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Musica e immagine: un’IA non ti salverà.

C’è una cosa che distingue le auto produzioni degli artisti musicali esordienti dalle produzioni più professionali: la qualità delle copertine, e l’avvento dell’IA generativa non è certo servito a migliorare la situazione. Ti basta un breve scrolling su Spotify per scoprire un’infinita serie di brillanti immagini anonime, standardizzate e prive di una loro originalità.

Musica e Immagine: un'IA non ti salverà

In un progetto musicale, la copertina, ma più in generale tutto l’impianto grafico che supporta la diffusione dell’opera musicale, singolo o album, è un aspetto fondamentale perché è l’unico modo che si ha per attirare con un colpo d’occhio, l’attenzione dell’ascoltatore. Ma non c’è solo questo.

Se mi segui da un po’ di tempo, avrai capito che le dinamiche di fruizione della musica rendono molto difficile posizionarsi nella testa degli ascoltatori. Per essere riconosciuti e ricordati, produrre buona musica non basta, troppe sono le distrazioni.

Nel flusso costante di suoni e immagini in cui viviamo, per l’artista emergere con i propri tratti distintivi richiede molta cura e coerenza, sopratutto richiede delle scelte di stile consapevoli che accompagnino degnamente il percorso artistico musicale che si sta intraprendendo: così vale per la musica, così vale per come la si confeziona.

La costruzione della propria immagine artistica, la confezione del proprio prodotto musicale richiedono lo stesso impegno e la stessa cura che impieghi nel realizzare la tua musica. L’artista musicale che non tiene conto di questo aspetto è destinato a rimanere ai margini del mercato.

Seguire gli artisti esordienti in questo passaggio, aiutarli ad esprimere graficamente la loro musica e la loro immagine, aiutarli a costruire una loro personalità visiva è una delle attività in cui più spesso vengo coinvolto.

Se sei pronto a fare un salto di qualità nella tua esposizione al pubblico, contattami senza impegno. Anche solo per una valutazione gratuita.

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di Seth Godin

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Un marketing di cui andare fieri. Con i suoi libri Seth Godin ha ispirato milioni di lettori, professionisti, imprenditori e appassionati di marketing. Oggi racchiude il cuore della sua visione in un manifesto fresco, rigoroso e diretto.“Il marketing è tutto intorno a noi” dice Godin “ed è ora di farne un uso migliore.” È ora di smetterla di usare i consumatori per risolvere i problemi della propria azienda e di cominciare a usare il marketing per risolvere i problemi della gente. È ora di smetterla di raccontare frottole, inondare di spam le caselle di posta dei clienti e sentirsi in colpa per il proprio lavoro. È ora di smetterla di confondere le metriche dei social media con le autentiche relazioni. È ora di smetterla di spendere soldi per rubare un minuto di attenzione al cliente. Fare marketing vuol dire migliorare il mondo. Il vero marketing affonda le sue radici nella generosità, nell’empatia e nella partecipazione emotiva. Fare buon marketing significa identificare la più piccola nicchia di mercato capace di sostenere il proprio business. Costruire fiducia e consenso. Adottare le narrazioni già in uso tra i propri clienti. Trovare il coraggio di creare e alleviare la tensione. E soprattutto dare agli altri strumenti, storie e percorsi che li aiutino a raggiungere i propri obiettivi.

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Spotify Loud & Clear 2024: Tutto bene, ma anche no.

Spotify ha pubblicato il rapporto annuale Loud & Clear 2024, e i numeri parlano chiaro: la piattaforma continua a essere il principale distributore di royalty nel mondo dello streaming. Ma la domanda resta: questo modello sta davvero funzionando per tutti?

Spotify Loud & Clear 2024: Tutto bene, ma anche no.

Il panorama economico: chi vince e chi perde

Nel 2024, quasi 1.500 artisti hanno generato oltre 1 milione di dollari solo da Spotify, con un guadagno che supera i 4 milioni includendo altre fonti di revenue. Ma ecco il dato che colpisce: l’80% di questi artisti non ha mai visto una propria canzone entrare nella Global Daily Top 50. Questo significa che il successo nell’era dello streaming non è più esclusiva delle major e dei grandi nomi. Il pubblico decide, gli algoritmi aiutano e gli artisti indipendenti con fanbase solide possono prosperare.

Tuttavia, la nuova politica two-tier di Spotify, che fissa a 1.000 stream annui la soglia minima per ricevere pagamenti, solleva dubbi: favorisce davvero la sostenibilità degli artisti emergenti o li penalizza ulteriormente?

Streaming GLOBALE: nuove opportunità

Un altro dato interessante riguarda la crescita del mercato globale. Oltre la metà degli artisti che hanno generato più di 1.000 dollari ha guadagnato la maggior parte dei propri ricavi da ascoltatori esteri. Inoltre, il numero di artisti che guadagnano almeno 1 milione di dollari ha prodotto musica in 17 lingue diverse, più del doppio rispetto al 2017.

Cosa significa tutto questo? Che la strategia di espandere la propria fanbase oltre i confini nazionali non è più un’opzione, ma una necessità. Collaborare con artisti stranieri, adattare il proprio marketing ai mercati globali e comprendere le dinamiche di ascolto internazionale sono elementi chiave per chiunque voglia sfruttare al massimo il potenziale dello streaming.

Il dominio degli indipendenti: realtà o illusione?

Spotify afferma che gli artisti indipendenti e le etichette off-major hanno incassato collettivamente oltre 5 miliardi di dollari nel 2024, rappresentando quasi la metà delle royalty totali della piattaforma. Questo dato conferma la crescita degli indipendenti, ma non significa automaticamente che sia più facile avere successo.

L’enorme volume di musica caricata ogni giorno su Spotify crea un paradosso: più artisti guadagnano, ma la percentuale di chi riesce a emergere si riduce. Il 100.000° artista in termini di ascolti ha visto le proprie royalty crescere da meno di 600 dollari nel 2014 a quasi 6.000 nel 2024. Ma è abbastanza per vivere di musica?

