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6 punti per trasformare la tua musica in un brand

Non mi meraviglierei se leggendo il titolo trovassi fastidioso l’accostamento tra le parole musica e brand, accade a molti artisti musicali che vedono in questo accostamento il ridurre la musica a semplice merce di consumo.

6 punti per trasformare la tua musica in brand

Non nascondiamoci però che, in realtà, la musica è merce di consumo e mai come di questi tempi è stata prodotta e consumata in enorme quantità. Ovviamente senza dimenticare che la musica nasce da un processo creativo ed artistico che spesso è il frutto di anni di studio, lavoro e costanza.

Ci troviamo perciò in un contesto in cui è necessario creare la giusta sinergia tra l’aspetto commerciale e quello creativo. Un buon musicista professionista è tale quando riesce a coniugare l’aspetto spirituale e quello materiale della sua professione, riuscendo ad emozionare il suo pubblico e vivendo con i guadagni del suo lavoro.

Trasformare la tua musica in un brand significa renderla unica e riconoscibile, così come deve essere unica e riconoscibile la tua figura di personaggio artistico. L’artista e la sua musica devono appartenere ad un contesto che sia facilmente riconoscibile dal pubblico, ma nel contempo devono emergere da questo contesto, trovando una loro dimensione unica.

Questo risultato non è detto che sia immediato, potrebbe rivelarsi un percorso di ricerca, fatto di tentativi più o meno felici, che ti porterà a raffinare la figura artistica mentre, nel contempo, migliori anche la tua scrittura musicale e la qualità dei tuoi pezzi. E’ un percorso di maturazione nel quale valuterai anche le reazioni del pubblico e costruirai con esso un rapporto di fiducia facendolo diventare la tua fan base. Un artista musicale quindi deve ricordare sempre che il brand è ciò che associa se stesso ad un gruppo di persone in particolare, a cui si propone un progetto che rispecchi i loro gusti ed esigenze musicali.

Ci sono sei punti chiave quindi per poter realizzare il proprio brand:

1. Chi sei e chi vuoi diventare?

Prima di ogni cosa devi aver chiaro quale direzione dare al tuo percorso artistico: vuoi diventare una rockstar, un cantautore oppure vuoi diventare uno specialista di uno strumento ambito dai migliori artisti della scena? Il tuo brand riguarda le tue aspirazioni, le domande a cui devi rispondere sono: “Per cosa voglio essere ricordato?” e “Come lo evidenzio al meglio?”. Vorrei portanti l’esempio di Dodi Battaglia che per mezzo secolo ha costruito il suo percorso artistico con i Pooh, scrivendo e arrangiando con loro le canzoni che li hanno resi celebri nel mondo. Questo non gli ha impedito, anzi lo ha aiutato, nel costruirsi una carriera e una fama internazionale di grande chitarrista. La sua lunga esperienza musicale gli ha permesso di continuare una carriera solista realizzando nuove canzoni e condividendo le sue conoscenze tecnico/artistiche in affollatissime master class.

2. Conosci il tuo pubblico

Ne consegue che, se non hai le idee chiare su chi sei e cosa vuoi rappresentare con la tua musica, difficilmente le persone potranno dare un senso della tua presenza. Il brand che stai costruendo rispecchia i valori artistici che distribuisci. Devi conoscere te stesso, ma devi anche capire i gusti delle altre persone, del tuo pubblico potenziale. In altre parole, devi trovare la tua nicchia. Devi concentrare i tuoi sforzi nel catturare l’attenzione di quel pubblico specifico che si appassiona al tuo genere musicale ed al tuo sound: quello che si emoziona nell’ascoltarti. Sarà la tua fan base.

3. Costruisci la tua identità

Concentrarsi troppo su visibilità, successo di pubblico o fama può rivelarsi un problema se prima non ti sei costruito un’identità artistica solida e riconoscibile. Nella musica il successo può rivelarsi effimero se non basato su pilastri solidi che vanno oltre alle abilità artistiche. Chi ti ascolta deve amare le tua musica, ma deve amare anche il tuo personaggio artistico. Devi perciò costruirti una buona reputazione professionale che resti nelle percezioni dei tuoi colleghi musicisti o del tuo pubblico.

4. Costruisci un luogo privilegiato per farti conoscere

Il proliferare dei canali comunicativi è dispersivo. Per la natura di cui sono fatti, per le dinamiche che creano, generano una lettura non lineare dei contenuti che a sua volta può rivelarsi dispersiva e spesso superficiale. Per questo è fondamentale creare un luogo tuo dove presentarti, rappresentarti, illustrare il tuoi progressi artistici e magari mantenere un contatto privilegiato con il pubblico appassionato alla tua arte. Un buon sito internet, costantemente aggiornato con le date dei tour e magari con un blog è la soluzione ottimale per mantenere un contatto solido nel tempo con il tuo pubblico. Se poi sei un musicista professionista alla ricerca di ingaggi come turnista o per tour dal vivo, LinkedIn è il paradiso dei professionisti di ogni categoria. Come social LinkedIn ha delle caratteristiche e delle dinamiche diverse da quelle che sei abituato a vedere con Facebook o Twitter. Essendo un luogo frequentato da professionisti LinkedIn richiede anche un linguaggio professionale appropriato, ma è innegabile che è il posto giusto per far valere il proprio valore professionale ed ottenere ingaggi magari impensati.

5. Nutri il tuo pubblico di grandi aspettative

Ora che sai chi sei, qual’è il tuo pubblico e come mantenere viva la sua curiosità, devi trovare il pretesto quotidiano per farti notare e ottenere apprezzamento. Per ottenere e mantenere l’attenzione del pubblico devi attrarlo informandolo sulle tue attività e sul contesto artistico in cui ti muovi, senza dimenticare di suggestionarlo con la tua musica.

