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One Sheet o Cartella Stampa quale è meglio?

Due strumenti essenziali per la promozione di un’uscita discografica, ma in particolare di una band o di un artista musicale, sono la Cartella Stampa e l’One Sheet. Entrambi sono documenti che raccolgono informazioni biografiche sull’artista e sulle sue produzioni, lo fanno con metodi diversi e vanno utilizzati in situazioni diverse, sebbene le finalità ed i contenuti siano simili.

L'one sheet o l'Epk, qual'è il migliore?

L‘One Sheet ha lo scopo di fornire una panoramica di un artista o di una band. In genere è un documento di una sola pagina che include tutte le informazioni sull’attività artistica come concerti e produzioni discografiche e tutte le note biografiche utili per conoscere l’artista e il genere musicale di riferimento. Senza dimenticare tutti i link utili per raggiungere informazioni più dettagliate.

Essendo composto da una sola pagina, due facciate, che va pure arricchita con almeno una bella foto professionale, per forza di cose l’One Sheet deve contenere informazioni succinte, ma molto precise e significative. Lo scopo è quello di attirare velocemente l’attenzione evidenziando parti più importanti della tua carriera. Può essere usato per accompagnare la presentazione di una demo per una casa discografica o come presentazione per una proposta di un concerto: il lettore dovrà essere impressionato da questa presentazione che deve essere graficamente ineccepibile ma anche densa di contenuti interessanti.

La Cartella Stampa, più comunemente nota come EPK Electronic Press Kit, è invece un insieme di documenti che dovrebbe raccontare più ampiamente dell’artista o della band a cui appartiene; sarà anche ricca di foto di diverso formato e recenti.

La Cartella Stampa ha lo scopo di raccogliere e gestire tutte le informazioni ufficiali riguardo l’artista e la sua musica, dev’essere ricca di informazioni perché viene per lo più usata per essere diffusa a media e giornalisti che troveranno in essa tutte le informazioni per poter scrivere articoli e recensioni.

Direi che non c’è bisogno che mi dilunghi oltre.
One Sheet ed EPK sono due strumenti complementari, utili entrambi e da usare in situazioni differenti. Per esempio, per uno speaker radiofonico le informazioni sui brani che potresti scrivere sul tuo EPK sono utilissime per valorizzarli nel lancio radiofonico, mentre la sintesi che troverà sul tuo One Sheet sarà apprezzata dal responsabile A&R che quotidianamente deve scegliere nuovi volti e nuove musiche da produrre.

Se vuoi consigli sul come prepare il tuo EPK o One Sheet contattami.

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L’One Sheet automatico di Chartmetric


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Una Cartella Stampa ben temperata

Il gioco di parole del titolo che scherza con quello di un noto brano di Bach che si proponeva di dimostrare la validità di un suo sistema d’accordatura del clavicembalo. In effetti anche per le Cartelle Stampa esistono diverse scuole di pensiero e questo perché ogni realtà, che sia una radio o un’agenzia di promozione, ha diverse esigenze che la Cartella Stampa dovrebbe soddisfare.

Una cartella stampa ben temperata

In questo articolo cercherò di fissare i punti chiavi essenziali per poter realizzare una Cartella Stampa in grado di adattarsi e soddisfare diverse esigenze. Un tempo la Cartella Stampa era un raccoglitore contenente foto e schede riguardanti l’artista, compresa la rassegna stampa e ogni genere di informazione utile per giornalisti, producer o speaker radiofonici.

Oggi, nell’industria musicale, il termine Cartella Stampa è stato quasi del tutto sostituito dall’acronimo EPK: Electronic Press Kit. Già il nome ti indica che il formato elettronico ha sostituito il cartaceo, comunque sia  le informazioni raccolte nella Cartella Stampa dovranno essere organizzate in schede dove biografia, tour, pubblicazioni, rassegna stampa e quant’altro trovino una loro corretta esposizione di facile consultazione. Ovviamente la Cartella Stampa dovrà essere corredata da una galleria fotografica in grado di rappresentarti bene con foto in alta qualità e di buona fattura.

Puoi rendere disponibili i contenuti della tua Cartella Stampa con un link sul tuo sito o usando servizi come Google Drive o WeTranfer.

Vediamo ora che informazioni deve contenere un EPK per poter soddisfare le esigenze professionali di giornalisti, discografici, promoter e agenti, per generare il loro interesse e una conseguente copertura mediatica.