Il vero problema: il valore della musica

Spotify ha versato 10 miliardi di dollari all’industria musicale nel 2024, più di qualsiasi altra azienda. Ma il problema non è solo quanto viene distribuito, bensì come. Gli accordi tra DSP e major determinano ancora gran parte delle ripartizioni, e gli artisti vedono solo una frazione di questi guadagni. La situazione è migliorata rispetto al passato, ma la questione della trasparenza e della giusta remunerazione resta centrale.

Cosa significa per te, artista o professionista musicale?
  1. Non basta caricare musica e sperare: la promozione e la costruzione di una fanbase solida sono più importanti che mai.
  2. Esplora nuovi mercati: le collaborazioni internazionali possono moltiplicare le opportunità di guadagno.
  3. Diversifica le entrate: Spotify è solo una parte dell’equazione. Merchandising, sync, concerti e diritti editoriali sono fondamentali.

Il modello streaming è perfetto? No. È l’unico disponibile? No. Ma è quello con cui dobbiamo lavorare oggi. La vera domanda è: come puoi sfruttarlo al meglio?

Per un musicista esordiente il rischio di rimanere nella ruota del criceto è alto se non affronta in profondità le dinamiche dei mercati.

Se vuoi affrontare seriamente questi temi, sono a disposizione.
Anche per una chiacchierata.

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musica streaming musicista professionista superfan tools

Melody Rights allarga gli orizzonti.

Il 2025 ci porta una novità importante nella distribuzione musicale, una nuova piattaforma che si propone di gestire le royalty generate dalla musica come nessun DPS ha mai fatto, promettendo di conseguenza una maggiore e più equa remunerazione.

Melody Rights allarga gli orizzonti.

Sto parlando di Melody Rights, piattaforma fondata nel Regno Unito dal musicista Bobby Cole che si propone di offrire un servizio completo nella distribuzione e nella gestione dei diritti musicali. Un progetto che ha destato molto interesse perché concentra le sue attività in quei canali dove le creazioni musicali generano flussi di reddito più sostanziosi rispetto i normali DPS come Spotify, Amazon, Apple, ecc. che d’altro canto Melody Rights ignora per concentrarsi su altri canali più remunerativi.

Per questo motivo, Melody Rights di fatto non entra nemmeno in competizione con altri DPS come Tunecore o Distrokids, proponendo all’artista musicale un canale parallelo per la gestione delle royalties e delle registrazioni.

Con questa formula, che definirei ibrida, Melody Rights entra nel mercato musicale come distributore e come società di collecting curando, per conto degli artisti musicali:

  • Diritti d’autore: il denaro guadagnato come autore di canzoni.
  • Royalties di pubblicazione: assicurano che il tuo editore o tu stesso riceva ciò vi spetta.
  • Diritti di prossimità: che vengono pagati quando la vostra musica viene eseguita pubblicamente o trasmessa.
  • Diritti meccanici tradizionali: relativi alla stampa di copie fisiche come vinili o CD.
  • Diritti Meccanici digitali: generati da download o streaming.
  • Content ID: per generare entrate quando la tua musica viene utilizzata su YouTube o altre piattaforme.
  • Siti di micro stock: Piattaforme come Pond5 e DepositPhotos che concedono in licenza musica per video e contenuti.
  • Videogame: vendere musica da utilizzare nei giochi su piattaforme come Itch.io e Game Dev Marketplace.

In pratica, Melody Rights consente gli artisti musicali di accedere a nuovi marketplace in estrema libertà, offrendogli la possibilità di scegliere su quali canali distribuire la sua musica.

Con tre fasce di prezzo dedicate ad artisti ed etichette, Melody Rights opera secondo un modello di condivisione dei ricavi. A seconda del pacchetto scelto, Melody Rights prende una piccola parte delle royalties che ti aiuta a guadagnare, mentre il resto va a te.

Melody Rights ha creato un sistema di gestione dei diritti che funziona sia per artisti esordienti, sia per le piccole etichette, sia per gli editori con un grande catalogo, assicurando pagamenti equi in un settore in cui anche i più piccoli dettagli possono fare un’enorme differenza.

Per il futuro Melody Rights è alla costante ricerca di nuovi endpoint, con l’intenzione di includere piattaforme come Unity e Unreal per la musica dei videogiochi, oltre a espandere le partnership con librerie di sincronizzazione e altre piattaforme di contenuti. Sta inoltre valutando l’integrazione completa con le API, che consentirebbe ad altre aziende di collegarsi alla sua tecnologia senza soluzione di continuità; rimanendo fedele alla propria missione di affiancarsi ai distributori tradizionali per offrire all’artista una porta a quei canali di vendita difficili da gestire.

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diritti d'autore etichette discografiche musicista professionista

Appunti sulla contratti musicali.

Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guaiI migliori, in questo campo siamo noiÈ una ditta specializzata, fa un contratto e vedraiChe non ti pentirai
(Il Gatto e La Volpe – Edoardo Bennato)

Parlando di musica, spesso si parla di creatività, di arte, di passione. Quasi mai si parla di mercato e tanto meno di contratti, che sono strumenti indispensabili per il musicista che non vuole svendersi in un settore in cui girano molti, ma veramente molti soldoni.

Appunti sui contratti musicali

Senza un contratto ben scritto, anche la migliore carriera musicale può trasformarsi in un incubo. Oggi ti dirò quel poco che conosco sulla contrattualistica musicale, un’argomento che ti invito ad approfondire e ad affrontare con consulenti competenti qualora fosse necessario.

Contratti tra membri di una Band

Se hai una band, il primo passo è mettere tutto nero su bianco. Un contratto tra i membri stabilisce regole chiare su:

  • Divisione dei guadagni;
  • Proprietà del nome della band;
  • Responsabilità per strumenti e attrezzature;
  • Diritti sulle canzoni.

Pensaci: cosa succede se un membro lascia il gruppo? Chi detiene i diritti delle canzoni? Un contratto previene discussioni e battaglie legali inutili.