Se racconti alle persone chi sei, cosa fai, come lo fai e, perché no, come possono ottenere i tuoi risultati o ricreare i tuoi suoni, ottieni la vicinanza e l’ammirazione di un pubblico che in te vede un punto di riferimento e magari una fonte d’ispirazione. Una nicchia si alimenta con contenuti che non devono necessariamente portare alla vendita ( meglio dire al tuo ascolto in streaming): basta che chi ne fruisce comprenda che, qualora fosse necessario, che tu sei in grado di soddisfare la sua fame di emozioni e buona musica.

6. Converti l’interesse in contatti, i contatti in relazioni e le relazioni in ascoltatori

I social network non servono a vendere, ma a far scattare un primo generico interesse. Se vuoi che questo interesse diventi famigliarità e autorevolezza devi acquisire la capacità di arrivare direttamente al tuo pubblico, disintermediando social network e social media. Puoi farlo attraverso una mailing list, un gruppo chiuso, la messaggistica, le notifiche o un live. I contatti sono un punto di partenza debole, le relazioni il loro sbocco naturale.

Il valore di un follower è nullo se con esso non si instaura una conversazione, se non c’è un coinvolgimento reale e attivo. Tutto ciò che hai fatto finora porta a questo. Attraverso la comunicazione il pubblico comprende chi sei e qual’è la tua musica, nel contempo apprezza la tua disponibilità e le tue qualità umane e professionali.

A questo punto non dovrai più insistere sul pubblico perché ascolti il tuo ultimo brano o compri il biglietto del live. Sarà proprio questo tuo pubblico a restituirti l’attenzione che gli hai dato partecipando alle tue esibizioni e facendo conoscere agli amici la tua ultima produzione. Sarà un atto spontaneo di riconoscenza, un rapporto umano solido di reciproco rispetto.

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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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Come uscire dalla rassicurante nicchia

Per una band o un artista musicale la nicchia di pubblico legata al genere musicale è la base per una buona partenza. Rivolgersi ad un pubblico ben definito con un’immagine che risponda ai canoni di genere aiuta sin dai primi passi nel farsi apprezzare e riconoscere.
Come uscire dalle nicchie di genere musicale'

Il problema è che, statisticamente, il pubblico di nicchia non è proprio un pubblico fedelissimo; non nascondiamoci che anche il pubblico di nicchia è irresistibilmente attratto dalla musica mainstream, che resta la principale concorrente della musica di nicchia, qualsiasi sia il genere musicale.

Questa è una dinamica che riguarda qualsiasi mercato di generi di consumo ed è incontestabile che la musica sia un genere di consumo, se così non fosse non esisterebbe l’industria discografica e dell’intrattenimento come la conosciamo.

Date queste premesse, il primo punto da focalizzare è che la competizione vera e propria tra artisti musicali non avviene all’interno della nicchia di genere, ma avviene nel mercato generale, nel mainstream. Come succede in altri mercati, anche nel discografico chi è piccolo, di nicchia, molto probabilmente resterà tale, solo pochi riusciranno a trovare il modo creativo e commerciale per uscirne. Ma come?

Non ci sono ricette miracolose, ovviamente, ma una strada percorribile esiste ed è quella di applicare metodi di branding nella promozione della band, del cantante/autore o del singolo prodotto discografico.

Il primo passo del nostro viaggio al di fuori della nicchia è di essere presenti nella memoria del pubblico: ovvero identificarsi come una soluzione alternativa ma non diversa da quella offerta dal mainstream. Supponiamo il caso di un brano reggae ben connotato nel genere, dal ritmo vivace e dalle sonorità positive. Questo brano può rispondere bene alle persone che cercano musica allegra, spensierata e dal sapore estivo, per capirci, una canzone che possa tranquillamente stare in una playlist di tormentoni mainstream dandole un tocco di originalità.

A questo punto, proprio valutando il tuo pubblico, età, provenienza, playlist create ecc., puoi trovare le giuste corde per solleticare l’attenzione verso la tua musica utilizzando le leve e le loro varianti che hanno dato migliori risultati nel mainstream. Non si tratta della ricerca del successo, del brano commerciale, ma di una maturazione artistica e creativa che ti metta in sintonia con i gusti del pubblico solleticandone la curiosità ed offrendogli qualcosa di diverso, di alternativo.

Il terzo passo, quello fondamentale, è creare un ricordo permanente nella memoria del nostro pubblico. Per ottenere questo c’è tutto quel lavoro costante e coerente di personal branding che ci renderà unici e distinguibili dalla massa, dove distinguibili non significa differenti.

E’ nella costruzione di questa identità distinguibile che scopriremo che tutti quei soldi apparentemente buttati in loghi e brand architecture non erano, dopotutto, buttati. Ma scopriremo anche che, come nella musica, ogni cosa nel marketing, non funziona da sola.

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I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
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marketing musicale musica streaming personal branding

100.000 brani al giorno

Il titolo di questo post si riferisce all’offerta musicale disponibile ad ogni singolo individuo del pianeta connesso alla rete internet. Questa è una stima del settembre 2022 regalataci da Sir Lucian Grainge di Universal e Steve Cooper di Warner Music.

100.000 brani al giorno

La conclusione di questi due pezzi da 90 dell’establishment discografico è che questo vasto volume di musica con i relativi contenuti associati (video, presenza sui social ecc.) sta rendendo sempre più difficile per gli artisti raggiungere un pubblico consistente online e sta mettendo in crisi il rapporto tra le case discografiche e gli artisti che dovrebbero commercializzare, promuovere e sviluppare.

La verità è che nell’era dello streaming anche le major hanno difficoltà nel far emergere la loro canzone tra le altre 99.999 che giornalmente vengono rilasciate sulle piattaforme, per questo stanno puntando sulle opportunità offerte dal web3.0 (metaverso, NFT, ecc.) e poter finanziare adeguatamente la produzione musicale d’alto livello potendo investire adeguatamente in nuovi artisti. A quanto pare nemmeno più il tradizionale merchandising è sufficiente a mantenere in piedi una carriera artistica in un mondo in cui l’offerta musicale è decisamente sovrabbondante e dispersiva.

