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La forza della Release Radar di Spotify

La Release Radar è una playlist personalizzata che Spotify ha creato per aiutare gli utenti a trovare e ascoltare la musica che preferiscono.

La release radar di Spotify

Attualmente, questa playlist è la più ascoltata e popolare tra gli ascoltatori e tra gli artisti. Release Radar viene aggiornata ogni venerdì e la sua caratteristica principale è che ogni ascoltatore ha la sua Radar fatta a misura delle sue preferenze.

In altre parole, ogni utente avrà una playlist diversa in quanto la Release Radar si basa sull’artista che ascolta, in genere basata sulle nuove uscite degli artisti seguiti dall’utente. Per Spotify è la combinazione perfetta per tenere aggiornati gli ascoltatori sulle uscite dei loro artisti preferiti e, di conseguenza per assicurare agli artisti che il loro lavoro verrà ascoltato dai fan.

Release Radar viene aggiornata settimanalmente ogni venerdì, giorno che le label dedicano alle uscite discografiche, ogni artista può avere solo un brano alla volta in questa selezione e, soprattutto, deve essere un brano inedito. Questa nuova traccia, se non viene ascoltata, viene riproposta all’ascoltatore per altre quattro settimane.

Viene da sé che solo i follower di un Artista X possono vedere le sue canzoni su Release Radar, e solo le sue nuove canzoni possono essere aggiunte a questa playlist. La Release Radar in pratica è lo strumento creato da Spotify per mantenere un contatto diretto tra artisti e il loro pubblico. Quindi, la chiave per far funzionare adeguatamente la Release Radar è avere molti follower di Spotify.

E qui siamo al fulcro della questione, il pubblico. Pubblicare le tue canzoni su Spotify e distribuirle in ogni angolo del mondo è facile, ma interessare e coinvolgere un pubblico alla propria musica non è proprio così immediato. Ci vuole metodo, costanza e ostinazione. Ci vuole anche la consapevolezza che la musica virtuale può non essere sufficiente per fare della musica la tua professione, in particolare di questi tempi in cui i guadagni dallo streaming e dalle vendite online sono veramente risicati.

Il segreto sta nel giusto equilibrio tra vita online e vita offline, tra il contatto diretto con i tuoi fan attraverso i live, o anche seminari o lezioni e la cura della tua presenza sui social.

Iscriviti a questo blog, troverai parecchi spunti per promuovere al meglio la tua figura professionale di artista musicale.

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Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica

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“Marketing Musicale: Come sfruttare le playlist di Spotify per promuovere la tua musica” è la guida essenziale per gli artisti che desiderano fare della promozione musicale il loro punto di forza. Grazie ai consigli di PlayHola, brand specializzato nel marketing musicale, imparerai come creare playlist efficaci, ottimizzare la tua presenza su Spotify e promuovere la tua musica attraverso i canali più adatti. Scopri come utilizzare al meglio le playlist di Spotify, una vera e propria arma nel mondo del marketing musicale, per raggiungere un pubblico più ampio e far crescere la tua carriera artistica.

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musica streaming tools

Come condividere una playlist in più servizi di streaming

Per un artista musicale o un’etichetta, la creazione di playlist musicali nei diversi servizi di musica in streaming è un elemento strategico per diffondere le proprie produzioni e incrementare la platea di pubblico, questo è un dato di fatto noto e assodato.

Come condividere una playlist in più servizi di musica in streaming

Questa operazione si rivela fondamentale all’artista per poter raggiungere il pubblico più ricettivo alle sue creazioni. Per questo il mio invito pressante a tutti i musicisti è quello di creare selezioni con la loro musica e quella dei loro colleghi preferiti, a cui magari si ispirano o con cui hanno delle affinità artistico creative.

Creare una playlist che funzioni, che raccolga follower e ascolti, non è così facile come si potrebbe pensare. Richiede cura, attenzione e pazienza. Ci sono diverse variabili che determinano il successo di una playlist e spesso non sono legate alla popolarità dei brani.