Trasferimento dei Diritti: Chi possiede cosa?

Se sei un solista e lavori con musicisti ospiti, assicurati di stipulare un contratto che chiarisca il trasferimento dei diritti. Questo include:

  • Permessi di utilizzo delle registrazioni;
  • Modalità di pagamento;
  • Eventuali royalties future.

Un accordo scritto evita che un musicista ospite possa reclamare i diritti di una canzone dopo il successo. Non solo, ho  visto bloccare una produzione già andata in stampa solo perché, per distrazione, a un musicista non avevano fatto firmare una liberatoria.

Contratti con le Società di Gestione Collettiva.

Vuoi guadagnare dai tuoi brani? Devi registrarti presso una società di gestione collettiva (SIAE, GEMA, SUISA) che raccoglie le royalties per te. Questo contratto:

  • Assicura che tu venga pagato per ogni utilizzo della tua musica;
  • Protegge i tuoi diritti d’autore a livello globale;
  • Definisce chi nella band riceverà le quote di copyright.

E questo non basta, chiudi un accordo anche con società come Nuovo IMAIE o It’s Right, che si occupano della tutela dei diritti connessi dovuti allo sfruttamento di opere audiovisive e musicali  trasmesse via radio, tv, web, esercizi pubblici.

Contratti con le Etichette Discografiche

Firmare con un’etichetta è il sogno di molti artisti, ma attento ai dettagli:

  • Durata del contratto (evita impegni eccessivamente lunghi);
  • Percentuali sulle royalties;
  • Chi possiede le registrazioni;
  • Detrazioni nascoste.

Molte etichette cercano di vincolare gli artisti per anni, limitando la loro libertà creativa. Altre fanno addirittura di peggio. Prima di firmare, consulta un esperto! Non avere timore, se la tua musica è veramente buona, l’etichetta non vi rinuncerà.

Contratti di Distribuzione

Oggi puoi distribuire la tua musica senza etichetta, grazie a piattaforme digitali. Ma se scegli un distributore, verifica:

  • Durata del contratto;
  • Commissioni e guadagni;
  • Se trasferisci o meno i diritti della tua musica.

Alcuni distributori offrono pacchetti senza obblighi, garantendoti maggiore flessibilità. Altri hanno dei costi che devi valutare con attenzione.

Contratti per le Esibizioni dal Vivo

Ogni concerto ha bisogno di un contratto. Deve includere:

  • Cachet e metodo di pagamento;
  • Condizioni di cancellazione;
  • Spese di viaggio e logistica;
  • Eventuali richieste speciali dell’artista.

Senza un accordo chiaro, rischi di non essere pagato o di affrontare spese impreviste.

Contratti di Produzione e Remix

Se collabori con produttori o remixer, il contratto deve chiarire:

  • Tipologia di pagamento (una tantum o royalties);
  • Chi possiede i diritti sul remix;
  • Durata dell’accordo.

Senza un contratto, il tuo remix potrebbe finire nelle mani sbagliate.

Gestione Artistica e Booking

Un manager può aiutarti a crescere, ma il contratto deve essere equilibrato. Attenzione a:

  • Percentuali sui guadagni;
  • Durata dell’accordo;
  • Attività specifiche del manager.

Un cattivo contratto di management può bloccarti per anni facendoti perdere tempo ed occasioni.

Contratti di Licenza Musicale

Se la tua musica viene usata per film, pubblicità o videogiochi, hai bisogno di un contratto di licenza che deve chiarire:

  • Uso specifico del brano;
  • Durata della licenza;
  • Pagamenti e diritti.

Questo è un’altro genere di contratti che richiede molta attenzione ed è uno dei più ambiti perché in genere è molto remunerativo. Non firmare mai alla leggera.

Il mondo della musica è affascinante, ma senza contratti chiari, puoi perdere soldi e diritti sulle tue stesse creazioni. Ogni artista deve conoscere questi documenti e, quando necessario, rivolgersi a un consulente legale.

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Perché applicare il branding alla musica

Il valore del tuo brand, del tuo nome, di come il pubblico ti conosce e ti ricorda, non è un numero astratto, ma una leva strategica fondamentale che determina il tuo successo sul mercato. La questione non è solo quanto vale un marchio, ma come si costruisce e si sfrutta il suo valore per generare profitto e fedeltà tra gli ascoltatori.

Perché applicare il branding alla musica

Perché il valore del brand conta davvero?

Immagina di dover scegliere tra due prodotti o servizi simili: uno con un nome riconosciuto e uno senza una forte identità. Per quale sei disposto a pagare di più? Questo è il primo segnale di quanto un marchio influenzi il comportamento d’acquisto. Il valore della marca si traduce in un vantaggio competitivo capace di sostenere prezzi più alti, fidelizzare clienti e proteggere dalla concorrenza.

In generale, vengono identificate almeno quattro teorie principali per misurare il valore di un brand:

  1. Differenziale di prezzo: Quanto i consumatori sono disposti a pagare in più per un marchio rispetto a un concorrente anonimo?
  2. Impatto del nome sul consumatore: Il potere del nome del brand nell’influenzare la preferenza d’acquisto. Nel nostro caso la preferenza d’ascolto.
  3. Costo di sostituzione: Quanto costa creare un marchio nuovo con lo stesso valore di uno esistente?
  4. Profitti futuri: Quanto il brand contribuirà ai guadagni nel lungo periodo?
La fedeltà del cliente: la vera moneta del brand

Uno degli aspetti più importanti è la fedeltà del cliente. Se un ascoltatore torna ad ascoltare la tua musica, a godersi un tuo live senza guardare le offerte della concorrenza, hai già vinto la partita. Un brand forte non solo attira clienti, ma li trattiene, riducendo il rischio di perdere quote di pubblico a fronte di variazioni di prezzo o strategie aggressive dei competitor.