I dati noti ci restituiscono la prospettiva in cui dal 2018 al 2022 i brani caricati sulle app di musica in streaming si è quintuplicato, mentre Apple Music conferma che il numero totale di brani sulla sua piattaforma ha superato i 100 milioni. Il volume di traffico generato da una tale quantità di musica (sarebbe più esatto parlare di dati), ha ovviamente messo in crisi il sistema di distribuzione in streaming. Nell’anno fiscale 2021, secondo un deposito annuale della SEC, Spotify ha speso ulteriori 33 milioni di euro rispetto all’anno precedente in “costi per la tecnologia dell’informazione” principalmente a causa di un “aumento del nostro utilizzo dei servizi di cloud computing”.

Sappiamo che le App di musica in streaming stanno seguendo delle politiche per contenere questa iperattività creativa di artisti ed etichette: per esempio Spotify ha cominciato a rifiutare cover non sorrette da un preciso piano editoriale; personalmente ho poi notato che Amazon Music e Deezer tendono a nascondere nelle ricerche i prodotti discografici meno performanti o meno popolari. Un inequivocabile segno di autodifesa delle infrastrutture informatiche messe sotto stress da questa democraticità impazzita nelle produzioni discografiche.

Ma se artisti, etichette e app di streaming sono messe in difficoltà da questo assetto del mercato, chi ci sta guadagnando?

Sicuramente a guadagnarci, in questo momento, sono i distributori di artisti indipendenti come DistroKid e TuneCore che ricevono un compenso da ogni artista fai da te la cui musica viene caricata sulle piattaforme di streaming. E’ infatti indubbio che la rapida crescita recente del volume di caricamenti di musica è stata trainata dal settore della distribuzione indipendente, dove artisti o etichette possono distribuire con semplicità la propria musica con un click su Spotify, Apple Music, YouTube Music , Amazon Music ecc.

La domanda che molti si pongono è la seguente: 100 mila tracce al giorno sono migliori per il pubblico di, diciamo, 1000 al giorno?

Personalmente credo che il sistema attuale prosperi sugli artisti immaturi vendendo l’illusione di un successo discografico facile e a portata di mano e credo che il mercato delle produzioni musicali stia vivendo una bolla che in fin dei conti non premia nessuno.

Visto da oggi non credo nemmeno che il web3.0 si rivelerà determinante per cambiare queste prospettive, lo vedo come un’artefatto che, ancora una volta, ci allontana dal focus principale che resta la musica e il musicista.

In un presente così mutevole e frammentato per l’artista musicale resta fondamentale lavorare sulla sua promozione personale affiancando il proprio sito internet ai social network con l’utilizzo di tutte quelle strategie e metodi noti come personal branding.

Ciò che distingue il musicista immaturo dal musicista maturo è proprio la consapevolezza di dover curare ogni dettaglio della propria figura professionale per poter distinguersi in questa palude sconfinata di produzioni musicali.

Il mercato discografico così come lo conosciamo oggi evolverà e certamente non tornerà all’era pre-streaming, resterà sul palcoscenico solo chi saprà vivere in un mondo dove le relazioni online e dal vivo sono interconnesse tra loro.

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10 regole per una strategia di marketing musicale

Lanciare una release è un processo che ha i suoi tempi ed i suoi modi: parte dall’idea del brano sino alla sua produzione e infine alla sua promozione e lancio. E’ un lavoro articolato che richiede conoscenze, calcolo e progettazione. In questo decalogo ho cercato di fissare i punti chiave del processo che in realtà coincide, perché ne fa parte, con il percorso di crescita dell’artista musicale.

Dieci regole per una strategia di marketing musicale

1. E’ una questione di qualità

La verità, l’unica verità, è che tutto inizia e finisce con la musica: se una canzone è misera, nella scrittura, nell’arrangiamento e nell’esecuzione non aspettarti di vivere di musica. Questo significa che devi aver cura dei particolari, di tutti i particolari: l’immagine della band, il materiale per le cartelle stampa, le foto, le copertine delle pubblicazioni e i video. In breve, devi curare in egual misura la forma (l’immagine) e la sostanza (la musica) se vuoi che il tuo progetto artistico possa rivelarsi vincente.

2. Umiltà non modestia

Quando scrivi la tua musica o ti poni davanti ad un’arrangiamento affronta il lavoro con molta umiltà. Analizza il percorso creativo chiedendoti sempre se non puoi fare meglio. Vedi di mantenere la barra dritta sui tuoi obiettivi con impegno e dedizione; la musica è innanzitutto una disciplina e come tale richiede impegno e fatica, ma nel contempo non lasciarti sopraffare dalla fatica, non perdere l’entusiasmo per ciò che fai, anzi, trova nelle difficoltà lo sforzo per fare meglio: Roma non è stata costruita in un solo giorno.

Così, una volta che hai la tua canzone ben riuscita non risparmiare sforzi per promuoverla. Raccontala, parla di lei, parla del percorso creativo che l’ha generata e di come si inserisca nella tua poetica e nel contesto del genere musicale cui appartiene.

Fallo senza paura. Devi essere orgoglioso della tua creatura e sfidare a testa alta il giudizio del pubblico. Non piacerà a tutti, ma se piacerà a molti avrai raggiunto un traguardo importante. Devi ricordare che nessuna agenzia di Pubbliche Relazioni saprà mai parlare meglio di te della tua musica e del tuo stile artistico. Puoi noleggiare anche una grande agenzia di PR, ma nessuno saprà mai parlare bene quanto te della tua musica.