Scheda Introduttiva

L’introduzione deve catturare l’attenzione del lettore. Descrivere l’artista, il suo stile e genere musicale. Deve essere corredata da una bella foto. Sii creativo mantenendo un tono professionale e nel contempo conciso e coinvolgente.

Scheda Biografica

La biografia dev’essere dettagliata ma comunque concentrata sugli elementi più rilevanti e interessanti. Deve includere informazioni sulla tua formazione musicale, esperienze passate, premi o riconoscimenti ricevuti. Vanno sicuramente menzionate le collaborazioni con altri musicisti e le collaborazioni significative nell’industria musicale. Nel caso di una band è bene fare una dettagliata scheda per ogni componente per valorizzare il singolo e l’ensemble.

Album

Dedica una sezione all’album in uscita. Descrivi il concetto dell’album, processo di scrittura e registrazione, le influenze musicali, il processo di registrazione e produzione, e i temi o messaggi chiave che l’artista ha voluto trasmettere attraverso le canzoni. Descrivi anche il genere musicale, gli strumenti utilizzati, i temi ricorrenti e qualsiasi particolarità che potrebbe interessare i lettori. Includi il titolo dell’album, la data di uscita e i dettagli sulle tracce incluse.

Singoli e videoclip

Se hai già pubblicato dei singoli o dei videoclip, una bella scheda dedicata valorizzerà il tuo impegno. Descrivi le canzoni, menziona eventuali collaborazioni e spiega il concetto o la storia dietro i videoclip e nomina regista e cast. Fornisci i link o inseriscili (embed) per permettere ai destinatari dell’EPK di ascoltare o guardare il materiale. Puoi anche arricchire il tuo EPK con i trailer dell’album, video di backstage delle registrazioni, estratti di esibizioni dal vivo o interviste.

Rassegna stampa e riconoscimenti

Se hai ricevuto recensioni positive o riconoscimenti da parte di media o esperti del settore, riportali nell’EPK. Includi le citazioni da parte di altri artisti o figure di spicco dell’industria musicale, nomi dei media e eventuali premi vinti. Raccogli gli articoli più belli che parlano di te, dei tuoi spettacoli e delle tue produzioni.  La riprova sociale è uno degli elementi più importanti per far crescere la tua reputazione professionale e artistica.

Foto e immagini

Inserisci una selezione di foto ad alta risoluzione dell’artista, sia in studio che durante le esibizioni dal vivo. Assicurati che le immagini siano di qualità professionale e che rappresentino l’estetica e lo stile dell’artista.

Link e contatti

Non dimenticare tutti i link rilevanti, come il suo sito web ufficiale, profili sui social media, canali di streaming musicale e video. Includi anche i tuoi contatti o quelli del tuo team di gestione, come l’indirizzo email o il numero di telefono per eventuali richieste o interviste.

Ricorda che l’EPK deve essere ben strutturato, con informazioni chiare e concise e avere un aspetto professionale. Puoi organizzare il contenuto in schede PDF o creare delle pagine web dedicate all’EPK sul tuo sito ufficiale. Ricordarti di aggiornare regolarmente il tuo EPK con nuovi contenuti, recensioni o riconoscimenti per mantenerlo sempre attuale.


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Come uscire dalla rassicurante nicchia

Per una band o un artista musicale la nicchia di pubblico legata al genere musicale è la base per una buona partenza. Rivolgersi ad un pubblico ben definito con un’immagine che risponda ai canoni di genere aiuta sin dai primi passi nel farsi apprezzare e riconoscere.
Come uscire dalle nicchie di genere musicale'

Il problema è che, statisticamente, il pubblico di nicchia non è proprio un pubblico fedelissimo; non nascondiamoci che anche il pubblico di nicchia è irresistibilmente attratto dalla musica mainstream, che resta la principale concorrente della musica di nicchia, qualsiasi sia il genere musicale.

Questa è una dinamica che riguarda qualsiasi mercato di generi di consumo ed è incontestabile che la musica sia un genere di consumo, se così non fosse non esisterebbe l’industria discografica e dell’intrattenimento come la conosciamo.

Date queste premesse, il primo punto da focalizzare è che la competizione vera e propria tra artisti musicali non avviene all’interno della nicchia di genere, ma avviene nel mercato generale, nel mainstream. Come succede in altri mercati, anche nel discografico chi è piccolo, di nicchia, molto probabilmente resterà tale, solo pochi riusciranno a trovare il modo creativo e commerciale per uscirne. Ma come?

