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Consigli per suonare nei locali pubblici

Secondo diversi indicatori la musica live nei locali pubblici, tecnicamente definita evento musicale dal vivo senza ballo, nonostante le apparenze sta risorgendo dopo gli strascichi negativi della pandemia.

Consigli per suonare nei locali pubblici

Per un locale pubblico, ristorante, bar o pub che sia, è importante saper scegliere una band o un musicista che suoni brani in linea con il suo pubblico abituale, in modo da offrire all’avventore una serata in linea con il suo stile di vita e il suo gusto.

Secondo le statistiche la musica dal vivo è particolarmente apprezzata, con oltre l’87% dei clienti che la considera un valore aggiunto per i locali. Questa forma di intrattenimento non solo migliora la reputazione di un locale, ma è anche un forte incentivo per la clientela a frequentarlo, con circa il 77% delle persone che afferma di recarsi più spesso in un locale se è a conoscenza di eventi musicali.

I generi musicali più ascoltati nei locali pubblici includono il pop, il jazz e il blues. La musica dal vivo è vista come un’importante opportunità per promuovere nuovi artisti e tendenze musicali, con un aumento significativo dei concerti nei pubblici esercizi, soprattutto nel Sud Italia.

Questa tendenza è stata accompagnata anche da SIAE che con il portale Music&Go ha semplificato la gestione delle pratiche per la realizzazione di eventi dal vivo nei locali pubblici.

Per un musicista esordiente cimentarsi con il pubblico di questi locali è una delle occasioni migliori per mettere alla prova le proprie abilità dal vivo, imparare a dominare il palcoscenico, sebbene magari assai ridotto e creare una connessione intima con il pubblico.

Per questo quando contatti o vieni contattato dal locale per una serata devi esser ben consapevole se il suo repertorio o il tuo stile è adatto per i frequentatori abituali del locale. Non devi dimenticare che in questi contesti devi confrontarti con il pubblico del posto e  che tu, prima di ogni cosa, sei un servizio in più offerto dal locale.

Il pubblico dei locali pubblici è per lo più un pubblico distratto, che vuole godersi una serata tranquilla in compagnia di amici o partner, se però riesci ad attrarre la sua attenzione e gli regali una bella esperienza musicale hai già fatto il primo passo per farlo diventare il tuo pubblico.

In questa sede non voglio parlare del problema dei compensi e di altri dettagli importanti che riguardano il rapporto tra locali pubblici e musicisti: allestire un piccolo live in un locale pubblico ha i suoi costi e richiederebbe un’adeguata preparazione che spesso i gestori dei locali trascurano.

Quello a cui però devi stare attento come musicista è capire bene se il locale a cui ti rivolgi, o che ti ha chiamato, è utile per la tua carriera professionale. Presentarsi con il repertorio sbagliato davanti al pubblico sbagliato nel luogo sbagliato è la cosa peggiore che ti può capitare: non sarai contento tu, non sarà contento il pubblico e nemmeno l’esercente del locale.

Non ti fidare nemmeno del giudizio dell’esercente, spesso i gestori di locali pubblici non hanno scarsa cultura musicale e hanno idee sbagliate su quale musica potrebbe funzionare bene nel loro ambiente. Prima di accettare studia la piazza, fatti un’idea dei frequentatori del posto e fai una valutazione serena. Se non ti senti a tuo agio rinuncia all’ingaggio, eviterai una brutta figura.


Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

di Alessandro Liccardo
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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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Musica: è una questione di posizionamento.

Il posizionamento di un musicista, di un cantante o di una band è un aspetto cruciale per il successo nella competitiva industria musicale. Esso si riferisce alla strategia attraverso la quale  definisci e comunichi la tua identità e il tuo valore unico al pubblico, distinguendoti nel mercato musicale particolarmente affollato.