3. Cura i dettagli della distribuzione

Curare i propri profili artista sulle app di streaming come Spotify, Amazon e YouTube è fondamentale per avere un’immagine coerente e soddisfacente, lo stesso vale per i tuoi profili social: non tralasciare questi dettagli perché sono fondamentali. Scrivi una bella biografia e accompagnala con foto professionali che ben ti rappresentino. Crea e mantieni un sito internet aggiornato dove chiunque possa trovare informazioni utili su di te, sulla tua musica, sulle tue pubblicazioni e sui tuoi concerti, passati e futuri è fondamentale. Raccogli gli indirizzi dei tuoi fan, è l’unico modo diretto che hai per comunicare con loro. I Social passano di moda, i recapiti email durano nel tempo. Crea una newsletter e mantieni costante la tua presenza nella vita delle persone.

4. Deposita la tua musica

Deposita la tua musica presso le apposite agenzie per assicurarti di ricevere i soldi legalmente dai passaggi in radio, tv o apparizione live. Le App di musica in streaming pagano poco per ogni ascolto e i diritti d’autore provenienti da altre fonti sono indispensabili per poter costruire una carriera da musicista.

5. Programmare, promuovere, rilasciare.

Produrre musica può richiedere mesi come anni, quando il brano o l’album è pronto per l’ascolto pubblico in realtà non è ancora pronto per essere distribuito. Già durante la fase di composizione, perciò proprio quando il progetto comincia a prendere forma, inizia a raccontare il percorso creativo che stai intraprendendo, fai partecipare i tuoi fan all’evoluzione del progetto e raccontalo anche con i musicisti e tecnici che ti accompagnano. Crea un’aspettativa, un’attesa, un interesse.

Tutte queste fasi vanno pensate all’interno di una strategia comunicativa programmata e pianificata che oltre ai social possa attirare l’attenzione dei media potenzialmente interessanti. In particolare radio, web-radio webzine, sono ossessionati dalla musica, e si rivelano un ottimo canale promozionale.

Per catturare la loro attenzione devi fare in modo che il rilascio del tuo album diventi una notizia di rilievo, succosa e interessante. Troverai una concorrenza molto agguerrita e dovrai cominciare a far parlare di te da radio, webzine e blog almeno otto o sei settimane prima della data ufficiale di rilascio.

6. Sii onesto con te stesso.

Il tempo è denaro: non perdere tempo a dire in giro che siete la migliore band, o il miglior artista della terra o degli ultimi tempi, non provare nemmeno ad inventarti citazioni di fonti musicali riconosciute. La falsità non ti porta da nessuna parte.

7. Comprendere le regole e la realtà

Essere unici, trovare la propria immagine, il proprio stile, la propria dimensione. Fare la differenza è indispensabile e auspicabile se si vuole emergere come offerta musicale. Vale sempre sia per l’immagine, sia per la musica, sia sul come ci si rapporta con il pubblico. Questa tua unicità devi ricercarla nelle regole, nei canoni, del genere musicale di cui vuoi far parte. Per capirci, un’abbigliamento cuoio e borchie mal si adatta se sei un musicista jazz. La sfida è quella di rendersi riconoscile in un determinato contesto creando però uno stile che rompa i canoni fissati senza stravolgere il contesto di genere. Pensa ad una band come i Kiss che partendo dall’iconografia Heavy Metal fatta di cuoio e borchie l’ha personalizzata con quelle maschere di trucco che li ha resi unici.

8. Non contare i Mi Piace.

I Like, le Impression, I cuoricini ed anche i commenti sui social media e social network sono importanti per misurare la tua popolarità e sicuramente per sfamare il tuo ego e l’autostima, non certo per sfamare il tuo stomaco. I tuoi sforzi per catturare pubblico devono essere indirizzati all’ascolto della tua musica. Sono gli ascolti sulle app di streaming e le presenze ai tuoi concerti che confermano il successo della tua arte. Cura personalmente delle playlist sulle app di streaming principali come Amazon, Spotify; non sottovalutare altri ecosistemi com Bandcamp o SoundCloud che sono forti in alcuni generi. Studia il mercato e cerca di capire a che tipo di persone piace la tua musica.

9. Pensare a storie e cicli.

Pensa, gestisci e progetta a lungo termine, darà più entusiasmo al tuo lavoro: non pensare solo al rilascio di un album o di un singolo ma progetta un percorso e gioca fare previsioni, restando nel contempo aperto al cambiamento. Fai che il tuo percorso artistico sia la storia che racconti al pubblico, ai giornalisti, ai Dj. Condividi con loro le tue passioni musicali, i tuoi gusti, la vita con i tuoi colleghi ed i tuoi partner.

10. Continuità e coerenza.

Nell’epoca della musica in streaming solo la continuità e la coerenza premiano. La tua professione di artista musicale devi costruirla sul lungo periodo attraverso una narrazione coerente e un impegno continuo di presenza in rete e off line anche quando non rilasci nuova musica o non sei in tour. Qualche settimana all’anno per ricaricarti puoi prendetela come fanno tutti :), ovviamente.

“La narrazione è l’arte di accompagnare il pubblico attraverso un viaggio che hai organizzato tu. Come ogni buon agente di viaggio hai organizzato tutto il percorso in modo da non affaticare, ma stimolare, divertire e far crescere chi lo percorre. Quindi far sentire bene e rendere attraente il viaggio che hai immaginato per i tuoi clienti immaginari.”
(Riccardo Scandellari).

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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TikToK molte gioie, qualche dolore.

Vorrei focalizzare la tua attenzione sulle possibilità offerte da TikTok nel creare contenuti virali funzionali alla diffusione della musica e all’incremento della popolarità come artista musicale e come creator. Uno studio della scorsa estate sulle dinamiche della piattaforma cinese ci restituisce dei numeri molto interessanti e illustra alcune vie percorribili per avere buoni riscontri da questa app così popolare.

TikTok si rivela promettente per i musicisti emergenti.

La ricerca parte dall’analisi di un campione di 208 artisti che sono riusciti ad entrare nella TikTok Top 200 e raggiungere oltre il milione di stream su Spotify.