Il ruolo del marketing musicale nel branding

Nel settore musicale, il valore del brand è ancora più evidente. Gli artisti non vendono solo canzoni, vendono un’identità, un’emozione, un’esperienza. I fan non seguono solo la musica, ma la storia e il messaggio dietro al brand dell’artista. Da qui l’importanza di una strategia di marketing che costruisca un’identità solida e riconoscibile.

Come puoi sfruttare queste strategie?
  • Chiediti: il pubblico sarebbe disposto a pagare di più per il mio prodotto rispetto a un concorrente? Se sei un esordiente, chiediti se il pubblico sarebbe disposto a pagare un bigllietto per venirti ad ascoltare.
  • Se sei un musicista o un professionista dell’industria musicale, lavora sulla tua identità di marca come faresti con un’azienda: coerenza, storytelling e valore percepito sono fondamentali.
  • Analizza la tua base di clienti: quanto sono fedeli al tuo brand? Quanto sei vulnerabile alla concorrenza?
Il valore del tuo brand sta crescendo o diminuendo?

Costruire un brand significa costruire un rapporto di fiducia con il pubblico e con i professionisti del settore. Significa trasmettere e comunicare questo status raggiunto con duro lavoro e con serietà professionale. Quali strategie stai adottando per aumentare il valore del tuo brand? Condividi la tua esperienza nei commenti!

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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Musica: il posizionamento è la chiave.

In un mondo discografico inflazionato da nuove produzioni e controllato dall’invadenza delle major il pubblico è più distratto che mai, il posizionamento dell’artista non è solo una strategia di marketing: è la chiave di volta per emergere. Se non sei chiaramente percepito, è come se non esistessi. Ma cosa significa davvero posizionare un artista musicale e come puoi farlo nel modo più efficace?

Musica: il posizionamento è la chiave.

Il posizionamento è il modo in cui vieni percepito nella mente dei consumatori rispetto alla concorrenza. Non si tratta solo di uno slogan accattivante o di un logo ben disegnato: è la combinazione di tutti quegli attributi, benefici e valori percepiti che ti definiscono.

Il posizionamento è una forma di vantaggio competitivo che rende il processo decisionale dell’ascoltatore, del fruitore di musica, più rapido e intuitivo. Quando la tua presenza è forte, ben posizionata e identificabile nella mente del pubblico, viene scelta senza esitazione, fidandosi del valore percepito, anche senza un’analisi approfondita del tuo prodotto musicale.

Ma qui nasce il vero problema: in un mercato saturo, come puoi distinguerti davvero?

Esistono diverse modalità per posizionare un artista musicale, ognuna con i propri punti di forza. La scelta della strategia giusta dipende non solo dalla tua musica, ma anche dal pubblico a cui ti rivolgi. Ecco alcune delle più efficaci:

Posizionamento sugli attributi
Metti in evidenza le caratteristiche uniche e funzionali della tua produzione musicale. Ma attenzione: gli attributi possono essere facilmente copiati dalla concorrenza. Devi legarli in modo indissolubile alla tua immagine, trasformandoli in un segno distintivo;

Posizionamento sui benefici

Qui entra in gioco il lato emotivo. La tua musica rappresenta uno stile di vita, un’esperienza o un valore. Il tuo essere artista deve essere coerente con ciò che suoni e canti, con il messaggio che è insito nella tua musica

Posizionamento sul value for money

In questo caso, combini qualità e prezzo, offrendo un prodotto che giustifica ogni centesimo speso. Questo approccio è perfetto per consumatori pragmatici che cercano il massimo valore senza sacrificare la qualità. Questo è un ottimo approccio se vuoi affidare la tua musica a supporti fisici ben confezionati.

Posizionamento sul problem solving

La tua musica risolve un problema specifico per il consumatore. Questo posizionamento costruisce fiducia e fidelizzazione a lungo termine. Se diventi il “go-to” per risolvere un’esigenza, diventerai sinonimo di affidabilità.

Posizionamento sull’occasione d’uso

La tua musica si lega a un momento o a un bisogno specifico. È una strategia più di nicchia ma incredibilmente potente, soprattutto quando riesci a creare un’associazione forte con situazioni ricorrenti.

Perché gli ascoltatori scelgono te (o altri)

Il valore percepito di un artista, la sua autorevolezza, non si basa solo sulla sua musica, ma su una combinazione di fattori che lo rendono riconoscibile e memorabile:

  • Fedeltà
    I tuoi clienti ti scelgono ripetutamente e diventano i tuoi migliori ambasciatori, grazie al passaparola;
  • Notorietà:
    Un musicista noto rassicura i consumatori. È semplice: più sei conosciuto, più sei scelto;
  • Qualità percepita:
    Non serve che il pubblico conosca ogni dettaglio tecnico della tua musica; conta ciò che credono di sapere. Questa percezione ti permette anche di giustificare il prezzo più alto rispetto altri (ad esempio nei live o nel cachet per una serata);
  • Associazioni di valore:
    Che sia uno stile di vita, un personaggio famoso o un’occasione d’uso, le connessioni esterne rinforzano la tua figura artistica e la rendono unica e difficile da replicare.

Ora che abbiamo chiarito le basi del posizionamento, è il momento di trasformare la teoria in azione. Ecco alcune domande chiave che dovresti porti:

  1. Qual è il tuo pubblico di riferimento? Non puoi essere tutto per tutti. Definisci il tuo target in modo preciso.
  2. Cosa ti rende unico? Individua il tuo elemento distintivo e costruisci il tuo posizionamento attorno ad esso.
  3. Il tuo messaggio è coerente? Dalla comunicazione visiva al tono di voce, ogni aspetto del tuo brand deve riflettere il posizionamento scelto.
  4. Stai monitorando il mercato? Le preferenze dei consumatori cambiano, e così anche il tuo approccio deve adattarsi.

Nel panorama attuale, gli ascoltatori cercano autenticità e personalizzazione. Vogliono artisti musicali che rispecchino i loro valori, che parlino la loro lingua e che offrano esperienze su misura. Questo significa che il tuo posizionamento deve essere flessibile e autentico, capace di evolversi con il tuo pubblico.