Il posizionamento nella mente del pubblico è il segreto del successo per un musicista

Il posizionamento implica la creazione di un’immagine chiara e coerente che risuoni con il pubblico target. È un  processo che include la definizione di alcuni elementi chiave tipici del marketing come:

    • Identità del brand: Nella pratica devi sviluppare un’immagine complessiva, dal vivo e online che rifletta la tua personalità e il tuo stile musicale. Questo può includere il look, il modo di comunicare e il tipo di musica prodotta.
    • Target di mercato: devi comprendere chi sono i tuoi ascoltatori e identificare il tuo pubblico ideale. analizzando il pubblico che raccogli nei social e i dati dei diversi insight su Spotify, Youtube, Instagram, Facebook etc… Più informazioni raccogli e analizzi, maggiori sono le possibilità di creare messaggi e strategie per attrarre queste persone verso la tua musica.
  • Differenziazione: L’industria musicale è un settore altamente competitivo dove è essenziale distinguersi. Questo puoi farlo costruendoti una solida identità di brand, ma anche e sopra ogni cosa attraverso l’innovazione musicale, collaborazioni strategiche, o una presenza unica sui social media.

    Il posizionamento è importante perché ti consente di:

    1. Aumentare la visibilità: un posizionamento ben costruito ti farà notare in un mercato saturo, dove la lotta per l’attenzione del pubblico è piuttosto feroce.
    2. Costruire una fanbase: che significa creare una connessione autentica con il pubblico: se comunichi chiaramente chi sei e cosa rappresenti il pubblico tenderà a fidelizzarsi intorno alla tua figura artistica e questo rinforzerà il tuo messaggio musicale.
    3. Massimizzare le opportunità di marketing: non è un dettaglio da sottovalutare. Un posizionamento chiaro ti facilita nella creazione di campagne di marketing più efficaci, indirizzando meglio le risorse e i messaggi.

    Per posizionarti nella mente del pubblico efficacemente, per creare una tua nicchia di super fan che ti sostenga e si appassioni alle tue creazioni puoi adottare diverse strategie tra cui:

    • Solida presenza on-line: costruisci una buona comunicazione sui social network, un rapporto diretto con il pubblico che rispetti quella che è la tua immagine artistica, ma crea anche un legame parallelo attraverso un tuo sito e una email periodica.
    • Collaborazioni: Lavora con altri artisti o collabora con influencer vicini al tuo modo di vedere le cose, questo può ampliare la tua visibilità e introdurre la musica a nuovi pubblici. Le collaborazioni possono anche portare a contenuti unici e interessanti da condividere.
    • Promozione locale: Non sottovalutare le tue radici. Partecipa a eventi locali, interviste su emittenti radio e testate giornalistiche. Sopratutto agli inizi questo può aiutarti a costruire una reputazione e una fanbase iniziale.

    Un posizionamento ben costruito soddisfa diverse necessità, ti aiuta a raggiungere quel pubblico che ancora non ti conosce e non conosce la tua musica e nel contempo ti aiuta a mantenere un legame con chi è già un tuo fan, ma non solo questo.

    Una tua immagine complessiva, chiara e ben definita ti aiuta a trovare una tua collocazione precisa nel mercato musicale, permettendoti di avere contatti con altri professionisti del settore come manager, agenzie di booking, etichette discografiche e colleghi musicisti.


    La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra

    di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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    È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.

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Il Jazz è condivisione.

In questi giorni ha ripreso a circolare su Facebook una risposta di Herbie Hancock di qualche anno fa in cui, alla domanda Perché il jazz non fa più parte della scena pop? L’artista di Chicago risponde:

Il Jazz è condivisione

“Perché la musica non conta più. La gente non si preoccupa più della musica stessa, ma di chi fa la musica. Il pubblico è più interessato alle celebrità e a come un certo artista sia più famoso della musica. Il modo in cui il pubblico si relaziona con la musica è cambiato. Non ha più una connessione trascendentale con la musica e la sua qualità. Vuole solo il fascino. Il jazz non vuole farne parte. Sai perché? Non si tratta di umiltà o arroganza, una posizione “non vogliamo essere famosi, siamo ‘underground'”, niente di tutto questo. Il jazz riguarda l’animo umano, non l’apparenza. Il jazz ha dei valori, insegna a vivere il momento, a lavorare insieme e soprattutto a rispettare il prossimo. Quando i musicisti si riuniscono per suonare insieme, bisogna rispettare e capire quello che fa l’altro. Il jazz in particolare è una lingua internazionale che rappresenta la libertà, grazie alle sue radici nella schiavitù. Il jazz fa sentire bene le persone con se stesse.