La prima cosa che risalta dall’analisi dell’agenzia di consulenza creativa ContraBand è che quasi due terzi dei successi virali su TikTok sono stati alimentati direttamente dai post organici degli artisti presi a campione senza spese in pubblicità o il sostegno di influencer. L’effetto virale di questi brani è stato generato per il 63,8% da post organici dell’artista e di altri utenti TikTok, mentre il 35,5% era contenuto generato dall’artista e solo il 9,1% era guidato da influencer marketing, mentre la quota stimolata da annunci a pagamento è ridotta al solo 2,5%. Nel suo rapporto How Artists are Going Viral on TikTok in 2022, risulta anche che il 56% (o 117) dei 208 artisti presenti nel rapporto non avevano un contratto con un’etichetta discografica. Il rapporto ha esaminato i grafici settimanali di 20 paesi in cui opera TikTok, inclusi Stati Uniti, Australia, Canada, Regno Unito, Brasile, Germania, Corea del Sud, Giappone e Filippine.

L’ecosistema TikTok sembra mettere sullo stesso piano le produzioni delle major e delle etichette e le autoproduzioni, con il risultato che alcuni artisti emergenti auto prodotti sono riusciti a superare i 100.000 stream mensili in soli due mesi; altri artisti hanno comunque cominciato raccogliere risultati importanti applicandosi a pubblicare video per almeno 18 mesi.

Da notare il fatto che alcune auto produzioni abbiano avuto, sul breve periodo, performance superiori di quelle delle major senza alcun tipo di investimento economico. Questi risultati sembrano motivati da scelte specifiche fatte da TikTok che, rispetto a concorrenti come Facebook e Instagram, ha fatto della musica uno dei suoi elementi portanti investendo sul brand TikTok Music con lo scopo di allargare l’offerta di intrattenimento.

Non a caso in questi mesi, a cominciare dall’Australia, è in corso un braccio di ferro tra TikTok e le major discografiche per la rinegoziazione delle royalties. Lo scopo della app cinese è quello di giocare al ribasso dimostrando che i creatori di contenuti non hanno bisogno degli Artisti Top per aumentare la vitalità dei loro video.

La situazione è in evoluzione e secondo me presenta alcuni lati oscuri per il futuro. Ma se guardo al presente direi che questo studio di ContraBand riveli come oggi TikTok sia una luogo altamente democratico dove l’artista musicale può allargare la sua base di suo pubblico investendo poco o niente denaro ma comunque dedicandovi molto tempo. Per quanto riguarda il futuro, restiamo ad osservare; ciò che non mi piace, ciò che leggo tra le righe, è che TikTok non sia molto propensa a investire soldi sulle creazioni musicali, direi che è più propensa a sfruttarle, però garantendoti visibilità e forse questa l’hai già sentita anche altrove.

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Amazon Music business marketing musicale musica streaming social music marketing tips & tricks

5 Tips per Amazon Music

Amazon Music offre un catalogo musicale che nulla ha da invidiare agli altri players della musica in streaming, a questo si aggiungono le potenzialità di Alexa, l’assistente vocale della maison di Bezos che svolge per Amazon Music una funzione strategica (approfondisci).

Cinque tips per amazon music

A differenza di altre app di streaming, come Spotify per esempio, Amazon Music non ha molte funzionalità di coinvolgimento social ma consente ovviamente di organizzare la propria musica in playlist e di poterle condividere tramite link nella rete. Puoi condividere i tuoi brani, i tuoi album, le tue playlist e la tua pagina artista.

In realtà Amazon Music sta evolvendo e sta elaborando nuovi strumenti per aiutare gli artisti e le etichette a promuovere il loro lavoro, tra questi la possibilità di collegare la pagina artista con il profilo Twitch. Nel frattempo, possiamo usare cinque buone pratiche per valorizzare la nostra musica presente sulla app.

  1. Segui Amazon Music: anche Amazon Music ci tiene ad aumentare la sua base fan. Per questo assicurati di seguire i suoi profili social su Facebook, Twitter, Instagram ed altri. Questo potrebbe tornarti utile come vedremo più avanti.

  2. Messaggistica: Comunicare ai propri fan l’uscita del nuovo singolo tramite Whatsapp, Messenger o email con un messaggio personalizzato e un invito all’ascolto resta uno dei migliori modi per ottenere un coinvolgimento e una risposta positiva;

  3. Tag: usa sempre il tag @AmazonMusic o @AmazonMusicItalia (o comunque gli handle locali) ogni volta che posti in un social. Potresti attirare la loro attenzione e venir ricambiato con un repost sui loro profili;

  4. Link diretto: periodicamente condividi il link diretto ad un tuo album o brano. Non dimenticare però che è il link diretto alla tua pagina artista che può far aumentare i tuoi follower ed aiutarti a farti ben volere dagli algoritmi. L’ascolto passa, il follower (se te lo meriti!) è per sempre;

  5. Gli Hashtag: come già detto è preferibile usare nei post il tag @AmazonMusic piuttosto che #AmazonMusic. Ciò non toglie che puoi accompagnare il tuo post con hashtag più mirati che possono dare delle soddisfazioni, alcuni di questi sono: #AmazonMusicHD, #AmazonMusicUnlimited, #AmazonPlaylist o #AmazonArtist. Un mio suggerimento è che il rendimento di questi hashtag va monitorato, alcuni potrebbero funzionare bene su alcuni social e non dare risultati su altri.

Queste cinque pratiche usate metodicamente ti consentiranno di agganciare il tuo pubblico che preferisce Amazon ad altre app. Se è vero che, a differenza di altri social media, Amazon Music non soddisferà il tuo ego con statistiche sulla popolarità, è anche vero che è la piattaforma di streaming che più paga per ogni singolo ascolto.