Hai già un’idea chiara di come sei posizionato? Se la risposta è no, è il momento di agire. Inizia con un’analisi del mercato, del pubblico e dei tuoi punti di forza. Focalizzati su ciò che ti rende unico e costruisci una strategia coerente.

Ricorda: il posizionamento non è una tattica una tantum, ma un processo continuo. Devi monitorare, misurare e adattare costantemente la tua strategia per rimanere competitivo.

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Music Marketing

di Filippo Canale
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L’unica guida PRATICA in Italia che permette agli Artisti di costruirsi delle basi solide per rendere sostenibile e duratura la propria carriera musicale. Non è la semplice lettura che ti spiega come aumentare la visibilità, bensì è un manuale passo passo che ti aiuta a costruire un Brand, gestire ogni ambito della carriera musicale, capire quali fonti di entrata devi generare e il come farlo. È un vero e proprio corso che consente agli artisti di trasformare la propria passione in un lavoro passando dalla creazione di un Brand, alla gestione della fanbase fino ad arrivare alla monetizzazione musicale.Vivere di musica non sarà più solo un sogno grazie alle nozioni e gli esempi pratici riportati che hanno permesso già a decine di artisti di creare un’identità unica raggiungendo i propri obiettivi.

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Sull’identità di un artista musicale.

La brand identity per un artista musicale non è solo un logo ben disegnato, una grafica o una palette di colori accattivante: è il suo DNA, il cuore pulsante che guida ogni interazione con il pubblico. Quando costruisci la tua identità artistica devi anche tener conto che il pubblico potrebbe non percepirla desideri. Ecco il dilemma centrale che ogni stratega di marketing deve affrontare: chiudere il gap tra come l’artista si vede e come viene visto.

Sull'identità dell'artista musicale

Capire l’identità artistica

L’identità artistica che trasmetti al pubblico si basa su sei pilastri:

  1. Cultura: Racchiude la tua visione, il tuo progetto artistico e della tua storia, questo è un primo elemento di differenziazione;
  2. Valori: Le cose in cui credi guidano le tue scelte e costruiscono una connessione emotiva e morale con il pubblico;
  3. Mission: Esprime la tua volontà, le tue motivazioni e ambizioni, definendo il tuo impegno verso i tuoi fan e l’ambiente musicale;
  4. Personalità: Non temere di far percepire la tua personalità, ti renderà più unico e riconoscibile;
  5. Visual Identity: Include tutti gli elementi tangibili (nome, logo, colori) che enfatizzano la tua identità anche come marchio;
  6. Essenza: Devi sintetizzare un distillato dei tuoi valori e obiettivi a lungo termine. Sarà il faro che illuminerà la tua rotta.

Esiste un segreto per per una brand identity vincente?

La tua identità artistica deve riflettersi nel modo in cui ti esponi pubblicamente: nelle foto, nei video, nei live, nelle interviste. Questa immagine che vai a creare è il riflesso che si vede nello specchio del pubblico. La chiave per allineare queste due dimensioni è la coerenza, che però va coltivata con flessibilità strategica.

Cultura e valori non sono solo parole.

Dichiarazioni di valori generiche, senza un reale impegno, non portano molto lontano. La sincerità è d’obbligo.

La mission ti deve ispirare.
Non deve essere una frase da incorniciare in ufficio. Deve essere un tuo punto di riferimento e un messaggio chiaro per il pubblico.

La personalità è il tuo vantaggio competitivo.
In un mercato saturo come quello musicale, il pubblico cerca autenticità. Dovrai essere onesto, prima di tutto con te stesso e diventare una persona con cui le persone vorranno interagire: solida, simpatica, affidabile o cortese.

La visual identity non è un optional.
Investire in un design coerente è essenziale per la riconoscibilità. Ma non fermarti lì: anche il tono di voce nei testi e le esperienze offerte devono riflettere l’identità visiva.

E se qualcosa non funziona?

Ti sei mai chiesto perché il pubblico non ti vede come vorresti? Forse stai comunicando il messaggio sbagliato o, peggio, non stai comunicando affatto. Ecco alcune domande pratiche da porti subito:

  • La tua comunicazione riflette realmente i tuoi valori e la tua mission?
  • I tuoi contenuti digitali (social media, sito web) sono allineati alla tua personalità artistica?
  • Hai mai indagato o chiesto come il pubblico ti percepisce

Non aspettare che il tuo pubblico capisca il tuo brand da solo. Fai un audit della tua brand identity:

Cosa puoi fare oggi?

  1. Analizza i tuoi sei pilastri. Sono solidi e coerenti?
  2. Chiedi feedback al tuo pubblico. Cosa vede quando pensano a te?
  3. Adatta il tuo messaggio per riflettere al meglio la tua essenza.

Ricorda: La tua identità artistica non è solo ciò che dici di essere, ma anche ciò che il pubblico percepisce di te. Posizionarsi correttamente e permanentemente nei suoi pensieri, essere un punto di riferimento, è essenziale e non rinunciabile.

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Music Marketing

di Filippo Canale
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L’unica guida PRATICA in Italia che permette agli Artisti di costruirsi delle basi solide per rendere sostenibile e duratura la propria carriera musicale. Non è la semplice lettura che ti spiega come aumentare la visibilità, bensì è un manuale passo passo che ti aiuta a costruire un Brand, gestire ogni ambito della carriera musicale, capire quali fonti di entrata devi generare e il come farlo. È un vero e proprio corso che consente agli artisti di trasformare la propria passione in un lavoro passando dalla creazione di un Brand, alla gestione della fanbase fino ad arrivare alla monetizzazione musicale.Vivere di musica non sarà più solo un sogno grazie alle nozioni e gli esempi pratici riportati che hanno permesso già a decine di artisti di creare un’identità unica raggiungendo i propri obiettivi.