Oggi non voglio dilungarmi troppo su questo, mi limito a dirti che una playlist funziona se riesce a mantenere una sua coerenza. Nel senso che dovrebbe rispettare una certa coerenza di mood o di genere, per esempio. Anche se si potrebbe pensare che una playlist variegata, generalista, possa coinvolgere un maggior numero di persone, la realtà è diversa.

All’ascoltatore piace trovare nella selezione la musica annunciata nel titolo. Per meglio capirci, in una playlist dal titolo Evening Piano Jazz eviterei di mettere un notturno di Chopin. E’ vero che la musica di Chopin, magari interpretata da Benedetti Michelangeli è gran musica, ma è molto probabile che questo non rientri nelle aspettative di un ascoltatore che vuol gustarsi del buon jazz, e che anzi lo infastidisca.

Arriviamo al punto.

Ora tu hai confezionato una bella playlist su Spotify dove ci sono le tue canzoni e quelle dei tuoi artisti di riferimento. L’hai condivisa sui social, la aggiorni periodicamente e vedi che, giorno dopo giorno sta acquistando nuovi follower. Come puoi ottimizzare al meglio questo tuo lavoro di promozione? Magari condividendo questa playlist su altri servizi di musica in streaming quali Deezer, Tidal e YouTube o altri, vero?

A farci risparmiare un bel po’ di fatica in questo c’è Soundiiz una semplice app che ti permette di copiare le tue playlist da un servizio di streaming all’altro. Potrai così avere la playlist che hai creato su Spotify anche su Deezer o altri servizi impostando una semplice sincronizzazione. Il servizio di Soundiiz è disponibile gratuitamente con funzionalità limitate o a pagamento con funzionalità aggiuntive.

Direi che l’uso di Soundiiz può farti guadagnare una nuova fetta di pubblico aumentando la visibilità dei tuoi brani senza grandi perdite di tempo. Provala. Fammi sapere come l’hai trovata e se ti ha portato dei risultati. Io la sto provando in questi giorni.

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business musica streaming social music marketing Spotify

Il pubblico di Spotify visto da Spotify

Puntuale, lo scorso 23 settembre Spotify ha rilasciato il periodico Culture Next, il rapporto che analizza i gusti e le tendenze degli ascoltatori cercando di comprenderne i gusti e le abitudini.

Il pubblico di Spotify visto da Spotify
courtesy Pixabay.com

Il campione della ricerca è stato fatto sul pubblico americano, coinvolgendo 5.000 persone, ed ha confermato l’accelerazione delle tendenze culturali che hanno preso forma negli anni scorsi tra la Z Generation (15-25 anni) e i Millenial (26-40 anni): le due fasce più interessanti per Spotify perché più attive sui dispositivi elettronici rispetto le fasce più mature.

Sulle abitudini d’ascolto, la ricerca ha evidenziato che il 75% dei Z Gen. e Millenial utilizza l’ascolto di musica per fronteggiare lo stress e l’ansia. Questo li spinge verso musiche che, secondo loro, hanno marcate qualità emotive, terapeutiche e personali, intime.

La ricerca conferma la crescita nell’ascolto di Podcast, sia d’informazione sia per intrattenimento. Negli ultimi mesi all’attenzione del giovane pubblico americano sono saliti i podcast dedicati alla politica ed ai diritti civili.

Questa indagine periodica, che Spotify usa come strumento per attrarre sponsor pubblicitari facendo un ritratto del suo utente medio, ci restituisce anche alcuni informazioni sui gusti politici delle giovani generazioni americane, dimostrando, tra le altre cose, che sono più interessate ai programmi politici che agli schieramenti. Il 66% ritiene che gli attuali sistemi politici siano corrotti ed obsoleti e solo il 30% della Z Gen. approva la politica del presidente Trump a differenza delle generazioni più anziane che arrivano fino al 54% a favore dell’attuale presidente.

Ma ciò che la politica divide, la musica unisce. A quanto risulta, Il 64% del campione, nel sondaggio afferma che ascoltare la musica dei loro genitori dia loro “una maggiore comprensione di chi sono i loro genitori”, e il 78% dei genitori intervistati ha ammesso di usare la musica come un modo per legarsi con i loro figli.