Il mio consiglio è che dovresti investirci un po’ di tempo condividendo i link del tuo profilo, delle tue canzoni e delle tue playlist. Potresti avere delle belle sorprese nei tuoi rendiconti periodici.

Per chiudere, ti lascio l’elenco dei canali social di Amazon Music preso, paro paro, dalle loro pagine For Artist.

Canali social di Amazon Music
Facebook: AmazonMusic (Global) e AmazonMusicDeSchlager (Germany)

Twitter: @AmazonMusic@AmazonMusicUK@AmazonMusicJP@AmazonMusicMX@AmazonMusicIN

Instagram@AmazonMusic@AmazonMusicUK@AmazonMusicDE@AmazonMusicJP@AmazonMusicMX@AmazonMusicES@AmazonMusicIT@AmazonMusicFR@AmazonMusicBR@AmazonMusicLatin@AmazonMusicANZ@AmazonPrimeMusicIN

Handle di genere: @rotation (Hip-Hop and R&B) e @auf_level (German Deutchrap)

Gratificami, offrimi un caffe!
Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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business marketing musicale metadata musicali

Cosa sono le royalties meccaniche?

Il termine royalties meccaniche nasce all’inizio del XX secolo con la nascita dei primi supporti fonografici, oggi le royalties meccaniche vengono riconosciute all’artista musicale ogni volta che la sua musica viene riprodotta e venduta tramite copie fisiche o in streaming.

Cosa sono le royalties meccaniche
courtesy by pexel.com

Quindi, quando un rivenditore vende una copia fisica, vinile, CD o file .mp3, l’artista musicale guadagna denaro. Inoltre, un artista guadagna royalties meccaniche quando la sua musica viene visualizzata o ascoltata tramite streaming digitale (ad esempio Apple Music, Spotify).

Ci sono in realtà altri modi altri modi, spesso trascurati, per guadagnare royalties meccaniche e sono: suonerie telefoniche, cover, colonne sonore, base per karaoke, biglietti d’auguri interattivi.

E’ importante sapere che, per il calcolo delle royalties, una canzone viene divisa in due: composizione e registrazione master. La composizione, associata all’editoria, è la proprietà del testo e la melodia sottostante di un brano musicale, mentre il master è la proprietà della registrazione particolare (e solitamente fisica finale) di quella canzone.

Normalmente i cantautori che hanno lavorato alla canzone hanno la proprietà dei diritti di composizione mentre i diritti di registrazione master sono parzialmente o totalmente di proprietà della loro etichetta o distributore. Le royalties di performance, invece, sono specificatamente attribuite solo alla composizione.

Il valore delle royalties meccaniche è determinato in modi diversi a seconda di vari fattori e viene recuperato dalle società di collecting dei vari paesi o, in alcuni casi, direttamente dall’autore tramite contrattazione diretta.

La vendita di CD, vinili, DVD o altri supporti genera automaticamente delle royalties meccaniche, che sono pagate da chi produce il prodotto in base a quote stabilite dalle società di collecting dei vari paesi. Così ogni volta che un brano viene riprodotto, genera royalties: se viene eseguita dal vivo in un pub, mandata in onda alla radio, o usata come musica di sottofondo in un supermercato genera royalties. Coloro che pagano sono le stazioni radio, reti televisive, bar, ristoranti, compagnie aeree, uffici, negozi, cinema ecc.

A seconda dei paesi, il valore delle royalties viene stabilito dalle società di collecting, che provvedono anche alla riscossione e alla ripartizione. Gli store digitali come iTunes, Amazon, Google e altri, generano royalties come se si trattasse di vendita di un supporto fisico (CD), mentre lo streaming (Spotify, Deezer, Tidal) è calcolato in modo diverso, e decisamente basso, ed è sempre gestito da accordi tra provider/collecting/governo che sono a tutt’oggi in discussione.

L’artista musicale, in particolare se si autoproduce, dovrebbe essere consapevole del fatto che guadagnare i diritti d’autore è solo una fase del processo, farsi pagare è più complicato. Se non si sa dove viene utilizzata e riprodotta la musica, potrebbe essere difficile sapere se si sta raccogliendo tutto ciò che si è guadagnato. Per questo avere un editore o un distributore digitale che raccolga le royalties per conto dell’artista diventa essenziale.

Ma i problemi non finiscono qui, Inoltre, la raccolta di royalties internazionali può essere impegnativa. È realisticamente impossibile, o comunque troppo impegnativo, per un autore registrare la propria musica con tutte le società di gestione collettiva di diritti d’autore del mondo. Avere un editore è il mezzo più efficiente per raccogliere questi fondi se la musica viene riprodotta a livello internazionale, soprattutto perché in alcuni paesi potrebbe non essere possibile per un singolo autore raccogliere direttamente le royalties dalle società. In alternativa, l’artista musicale può appoggiarsi a società specializzate nella raccolta di royalties meccaniche a livello globale per fare incetta di tutto ciò che gli è dovuto.

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Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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business marketing musicale social media social music marketing

L’evoluzione discografica: un cambio di visione.

Quanti sono i musicisti emergenti che hanno come meta la firma di un contratto discografico? Oggi sembra piuttosto facile, ma la realtà non è tutta rose e fiori: il mercato discografico è quello di sempre, un campo minato ricco di insidie che richiede all’artista una giusta cautela, ovvero il saper compiere i passi giusti al momento giusto. Il rischio è quello di utilizzare male un’occasione e magari di buttar via un buon pezzo.

Com'è cambiata l'industria discografica?
courtesy pixabay.com

Prima di potersi proporre sul mercato, un artista o una band devono avere un’idea molto chiara del pubblico al quale si rivolgono. I tempi in cui una produzione discografica poteva essere il mezzo per esplorare il mercato e trovare i propri fan sono finiti, questa è la realtà. Oggi, prima di ogni cosa, è necessario avere già un pubblico di riferimento per poter investire cifre importanti in una produzione discografica. Non sto parlando solo della registrazione dell’album, ma anche e soprattutto del marketing che andrà ad accompagnare il disco, packaging compreso.