Tra i vari commenti al post ha attirato la mia attenzione quello semplice e sintetico della cantante jazz Sandy Patton che ha scritto

Il Jazz è condivisione non mettersi in mostra.

L’opinione di Herbie Hancock è in gran parte condivisibile, oggi gran parte del marketing nell’industria musicale è incentrato attorno alla figura dell’artista, questo perché la tendenza più funzionale nell’era della musica in streaming è quella di lavorare sul personal brand, ovvero sulla figura del musicista piuttosto che sul suo prodotto musicale.

Ma un musicista jazz che non vuole cadere nel culto del personaggio ed evitare tutte le trappole che questo comporta, trova proprio nelle moderne strategie di marketing soluzioni utili per uscire dalla nicchia degli appassionati e attirare pubblico nelle esibizioni live, nelle jam session con altri artisti del suo calibro, che essendo eventi unici, mai uguali a se stessi, possono sfruttare delle leve di marketing per rendere il jazz più popolare di quello che oggi è.

Sono dinamiche che il mondo Hip-Hop ben conosce e sfrutta per esempio nelle Freestyle Battle dove gli MC si divertono ad improvvisare dialoghi in rima in genere con uno scopo agonistico e altamente spettacolare.

Nel jazz, come fa notare Sandy Patton, in realtà si cerca una comunione tra musicisti. Nell’improvvisazione si cerca una sintonia delle parti affinché diventi un unico armonico e gratificante, sia per i musicisti che per il pubblico. Questo è il senso in cui va letto che il Jazz è condivisione.

Ciò che a mio avviso è fuorviante nella dichiarazione di Hancock, è pensare che, nonostante gli aspetti negativi della nostra modernità, sia impossibile per un artista jazz mettere al centro la propria musica piuttosto che il proprio personaggio. Le strade in realtà ci sono e come spesso accade sono delle sagge vie di mezzo.

Magari sono strategie di marketing meno rapide, meno performanti, ma se intraprese con coerenza e costanza possono ottenere l’effetto desiderato: un pubblico attratto dalla magia della musica e non dalle luci dello show business.


La scimmia nel cassetto. Liberati dal giudizio degli altri, apriti alla narrazione e scopri chi ti apprezza

di Riccardo Scandellari
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Nel cassetto teniamo le cose più preziose, i sogni e tutto ciò che non abbiamo il coraggio di essere o mostrare. Tutti noi abbiamo progetti, obiettivi e aspirazioni, vere e proprie scimmie che rimangono intrappolate, che non possono nemmeno urlare per la frustrazione di dover restare chiuse in un cassetto. In silenzio.
Che cos’è peggio? Fallire o la paura di fallire? Tentare e non riuscire o non tentare affatto? Esprimere il proprio pensiero ed essere criticati o soffrire in silenzio senza dire nulla? Mettersi in gioco o rimanere nell’incertezza per non averci provato? La vita cambia solo nel momento in cui prendiamo una decisione nuova, ragionata, sostenibile e ci impegniamo per realizzarla.
Quando facciamo uscire la scimmia dal cassetto. Perché in un qualsiasi racconto di successo il protagonista non è l’eroe ma chi si appassiona alla narrazione.

