La musica accompagna le nostre giornate e i nostri umori: c’è chi la ascolta come sottofondo mentre lavora o chi vi dedica dei momenti per poterla apprezzare, c’è anche chi la usa per riempire dei momenti della giornata e trarne semplicemente piacere.
Comunque sia le nostre scelte musicali sono motivate da diversi fattori che vanno dal gusto personale sino al background culturale/generazionale che comprende anche le nostre abitudini quotidiane e gli stili di vita e le passioni che coltiviamo nel lavoro o nel nostro tempo libero.
Dato che l’uomo è l’animale sociale per eccellenza, attorno a queste abitudini e passioni si creano delle comunità dove gli individui si riconoscono e condividono i propri interessi con altri che ritengono loro pari.
Nel marketing musicale individuare e comprendere abitudini e gusti di questi gruppi di persone è molto interessante perché consente di capire se il pubblico a cui ci stiamo rivolgendo è pronto a recepire un determinato genere musicale o una particolare canzone.
Lo puoi fare senza particolari difficoltà analizzando siti internet, community sui social e riviste on line. Uno studio mirato a comprendere se e come la tua musica sia adatta alle abitudini di un determinato gruppo di persone ti permetterà di concentrare i tuoi sforzi per farla conoscere a chi è già pronto per comprenderla, recepirla e trarne un giovamento.
Attirare l’attenzione di una community è un volano essenziale per sfruttare dinamiche come il passa parola o il senso di appartenenza che hanno un potere legante e persuasivo.
In un contesto in cui esiste una sovrabbondanza di offerta musicale, in cui è difficile creare un legame solido tra pubblico e artista musicale, l’appartenenza o il legame ad un gruppo omogeneo di persone e uno dei metodi più accessibili per costruire legami duraturi e profittevoli per entrambi le parti.
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La rivolta dello stile. Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta Terra
di di Stefano Cristante, Angelo Di Cerbo, Giulio Spinucci
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È il 1983 quando viene pubblicata la prima edizione del libro “La rivolta dello stile”, con il quale si pone in Italia l’urgenza di capire le culture giovanili degli anni Novanta, gli eredi dei Ted Boy, degli Skinhead, dei Mod, dei Punk. Dal Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, il primo centro di ricerca rivolto all’indagine delle subculture, nel corso dei decenni si afferma una corrente di studio capace di leggere l’antagonismo simbolico e la critica della cultura dominante che trova espressione nello street style, nella creatività, nelle forme artistiche. Questo libro continua a offrire gli strumenti per comprendere le espressioni della radicalità fondate sullo stile che, a partire dagli anni Ottanta, si affermano in Gran Bretagna e via via attraversano il continente europeo, e non solo. Attraverso testimonianze dirette, materiali unici e interpretazioni critiche, il libro racconta le esperienze di una gioventù ribelle che nella moda, nella musica e nella creatività va alla ricerca di forme di aggregazione che sono ancora le nostre.