Non ci sono ricette miracolose, ovviamente, ma una strada percorribile esiste ed è quella di applicare metodi di branding nella promozione della band, del cantante/autore o del singolo prodotto discografico.

Il primo passo del nostro viaggio al di fuori della nicchia è di essere presenti nella memoria del pubblico: ovvero identificarsi come una soluzione alternativa ma non diversa da quella offerta dal mainstream. Supponiamo il caso di un brano reggae ben connotato nel genere, dal ritmo vivace e dalle sonorità positive. Questo brano può rispondere bene alle persone che cercano musica allegra, spensierata e dal sapore estivo, per capirci, una canzone che possa tranquillamente stare in una playlist di tormentoni mainstream dandole un tocco di originalità.

A questo punto, proprio valutando il tuo pubblico, età, provenienza, playlist create ecc., puoi trovare le giuste corde per solleticare l’attenzione verso la tua musica utilizzando le leve e le loro varianti che hanno dato migliori risultati nel mainstream. Non si tratta della ricerca del successo, del brano commerciale, ma di una maturazione artistica e creativa che ti metta in sintonia con i gusti del pubblico solleticandone la curiosità ed offrendogli qualcosa di diverso, di alternativo.

Il terzo passo, quello fondamentale, è creare un ricordo permanente nella memoria del nostro pubblico. Per ottenere questo c’è tutto quel lavoro costante e coerente di personal branding che ci renderà unici e distinguibili dalla massa, dove distinguibili non significa differenti.

E’ nella costruzione di questa identità distinguibile che scopriremo che tutti quei soldi apparentemente buttati in loghi e brand architecture non erano, dopotutto, buttati. Ma scopriremo anche che, come nella musica, ogni cosa nel marketing, non funziona da sola.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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I social non sono partner dei musicisti

Le polemiche scatenate dal mancato accordo tra SIAE e Meta hanno visto contrapporsi diverse opinioni. Influencer e creator hanno ovviamente dato contro SIAE, dato che il risultato del mancato accordo è stata la rimozione degli artisti SIAE dai social di Meta; SIAE ha anche raccolto critiche pesanti da alcuni giornalisti di settore e non sono mancate critiche anche da qualche piccolo discografico e da qualche artista: ad onor del vero, ho notato che questi ce l’hanno con SIAE più che altro perché è molto al di sotto delle loro aspettative.

I social network non sono partner dei musicisti

Ma vorrei chiarire (e chiarirmi) le idee sul mondo e sulle dinamiche della musica in streaming e lo farò nelle prossime righe, sperando che questo mio punto di vista possa suscitare una discussione costruttiva.

Un artista musicale per sviluppare la sua carriera, per forza di cose, deve appoggiarsi a diverse figure e servizi professionali: editore discografico, producer, distributori digitali, digital service provider, promoter, grafici, video maker, esperti di marketing e social, ecc…

Queste figure lavorano attorno alla figura dell’artista musicale ed alla sua musica e sono nel contempo loro partner. Lo sono perché il frutto del loro lavoro ed il loro prestigio vanno di pari passo con quello dell’artista per cui lavorano e si fanno pagare: è una sinergia, un dare e avere in cui entrambi le parti hanno l’interesse che il tutto vada per il meglio.

Anche le società di gestione dei diritti d’autore sono partner dell’artista: SIAE, ASCAP, Soundreef, NuovoIMAIE o altre, perché si fanno pagare a fronte di servizi di tutela degli artisti e della loro musica; anche qui la sinergia di questo rapporto è vantaggiosa per entrambi.

Ed i social network come Instagram, Facebook o TikTok sono partner degli artisti? Direi proprio di no.

Lo scopo principale delle reti sociali non è di valorizzare o promuovere la notorietà di un artista musicale. Il loro scopo primario è quello di intrattenere i loro utenti con contenuti generati dagli stessi. Per ottenere questo, i social network offrono ai loro iscritti strumenti per creare contenuti completi e accattivanti: uno di questi strumenti è la musica, la tua musica.

Il fatto poi che un tuo brano diventi virale e magari conquisti il favore del pubblico non rientra tra i primari interessi delle piattaforme social.

Il primario interesse di un social network è fornire ai suoi creator ed influencer musica al più basso costo possibile perché possano far funzionare un giocattolo che genera ogni giorno ricchezza anche influenzando abitudini e mercati.