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La saturazione del mercato musicale e come uscirne

Oggi vediamo insieme un po’ di tendenze evidenziate nel rapporto Luminate di metà anno sull’industria musicale. Sebbene sia una vista dall’alto sull’intera industria discografica globale, con dei focus sul mercato americano, questo rapporto ci evidenzia alcune dinamiche che possono interessare direttamente anche i musicisti auto prodotti o esordienti ovvero tutti coloro che ancora non si sono ritagliati uno spazio apprezzabile nel mercato dello streaming.

La saturazione del mercato musicale e come uscirne.

Il rapporto Luminate evidenzia la lenta marcia verso la totale saturazione dell’offerta musicale nei paesi più sviluppati a cui i servizi di streaming musicale rispondono con un rafforzamento della redditività e sull’identificazione di modi per comprendere meglio e monetizzare il loro pubblico. Lo fanno con iniziative che includono aumenti dei prezzi degli abbonamenti e l’introduzione di nuove funzionalità al fine di aumentare il legame ed il coinvolgimento del pubblico.

Date queste condizioni e il più ampio contesto inflazionistico, è evidente come i recenti aumenti dei costi del settore abbiano avuto un impatto negativo sugli abbonamenti alle app di streaming. Ad esempio, lo studio Music 360 di Luminate ha scoperto che le donne che pagano lo streaming sono più attente ai prezzi rispetto alle loro controparti maschili. Secondo la ricerca, più del 51% del pubblico femminile sostiene di voler abbandonare le formule in abbonamento perché troppo costose.

Per un musicista questo significa che, per fronteggiare l’andamento negativo, dovrà trovare un vantaggio aumentando la fedeltà tra gli abbonati attuali e conquistando i nomadi degli abbonamenti. Il rapporto di Luminate da la sua risposta identificando le aree che potrebbero essere più efficaci nell’aiutare alla fidelizzazione degli abbonati.

Sebbene prezzo e catalogo delle app di streaming siano ancora importanti per il pubblico, sono le funzionalità di coinvolgimento più approfondito (concerti in streaming live, contenuti esclusivi sugli artisti, notizie e contenuti aggiuntivi non correlati alla musica) a fare davvero la differenza per portare il pubblico freemium a livello premium.

Questa indagine mette in rilievo che il pubblico non vive di sola musica ed il musicista oggi più che mai deve trovare un livello di coinvolgimento e partecipazione costante alzando la posta e offrendo qualcosa di più dei semplici brani caricati in streaming.

In questo contesto per un musicista esordiente o in auto produzione sfruttare in pieno la comunicazione con micro contenuti tramite social come Instagram, Facebook e Tik Tok, nonché offrire contenuti esclusivi tramite YouTube, qualcosa come live in streaming o micro eventi domestici, diventa sempre più indispensabile per non rimanere ai margini di un panorama saturo di offerta musicale.


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Una canzone è per sempre

Uno degli errori più frequenti che vedo fare ai musicisti esordienti è quello di non considerare, quasi mai, il proprio catalogo nella sua interezza concentrandosi nella promozione dell’ultima uscita, abbandonando a se stesse le pubblicazioni precedenti.

Una canzone è per sempre.

Lo considero un’errore perché il musicista dovrebbe sempre ragionare su orizzonti ampi e guardare il suo percorso artistico dall’alto, in modo di avere una panoramica completa che consideri il tutto: da dove è partito, dove è arrivato e dove sta andando.

Un progetto musicale è un percorso a lungo termine, fatto di tappe, di scelte, di accelerazioni e ripensamenti in cui ogni mossa richiede una riflessione.

Se è vero e doveroso che a cavallo di un’uscita discografica l’impegno va profuso nel far sapere e diffondere la nuova pubblicazione, non bisogna dimenticare che una buona canzone non ha mai una data di scadenza; ci sono successi internazionali che sono stati scoperti dopo anni dalla loro uscita, altri che dopo decenni sono stati ripescati e nuovamente valorizzati, magari come cover.

Il mio consiglio è perciò quello di non dimenticare mai da dove si viene, di non dimenticare mai quei brani su cui si sono mossi i primi passi nel mercato discografico, in particolare se ancora non hanno attirato l’attenzione di un pubblico vasto.