Come accennavo, non sempre è stato così. Un tempo gli artisti venivano coltivati dai manager delle etichette, venivano seguiti e fatti crescere con le opportune strategie.

Negli anni ’60 o ’70, ad esempio, una produzione sceglieva un artista con l’obiettivo di aiutarlo a raggiungere una sua dimensione artistica e una chiara identità musicale tramite il suo suono, i suoi testi e il suo pubblico. Solo dopo aver raggiunto questo obiettivo l’artista era pronto per la commercializzazione della sua musica e per un più ampio successo di pubblico. Una volta identificato il mercato tramite i potenti mezzi di una casa di produzione, l’artista ormai professionalmente maturo poteva ampliare e solidificare la propria audience. Questo significava anche avere l’opportunità di lavorare in stretta collaborazione artistica e personale con professionisti di alto livello, un’esperienza che poteva permettere di raggiungere livelli tecnico e artistici elevatissimi, se si era un bravo musicista.

Nell’epoca dello streaming le cose sono cambiate, per non dire invertite. Oggi un’etichetta discografica non investe su un artista perché ha potenzialità di successo, ma investe su un artista perché ha già una sua fanbase e ha la possibilità immediata di monetizzare il suo successo. Se prima si trattava di investire su un potenziale, ora si tratta di partecipare al profitto di un capitale umano pronto a portare frutti.

Questo comporta che un artista o una band, se vogliono diventare appetibili per un investimento, devono già possedere un seguito, di pubblico ai concerti e/o di followers in rete, ma nel contempo avere anche una chiara identità musicale. E’ un dato di fatto che nella psicologia della produzione moderna un buon investimento è quello che produce reddito dal primo giorno. Costruirsi un proprio pubblico locale, una fanbase solida e affiatata è il primo passo che un musicista deve fare per iniziare il percorso che lo porterà al contratto con un’etichetta discografica.

Per farlo, partire da concerti presso un circolo di quartiere o in un contest tra gruppi emergenti, non è certo un’idea da sottovalutare. Si tratta comunque di trovare i luoghi più adatti per costruire nel tempo una fanbase fidelizzata, grazie all’interazione e al coinvolgimento diretto e personale tra musicisti e pubblico.

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La mucca viola è il libro che ha consacrato Seth Godin come uno degli autori business più amati e ha lanciato un movimento globale che ha ridefinito le basi del marketing. Il solito marketing e i grandi investimenti sui media tradizionali non funzionano più. Oggi il marketing comincia dall’idea del prodotto, che deve essere straordinario, diverso, innovativo per poter catturare l’attenzione dei clienti e far parlare spontaneamente di sé. È questo elemento di magia e unicità a far sì che realtà come Apple, Google, Ikea, Starbucks o la bottega del macellaio toscano Dario Cecchini continuino a macinare successi, mentre grandi industrie affermate arrancano e non riescono a stare al passo.
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L’importanza dei Metadata nello streaming musicale.

Se sei un musicista che pubblica musica dovresti già sapere cosa sono i metadata che accompagnano ogni brano pubblicato ma, dato che preferisco non dare nulla per scontato, credo che stendere due righe su questo elemento così importante nella distribuzione musicale on line sia doveroso.

metadati musica streaming
Foto di ArtTower da pixabay.com

Il lockdown causato dalla pandemia, interrompendo le esibizioni live, ha messo in mostra la criticità dei bassi compensi offerti dalle piattaforme di streaming agli artisti aprendo un ampio dibattito sul tema. Una discussione che coinvolge diversi aspetti della questione royalties, ma c’è anche da dire che si è notata una certa leggerezza da parte di artisti ed etichette nella compilazione dei metadata; una scarsa attenzione che inevitabilmente comporta una scorretta ripartizione dei diritti tra le varie parti coinvolte.

I metadata sono le informazioni cruciali inserite nei siti dei distributori quando viene rilasciato un brano o un album. Questi includono titoli, nomi di cantautori e produttori, editori, etichette discografiche e altri dettagli. Quando queste informazioni non vengono inserite correttamente, è molto alto il rischio che autori e produttori non raccolgano i frutti del loro lavoro.

Contrattempi nei metadata si verificano ad ogni livello e parte del problema è anche la mancanza di uno standard universale nel settore discografico. Nonostante la consapevolezza della necessità di una maggior trasparenza nella gestione della musica in digitale, il tema dei metadata non sembra tra i primi capitoli nell’agenda del music business.

Puoi verificare tu stesso che alcuni titoli sulle piattaforme di streaming mancano di accrediti corretti o incompleti. Solitamente questo accade quando un artista indipendente pubblica i suoi progetti senza un’adeguata attenzione o più semplicemente per pigrizia. Ma ci sono anche casi che un’etichetta importante rilasci una canzone o un album senza i metadata adeguati.

Come artista, autore, musicista o interprete, al momento del rilascio di una pubblicazione, ti consiglierei di non dare nulla per scontato e inviare al tuo editore discografico tutte le informazioni utili per compilare correttamente i metadata legati al tuo progetto: titolo, autori, interpreti, producer e magari i musicisti coinvolti; ci sono anche altre informazioni “tecniche” che però sono di competenza diretta dell’editore.

Questa attenzione di artisti ed editori però non basta per risolvere tutti i problemi. Su una scala più ampia, mentre tecnologia informatica e settore discografico sono sempre più legati, l’importanza dei metadata e degli standard di dati nella musica, richiederebbe livelli più elevati di innovazione, protocollo e collaborazione per tutte le parti chiave coinvolte, tra cui piattaforme di streaming, importanti etichette discografiche, società tecnologiche e case editrici.

Ma mentre aspettiamo che le parti trovino un sistema per creare un business musicale più equo, i metadata restano cruciali: abbine cura.