Se poi come musicista non sei proprio contento della qualità dei servizi SIAE, cambia gestore di diritti d’autore, l’offerta è ampia.


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SIAE vs Meta è una questione di trasparenza

La notizia in pochi minuti ha fatto il giro del web italiano ed anche oltre: la musica italiana tra un paio di giorni sparirà dai social di Meta. Facebook e Instagram stanno per bloccare e silenziare tutti i video pubblicati dagli utenti italiani, che contengono tracce musicali provenienti dal repertorio della Società Italiana Autori ed Editori (SIAE).

Siae contro Meta è una questione di trasparenza.

Ad annunciarlo è stata Meta, proprietaria delle due piattaforme, comunicando di non essere riuscita a raggiungere un accordo con SIAE per il rinnovo delle licenze. Il colosso di Menlo Park ha sottolineato come, in tutta Europa, solo in Italia non sia riuscita a rinnovare le licenze.

SIAE ha precisato che, Meta avrebbe preso una “decisione unilaterale” per escludere il repertorio della società dal proprio catalogo, “prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio”. La società ha poi accusato l’azienda di Mark Zuckerberg di aver rifiutato di condividere “informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo”, andando contro i principi della Direttiva copyright.

Le licenze della società sono scadute il primo gennaio 2023 e già prima di allora sarebbero state in corso le contrattazioni, che non hanno portato a un nulla di fatto, perché per SIAE Meta starebbe sfruttando “la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.

Ad essere esclusi da questa quarantena sono le musiche di artisti che hanno società di gestione collettiva diverse da SIAE, ad esempio quelli che si sono affidati alle cure di Soundreef o altre, ma anche tutte quelle auto produzioni che semplicemente si appoggiano a piattaforme di distribuzione senza essere iscritti a società di gestione collettiva di diritti d’autore.

Enzo Mazza, CEO della Federazione Industrie Discografiche Italiane non ha per niente gradito la notizia:

…la decisione di quest’ultima (Meta ndr) di rimuovere il contenuto musicale da FB e Instagram rischia di causare gravi danni anche all’industria discografica.
Non è accettabile che una piattaforma della rilevanza di Meta possa rimuovere un contenuto che coinvolge anche altri settori della filiera come reazione ad una divergenza su un accordo contrattuale.
La direttiva copyright del 2019 e anche le precedenti norme in materia di contenuti online hanno definito in maniera chiara il contesto ed è opportuno raggiungere un’intesa che salvaguardi la disponibilità dei repertori anche a tutela degli artisti e dei fan di musica.
La trattativa va subito riaperta e condotta in buona fede per tutelare i diritti di proprietà intellettuale delle industria creative.

Mentre scrivo è ancora presto per sapere come e se questa crisi sarà risolta. La rottura tra SIAE e META in Italia sembra simile a quella tra TikTok e le major in Australia: è evidente che ai social network il costo delle licenze per l’utilizzo della musica chiesto dall’industria discografica sia troppo elevato per i loro gusti. TikTok sta cercando di aggirare il problema creando la piattaforma di distribuzione musicale SoundOn (non disponibile in Italia), Meta vedremo cosa ha intenzione di fare.

Forse per gli artisti musicali è giunto il tempo di usare i social network e non di farsi usare da loro. Le strade ci sono, bisogna solo saperle percorrerle.


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Amazon Music business musica streaming royalty social music marketing Spotify

Calcolatore di guadagni da streaming

Quanto puoi guadagnare dai servizi di musica in streaming quali Amazon Music, Spotify, YouTube, Deezer, Tidal ecc…? Qualcuno ha voluto rispondere a questa domanda creando un pratico e semplice Music Royalty Calculator. non sprecherò parole per spiegare come funziona perché è veramente semplice e intuitivo: un giochetto.

Calcola le royalty della musica in streaming

Ma prima di darti il link a questo strumento è doveroso fare alcune considerazioni sull’utilità e la validità di questo strumento.
Per questo ti consiglio di continua la lettura.

Non conosco i criteri di programmazione con cui è stato creato questo Music Royalty Calculator, ce ne sono altri in circolazione e direi che sono tutti affidabili. Ma devi tener conto che i risultati che ti restituisce sono delle medie, delle stime, ma non sono in assoluto dei dati da prendere alla lettera.

Ti faccio alcuni esempi pratici che io stesso ho potuto misurare.