Questo mio consiglio è ancora più valido se qualcuno dei tuoi brani di qualche anno fa ha raccolto qualche decina di migliaia di ascolti. Questo potrebbe indicare che è un buon brano e che ancora non è stato adeguatamente valorizzato. Perché dunque non riproporlo all’attenzione dei fan, del pubblico, puntando sui suoi punti di forza?


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Il musicista bravo non si salverà!

Vabbé, il titolo è da clickbait, non lo è il contenuto di questo post che ti invito a prendere in considerazione.

Il musicista bravo non si salverà

Dopo aver incontrato decine di professionisti ed esordienti, aver dialogato con loro aiutandoli nell’uso degli strumenti della comunicazione digitale, mi è chiaro che esiste un grado di consapevolezza che essere dei bravi, talvolta ottimi, professionisti della musica non è più sufficiente per poter mantenere il proprio pubblico, troppo distratto, o per poter mantenere attivo il giro di ingaggi che si è consolidato negli anni.

Nonostante questo, noto che c’è ancora troppa timidezza nell’uscire dal guscio, dalla propria comfort zone di riservatezza, un tentennamento nell’aprirsi verso la comunicazione social che spesso si traduce in rinuncia.

Eppure spesso i musicisti navigati ne hanno di cose da raccontare: aneddoti, tecniche strumentali o compositive, amicizie e percorsi da condividere e perché no, anche tutta la conoscenza riguardo la storia della musica, magari del loro genere musicale preferito.

Ma talvolta basta anche molto meno, come ad esempio un selfie con un fan particolarmente appassionato o un saluto al pubblico dopo un’esibizione, ma anche un ringraziamento per un incremento degli ascolti sulle app di streaming.

Non importa sei hai 500 o 500.000 follower.

Si tratta sempre di persone che amano la tua musica e amano il tuo modo di interpretarla. Sentirti vicino con qualche post sui social regolarmente pubblicato li terrà vicini a te ed alla tua arte. Con il tuo pubblico puoi condividere molte cose e ti saranno grati per questa tua attenzione nei loro confronti: è garantito.

Saper costruire questo tipo di rapporto tra artista e pubblico, oggi più di ieri, fa la differenza in questo mondo ricco di stimoli e di nuove proposte. Se saprai mantenere costante il rapporto con il tuo pubblico, se saprai gestirlo e incrementarlo, ti seguiranno nel percorso artistico anno dopo anno. Sempre al tuo fianco per darti sostegno e divertirsi con te, con la musica, con lo spettacolo che saprai offrire.

Ecco perché essere un bravissimo musicista non basta più: devi anche farlo sapere in giro.


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Instagram marketing musicale musicista professionista social media social music marketing TikTok You Tube

Tra Tik Tok e YouTube vince…

Tik Tok è apparso nel 2016 sconvolgendo il panorama dei social media con la sua formula interamente incentrata su video di breve durata. Lo scrolling infinito di contenuti variegati, le potenti funzioni social e una buona gestione delle metriche di vanità hanno reso popolare l’app cinese mettendo in crisi il predominio di YouTube e Instagram che si sono prontamente adattate per rendere difficile la vita al social di Bitedance.

Ma dopo otto anni cosa sta succedendo?

Tra Tik Tok e YouTube vince...

Se in un primo momento YouTube e Instagram si sono messi all’inseguimento di Tik Tok aggiungendo Reel e Short alla loro offerta, oggi siamo al punto che il social cinese sta testando video di lunga durata, fino a 60 minuti, per fermare l’emorragia di investitori pubblicitari piuttosto scontenti dei bassi rendimenti delle campagne su questo social media.

A quanto sembra lo scrolling compulsivo su video di breve durata non offre la stessa resa dei video long form che, tra le altre cose, permettono di diluire l’investimento della produzione, catturano per più tempo l’attenzione e permettono l’inserimento di pubblicità nel loro interno; pubblicità che normalmente non viene ignorata dallo spettatore che vuol guardarsi il video fino in fondo.