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marketing musicale personal branding

Contro l’AI serve un brand

La musica creata con intelligenza artificiale generativa sta invadendo le app di streaming, artisti e band senza volto stanno occupando spazio in un mercato già saturo di suo. Come se non bastasse, la stessa Spotify ha caricato brani creati da artisti fantasma per diluire la quota di royalty da distribuire.

Contro l'AI serve un brand

In questo contesto, per poter emergere ed distinguersi, per l’artista musicale è indispensabile appoggiarsi a quelle tecniche di marketing che lo aiuteranno a posizionarsi nella mente del pubblico. In breve, l’artista deve diventare un brand di riferimento nel suo genere o contesto musicale.

Il brand non è solo un logo, un nome o un simbolo: è il cuore pulsante di ogni strategia di marketing che funzioni. È quell’elemento intangibile che trasforma un prodotto in un’esperienza, e un’esperienza in un ricordo indelebile. Ma come si costruisce un brand, meglio dire come si diventa un brand, che spicca in un mare di concorrenza? E perché è così importante oggi, anche nel mondo musicale?

La storia del brand: da marchio a personalità

Il concetto di brand, di marca, si è evoluto in una sofisticata scienza. Negli anni ‘20, il brand è diventato uno strumento per differenziare prodotti basati su qualità intangibili come affidabilità e garanzia. Ma è negli anni ‘80, grazie a Jacques Séguéla, che il brand ha assunto una dimensione più profonda: non più solo un’etichetta, ma una persona con un’anima, un carattere e uno stile ben definiti.

Questa visione tripartita, fisico, carattere e stile è oggi fondamentale per chi fa marketing. Un brand non è solo il prodotto che vendi, ma come lo comunichi, come viene percepito e che emozioni suscita.

Perché il branding è cruciale (anche nella musica)

Oggi il brand è un codice interpretativo per il consumatore: è ciò che permette a un individuo di identificarsi in un gruppo, distinguersi dagli altri e sentirsi parte di una comunità. Questo vale per le aziende, ma anche per artisti, band e musicisti.

Come musicista, fermati a riflettere:

  • La tua immagine è coerente con i tuoi valori?
  • Il tuo stile musicale viene percepito come autentico?
  • Stai comunicando un messaggio chiaro al tuo pubblico?

In un mercato saturo di contenuti musicali e infinite offerte di intrattenimento, l’attenzione del pubblico è sempre più labile. Per questo, costruire una connessione emotiva con il pubblico è vitale.

Come creare un brand musicale memorabile

Creare un brand musicale non è diverso dal costruire un brand aziendale. Ecco i punti chiave:

  1. Identità chiara: Definisci chi sei come artista. Quali sono i tuoi valori fondamentali? Qual è la tua missione?
  2. Immagine forte: Il tuo logo, i tuoi video, le copertine degli album e persino il tuo modo di comunicare sui social media devono raccontare una storia coerente.
  3. Posizionamento unico: Cosa ti distingue dagli altri? Qual è la tua proposta unica?
  4. Connessione emotiva: Non vendere solo musica, vendi un’esperienza. Pensa a come puoi creare un legame con il pubblico.
L’importanza della gestione strategica

Il branding non è un’attività una tantum. È un processo continuo che richiede adattamento e strategia. Una gestione ottimale del brand e di quello che rappresnta, può allungarne il ciclo di vita all’infinito, rendendola resistente alle crisi e capace di influenzare le scelte del pubblico.

Per ottenere questo risultato:

  • Adotta un’ottica di lungo periodo: Non puntare solo sul successo immediato, ma costruisci una base solida per il futuro.
  • Coinvolgi gli stakeholder: Che tu stia collaborando con altri artisti, produttori o piattaforme di streaming, assicurati che tutti siano allineati con la tua visione del brand.
  • Evolvi con il mercato: Il tuo pubblico cambia, e tu devi cambiare con lui. Rimani aggiornato sulle tendenze e sii pronto a innovare.
Il branding è la chiave del successo

Il branding è un elemento fondamentale per realizzare obiettivi strategici, soprattutto nel mondo della musica dove il pubblico è sempre più esigente e distratto da mille stimoli. Un’immagine di brand forte, con una propria personalità può:

  • Condizionare la domanda e guidare le preferenze del pubblico;
  • Differenziarti dai competitor;
  • Creare una community di fan fedeli.
Una domanda per te

Come stai costruendo il tuo brand musicale? La tua immagine riflette davvero chi sei e dove vuoi arrivare?

Se hai bisogno di aiuto per definire la tua strategia di branding, per costruire una tua immagine solida e coerente, oppure vuoi scoprire come migliorare il tuo posizionamento nel mercato musicale, è il momento di agire. Parliamone nei commenti: raccontami la tua esperienza e quali sono le tue sfide. Condividere idee è il primo passo per migliorare.

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Business e Marketing della Musica: Tutto quello che musicisti, autori, manager, produttori ed editori devono sapere per vivere di musica

di Massimiliano Titi
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Conoscere le regole del gioco è fondamentale per vivere di musica.
Con un tono semplice e colloquiale, questo libro prende per mano il creativo in campo musicale e lo accompagna in un viaggio tra le tante questioni che deve affrontare oggi: dalla conoscenza dei diritti d’autore e connessi, all’esame delle figure professionali e dei contratti più comuni, dai fondamenti di marketing e a come promuoversi, alla distribuzione digitale e alla concreta realizzazione dei propri profili, fino all’illustrazione dei nuovi mestieri della musica che possono contribuire a dare sussistenza al creativo, realizzando così di fatto il sogno di “vivere di musica”. Non manca uno sguardo sul futuro: NFT e blockchain, intelligenza artificiale e realtà aumentata e nuovi scenari.
I molti suggerimenti pratici e i numerosi consigli, frutto di tanta esperienza concreta, arricchiscono questo lavoro, che conferma ancora una volta che il talento per quanto faccia la differenza, se non accompagnato da competenze, non basta, mentre la competenza e una buona strategia, possono certamente aiutare anche un non eccellente talento musicale.
Insomma, un bel viaggio, adatto chiunque sia appassionato di musica e voglia trasformarla in un mestiere, oppure a quei professionisti del settore che desiderino consolidare o mettere a fuoco le regole del business e del marketing musicale.
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business marketing musicale musicista professionista

Il 2024 visto da Chartmetric

Chartmetric è un servizio dedicato agli operatori dell’industria discografica, musicisti compresi, che raccoglie ed elabora informazioni sul mercato musicale, sulle tendenze e su i singoli artisti. Chartmetric sfrutta una vasta quantità di dati integrando miliardi di informazioni da vari servizi, fornendo analisi strutturate per aiutare gli utenti, inclusi artisti, manager e dirigenti del settore, a prendere decisioni informate.