Le generazioni più giovani sono anche incuriosite dall’imprenditorialità e dalla cultura self-made-man e molto aperte cittadinanza globale. Su scala mondiale, il 65% delle Z Gen. ha dichiarato di voler essere, o di essere già, il proprio capo, addirittura un Z Gen. su tre di età pari o inferiore a 17 anni ha affermato che preferirebbe avviare un’impresa invece di andare all’università. Le due giovani generazioni sono tendenzialmente proiettate in avanti e credono che la pandemia stia offrendo nuove opportunità di sviluppo.

Nel disegno che ci fa Spotify, i giovani americani, non mi sembrano molto diversi dai giovani italiani (o europei). In entrambi i casi troviamo generazioni interessate alla politica del fare e non a quella degli schieramenti ideologici, generazioni aperte verso il mondo e verso nuove culture, generazioni intraprendenti che intendono lasciare un mondo migliore di quello che hanno trovato.

Ma quello che forse più interessa a noi, è che la Z Gen. ed i Millenial sono molto legate alla musica, la usano per vivere meglio, per provare emozioni e conoscere cose nuove. Sono generazioni curiose che non danno nulla per scontato, che guardano al domani con un occhio verso il ieri. E’ chiaro che in questo momento dove vedono l’incertezza e la paura, loro vedono nuove possibilità. D’altra parte, a mio modesto avviso, non possono far altro; sono giovani, hanno un mondo nuovo da costruire.

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Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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musica streaming social media

Non c’è solo Spotify, per esempio…

In questo post avevo scritto di come Spotify da un po’ di tempo operi spesso la scelta editoriale di non pubblicare album di cover.

Questo può diventare un grosso grattacapo per qualsiasi artista musicale che vuol mantenere un alto tasso di produzioni discografiche e lo è anche per l’etichetta che gli pubblica la musica. Fortunatamente questa selezione non è applicata su altre piattaforme come YouTube e Deezer se vogliamo fermarci alle app di streaming gratuito con pubblicità.

Non c'è solo Spotify, c'è anche YouTube Music
courtesy Pixabay.com

Nonostante Spotify faccia il fighetto, è ancora YouTube la prima fonte di ascolto di musica in streaming, tra l’altro gode di una fascia d’età di ascoltatori più ampia rispetto l’app svedese. Dal 2019 al sito si è affiancata l’app YouTube Music che consente di sfogliare video e playlist più agevolmente. A suo vantaggio, va anche detto che il motore di ricerca di YouTube, ampiamente collaudato, è molto più soddisfacente rispetto a quello di Spotify.

Ma come puoi far conoscere le tue musiche su YouTube?

Le buone pratiche in fondo sono sempre le stesse:

  • Crea delle playlist in cui metti le tue canzoni.
  • Interagisci e scambia musica con altri Youtubers e musicisti e creati una community che ti segua.
  • Commenta la musica che ti piace su altri canali, magari mettendoci anche tutta la tua competenza oltre che il gusto.
  • Condividi le tue playlist sui tuoi social

Inoltre YouTube crea in automatico un canale artista (Tema o Topic) dove raccoglie tutte le tue pubblicazioni, anche quelle che generalmente vengono caricate in automatico dai distributori digitali (Believe, The Orchard, Distrokids, Tunecore). Condividilo e fallo conoscere. Stessa cosa vale se hai un tuo canale personale.

Su Deezer per il momento mi limito a dire che le sue funzionalità sono molto simili a Spotify e le regole per il suo buon utilizzo sono le stesse che ho elencato per YouTube.

Nei tempi della musica in streaming, qualsiasi sia il canale che prediligi, Spotify, AppleMusic, YouTube, Deezer o altro, curare e far crescere una community e partecipare in altre community, è l’unico modo conosciuto per far conoscere la tua musica on line. Lo puoi anche fare dal vivo durante i concerti e con il contatto diretto con il pubblico, ma lo dovresti fare anche quando sei davanti al computer o al cellulare.

E’ un passaggio obbligato che va fatto con metodo e costanza, puoi farlo direttamente tu, oppure affidarti a qualcuno che ti dia una mano per crescere.

