profondi nella musica

Ma perché il marketing emozionale funzioni, è fondamentale avere  un’identità distintiva matura. Questo implica non solo la definizione di una tua immagine visiva, ma anche la costruzione di una narrazione in sintonia con il pubblico. Devi riflettere su quali emozioni vuoi evocare e come la tua musica e la tua personalità possano contribuire a quel messaggio. Un esempio semplice è quello di un artista che desidera trasmettere un senso di nostalgia utilizzando melodie e testi che richiamino ricordi passati, creando un legame emotivo più forte con i fan.

Per ottenere questo legame emotivo, l’interazione con il pubblico attraverso i social media, creando contenuti visivi e testuali è il metodo più semplice ed efficace. Puoi condividere momenti autentici della tua vita quotidiana, creando un senso di intimità e connessione. La condivisione di storie personali, dietro le quinte delle registrazioni o dei concerti, ti aiuta a costruire questo legame empatico, coinvolgendo direttamente il pubblico nelle tue gioie e nelle tue fatiche. È un approccio che non solo aumenta la fedeltà dei fan, ma incoraggia anche la condivisione e il passaparola, amplificando la portata della tua musica.

Non dimenticare mai che stessa musica gioca un ruolo fondamentale nel marketing emozionale, magari usando elementi sonori specifici per evocare emozioni particolari. Giocare con contenuti social con l’uso di melodie dolci e armoniose per trasmettere serenità, oppure ritmi più energici per stimolare entusiasmo e gioia ti aiuta a contestualizzare meglio la tua musica e lasciarla nella mente di chi l’ascolta.

Un esempio emblematico di marketing emozionale è rappresentato dalle campagne pubblicitarie di artisti che utilizzano storie personali nelle loro comunicazioni. Un cantante potrebbe condividere un racconto toccante sulla sua infanzia o sulle sfide affrontate per arrivare al successo. Questa narrazione non solo umanizza l’artista, ma permette ai fan di identificarsi con lui, creando un legame emotivo che va oltre la musica stessa. Quando il pubblico percepisce un artista come autentico e vulnerabile, è più incline a supportarlo, sia acquistando la musica che partecipando ai concerti.

Non sottovalutare nemmeno l’effetto delle playlist nelle piattaforme di streaming. I più si limitano nello sperare di accedere alle playlist ufficiali o in quelle di maggior successo, spesso dimenticando di curare loro stessi delle selezioni musicali che presentino la loro musica, ma anche quei brani che li ispirano o che riflettono il loro stile. Questo non solo arricchisce l’esperienza dell’ascoltatore, ma crea anche un senso di comunità attorno all’artista. Le playlist diventano un’estensione della tua immagine, del tuo brand, permettendo ai fan di esplorare e connettersi con il tuo universo musicale.

Se hai costruito una buona immagine coerente, una solida brand identity, gli Eventi dal vivo come concerti e festival sono occasioni ideali per applicare il marketing emozionale. Durante questi eventi, puoi usare elementi visivi e sonori per creare un’atmosfera coinvolgente. L’uso di luci, effetti speciali e interazioni con il pubblico può intensificare l’esperienza emotiva, rendendo il concerto memorabile. Gli artisti che riescono a creare un forte impatto emotivo durante le loro esibizioni tendono a fidelizzare i fan, che saranno più propensi a tornare per future performance. Un esempio di successo è il festival Coachella, che non solo offre una lineup di artisti di alto profilo, ma crea anche un’esperienza immersiva attraverso installazioni artistiche e interazioni sociali.

Se ti piace l’impegno sociale e non sei indifferente ai problemi del mondo, le campagne di sensibilizzazione sociale possono rivelarsi utili per unire attorno a te persone che condividono il tuo sentire. Artisti come Beyoncé e Pharrell Williams hanno utilizzato la loro piattaforma per affrontare temi sociali, creando canzoni che non solo intrattengono, ma che stimolano anche la riflessione. Queste canzoni diventano veicoli di emozioni e messaggi, avvicinando l’artista a un pubblico che condivide valori simili. Ma attenzione, questo tuo impegno deve essere sincero e non strumentale: il pubblico percepisce chiaramente se non sei mosso da un pensiero sincero e questo potrebbe trasformarsi un danno di reputazione dal quale sarà difficile risollevarsi.

Tra tutte le strategie possibili il marketing emozionale nel settore musicale è una delle più potenti,  dato si basa sulla creazione di legami emotivi tra artisti e pubblico che però devono essere sincere e autentiche. Attraverso la costruzione di un tua immagine coerente, l’interazione sui social media, l’uso strategico della musica, la creazione di esperienze coinvolgenti e campagne di sensibilizzazione sociale, puoi non solo promuovere la tua musica, ma anche costruire una comunità di fan fedeli e appassionati in un mercato altamente competitivo. La capacità di evocare emozioni e di rispondere alle esigenze del pubblico ti farà guadagnare quell’attenzione e quei legami di cui hai bisogno per coltivare la tua arte.


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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
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