Il 2024 visto da Chartmetric

Nel suo rapporto annuale in cui tira le somme dell’appena trascorso del 2024, Chartmetric ci consegna una vista panoramica completa della discografia mondiale che posso riassumere, in parte, così:

  • Sono salite a 130.000 le tracce pubblicate ogni giorno nelle app di streaming.
  • Con 11,3 milioni di artisti mappati e oltre 25,7 milioni di brani pubblicati solo nel 2024, la realtà è chiara: la musica cresce a ritmi vertiginosi, ma l’attenzione del pubblico no;
  • Per ogni superstar che conquista le playlist, migliaia di artisti emergenti lottano per un ascolto;
  • Intere librerie musicali rimangono nel limbo del silenzio digitale.

Chartmetric analizza i dati raccolti e segmenta gli artisti creando una piramide di notorietà che ci aiuta a capire meglio lo stato delle cose:

  • 818.000 artisti emergenti: appena visibili, spesso con pochi o nessun dato di performance;
  • 61.500 artisti in sviluppo: iniziano a costruire una presenza digitale, ma sono ancora lontani dal mainstream;
  • 8.500 artisti di livello medio: mostrano una crescita costante e un pubblico più fedele;
  • 2.800 artisti mainstream: dominano piattaforme, radio e social media;
  • 308 superstar: nuovi nomi come Katseye e FloyyMenor si affermano come icone globali;
  • 65 leggende: artisti con un’eredità musicale consolidata da decenni, tra cui Ella Fitzgerald e Julio Iglesias;
  • Solo il 14% degli artisti su Spotify ha più di 10 ascoltatori mensili.

Su una base di analisi che comprende 11,3 milioni di artisti mappati e oltre 25,7 milioni di brani pubblicati solo nel 2024, il risultato dimostra che la maggior parte della musica prodotta oggi rimane nell’oblio, vittima dell’economia dell’attenzione e del sovraccarico di contenuti.

Il paradosso dello streaming: tutto e niente

La democratizzazione della musica tramite lo streaming ha eliminato molte barriere d’ingresso, ma ha anche creato un sovraffollamento. Con 1691 generi musicali identificati quest’anno, il pubblico ha accesso a una varietà senza precedenti.

Ma quanto di questa offerta viene realmente scoperta e valorizzata

La realtà è che l’industria musicale, dalle major alle indie, si muove verso una super long tail, dove la maggior parte dei contenuti rimane lontana dai riflettori.

Ma non si tratta di un fenomeno nuovo: anche prima dello streaming, solo una piccola percentuale di artisti raggiungeva il successo, mentre molti altri restavano nell’ombra. La differenza è che oggi tutto è più visibile, più misurabile. E questo rende il fallimento ancora più evidente.

Come emergere nell’oceano digitale?

La domanda che bisogna porsi in questo contesto è nota: come posso farmi notare in un mercato così saturo? In verità la risposta non è semplice. Non lo è perché non esistono formule magiche che accorcino la via per il successo; ogni artista musicale ha la sua storia, ha un suo quotidiano ed un suo pubblico: non esistono dei metodi validi per tutti.
Esistono però delle strategie che possono essere adattate alle diverse situazioni e fare la differenza:

  • Conosci il tuo pubblico.
    Non puoi piacere a tutti, ma puoi diventare essenziale per qualcuno. Usa i dati per capire chi sono i tuoi ascoltatori e cosa cercano.
  • Punta sulla narrazione.
    La musica non è solo suono, è storia. Racconta il tuo percorso, i tuoi valori, il significato dietro le tue canzoni.
  • Investi nella tua presenza digitale.
    Non basta pubblicare una canzone e sperare che diventi virale. Pianifica contenuti sui social, collabora con altri artisti, sii attivo.
  • Sfrutta i micro-nicchie.
    Con 1691 generi mappati, c’è spazio per tutti, ma devi trovare il tuo. Non aver paura di essere specifico: le comunità più piccole possono essere incredibilmente fedeli.
  • Lavora sulla fidelizzazione.
    È meglio avere 1.000 fan fedeli che ascoltano ogni tuo brano piuttosto che inseguire numeri giganteschi senza connessione.
Cosa possiamo imparare dal report di Chartmetric?

Il problema non è la sovrabbondanza di musica, ma l’incapacità di gestire e valorizzare questa abbondanza.
Forse, come suggerisce il report, il futuro sarà quello del non-genere, dove i confini tra le categorie musicali si dissolvono e l’identità artistica diventa il vero punto focale. Questo potrebbe aprire nuove opportunità per gli artisti che riescono a distinguersi non solo con la musica, ma con una presenza autentica e coerente.

Cosa può fare il musicista oggi?

Come artista musicale nel report di Chartmetric non dovresti vedere solo un’analisi: è un campanello d’allarme.
Non basta che tu sia presente, devi essere rilevante.

Inizia con questi passi:

  1. Rivedi la tua strategia di comunicazione.
    I tuoi contenuti parlano davvero al tuo pubblico?
  2. Usa i dati a tuo vantaggio.
    Analizza le piattaforme che funzionano meglio per te e concentra lì i tuoi sforzi.
  3. Collabora con altri artisti o creator.
    L’unione fa la forza, soprattutto in un mercato frammentato.