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Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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musica streaming personal branding social media

L’importanza dei social per l’artista musicale

Della presenza e dell’importanza della musica nell’evoluzione sociale della razza umana credo siamo tutti d’accordo, vero? In ogni cultura, in ogni latitudine, la potenza comunicativa della musica si è fatta carico di comunicare ideali, emozioni, bellezza; la musica ha saputo diventare portavoce dei disagi, raccontare i fenomeni sociali e diventare manifesto di movimenti d’opinione o politici, come rivolte popolari, lotte operaie e agitazioni studentesche.

L'importanza dei social per l'artista musicale
courtesy by pixabay.com

La musica ha la capacità di agire direttamente sulla psiche umana influenzando l’umore e la creatività, aiuta a memorizzare e sviluppare le capacità di analisi individuale. Ma la musica non è solo questo, è anche esperienza.

La musica è esperienza quando, crea un ricordo indelebile e preciso, legato a un periodo della vita attraverso l’emozione del momento. Le sensazioni legate a una musica o a una canzone sono e restano soggettive, ogni individuo le elabora nel suo intimo, ed è per questo che talvolta siamo portati a scegliere un genere preciso di melodia per accompagnare un dato momento di vita. Una sorta di fotografia mentale che attraverso il suono imprima nel ricordo ogni particolare di quell’attimo.

In meno di un secolo, l’evoluzione della musica registrata è passata dal supporto fisico allo streaming: attraverso un’evoluzione tecnologica che ha visto prima il vinile, poi le musicassette, quindi il Cd e gli .mp3 e infine le app di musica in streaming. Ognuno di questi passaggi, ha segnato un cambio di abitudini nell’ascoltatore finale. Per esempio, con l’avvento delle musicassette l’ascoltatore ha iniziato a comporre le proprie playlist di brani preferiti, magari mescolando generi e artisti in un unico personalissimo mixtape.

La realtà di oggi ci mostra l’individuo immerso in un continuo richiamo sonoro, una sorta di bombardamento destabilizzante che non gli permette di apprendere o conservare nessun ricordo. Nel contempo, il consumatore di musica trova nelle app di musica in streaming la possibilità di accedere, gestendo con le playlist, un catalogo di brani praticamente infinito ed in continua evoluzione.

Con le playlist, l’ascoltatore può costruire un castello di emozioni personalizzato e, tra le altre cose, di identificarsi all’interno di gruppo sociale nel web, disegnandosi una costruzione che lo rappresenta e dandosi un ruolo ben definito all’interno del mondo social.

Nel tempo della musica in streaming e dei social network, il ruolo ed i compiti dell’artista musicale cambiano radicalmente, investendolo di responsabilità che prima non aveva o erano mediate dalla struttura delle case discografiche. Oggi l’artista musicale si ritrova a dover/poter comunicare direttamente con un pubblico ampissimo, anche di differenti culture, alla ricerca di un contatto diretto con la star. Questo tipo di rapporto tra fan e musicista si amplifica e nel contempo si approfondisce nei social network, dove l’autore può comunicare con più persone contemporaneamente e ricevere un immediato feedback.

Sebbene questo impegno possa essere delegato dall’artista musicale a figure terze, egli deve conservare la consapevolezza di dover dedicare parte del suo tempo alla cura della sua base fan. E’ molto importante perché oramai la nostra vita sociale è inevitabilmente interconnessa tra mondo reale e mondo virtuale. Un artista musicale, in particolare se emergente, può trovare nei social network un modo pratico per costruire e coltivare una comunità di appassionati alla sua musica.

E’ un’opportunità che va colta perché può incidere profondamente nel successo di una carriera professionale.

Vorrei essere chiaro su questo punto, quanto scritto sopra, non vale solo per l’artista musicale che distribuisce la sua musica, vale per ogni artista musicale, anche per coloro che non hanno mai prodotto un loro album solista e nemmeno hanno l’intenzione di farlo. Una base fan appassionata e solida dà un credito professionale all’artista che può dimostrare di avere una platea di appassionati alla sua tecnica, al suo stile ed alla sua personalità.

Se ci rifletti un attimo, sono cose che possono fare la differenza.