Le canzoni per bambini piccoli, in particolare ninna nanne e filastrocche, rendono molto di più, anche fino a 4 volte di più su Amazon Music rispetto che su Spotify. Il motivo di questo l’ho trovato nelle abitudini di ascolto del pubblico di riferimento che chiaramente è composto da genitori con bambini piccoli che usano servizi Amazon e che magari, come molti dispongono di un dispositivo Alexa con il quale diffondo musica per far tranquillo il pupo: tra l’altro macinando ore e ore di musica da un abbonamento a pagamento (Unlimited) che è, come saprai, più redditizio in fatto di royalty.

Perciò, dalla mia esperienza, i risultati che ti restituiscono i royalties calculator per quanto riguarda Amazon Music potrebbero rivelarsi sottostimati.

D’altro canto, nel caso della Trap o del Reggaeton, non mi fa meraviglia se i proventi da Spotify per ogni singolo ascolto fossero più alti rispetto Amazon. Questo perché Spotify è abbondantemente più diffuso e apprezzato dai giovani e giovanissimi, ma anche qui c’è una piccola trappola di cui tener conto.

Quando distribuisce le royalties, Spotify premia gli artisti musicali che ricevono ascolti dalle nazioni con un alto numero di abbonati a pagamento. Per esempio, gli ascolti provenienti dalla Germania, valgono qualche centesimo in più rispetto a quelli provenienti dall’Italia: questo perché in Germania c’è una media di abbonati a pagamento superiore a quella italiana.

Il che significa che se il tuo brano diventa popolare, sempre per esempio, in Bolivia, scoprirai che le royalties per ascolto sono molto più basse rispetto a quelle provenienti dall’Italia per il motivo di cui sopra.

Questo significa che, nell’era della musica in streaming, quando scrivi un brano devi tener conto non solo dei gusti e delle abitudini del pubblico al quale ti rivolgi, ma anche della sua provenienza geografica.

Sono informazioni che possono diventare un tuo punto di forza molto importante se le sai usare bene, perché se è vero che per Spotify il mercato latino è meno remunerativo, è anche vero che è uno dei più vasti del pianeta e se un tuo reggaeton (dio ce ne scampi!) sfonda in Bolivia, non è detto che il suo successo non possa espandersi dall’Argentina al Messico sino ai barrio delle metropoli nord americane: e son numeri eh, mica bruscolini.

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4 punti cardine del marketing musicale

Suppongo ti sia chiesto il motivo per cui alcuni musicisti di talento facciano fatica a crearsi un ricco seguito di pubblico e ottenere il riconoscimento che meriterebbero, mentre vedi che altri, di talento minore, sembrano raggiungere un riconoscimento di pubblico più consistente, ed essere visibili ovunque. Ciò sicuramente dipende da molti fattori, ma uno rilevante è la capacità di saper muoversi nel settore musicale anche sul lato più pratico del business, che nella vulgata popolare sarebbe il sapersi vendere bene.

4 punti cardine del marketing musicale

Definirei il marketing musicale quel pezzo mancante di un insieme capace di fare la differenza. Il problema è che molti musicisti sottovalutano l’importanza dell’effetto che può ottenere una buona strategia di marketing, nonostante gli strumenti per approfondire le proprie conoscenze e monitorarle con costanza siano orami alla portata di tutti. Nell’era della musica in streaming molti artisti musicali non riescono ad arrivare dove desiderano semplicemente perché si ritrovano incapaci di gestire attività di organizzazione e vendita del proprio materiale musicale.

Le fonti per documentarti oramai sono molte, le stesse piattaforme di distribuzione offrono infarinature sui concetti chiave del marketing musicale, esiste un’ampia letteratura, molti blog divulgativi (tra cui questo;) e manuali pratici che possono avvicinarti alla materia. In questo articolo vedrò di fissare alcuni punti chiave sul perché e sul per come un artista musicale deve interessarsi al marketing musicale ed alla promozione del suo essere artista e della sua musica.

1. Sveglia le coscienze

Sulle App di streaming musicale l’offerta quotidiana è talmente vasta che (ahinoi) non basta fare della buona musica per essere notati. Certo che l’ideazione, l’esecuzione e la produzione delle tue tracce deve essere ineccepibile, ma non è sufficiente per fare il botto: questo è un dato di fatto.

