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Cosa sono le royalties meccaniche?

Il termine royalties meccaniche nasce all’inizio del XX secolo con la nascita dei primi supporti fonografici, oggi le royalties meccaniche vengono riconosciute all’artista musicale ogni volta che la sua musica viene riprodotta e venduta tramite copie fisiche o in streaming.

Cosa sono le royalties meccaniche
courtesy by pexel.com

Quindi, quando un rivenditore vende una copia fisica, vinile, CD o file .mp3, l’artista musicale guadagna denaro. Inoltre, un artista guadagna royalties meccaniche quando la sua musica viene visualizzata o ascoltata tramite streaming digitale (ad esempio Apple Music, Spotify).

Ci sono in realtà altri modi altri modi, spesso trascurati, per guadagnare royalties meccaniche e sono: suonerie telefoniche, cover, colonne sonore, base per karaoke, biglietti d’auguri interattivi.

E’ importante sapere che, per il calcolo delle royalties, una canzone viene divisa in due: composizione e registrazione master. La composizione, associata all’editoria, è la proprietà del testo e la melodia sottostante di un brano musicale, mentre il master è la proprietà della registrazione particolare (e solitamente fisica finale) di quella canzone.

Normalmente i cantautori che hanno lavorato alla canzone hanno la proprietà dei diritti di composizione mentre i diritti di registrazione master sono parzialmente o totalmente di proprietà della loro etichetta o distributore. Le royalties di performance, invece, sono specificatamente attribuite solo alla composizione.

Il valore delle royalties meccaniche è determinato in modi diversi a seconda di vari fattori e viene recuperato dalle società di collecting dei vari paesi o, in alcuni casi, direttamente dall’autore tramite contrattazione diretta.

La vendita di CD, vinili, DVD o altri supporti genera automaticamente delle royalties meccaniche, che sono pagate da chi produce il prodotto in base a quote stabilite dalle società di collecting dei vari paesi. Così ogni volta che un brano viene riprodotto, genera royalties: se viene eseguita dal vivo in un pub, mandata in onda alla radio, o usata come musica di sottofondo in un supermercato genera royalties. Coloro che pagano sono le stazioni radio, reti televisive, bar, ristoranti, compagnie aeree, uffici, negozi, cinema ecc.

A seconda dei paesi, il valore delle royalties viene stabilito dalle società di collecting, che provvedono anche alla riscossione e alla ripartizione. Gli store digitali come iTunes, Amazon, Google e altri, generano royalties come se si trattasse di vendita di un supporto fisico (CD), mentre lo streaming (Spotify, Deezer, Tidal) è calcolato in modo diverso, e decisamente basso, ed è sempre gestito da accordi tra provider/collecting/governo che sono a tutt’oggi in discussione.

L’artista musicale, in particolare se si autoproduce, dovrebbe essere consapevole del fatto che guadagnare i diritti d’autore è solo una fase del processo, farsi pagare è più complicato. Se non si sa dove viene utilizzata e riprodotta la musica, potrebbe essere difficile sapere se si sta raccogliendo tutto ciò che si è guadagnato. Per questo avere un editore o un distributore digitale che raccolga le royalties per conto dell’artista diventa essenziale.

Ma i problemi non finiscono qui, Inoltre, la raccolta di royalties internazionali può essere impegnativa. È realisticamente impossibile, o comunque troppo impegnativo, per un autore registrare la propria musica con tutte le società di gestione collettiva di diritti d’autore del mondo. Avere un editore è il mezzo più efficiente per raccogliere questi fondi se la musica viene riprodotta a livello internazionale, soprattutto perché in alcuni paesi potrebbe non essere possibile per un singolo autore raccogliere direttamente le royalties dalle società. In alternativa, l’artista musicale può appoggiarsi a società specializzate nella raccolta di royalties meccaniche a livello globale per fare incetta di tutto ciò che gli è dovuto.

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Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali “il popolo della Rete”, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è diversa: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia, ormai talmente fuse in un unico plasma che si potrebbero immaginare come due liquidi di diverso colore lasciati liberi di miscelarsi in un nuovo cromatismo, non più separati ma uniti, amalgamati. Si è sempre parlato di personal branding abbinato alla personalità online e di carisma associato a una tipologia di personalità offline ma, se on e off sono saldati, allora lo saranno anche personal branding e carisma. Il carisma è qualcosa che può essere coltivato anche in ambito digital ovvero anche in non-presenza, dove non occorre la fisicità. Sì, per la prima volta nella storia siamo di fronte a un nuovo modo di approcciarci alla realtà: attraverso la vita reale (VR) e la vita digitale (VD).
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