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musica streaming Spotify

Tempi duri per le cover

Non mi è riuscito di trovare una conferma ufficiale a questa novità che da qualche mese sta interessando alcune piattaforme di musica streaming. Ma è un dato di fatto che Spotify abbia rifiutato la distribuzione di alcuni album di cover, o di nuove versioni da interpreti originali, in particolare album pubblicati da piccole etichette.

tempi duri per le cover
coutesy pixabay.com

Questo rifiuto non è sistematico, per esempio proprio in questi giorni Tiziano Ferro se ne è uscito con una sua versione della storica Rimmel di Francesco De Gregori, ma è certo che la piattaforma svedese non gradisca trovare nel proprio catalogo qualche decina di versioni della stessa canzone. Stessa cosa vale poi per album di versioni originali pubblicate su licenza.

D’altro canto è comprensibile che prima o poi si dovesse arrivare ad una scelta di questo genere. Nell’epoca dei supporti fisici per le editrici discografiche valeva un paradigma che chiamerò delle Top 200.

In pratica, ogni editore discografico poteva far riferimento ad un roster di 200 canzoni che, in qualsiasi versione venissero realizzate, gli assicuravano una garanzia di vendita perché popolari e amate in ogni latitudine.

Visto dall’Italia, possiamo dire che esisteva un roster Top 200 per la musica italiana e un Top 200 per la musica internazionale. Se anche voi amavate frugare nei cesti degli autogrill alla ricerca di nuove compilation, ora capite perché spesso e volentieri in queste playlist su Cd trovavate più o meno le stesse canzoni.

Questo freno alle cover imposto da Spotify e altre piattaforme va a rompere il paradigma Top 200 costringendo i musicisti, gli autori, gli interpreti e gli editori ad uno sforzo maggiore nel produrre nuovi brani originali.

Purtroppo i criteri con cui viene eseguita questa selezione non sono chiari e conosco casi che hanno penalizzato versioni di alto contenuto artistico e creativo.

Credo che ritornerò ancora su questo argomento perché mi piacciono le cover, in particolare quando gli interpreti riescono con la loro arte a dare una vita nuova ad una canzone che sente il peso del tempo che passa.

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business musica streaming

L’ascolto di musica in streaming è democratico?

In un recente articolo apparso su Rolling Stone dal titolo Lo dicono i numeri: lo streaming funziona solo per 1% degli artisti. La giornalista Emily Blake lamenta di come app come Spotify, che avrebbero dovuto democratizzare l’ascolto musica, abbiano fallito nel loro compito perché di fatto, solo 1% degli artisti monopolizza il 90% degli stream. Il frutto di una analisi di Alpha Data durata un anno, conferma il monopolio delle grandi produzioni discografiche a danno delle piccole o delle produzioni indipendenti.

Spotify non è democratico?
courtesy pixabay.com

Forse non abbiamo avuto una democratizzazione dell’ascolto, ma è certo che la distribuzione della musica in streaming sia oggi il massimo esempio di libertà di espressione artistica. Con queste piattaforme chiunque, e intendo veramente chiunque, con poche decine di euro può rendere disponibili le sue canzoni in ogni angolo del globo: con limiti imposti da filtri tecnici più legati alla qualità del suono che a quella dell’esecuzione o artistici e praticamente con scarsi vincoli di censura; se non è democrazia questa!

In effetti il problema, a mio modesto avviso sta proprio nel chiunque può avere la sua musica in streaming.

Sempre dall’articolo di miss Blake, il CEO di Spotify Daniel Ek ha stimato che ogni giorno vengono caricate sulla piattaforma qualcosa come 40 mila canzoni.

Sono numeri veramente importanti, che però saturano il mercato e molto probabilmente siamo in quella situazione in cui l’offerta di musica è di molto superiore alla richiesta.

La musica distribuita sulle piattaforme di streaming ha favorito il processo di disintermediazione tra artisti ed etichette eliminando il filtro del direttore artistico, cioè la figura che decide se una canzone è degna o meno di essere pubblicata. Nel chiunque può avere la sua musica in streaming ci sono migliaia di produzioni indipendenti, magari di musicisti non professionisti, che oggi possono far conoscere la loro musica al mondo, cosa che gli era negata ai tempi dei supporti digitali.