Per concludere, dopo otto anni possiamo dire che la battaglia tra YouTube e Tik Tok è stata vinta dalla tv partecipativa di Google che si sta reimpossessando del pubblico e degli investitori che il social media cinese gli aveva soffiato.

Detto questo, secondo la mia esperienza, devo dire che per un canale YouTube di un musicista gli Shorts si rivelano strategici per creare velocemente contenuti con cui stringere rapporti con i fan e attirare nuove iscrizioni con comunicazioni o contenuti coinvolgenti, emozionanti o capaci di creare legami empatici.

Personalmente non gradisco TikTok e le sue dinamiche per diversi motivi mentre apprezzo molto le funzionalità e le potenzialità espresse da YouTube che permette una crescita organica ed una gestione del profilo artista completa e controllata.


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federico rettondini jazz marketing musicale musicista professionista personal branding social media social music marketing social network Uncategorized

Social Music Coach al Bobby Durham Jazz Camp

Giovedì 18 luglio 2024 sarò a Darfo Boario Terme per tenere la Masterclass Social Music Coaching a margine di quella bellissima manifestazione che è il Bobby Durham Jazz Camp.

Social Music Coaching a Darfo Boario Terme

L’opportunità mi è stata offerta nientepopòdimeno che da Massimo Faraò in persona che dal 1993 è il motore di questa scuola di jazz che vede coinvolti artisti affermati a stretto contatto con emergenti e appassionati in una comunione fatta di musica, passione e amicizia.

Per quanto mi riguarda, sono onorato dell’occasione che mi è stata offerta e vedrò con questa lezione, che ci terrà impegnati circa tre ore, di sciogliere dubbi e indicare strade su come un musicista può affrontare i cambiamenti in corso nella professione e nell’industria discografica.

Partiremo nel cercare di disegnare il musicista del XXI secolo nell’era dei social e dello streaming, vedendo di far chiarezza sulle dinamiche dei social e sulle dinamiche del web più in generale.

In questo contesto vedremo quale ruolo hanno oggi le etichette discografiche e il loro rapporto con il musicista professionista.

Parleremo di quella brutta cosa che (in genere) infastidisce i musicisti conosciuta come personal branding e la sua importanza nella vita professionale online e offline.

E per concludere parleremo dei social network, dei social media e di alcune strategie pratiche.

Ci sarà anche tempo sufficiente per le domande e magari per approfondire quei punti che risveglieranno maggior interesse.

La Masterclass Social Music Coaching si svolgerà nei locali del Hotel Sorriso alle 17.30 di giovedì 18 luglio 2024

Per iscriverti alla Masterclass Social Music Coaching contatta maxfarao@gmail.com – +39 348 900 1390

L’edizione 2024 del Bobby Durham Jazz Camp vede come docenti:

Sandy Patton – Jazz vocal
Rodney Bradley – Organ e Gospel
Byron Landham – Drums
Massimo Faraò – Piano
Nicola Barbon – Doublebass
Davide Palladin – Chitarra
Claudio Chiara – Sassofono
Luca Begonia – Tromba e trombone

Mentre scrivo non so se per le lezioni di questi maestri del jazz ci sono ancora posti disponibili, ma provarci non costa nulla. Vai sul sito www.bobbydurhamjazzcamp.com e chiedi informazioni.

Comunque vada, spero di vederti a Darfo Boario Terme 🙂


Gli altri ottanta.
Racconti dalla galassia post-punk italiana

di Livia Satriano
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Dopo l’esplosione del punk anche in Italia si è verificato un rinascimento musicale. In un momento di riflusso e stagnazione culturale, alcune band hanno saputo interpretare al meglio e in totale controtendenza il bisogno di cambiamento.