Essere musicisti di talento e mostrare questo talento alle persone sono due cose diverse: perché il tuo talento venga scoperto, prima devi catturare l’attenzione delle persone perché è l’attenzione il fattore che un artista musicale deve saper conquistare convincendo il pubblico che vale la pena essere ascoltato. È questa l’essenza del marketing musicale: attraverso la promozione e commercializzazione della musica si mostra al pubblico che non solo la propria musica esiste ma si convincono anche le persone ad ascoltarla. È su questi due obiettivi che dovrai focalizzarti inizialmente.

So già che alcuni lettori di stanno storcendo il naso perché faticano a coniugare loro passione creativa per la musica con il verbo vendere eppure questo è un passaggio obbligato se intendono continuare a deliziarci con le loro creazioni musicali.

Devi sapere che fare marketing musicale non è fare l’imbonitore. Fare marketing significa investire tempo e risorse sulla propria immagine e quindi sul proprio prodotto musicale. Non è richiesta nessun tipo di laurea o conoscenza particolare, ma è necessaria la volontà di voler imparare fino a possedere la materia come possiedi la conoscenza della musica.

2. Il marketing è dialogo continuo con i propri fan

Abbiamo detto che per poter vivere della tua musica è necessario catturare l’attenzione del pubblico, il prezzo di questo è che questa attenzione devi restituirla a chi ti segue. Il dialogo con il pubblico deve essere continuamente stimolato con tutti i mezzi che i social network ti offrono e anche nelle occasioni di incontro, prima o dopo un live o in occasione di una manifestazione. Rispondere alle domande, soddisfare le curiosità ed essere disponibile nei luoghi deputati è la strada più breve per crearti una fanbase affiatata: un buon marketing parte dalla costanza con cui sono curate le pubbliche relazioni, in particolare con i fan.

Il processo di marketing musicale inizia proprio dall’acquisizione e dallo studio della tua fan base. E’ un impegno che devi mantenere costante attraverso il dialogo e attraverso la misurazione delle tue iniziative di coinvolgimento del pubblico. Credere che il marketing inizi solo al momento di rilascio di un album o un singolo, e che finisca prima di iniziare a lavorare sul prossimo progetto è semplicemente un errore.

3. Non puoi fare tutto da solo

Imparare a fare marketing musicale non è complicatissimo se ci si dedica con dedizione, ma è senza dubbio un impegno che ruba tempo ed energia. Spesso dedicarsi da soli al marketing musicale può essere frustrante e stancante finché non ne possederai le dinamiche. La soluzione allora è proprio coinvolgere altri componenti a partecipare nella promozione del tuo progetto: chiedere ai tuoi fans di sostenerti, noleggiare un team di marketing, affidarsi ad un’etichetta o un agenzia che ti aiuti in questo processo.

Più mani rendono il lavoro più leggero: una volta che hai intuito chi può davvero aiutarti, coinvolgi gli altri in un gioco di squadra così che il talento acquisito nella promozione ti aiuterà a comprendere chi può fare al caso tuo e se è capace di rispondere alle tue esigenze. Conoscere quindi le regole della promozione ti aiuterà anche a scegliere le persone migliori di cui circondarti.

4. Non solo online

Certo Internet offre la grande occasione di promuovere la tua musica da casa ma in realtà così rischi di non andare molto lontano. Organizzare un live è una prerogativa che si avvale di un lavoro concreto, oltre al fatto che ti porterà a utilizzare le tecniche di marketing non solo online ma anche nel contatto diretto con un pubblico, magari attraverso del merchandising. È quindi un altro modo per raccogliere guadagni dalla propria musica.

Le opportunità al di fuori di internet sono molte: una telefonata o un incontro diretto possono abbreviare i tempi organizzativi e darti l’occasione di capire faccia a faccia i modi e i pensieri delle persone con cui entri in contatto. Ecco perché è importante non concentrarsi mai solo e unicamente sull’online, ma devi allargare sempre le possibilità di promozione anche dal vivo con concerti o partecipando a Contest o rassegne.


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Il valore sono i fan e qualcuno se n’è accorto.