Aver creduto che nel mondo ci fossero miliardi di ascoltatori curiosi di ascoltare musica nuova e diversa dalle loro abitudini credo sia stata una delle più grosse ingenuità dei nostri tempi. Gli ascoltatori sono per lo più abitudinari e non amano perder tempo alla ricerca di cose nuove, di nuovi orizzonti musicali o nuove praterie sonore. È sempre stato così, sempre così sarà.

Come può allora il musicista professionista far emergere la sua opera in questo caotico oceano di produzioni musicali? È una domanda che ha una risposta semplice: il marketing, in particolare lavorando sul personal branding e poi sul marketing legato alla sua musica, al suo prodotto discografico.

Certo il marketing non può risolvere il problema di un mercato che subisce un eccesso di offerta, ma certo un progetto di marketing ben pianificato e costruito può riuscire a far conoscere l’artista e la sua opera ai fan potenziali.

Ma vedi, le cose stavano così anche prima dello streaming, forse erano anche peggio: quanti sono gli artisti che hanno penato perché continuamente rimbalzati dalle case discografiche? Quante sono le belle canzoni che non hanno avuto un riscontro immediato di pubblico perché non distribuite adeguatamente o sui canali giusti?

Oggi qualsiasi musicista ha la possibilità di confrontarsi direttamente con il pubblico senza filtri e senza intermediazioni. E il pubblico, potenzialmente, ha la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa venga prodotta sul nostro pianeta. Non è forse democrazia questa?

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metadata musicali musica streaming

I metadata musicali in concreto.

Su suggerimento dell’unico, ma inestimabile, lettore di questo blog vorrei ritornare sui metadata musicali e sulla loro importanza nella distribuzione musicale.

metadati musicali
I metadati musicali sono fondamentali nei servizi di musica streaming.

I metadata musicali, molto semplicemente, sono le informazioni incluse nei file audio e sono utilizzati per identificare, etichettare e presentare contenuti audio da tutti i principali dispositivi e applicazioni di streaming musicale tra cui smartphone, Spotify, Apple Music, YouTube e tutti i principali servizi di musica online.

Questi dati accompagnano ogni singolo brano su supporto fisico (CD) su file digitale (.mp3) o su un servizio di streaming; sono importanti perché includono informazioni come artista, genere, etichetta, titoli, nome dell’album, numero della traccia.

Senza i metadata le tracce sarebbero semplici file anonimi nell’infinito oceano della musica online; essi diventano indispensabili per una corretta distribuzione sulle piattaforme di streaming, ma soprattutto per una corretta suddivisione delle royalties.
Sono questi dati che consentono alla tua musica di essere correttamente catalogata, ordinata ed identificata ovunque sia disponibile, in particolare su piattaforme come Spotify, Apple Music, Deezer, Youtube, Shazam, Facebook.

Nel post precedente, abbiamo visto che possono esserci errori nei metadata per una scarsa cura nel caricamento da parte della casa discografica, ma devo dire che mi è capitato spesso di vedere gli stessi artisti trattare con sufficienza queste informazioni.

Per evitare ogni spiacevole equivoco, ti consiglio di fornire tutti i metadati scritti nero su bianco al tuo editore discografico o al tuo distributore (se sei un indipendente) è un buon modo per evitare situazioni spiacevoli o equivoci.

I metadata musicali vengono associati ai brani durante il loro caricamento sulle piattaforme di distribuzione, che a loro volta li inviano ai vari store digitali o servizi di streaming. In genere questo lavoro viene svolto da un addetto della tua casa discografica, è a lui che deve pervenire l’elenco corretto dei metadata del tuo album o brano.