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Come lo Streaming cambia le abitudini di ascolto

In principio é iTunes, con la sua bella libreria organizzata per generi musicali che ha rivoluzionato il nostro modo di ascoltare la musica nel XXI secolo. La fruizione di musica in iTunes richiede all’ascoltatore, che acquista gli mp3, la scelta tramite ricerca basata su genere musicale e autori per poi, eventualmente evolversi in base alla curiosità soggettiva dell’utente con la creazione di playlist. Il successivo avvento dello streaming aggiunge a questo metodo tradizionale, basato su categorie di genere, i suggerimenti degli algoritmi, delle Intelligenze Artificiali, che imparano a riconoscere i gusti dell’ascoltatore e li intercettano proponendogli playlist personalizzate.

Una ragazza ascolta la musica dal cellulare
courtesy pixabay.com

Preso atto di questo, spontanea mi è venuta la domanda di quanto gli algoritmi possano influenzare l’ascoltatore nelle sue scelte musicali; Domanda che trova una parziale risposta nella conoscenza di come funzionano le diverse piattaforme di streaming.

iTunes è organizzato come una biblioteca musicale tradizionale dove a canzoni, artisti, album, generi sono affiancate le playlist create dall’ascoltatore. Questo sistema si è mantenuto anche nel passaggio verso il servizio streaming di Apple Music, una scelta aziendale fatta dalla constatazione di come gli utenti continuino ad apprezzare questo modello. Spotify e YouTube Music invece, si distinguono per la scelta di affidare la ricerca alle Intelligenze Artificiali capaci di intercettare i gusti dell’utente tramite algoritmi di auto apprendimento.

Per spiegare meglio la differenza di fruizione, basti pensare che, mentre su Apple Music la musica si cerca e organizza nella libreria, su Spotify e YouTube Music, gli algoritmi cercano di prevedere le scelte offrendo delle playlist già redatte e basate sulle abitudini di ascolto. Non sono sistemi perfetti, in particolare quello di YouTube Music, ma stanno migliorando piuttosto velocemente e i risultati possono essere sorprendenti in termini di esperienza di ascolto.

Nonostante questo, il sistema algoritmo di Spotify e You Tube Music, nelle ricerche e nelle proposte, cercherà sempre la massima soddisfazione dell’ascoltatore basandosi su valori tipo la popolarità dell’artista, del brano e gli ascolti dell’ascoltatore. Questo sacrificando la scelta di proposte più coraggiose e rischiando di richiudere l’ascoltatore in una bolla che gli renderà più difficile scoprire musica al di fuori dei schemi algoritmi.
Altro limite del sistema algoritmo (in Spotify si nota in maniera particolare) è la difficoltà di cercare la musica per genere. Se noti, nella scheda Ai Fan Piace Anche, non sempre Spotify mette in relazione artisti realmente vicini tra loro. Questo dipende da molti fattori tra cui, non secondario, il corretto caricamento dei brani da parte delle label. In realtà quello che manca è una esatta contestualizzazione dei brani e dei loro interpreti come invece accade nella catalogazione per genere di Apple Music o Deezer.

I sistemi algoritmici come Spotify prediligono un esperienza di ascolto emozionale, basata sull’umore (mood) del momento e sui gusti conosciuti dell’utente. Altre piattaforme come Apple Music o Deezer, danno spazio all’approccio filologico che organizza le musiche e gli autori raggruppati per genere musicale. Questa differenza inevitabilmente finisce per condizionare la fruizione quotidiana della musica.

Sarebbe ingiusto dire che un metodo è migliore dell’altro. Sono le abitudini dell’ascoltatore ad avere l’ultima parola su quale sia il metodo più soddisfacente. Per esempio, chi desidera una playlist perfetta al momento giusto, troverà soddisfazione usando Spotify; chi invece ama organizzare la propria musica e gestirla con logica, Apple Music e Deezer sono le più adatte; mentre per gli audiofili c’è Tidal che risponde alle esigenze di una qualità audio superiore.

Gli ascoltatori oggi hanno l’opportunità di poter scegliere quale servizio di streaming si adatta di più alle loro esigenze di ascolto, i vantaggi per i musicisti sono negli strumenti di analisi offerti dalle piattaforme che permettono di scoprire come viene fruita musica e sopratutto per poter individuare il pubblico più adatto alle loro composizioni.

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Music business. La grande guida: Tutti i segreti per orientarti nell’industria musicale odierna e trasformare la tua passione nel lavoro della vita

di Alessandro Liccardo
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Cosa ci vuole per vivere di musica? Basta il talento? Che differenza c’è tra fare successo e avere una carriera, e come è possibile prendere il controllo del proprio destino professionale nell’industria musicale? Queste domande accomunano tanto lo studente che muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, quanto il musicista esperto che si confronta con gli scenari odierni del mondo della musica, tra nuove piattaforme digitali e opportunità promozionali spesso difficili da identificare con chiarezza. Music Business – La Grande Guida racconta con tono informale ma preciso tutto quello che oggi l’aspirante professionista ha bisogno di sapere per vivere di musica e orientarsi nell’intricato universo del music business. Il testo è pensato per offrire, per la prima volta in italiano, tutti gli strumenti critici e strategici indispensabili a muoversi con successo nel moderno mondo dell’industria musicale. Dall’utilizzo consapevole dei social network alle nuove piattaforme di diffusione e streaming musicale, al lettore è offerto un prontuario completo di consigli e tecniche per promuoversi e sviluppare connessioni di valore nell’ecosistema del professionismo musicale. Music Business – La Grande Guida è pensata anche per gli studenti delle nuove classi di musica moderna e jazz dei conservatori, dei licei musicali e della miriade di scuole ed accademie private italiane, proponendosi come il testo di riferimento per comprendere le mutate condizioni tecnologiche dell’industria musicale all’indomani della rivoluzione digitale.
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