Il mercato della musica in streaming, ma più in generale l’industria della musica intesa come intrattenimento, sia dal vivo che in streaming non sta mai fermo ed è sempre alla ricerca di ottenere i massimi risultati per soddisfare pubblico e artisti, che comunque si sentono un po’ frastornati in questo settore così in evoluzione. Al vertice globale della musica NY:LON Connect svoltosi a Londra lo scorso 16 e 17 gennaio sono stati anticipati i temi chiave del 2023: temi che interessano molto da vicino la vita professionale degli artisti musicali.
Nella musica in streaming il valore sono i fan

Molto interessante ho trovato la notizia dello studio fatto dal ricercatore analista Daniel Johansson che usando dati acquisiti da Spotify ha scandagliato tutti gli artisti svedesi con più di 1 milione di streaming scoprendo che:

Non sono quegli artisti a cui di solito pensiamo: almeno non quelli della TV o della radio svedesi… Molti di questi stanno generando centinaia di milioni di stream, persino miliardi di stream, eppure possono andare al supermercato e comprare il latte, e nessuno li riconoscerà… Nella bolla dei fan, sanno chi sono, ma il il pubblico in generale no.

La speranza di Johansson è che questo sua analisi porti alla luce una nuova generazione di artisti che hanno chiaro come muoversi nell’attuale modello di streaming. Una consapevolezza che, rivela, è comunque presente in alcuni artisti mainstream come Abba o il compianto Avicii.

Il dibattito ha toccato anche i modelli di pagamento agli artisti utilizzati dalle diverse piattaforme e qui Johansson ha evidenziato la necessità di analizzare in profondità la qualità degli ascoltatori e di usarla come punto di forza per la crescita dell’artista identificando con chiarezza in quali nicchie di pubblico questi venga apprezzato.

Il ragionamento dell’analista parte dalla considerazione che attualmente esistono tre modelli di remunerazione dello streaming: quello incentrato sull’utente, quello alimentato dai fans e quello incentrato sul singolo artista. La proposta di Johansson è:

Potremmo aver bisogno di un quarto modello chiamato semplicemente il modello incentrato sulla musica. Quando hai un terzo dei flussi provenienti da rumore bianco, rumore marrone, cascate, ecc., questo ovviamente spalma i pagamenti per la musica.
Il primo passo potrebbe essere quello di differenziare ciò che è musica e ciò che non è musica, e creare due mercati separati. Oggi entrambi fanno parte dello stesso sistema economico, quindi il primo passo potrebbe essere quello di avere un’economia incentrata esclusivamente sulla musica vera e propria.

Questa posizione ha trovato alcune conferme nel corso del dibattito, tra cui quella di Michael Pelczynski di Soundcloud per il quale un sistema che paga in base all’ascolto di ogni singolo abbonato per definizione definirà con dati chiari chi sono gli ascoltatori di maggior valore per ogni artista: quelli con cui ci saranno più possibilità per vendere biglietti, merchandising ed altre cose.

Pelczynski ha anche citato un artista, senza farne il nome, per il quale il 72% del pagamento totale alimentato dai fan di SoundCloud è stato generato dal 6,5% degli ascoltatori.

È qui che inizi a dire ‘chi diavolo sono quei 6,5?
Voglio sapere chi sono!

Pelczynski ha promesso che quest’anno SoundCloud farà emergere quei fan: offrendo la possibilità di vedere quegli influencer che contribuiscono a far crescere un’artista.

Aggiornamento Agosto 2024
A oggi, non mi risulta che SoundCloud abbia integrato il suo For Artist con funzioni utili a identificare i superfan di un musicista. Se hai notizie più precise e documentate me lo scrivi nei commenti?


Le 42 leggi universali del digital carisma: La fusione tra vita digitale e reale è il futuro della comunicazione

di Rudy Bandiera
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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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Come guadagna chi fa musica?

Dalla sua nascita, nel primo decennio del XX secolo e per tutto il secolo breve la vendita di supporti fonografici (vinili, musicassette, cd ed .mp3) è stata la più importante fonte di reddito per musicisti ed editori discografici ma l’arrivo dello streaming nel nuovo millennio ha profondamente cambiato le carte in tavola: oggi ci troviamo nella situazione in cui di fronte all’aumento delle uscite musicali viene venduta meno musica.
Come guadagna chi fa musicaIn particolare i nuovi artisti si ritrovano ad affrontare molta più competizione rispetto al passato ed i competitor non sono semplicemente i loro colleghi. Con la fruizione in streaming la musica diventa intrattenimento e, sopratutto, nella fruizione privata, si ritrova a competere con altri prodotti creativi come videogiochi o video on demand, ovvero con tutti quei prodotti usati dalle persone per riempire il tempo libero. Non si tratta più di considerare solo il costo del prodotto discografico, ma diventa strategica la relazione che l’artista riesce a creare con l’ascoltatore.