Questa è la lista completa dei dati che dovresti fornire per poter distribuire correttamente la tua musica:

  • Titolo della traccia: il nome della tua canzone;
  • Genere: il genere principale della tua traccia;
  • Sottogenere: il genere secondario;
  • Artista Primario: l’artista principale nel brano. Dovrai inserire questo esattamente nello stesso modo per ogni traccia della pubblicazione;
  • Artisti presenti: altri artisti presenti nella traccia. Non scrivere gli artisti presenti nel settore degli artisti primari: ecco a cosa serve questo campo!
  • Compositore: la persona che ha scritto o contribuito alla musica per la canzone;
  • Editore: l’editore che rappresenta il compositore. Inserisci di nuovo il nome del compositore se non c’è un editore;
  • Produttori: il credito del produttore (i) nella traccia;
  • Collaboratori aggiuntivi: tutti gli altri artisti che hanno lavorato su quella traccia e che devono essere accreditati;
  • Contenuto esplicito: indica se la traccia contiene contenuti espliciti;
  • Lingua delle canzoni: la lingua dei testi cantati;
  • Editore dei testi: l’editore che rappresenta l’autore dei testi;
  • Proprietario della composizione: il proprietario dei diritti di composizione;
  • Anno di composizione: l’anno in cui è stata composta la traccia;
  • Proprietario del mastering di registrazione: il proprietario della registrazione audio;
  • Anno di registrazione: l’anno in cui è avvenuta la registrazione;
  • Lingua di rilascio: la lingua del rilascio stesso. Anche se intendi distribuire la tua pubblicazione all’estero, la lingua di rilascio deve essere la lingua dei metadati che stai inserendo;

Questa lista potrebbe sembrare eccessiva ma ricorda che queste informazioni sono la carta d’identità del tuo brano, più di ogni altra cosa quello che lo rende riconoscibile. Nel dubbio, puoi sempre confrontarti con il tuo editore per una corretta compilazione.

Devi tener presente che su queste informazioni viene eseguito un controllo di qualità dai servizi di streaming, se qualcosa non è corretto o non conforme alle regole, potrebbe compromettere il rilascio del brano.

Assicurati che l’ortografia e la formattazione sia corretta, per esempio non usare l’apostrofo al posto di un accento, usa la giusta vocale accentata: la tecnologia digitale è per sua natura “stupida” e non interpreta, ma legge alla lettera ciò che scrivi.

Spero che questo articolo ti sia stato utile. Se hai altri dubbi sull’argomento lasciami un commento o scrivimi una email, vediamo se posso esserti utile.

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La mucca viola è il libro che ha consacrato Seth Godin come uno degli autori business più amati e ha lanciato un movimento globale che ha ridefinito le basi del marketing. Il solito marketing e i grandi investimenti sui media tradizionali non funzionano più. Oggi il marketing comincia dall’idea del prodotto, che deve essere straordinario, diverso, innovativo per poter catturare l’attenzione dei clienti e far parlare spontaneamente di sé. È questo elemento di magia e unicità a far sì che realtà come Apple, Google, Ikea, Starbucks o la bottega del macellaio toscano Dario Cecchini continuino a macinare successi, mentre grandi industrie affermate arrancano e non riescono a stare al passo.
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marketing musicale metadata musicali musica streaming royalty

L’importanza dei Metadata nello streaming musicale.

Se sei un musicista che pubblica musica dovresti già sapere cosa sono i metadata che accompagnano ogni brano pubblicato ma, dato che preferisco non dare nulla per scontato, credo che stendere due righe su questo elemento così importante nella distribuzione musicale on line sia doveroso.

metadati musica streaming
Foto di ArtTower da pixabay.com

Il lockdown causato dalla pandemia, interrompendo le esibizioni live, ha messo in mostra la criticità dei bassi compensi offerti dalle piattaforme di streaming agli artisti aprendo un ampio dibattito sul tema. Una discussione che coinvolge diversi aspetti della questione royalties, ma c’è anche da dire che si è notata una certa leggerezza da parte di artisti ed etichette nella compilazione dei metadata; una scarsa attenzione che inevitabilmente comporta una scorretta ripartizione dei diritti tra le varie parti coinvolte.

I metadata sono le informazioni cruciali inserite nei siti dei distributori quando viene rilasciato un brano o un album. Questi includono titoli, nomi di cantautori e produttori, editori, etichette discografiche e altri dettagli. Quando queste informazioni non vengono inserite correttamente, è molto alto il rischio che autori e produttori non raccolgano i frutti del loro lavoro.