Il mio lavoro consiste proprio nell’aiutare gli artisti musicisti a muoversi in questa realtà complessa, offrendo strategie e strumenti per muovere i primi passi in una realtà così articolata.

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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email marketing marketing musicale musicista professionista personal branding superfan

Email per musicisti: il layout perfetto esiste?

Un’email, per un musicista, non è solo un messaggio: è la tua opportunità di comunicare, coinvolgere e, soprattutto, mantenere un contatto privilegiato con nuovi e vecchi fan. In questo contesto che il layout che scegli può fare la differenza tra un destinatario che clicca e uno che ti ignora? In questo articolo esploriamo una guida pratica al design delle email, con un focus su come i layout influenzano l’esperienza dell’utente e, di conseguenza, il tuo successo.

E mail per musicisti: il layout perfetto esiste?

Il piè di pagina: uno spazio strategico

Parliamoci chiaro: la maggior parte degli email marketer utilizza il footer come un riempitivo. Un paio di link obbligatori, i social media, e via. Ma stai sprecando un’occasione d’oro. Il piè di pagina può diventare un potente strumento per:

  • Rafforzare la tua identità di brand: includi una frase che rievochi i tuoi valori o un il tuo modo di vivere la musica.
  • Promuovere contenuti extra: utilizza questo spazio per portare i lettori verso il tuo sito, il tuo profilo Spotify o verso i tuoi social.
  • Offerte riservate: Premia i destinatari fedeli con contenuti nascosti a cui solo i destinatari delle mail possono accedere.
  • Umanizzarti: una tua foto, con una tua breve biografia artistica ed un saluto o un messaggio creano connessione.
Il layout giusto per le email: questione di strategia

Un design ben studiato non serve solo a fare scena. L’obiettivo principale è rendere il tuo messaggio facilmente leggibile e spingere all’azione. Ecco i layout più utilizzati e i loro pro e contro:

  1. Layout mono-colonna

    Questo formato è essenziale e versatile. Posiziona i contenuti uno sopra l’altro, creando un flusso naturale. È ideale per offerte specifiche o campagne che puntano tutto su una sola CTA (Call to Action). Inoltre, è perfetto per dispositivi mobili, dove ogni dettaglio deve essere chiaro e immediato.Pro: leggibilità semplice e ottimizzata per mobile.
    Contro: limita la creatività visiva.

  2. Piramide invertita

    Un layout strategico che guida lo sguardo dell’utente verso la tua CTA finale. Partendo da un’immagine o da un’intestazione ampia, restringe il focus fino al pulsante. Questo approccio è ottimo per chi vuole massimizzare i clic. Può esserti utile qualora vuoi indirizzare il pubblico verso la tua ultima uscita o verso il tuo nuovo video.Pro: orienta il lettore verso l’obiettivo principale.
    Contro: richiede una perfetta armonia tra grafica e contenuto.

  3. Zig-zag

    Quando hai più messaggi da condividere, il layout a zig-zag è il tuo miglior alleato. Alterna immagini e testo, mantenendo vivo l’interesse visivo. Ma attenzione: sui dispositivi mobili, il formato può risultare confuso se non è ottimizzato.Pro: dinamico e coinvolgente.
    Contro: può compromettere la leggibilità su schermi più piccoli.

  4. Due colonne

    Un mix tra semplicità e creatività, questo layout funziona per newsletter ricche di contenuti visivi. Tuttavia, su mobile potrebbe risultare meno efficace, poiché i blocchi vengono impilati verticalmente.Pro: struttura visiva accattivante.
    Contro: richiede molta attenzione al responsive design.

regole di base per un design EMAIL impeccabile

Anche il miglior layout fallisce senza una progettazione tecnica adeguata. Ecco alcuni principi fondamentali per garantire un’email efficace:

    >

  • Larghezza massima:600-640 px. Non importa quanto grandi siano gli schermi moderni, molti client di posta elettronica preferiscono layout più stretti.
  • Spaziatura e padding: il cosiddetto “spazio bianco” è il tuo miglior amico. Mantieni un padding laterale di 20-30 px e una distanza di 10-20 px tra sezioni per evitare un aspetto sovraffollato.
  • Ottimizzazione per dispositivi mobili: controlla sempre come appare la tua email su smartphone e tablet. Un messaggio che funziona su desktop potrebbe perdere leggibilità su schermi più piccoli.

Nota pratica:

un messaggio troppo lungo rischia di essere troncato da alcuni provider come Gmail. Se devi raccontare una storia, considera di portare il lettore su una landing page.

la coerenza tra contenuto e design

Che tu stia promuovendo un concerto, l’uscita di un nuovo album o un corso di formazione musicale, il tuo layout deve riflettere il messaggio. Un design minimalista funziona per una comunicazione urgente, mentre uno stile più elaborato è perfetto per un annuncio visivamente accattivante.

La progettazione delle email non è un’arte oscura, ma un mix di strategia, design e sperimentazione. Analizza i dati, prova nuovi layout e non aver paura di uscire dagli schemi. Ci sono diverse piattaforme che possono renderti la vita facile nel progettare email e gestirne le campagne. Se vuoi posso aiutarti, contattami liberamente.

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Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: “Dimmi chi sei”. Un quesito che bisogna rivolgere prima a se stessi, per mettere a fuoco la propria identità, e poi al pubblico che si vuole ottenere. “Dimmi chi sei” è la domanda chiave che permette di entrare in contatto con la propria audience e che permetterà di sviluppare una narrazione che parli del proprio pubblico. In questo libro Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding, invita a rivolgersi verso un tipo di marketing più umano, etico e concreto. Una scelta che permette di distinguersi nettamente dalla folla di concorrenti e improvvisati che sul web fanno a gara a chi urla più forte, per parlare con il pubblico (ma soprattutto ascoltarlo) in modo più onesto, catturarne l’attenzione e conquistarlo con l’impegno, la condivisione e la relazione.
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