Sebbene le vendite di musica digitale stiano quasi compensando il calo di vendite dei supporti fisici, le dinamiche del nuovo assetto del mercato discografico costringono l’artista musicista e la sua etichetta ad instaurare un nuovo rapporto in cui spesso la casa discografica è più un’agenzia di marketing piuttosto che un semplice editore.

Questo scenario influisce sul rapporto tra artista ed etichetta anche perché, a parità di impegno, i ricavi dall’ascolto in streaming non sono comunque paragonabili a quelli del supporto fisico, ma sopratutto perché rientrare nei costi di produzione, per una casa discografica, richiede più tempo.

Nell’ambiente è diventata ufficiale la voce che dal 2023 le major discografiche investiranno maggiormente su artisti giovani ben inseriti nelle dinamiche social mentre verranno messi in secondo piano gli artisti già maturi che non bucano le community.

Il passaggio era atteso e, sotto certi punti di vista, inevitabile : per poter investire su nuove produzioni l’editore discografico deve poter contare su artisti che possano generare entrate diverse dal prodotto discografico e che sappiano tener legata la propria base fan in particolare attraverso i network e media social.

Per l’artista musicale che non trova ascolto in un’etichetta restano aperte le strade per l’auto produzione, ma anche queste non sono prive di ostacoli. Senza una adeguata promozione personale e del prodotto, senza un piano di crescita basato su obiettivi concreti, resta difficile per l’artista conservare il suo pubblico o crearne uno nuovo.

Ci vuole molto realismo per esigere l’impossibile.


Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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business social music marketing

Alcune cose che un musicista non deve scordare.

Oggi vorrei fare un po’ il punto della situazione nel mondo dell’industria discografica. Questo perché, anche dopo la crisi pandemica che ha messo duramente alla prova i professionisti, noto che permane una riottosa ostilità verso l’evoluzione inesorabile del settore discografico.

il musicista non deve scordare

Generalizzando, sappiamo che il mercato musicale mainstream è controllato dalle major discografiche che hanno ampliato i loro interessi anche su generi e mercati secondari grazie all’acquisizione di nuove etichette e, di conseguenza, del loro know-out artistico e professionale. Alle etichette indipendenti restano polposi mercati di nicchia su cui le più abili si stanno effettivamente concentrando.

La scomparsa delle vendite di supporti fisici non ha solo modificato la distribuzione della musica, che oggi avviene attraverso le piattaforme di distribuzione (The Orchard, Believe, Distrokids etc.) ma anche la fruizione della stessa da parte degli utenti.

Già con la rivoluzione degli .mp3 negli anni ’90, gli artisti più attenti avevano colto l’occasione per svincolarsi dalle rispettive case discografiche producendo la propria arte senza vincoli di politiche aziendale. Oggi, la distribuzione in streaming ha amplificato queste possibilità, permettendo all’artista di produrre e distribuire musica con costi relativamente modesti. Auto prodursi è incredibilmente facile e poco costoso.

Ma questi cambiamenti richiedono comunque modelli di business che vanno al di là della mera composizione e registrazione di un brano o di un album. Oggi, l’artista musicale deve tener conto, come minimo di questi tre fattori:

  • Il networking, il “fare rete” è diventato indispensabile;
  • La musica, la canzone, l’album non sono più un prodotto, un bene da possedere, ma un servizio;
  • La musica oggi fa parte del settore dell’intrattenimento;
  • Il comportamento dei consumatori di musica è cambiato.

Le app di streaming, con la loro infinita offerta, hanno radicalmente modificato le abitudini degli ascoltatori, sopratutto i più giovani, che oggi trattano il prodotto musicale alla stessa stregua del videogioco o del film su Netflix che, di fatto, sono i nuovi concorrenti del settore discografico e degli artisti musicisti.

In questo contesto, per l’artista musicista è fondamentale lavorare anche sulla sua figura artistica e non solo sulla sua musica. Costruire e dialogare con la base fan, cercando di essere attrattivo creando nuovi stimoli per veicolare il pubblico all’ascolto, attraverso i social media e i social network. Tutto questo è un lavoro al quale non si può rinunciare. Solo chi riesce a costruirsi una solida e coerente immagine artistica può emergere dal marasma dell’infinita offerta musicale delle app di streaming. Su questo c’è poco da discutere.


Dimmi chi sei. Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti

di Riccardo Scandellari
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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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