Contrattempi nei metadata si verificano ad ogni livello e parte del problema è anche la mancanza di uno standard universale nel settore discografico. Nonostante la consapevolezza della necessità di una maggior trasparenza nella gestione della musica in digitale, il tema dei metadata non sembra tra i primi capitoli nell’agenda del music business.

Puoi verificare tu stesso che alcuni titoli sulle piattaforme di streaming mancano di accrediti corretti o incompleti. Solitamente questo accade quando un artista indipendente pubblica i suoi progetti senza un’adeguata attenzione o più semplicemente per pigrizia. Ma ci sono anche casi che un’etichetta importante rilasci una canzone o un album senza i metadata adeguati.

Come artista, autore, musicista o interprete, al momento del rilascio di una pubblicazione, ti consiglierei di non dare nulla per scontato e inviare al tuo editore discografico tutte le informazioni utili per compilare correttamente i metadata legati al tuo progetto: titolo, autori, interpreti, producer e magari i musicisti coinvolti; ci sono anche altre informazioni “tecniche” che però sono di competenza diretta dell’editore.

Questa attenzione di artisti ed editori però non basta per risolvere tutti i problemi. Su una scala più ampia, mentre tecnologia informatica e settore discografico sono sempre più legati, l’importanza dei metadata e degli standard di dati nella musica, richiederebbe livelli più elevati di innovazione, protocollo e collaborazione per tutte le parti chiave coinvolte, tra cui piattaforme di streaming, importanti etichette discografiche, società tecnologiche e case editrici.

Ma mentre aspettiamo che le parti trovino un sistema per creare un business musicale più equo, i metadata restano cruciali: abbine cura.

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musica streaming Spotify

Che musica si ascolta negli altri paesi?

Ragazze Bulgare in costume tradizionale
Foto di MireXa da Pixabay

Ci sono parecchi motivi per cui Spotify è il più usato distributore di musica streaming nel mondo, un giorno dedicherò un po’ di righe su questo tema perché merita d’essere approfondito per meglio capire le dinamiche dell’ecosistema Spotify e trovare le strade migliori per sfruttarne le potenzialità.

Ma oggi vorrei riprendere il tema dello scorso post Sai come Spotify ascolta la musica, dove ho illustrato alcuni dei 15 parametri con cui Spotify classifica i brani caricati sulla sua piattaforma.

Questi parametri vengono resi accessibili agli sviluppatori che possono così creare applicativi per estrarre e utilizzare le informazioni sui brani raccolte dalla piattaforma, come fa, per esempio, l’etichetta Soundplate per il suo Track Analizer.

Usando questi dati offerti da SpotifyJustin Chen si è divertito ad analizzare le caratteristiche della musica ascoltata nelle diverse nazioni del globo. Lo ha fatto utilizzando 5 dei parametri che Spotify usa per classificare un brano, ovvero:

  • Danceability;
  • Energy;
  • Acousticness;
  • Speechiness;
  • Valence.

Prendendo come campione le playlist ufficiali Spotify Top50 Justin Chen ha analizzato di fatto i gusti musicali di alcune nazioni con risultati a volte sorprendenti e non così scontati.

L’articolo di Justin Chen lo trovi su The Start Up un magazine di Medium. Leggilo adesso.

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Nuove Economie della Musica

di Andrea Portioli
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Un libro che mette in chiaro i nuovi ruoli e le nuove economie tra loro interconnessi nel fantastico e per alcuni indecifrabile mondo della musica. Dalla bolla dello streaming alle tendenze social, dai sistemi di prevendita all’evoluzione dei club per la musica dal vivo. Non esiste un libro simile che raccolga, con uno sguardo corale ma una sintesi concettuale forte, linee guida generali e le loro declinazioni possibili per vivere di musica dal vivo e di discografia oggi. Le economie dello spettacolo sono, per la maggior parte delle persone, un magma oscuro di percentuali, royalties, somme e sottrazioni di qualcosa, per cui alla fine non è mai chiaro come facciano a tornare i conti. Si può vivere di musica? Se si lavora bene, sì.