La new wave italiana è il risultato di una contaminazione di molteplici generi tra cui rock, elettronica, pop, reggae e disco music. Le possibilità sembravano infinite e c’era la volontà di costruire qualcosa di realmente diverso. Questi esperimenti hanno generato una scena seguita da migliaia di giovani in fuga dall’individualismo dilagante, gettando le basi per nuove mutazioni che ci hanno accompagnato fino a oggi.

Gli altri Ottanta è un libro che raccoglie le testimonianze di alcuni tra i più importanti musicisti dell’epoca: un racconto corale a partire dai tardi anni settanta per arrivare alla fine del decennio successivo, un periodo di grandi contraddizioni, dalla crisi dei movimenti politici al nuovo boom economico. Gli ottanta non sono soltanto quelli del culto dell’ottimismo e del superfluo, non solo dance e synth-pop commerciale, ma anche un laboratorio di forme di comunicazione innovative.

Qui potrete ascoltare le voci di quattordici musicisti che hanno iniziato a muovere i primi passi proprio allora, un viaggio alle origini della scena musicale indipendente italiana, alla ricerca di quelle magie creative che l’hanno resa indimenticabile.

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Le etichette discografiche come fornitrici di servizi?

La scorsa settimana nel dare la notizia di un accordo di distribuzione dei supporti fisici tra Carosello Records e Sony, il sito Rockol ha riportato alcune dichiarazioni di Dario Giovannini, direttore generale dell’etichetta milanese che mi hanno colpito più dell’accordo commerciale stesso che non è cosa da poco perché segna il matrimonio tra una major e un’etichetta indipendente.

Le etichette discografiche come fornitrici di servizi?

Le dichiarazioni del Giovannini, riportate nell’articolo, che hanno attirato la mia attenzione sono le seguenti:

Nel giro di nemmeno dieci anni chi fa il nostro lavoro ha vissuto due rivoluzioni: la consacrazione definitiva dello streaming nel 2016 e la pandemia. Il risultato è stato quello di una totale disintermediazione, con un numero di artisti cresciuto a dismisura, una volta venuto meno il collo di bottiglia rappresentato dall’apparato discografico per debuttare sul mercato. Il paradigma, sostanzialmente, si è ribaltato: oggi siamo noi a inseguire i successi. Gli artisti, una volta ottenuti i primi risultati sui DSP da unsigned, vengono assaltati dalle case discografiche.

E ancora:

Sono completamente cambiate, poi, le dinamiche della promozione tradizionale. Le radio, per esempio: prima erano il viatico indispensabile per il successo, mentre oggi, invece, del successo sono più amplificatori e certificatori.

Ma la perla più preziosa che ci lascia Dario Giovannini disegna con chiarezza il ruolo che le etichette discografiche si stanno ritagliando in un mercato dove i distributori hanno sovvertito le regole dell’industria discografica spalancando le porte dell’auto produzione:

…da anni dico che (Carosello Records) è più che una label, noi, ci consideriamo un acceleratore. Lavoriamo su pochi progetti, come una boutique label, supportando chi è nel roster sotto ogni punto di vista. Poi, ovviamente, è l’artista a condurre: il nostro ruolo è quello di fornire gli strumenti e i consigli perché la sua carriera si sviluppi al meglio. Perché restiamo dell’idea che un progetto, per maturare, abbia bisogno del tempo necessario, e che forzare i ritmi facendo il passo più lungo della gamba sia solo dannoso.

In queste poche righe Giovannini descrive il ruolo che le case discografiche stanno prendendo nel sistema, perché non solo Carosello infatti si sta orientando in questa direzione.

Ai più attenti è noto che da qualche anno le label preferiscono musicisti professionalmente e artisticamente maturi che hanno saputo costruirsi una base di pubblico ben definita e riconoscibile sulle quali possano lavorare per ampliarne il mercato.

Questo è lo stato delle cose e vorrei conoscere la tua opinione in merito.

Leggi l’articolo di Rockol


Gli altri ottanta.
Racconti dalla galassia post-punk italiana

di Livia Satriano
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Dopo l’esplosione del punk anche in Italia si è verificato un rinascimento musicale. In un momento di riflusso e stagnazione culturale, alcune band hanno saputo interpretare al meglio e in totale controtendenza il bisogno di cambiamento.

La new wave italiana è il risultato di una contaminazione di molteplici generi tra cui rock, elettronica, pop, reggae e disco music. Le possibilità sembravano infinite e c’era la volontà di costruire qualcosa di realmente diverso. Questi esperimenti hanno generato una scena seguita da migliaia di giovani in fuga dall’individualismo dilagante, gettando le basi per nuove mutazioni che ci hanno accompagnato fino a oggi.

Gli altri Ottanta è un libro che raccoglie le testimonianze di alcuni tra i più importanti musicisti dell’epoca: un racconto corale a partire dai tardi anni settanta per arrivare alla fine del decennio successivo, un periodo di grandi contraddizioni, dalla crisi dei movimenti politici al nuovo boom economico. Gli ottanta non sono soltanto quelli del culto dell’ottimismo e del superfluo, non solo dance e synth-pop commerciale, ma anche un laboratorio di forme di comunicazione innovative.

Qui potrete ascoltare le voci di quattordici musicisti che hanno iniziato a muovere i primi passi proprio allora, un viaggio alle origini della scena musicale indipendente italiana, alla ricerca di quelle magie creative che l’hanno resa indimenticabile.

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Le Agenzie stampa sono ancora importanti?

Secondo alcuni discografici il ruolo delle agenzie stampa nel settore discografico non è più determinante come un tempo, perché reso superfluo dalle dinamiche dei social media e dalla scoperta della musica attraverso le playlist, su cui preferiscono puntare.

Le agenzie stampa sono ancora importanti per un musicista?

A prima vista questa visione appare condivisibile e sicuramente può essere funzionale per un musicista esordiente che non dispone di risorse per un’adeguata promozione delle sue uscite discografiche.

Ma secondo la mia esperienza la realtà è più complessa ed il lavoro di una buona agenzia può rivelarsi determinante per far crescere  l’attenzione e la riconoscibilità di un musicista.

Prima di investire in un’agenzia stampa dovresti però valutare se effettivamente il suo apporto potrà farti fare un salto di qualità o se stai rischiando di sprecare risorse che potresti allocare altrove.

Tenendo presente che nel settore musicale, un’agenzia stampa si occupa per lo più di gestire le attività di promozione per artisti e band collaborando con radio, media, giornalisti e blogger, se ancora non hai saputo costruire un dialogo ed un’immagine coerente nei tuoi social, difficilmente il lavoro dell’agenzia avrà buoni risultati sul lungo periodo.

Il lavoro di un’agenzia potrebbe darti una larga esposizione, magari anche su canali importanti, ma se poi trascuri la tua pagina Spotify, il tuo canale YouTube e le tue altre pagine social, accompagnando le dinamiche che l’agenzia ha messo in movimento, il rischio concreto è che tutto questo lavoro esaurisca in fretta la sua spinta, rivelandosi uno spreco di denaro.

Ai tempi della musica in streaming, per poter emergere nella sovrabbondanza delle produzioni musicali, il ruolo delle agenzie stampa è ancora determinante e può rivelarsi strategico per costruire la tua figura artistica.

Resta il fatto che, prima di rivolgersi a questo genere di servizi, dovresti prima aver costruito solidamente la tua immagine pubblica sui social ed essere arrivato ad un buon grado di maturità musicale. Inoltre, devi essere pronto ad accompagnare l’agenzia stampa collaborando attivamente e professionalmente per le parti che ti competono.

Se mancano questi presupposti il ruolo ed il lavoro dell’agenzia stampa rischia di essere compromesso. Alla fine il ruolo e l’azione del musicista restano centrali, non puoi pensare che delegare il lavoro promozionale ad altri sia sufficiente per ottenere una crescita di pubblico e di ascolti duratura nel tempo.